Mondo Parallelo

Quante sono le pagine del mio cassetto? Pagine vergini, ancora bianche, candide distese desiderose di un affetto, per essere scritte. Dimmi: “quante?”. “Davvero, tante!”, risponde una vocina dentro di me. Le pagine bruciate sono così poche, invece! Voci di emozioni mai vissute, specchi di anime vuote, gioie non date e non ricevute, davvero son poche! Solo le pagine scritte serbo nella mente. Son fatte di echi di giorni felici e immagini a colori. Consapevole esistenza di chi si pente di aver dato a volte con la gioia anche i dolori. Le pagine scritte sono di ieri, come un filo tracciato da un curioso destino. Sono ricordi caldi, sentimenti veri, come palle di carta in un cestino, parole graffiate con la matita fino a far sanguinare il foglio sotto la mano posata di palmo a tenerlo fermo. Compagna silenziosa fra le mie dita, spesso costretta a piegare l'orgoglio, sempre scura, sempre appuntita; tenuta per mano come ho voluto, mai dimenticata né sostituita da questa tastiera virtuale. Quando la notte poi mi stendo di sotto le coltri, ho sempre un blocco di carta e una matita da consumare, costretta a cedere colore alla vita. Passata alla lama, un temperino affilato, “ma come ho potuto?”. E poco lontano un cestino che svuoto ogni tanto perché non è quasi mai pieno del tutto. Fra quelle carte, lì, stropicciate, c'è la mia storia, c'è un libro scritto e mai aperto del tutto, o  letto più volte ma poi mai finito, e parla di tutto ma è storia vecchia e mi annoia rileggerla anche se mia. Magari il titolo invoglia, non ho mai voluto cambiarlo, e nella seconda edizione in più c’era un numero due, e il titolo era lo stesso di prima, e tante firme e dediche in fondo. Le ho scorse più volte con la punta del dito, per cercar di carpirne l’essenza negli arzigogoli di stile barocco. Nomi importanti, in bella mostra accanto a una macchia nera d’inchiostro e mi fermo a scorrere lento i caratteri e i nomi, poi come in un gioco di strani silenzi e parole mai dette, sorrido e, la mia ombra, vicina a fare per me una sorta di inchino. Mi scopro a piangere come un bambino, e lì, sopra la carta, trucioli di matita, attimi di gioia, attimi di vita.

Giov@nni