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Nicholas Flamel

Post n°178 pubblicato il 19 Novembre 2008 da higjlander
 

(di Marisa Uberti)

Nicolas Flamel nacque nel 1330,forse a Pontigny,da una modesta e dignitosa  famiglia che lo fece studiare. Divenne copista e in seguito giurista. In quel tempo era un'attività redditizia e di notevole importanza,poichè dava la possibilità di insegnare a leggere e a scrivere anche a coloro che erano agiati e nobili,ma non lo sapevano fare.

Dotato di notevole spirito di iniziativa,di curiosità,ed evidentemente di fiuto negli affari,riuscì ad aprire un banco di vendita sul retro delle colonne della chiesa di  Saint-Jacques la Boucherie a Parigi. Prese alloggio in una casa,detta "All'insegna del giglio", luogo di 'ritrovo' di scrivani,apprendisti scrivani,amanuensi,copisti,in cui circolavano manoscritti e codici miniati di vario tipo. Facendosi largo nell'ambiente,passò da scrivano a maestro di lettere e anche editore.La Via S. Jacques -la-Boucherie divenne Rue des Ecrivains cioè Via degli Scrivani,quando la Corporazione omonima(cui Flamel apparteneva) vi trasferì la sede..

In questo contesto conobbe colei che diventerà la sua inseparabile compagna e musa ispiratrice,Pernelle,che era rimasta vedova due volte e poteva contare su un patrimonio notevole.Più grande di qualche anno di Nicolas,lui l'aiutò in alcune questioni legali(era anche un giurista e insegnava all'Università)e si sposarono nel 1357,un anno importantissimo per Flamel.

Documentazioni,certificati di matrimonio,atti notarili esistono: storicamente si hanno fonti concrete del personaggio e della sua vita,dunque. Vita che si ammanta di una straordinaria serie di eventi 'fortuiti' che la faranno entrare per sempre nella leggenda.Dicono che trovò la  Pietra Filosofale e,con essa,il segreto dell'Eterna Giovinezza.Un uomo che riuscì a darsi al prossimo,elargendo i propri beni a piene mani, costruendo oltre una decina tra ospedali e case di cura,a dare ricovero ai derelitti,a restaurare chiese e monumenti. Se si sanno tutte queste cose, cosa c'è di ancora poco noto in questo personaggio? 

Proverò a rispondermi con un'altra domanda: come mai esercita tanto fascino dopo sei secoli dalla sua scomparsa? Come mai tanti uomini dalla mente illuminata hanno cercato,nelle varie epoche,di studiare sui suoi testi e decifrarli? Tra le varie teorie,c'è anche chi lo annovera tra i Gran Maestri del Priorato di Sion e gli attribuisce i natali nella località di Gisors, niente meno(oltre che rimarcare come la scoperta della Pietra sia avvenuta il 17 gennaio,una data assai 'emblematica', per taluni). Non va dimenticato che un gran numero di persone non conosce Flamel,e il suo nome non è riportato su testi enciclopedici di uso comune.Rappresenta una 'pietra miliare' per chi si interessa di studi ermetici,ma non per gli altri. 

Flamel è uno di quei personaggi che,una volta incontrati, diventa familiare. La sua immagine di anziano barbuto,dagli occhi vivi e dall'espressione bonaria ed enigmatica,potrebbe appartenere ad un nostro antenato,al nonno di ciascuno di noi. In qualche maniera egli ha trovato il modo di annullare il tempo e lo spazio, partecipando al presente nonostante appartenga ufficialmente al passato. E'come se l'anima di Flamel sia sempre in cerca di qualcuno a cui trasferire le sue Conoscenze,proprio come accadde a lui stesso,venendo investito di un 'compito' che lo ha realmente assegnato all'eternità.

Raccontare la sua storia,è un po' come percorrere una storia che forse molti di noi vorrebbero avere,anzi che sicuramente vorremmo avere!Una storia semplice,di un uomo semplice che non pare si interessasse di alchimia,inizialmente. Certamente egli  aveva avuto modo di venire a contatto con moltissimi testi,anche di matrice alchemica ma non avevano catturato la sua attenzione se non come materiale 'di lavoro',da ricopiare, come tanti altri.Ma una notte accadde qualcosa. Tradizione vuole che Nicolas fece un sogno profetico. Gli apparve infatti un angelo, il quale, mostrandogli uno splendido volume antico, gli mormorò: "Guarda bene questo libro, Nicholas. All’inizio non comprenderai niente di esso, né tu né altri uomini. Ma un giorno vedrai in esso quello che nessun altro uomo sarà capace di vedere." La cosa incredibile era che Nicola non lo aveva mai visto dal vivo,quel libro, e non lo vide fino ad un giorno del 1357, quando lo riconobbe, in mano ad un venditore che non conosceva e che stava per mandare via.Quando notò il libro che teneva in mano,il cuore gli fece un balzo in petto e si affrettò a comprarlo.

Racconta Flamel:“La legatura in solido ottone, dentro vi erano figure e caratteri che non erano latini e neanche francesi… era stato scritto con una matita di piombo, su fogli di corteccia ed era stranamente colorato. Sulla prima pagina, in lettere d’oro, appariva questa dicitura… Abramo l’Ebreo, Prete, Principe, Levita, Astrologo e Filosofo alla nazione degli ebrei dispersa in Francia (o fra i galli) dall’ira di Dio, augura Salute”.Quindi seguivano grandi maledizioni e minacce contro chiunque avesse posto i suoi occhi su esso senza essere un sacerdote o uno scrivano. La parola misteriosa maranatha, ripetuta parecchie volte su ogni pagina, accresceva il senso di paura che incuteva il testo".

Nicolas era uno scrivano! Perchè non aprire dunque quel libro? 

Lo fece.

Il testo si rivelò di assai ardua comprensione,con iconografie che non poteva interpretare, tuttavia Flamel intuì che c'era un messaggio sotteso in esse,una metafora che ormai doveva cogliere. Anzi,comprese che era il percorso da seguire per giungere alla trasformazione del piombo in oro,della materia in spirito. Non fu avida volontà di raggiungere ricchezza e potere,quella di Flamel, ma la perseveranza di lavorare su se stesso,di sentirsi investito di una missione divina,e Dio sarà sempre la Grande Luce,il Fuoco per lui. Senza l'aiuto divino,egli era conscio che non sarebbe mai arrivato a comprendere il 'grande segreto della Natura', dunque iniziò a lavorare dentro di sè,con l'aiuto di Pernelle -animicamente a lui affine- e contemporaneamente intuendo che necessitava di ulteriore conoscenza,che non possedeva.Sempre Dio avrebbe guidato i suoi passi.Era conscio che doveva fortificarsi per sopportare  la tempesta di luce che l’avrebbe scosso nel momento in cui la verità avesse preso il suo cuore. Solo allora riuscì a realizzare il suo desiderio. Perchè qualsiasi cosa di buono e di grande possa accadere ad un uomo,esso non è che il risultato della coordinazione dei suoi sforzi volontari e del malleabile destino.

 
 
 
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FEDERICA..

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.

(P. Neruda)

 

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..DEUS VULT

 

 
 

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