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L'eternità è sicuramente uno dei soggetti che ci affascina di più, ma è anche uno sul quale non sempre si elabora in modo sufficiente, spesso accontentandosi di vaghi riferimenti poco articolati. La maggior parte dei credenti probabilmente non ha mai fatto una seria riflessione ontologica sulle realtà del Paradiso e dell'Inferno. Alle domande: "Che cos'è il Paradiso? Che cosa faremo per tutta l'eternità?" o "Qual è la differenza tra Paradiso ed Inferno?", molti ammettono di avere solo sfocate concezioni dantesche, qualche icona mentale alimentata da pubblicità televisive o una manciata di versetti poco capiti. Questo vuoto cognitivo è motivo di seria preoccupazione. Non capire l'eternità infatti ci espone a falsi miti, ci deruba della meraviglia che dovrebbe circondare la beata speranza, annacqua il profondo orrore che la perdizione eterna dovrebbe suscitare ed ostacola una genuina comprensione dello stato attuale (non eterno) nel quale viviamo.
C. S. Lewis, uno dei maggiori autori cristiani del secolo scorso (venuto recentemente agli onori della cronaca grazie alla produzione cinematografica di "II Leone, la Strega e l'Armadio"}, era affascinato dall'eternità, e a più riprese affronta questa parte costitutiva della teologia cristiana con una serie di riflessioni penetranti. Anche se alcuni ritengono che lo stile di Lewis, caratterizzato dall'utilizzo frequente della letteratura fantastica, ne riduca lo spessore intellettuale e teologico, in effetti è l'esatto contrario. È, infatti, proprio grazie a questo genere letterario che Lewis stimola contemporaneamente intelletto, emozioni e immaginazione, e provvede un veicolo straordinario che, senza perdere rigore intellettuale o fedeltà alla Scrittura, apre nuovi orizzonti di comprensione su delle realtà che si fa fatica ad afferrare con le sole capacità cognitive. Oltre al trattamento esplicito ne Il Grande Divorzio (un viaggio ipotetico dalla periferia dell'Inferno alla periferia del Paradiso), il tema del Paradiso e dell'Inferno appare un po' dovunque negli scritti di Lewis. Ed è proprio ad un'antologia di questi pensieri che Wayne Martindale dedica il suo libro recentemente tradotto e pubblicato in italiano da Alfa e Omega.
Martindale debutta con la candida confessione di non aver sempre desiderato di andare in Paradiso, in quanto confuso da una serie di falsi miti. Il lettore sorriderà nell'identificarsi con molti di questi miti: il Paradiso sarà noioso e privo di ogni piacere familiare? Saremo fantasmi che perderanno la propria identità e passeranno ore interminabili a suonare arpe? Il Paradiso sarà una sorta d'interminabile culto? La realtà attuale è più reale di quella futura? La prima parte del libro è dedicata ad identificare gli elementi del pensiero di Lewis che smantellano questi miti per poi sostituirli con un meraviglioso manifesto cristiano sul Paradiso. Man mano che i contorni dello stato eterno assumono una crescente definizione, questa lettura non mancherà di esercitare un profondo richiamo sull'animo del lettore.
Quando si paragona Lewis ad altri scrittori, emerge un fatto curioso, in quanto egli sembra quasi più attratto dal descrivere il Paradiso che dallo speculare sull'Inferno. Mentre autori, come Dante fino a Milton, sono stati pronti a descrivere l'Inferno (a testimonianza del fatto che l'uomo non ha difficoltà ad immaginare l'apoteosi della sua caduta moltiplicando la propria esperienza attuale), ma hanno visto il loro genio affievolirsi nel parlare del Paradiso, Lewis invece dimostra tutta la sua genialità non tanto nel farci temere l'Inferno, quanto nel farci visualizzare e desiderare il Paradiso.
La parte del libro di Martindale dedicata ai pensieri di Lewis sull'Inferno, è infatti più breve. Dopo aver riassunto alcune questioni difficili, come l'apparente incoerenza tra la bontà di Dio e la crudeltà di un Inferno fisico, l'ipotesi dell'Inferno come stato mentale o il timore che la consapevolezza dell'Inferno possa in qualche modo rovinare la bellezza del Paradiso, Martindale sintetizza la filosofia e la sociologia dell'Inferno nel pensiero di Lewis. Una piccola Appendice, particolarmente interessante per chi vive nel contesto cattolico romano [NdR. l'autore è protestante], è aggiunta alla fine sul Purgatorio.
Lo stile di Martindale è facile e scorrevole, e ben s'intona con lo spirito di Lewis che amava rendere semplici e attraenti le cose complesse e profonde. Se Paradiso ed Inferno sono elementi costitutivi della fede cristiana, non possiamo permetterci di ignorarli o di dimenticarli e questo libro è un piccolo tesoro che andrebbe riletto almeno una volta all'anno.
Marvin Oxenham - Pubblicato su "Lux Biblica", anno XVII, n. 33, 1/2006
INFO
PENSIERO DEL GIORNO
1 Quand'anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho amore, divento un bronzo risonante o uno squillante cembalo. 2 E se anche avessi il dono di profezia, intendessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede da trasportare i monti, ma non ho amore, non sono nulla. 3 E se spendessi tutte le mie facoltà per nutrire i poveri e dessi il mio corpo per essere arso, ma non ho amore, tutto questo niente mi giova.
4 L'amore è paziente, è benigno; l'amore non invidia, non si mette in mostra, non si gonfia, 5 non si comporta in modo indecoroso, non cerca le cose proprie, non si irrita, non sospetta il male; 6 non si rallegra dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità, 7 tollera ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. 8 L'amore non viene mai meno, ma le profezie saranno abolite, le lingue cesseranno e la conoscenza sarà abolita, 9 perché conosciamo in parte e profetizziamo in parte. 10 Ma quando sarà venuta la perfezione, allora quello che è solo parziale sarà abolito. 11 Quand'ero bambino, parlavo come un bambino, avevo il senno di un bambino, ragionavo come un bambino; quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino.
12 Ora infatti vediamo come per mezzo di uno specchio, in modo oscuro, ma allora vedremo a faccia a faccia; ora conosco in parte, ma allora conoscerò proprio come sono stato conosciuto. 13 Ora dunque queste tre cose rimangono: fede, speranza e amore; ma la più grande di esse è l'amore.
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