Creato da Euthanasia12223 il 26/01/2013
ovvero, « Merda d'Artista », in ermetici esperimenti, sull'« Humana Fragilitas ».

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-Inestetismi

Post n°9 pubblicato il 12 Maggio 2014 da Euthanasia12223
 

« E di decadenza pàreti
l'involucro mio, ricevo
pietà di calpestato insetto.

Cala un sipario di dorate sbarre. »

 

 

« Inestetismi » è forse uno dei meno complessi dei miei componimenti: il titolo è causa di quanto esplicato nei vv. 1-3, la cui conseguenza è quanto descritto nel v. 4 a conclusione.

Vagamente ispirato da: https://www.youtube.com/watch?v=TeZtUtpy14Y

 
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-Afasia, ovvero Κρέων

Post n°8 pubblicato il 12 Maggio 2014 da Euthanasia12223
 

« Breccia gli usci
del baccanale baccano
mio, silente

ai tuoi piedi rigurgito intona
una nera melodia.

Trovi travi che ti trafiggono
gli occhi? »

 

 

Non amo particolarmente « Afasia » per via della eccessiva componente autobiografica di cui è intrisa, sebbene ne sia particolarmente soddisfatta della conclusione.

« Κρέων », cioè Creonte, il re di Tebe seguitamente all'allontamento di Edipo a Colomo, fu responsabile della condanna a morte di Antigone, figlia di quest'ultimo, per aver rivendicato in quanto inalienabile il diritto alla sepoltura, negato dal sovrano, per il fratello Polinice: celeberrimo, e potente a livello stilistico, il passo dell' « Antigone » del tragediogrado Sofocle nel quale il re e la fanciulla si scontrano per via di una disarmante inconciliabilità di idee/ideologie.
Il nome di questa figura mitica fu scelto come primo titolo del pezzo in relazione dell'aprioristico rifiuto del sovrano nell'accogliere punti di vista differenti dal proprio, in virtù della particolare vicenda accadutami che ha avuto modo di inspirarmene il componimento: nel momento in cui ho iniziato a sviluppare disprezzo nei confronti di componenti autobiografiche eccessivamente prominenti, l'ho sostituito con un più generico « Afasia », che ha anche la proprietà di fungere da oggetto le cui conseguenze sono descritte nel corpo del pezzo.

Source all'immagine

 
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-Infectum

Post n°7 pubblicato il 12 Maggio 2014 da Euthanasia12223
 

« Come scarnificazione
delle membra
mie da
esili, magre, scheletriche
dita
artigliate (aracnidi
velenose zampe)
quotidiana
perpetua ineluttabile

intossicazione. »

 

 

 

« Infectum » nasce quasi come un gioco, è forse troppo definirlo anche « esperimento » o « sfida »: una similitudine mancante del secondo termine di paragone si staglia per i, per quanto brevi, dieci versi totali del componimento, il cui verbo (« perpetua ») è posto al v.9, separato dal proprio soggetto « scarnificazione », in apertura al v.1, da una iperaggettivazione del causa efficiente « dita ». Il titolo stesso sfocia nella burla, dal momento che si fa leva sulla natura di « falso amico » dell'aggettivo « infectum », che, per sonorità, riporta all'« intossicazione » del v.1O, ma il cui reale significato è di « non finito », qual è il fatto descritto nel corpo del pezzo.
Al di là della componente « giocosa », la cripticità strutturale quanto semantica è voluta col fine di riprodurre l'onero a cui sottopone la convivenza con un disagio nel perpetuarsi degli anni.

 
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-Naxos, nexumque

Post n°6 pubblicato il 12 Maggio 2014 da Euthanasia12223
 

« Scappare, scampar a questo perpetuo verno:

ma dalla cera che io lacrimo
solo ali che soccombono s'ergono. »


 

« Naxos », l'isola di Nasso, fu il luogo nel quale Arianna fu abbandonata da Teseo seguitamente all'aiuto prestatogli nel Labirinto di Cnosso, le vicende dei costruttori, Dedalo ed Icaro, del quale, sono richiamate nei versi 2-3. Essa è il « luogo dell'abbandono » per eccellenza, tant'è che ve n'è traccia nella polirematica « piantare in Nasso ».

Il « nexum » era, nella Roma antica, un istituto per la contrazione dei debiti nel quale il debitore forniva, come forma di garanzia per il saldo, la sua stessa persona-riducendosi in un effettivo stato di schiavitù « non ufficiale », qualora non fosse riuscito, fatto molto difficile e raro, ad estinguerlo.

 
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-Condanna

Post n°5 pubblicato il 12 Maggio 2014 da Euthanasia12223
 

« Trafiggono
milioni di spilli simulacri
d'esistenza:

su ansimanti pachidermi, ali
sirene
di farfalla »

 

 

 

« Condanna » è uno dei pochi « ermetici esperimenti » relativamente datati che sia sfuggito all'oblio della censura della mia autocritica-forse quello a cui sono più affezionata, nonché anche attualmente uno di quelli che più mi soddisfa. Benché esente dai riferimenti letterari con cui amo caratterizzare i miei componimenti, lo ritengo sufficientemente rappresentativo del mio modus operandi, stilisticamente parlando, quanto e soprattutto a livello di argomento: difatti, la stragrande maggioranza degli altri pezzi, può considerarsi un'ulteriore tentativo di esplicazione e conseguenza della « Condanna » in esso descritta. Inutile forse a questo punto aggiungere che il titolo è parte integrante del corpo del testo, che ne è espansione; ricordo infine che « sirene » è da considerarsi attributo di « ali ».


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