Mondo Parallelo

Sento la tua voce graffiarmi dentro, la mia pelle urlare, tremare i miei occhi e le mie mani vibrare. Sento la tua voce entrarmi dentro, la mia anima balzare in avanti, il mio respiro temere il raffronto d’un istante infinito, e il mio cuore sapere che adesso tu arrivi ad occuparmi la mente. Presente, giorno di oggi, macchie di ieri impresse negli occhi ancora dure a morire, strascichi lontani affiorati per caso di immagini stracciate ed ingiallite a far da sfondo ad un nuovo mattino, e un chiarore soffuso nell’aria un po’ fresca, mi ferisce gli occhi ancora assonnati, mentre il silenzio di fuori comincia a perdere il suo magico suono; e i primi rintocchi delle campane della cattedrale vicina, sulle prime ore, mi vengono a salutare in questo giorno pigro e un poco ventoso, ma pieno di sole, di nuove emozioni e di vita da respirare. Rintocchi acuti che sembrano gridare, per farsi sentire impazienti, per dire che ormai devo alzarmi e far colazione per godermi la pace di questa giornata, aprir le finestre e sentire vicino il fischio dei merli e dei passeri in volo, che guardandomi dicono: ”Svegliati è tardi e non vediamo le briciole sul davanzale! Destati perché siam stanchi di aspettarti e noi abbiamo già fame!”. E tu sorriso del mondo ormai desto, nel sole che sorge sei vivo, non sei definito, ma rimani a tenermi compagnia. Non puoi restare ma ti tengo. Non vuoi andartene alla fine ma ti spingo. Non ti ho tra le mani né riesco a toccarti ma ti voglio. Non sei nei miei ricordi e nei miei gesti ma ti sento lo stesso. Non sei nei miei occhi ma ti vedo chiaramente. Non sei voce nelle mie orecchie ma ti odo distinto. Non ti ho mai desiderato ma ti voglio. Un'illusione che mi assale perenne, un gioco di luci di sopra il mio capo, nel divagare della mente tra le crepe aperte nell’azzurro del cielo, sospiri rubati nell’orizzonte lontano che si perdono oltre i confini del mio vedere: e questo silenzio! Ritorna un guizzo di nostalgia e lo reprimo fissandolo al colore rosso del sole con chiodi fatti di luce e lo lascio lì ad asciugare come un lenzuolo bianco disteso mentre inerme e solenne, mi fissa una nuvola nera spuntata da un angolo ottuso più in là. Non sei presente, cuore che ti sei nascosto dietro le pieghe del tempo, ma batti. Batti feroce, fugace, improvviso, disarmante, tenue, sorprendente, dolce e devastante se ti presto attenzione e resto immobile ad ascoltare che parli. Batti racchiuso in uno scrigno di cui ho perso la chiave, batti tra i vivi colori di un arcobaleno dopo che la pioggia è caduta sul mondo, e batti ancora più forte adesso che al cielo hai rubato i tramonti, e le stelle alle notti. Batti in un corpo steso, batti in un sogno caldo, batti in un fuoco acceso… batti!

Giov@nni