Creato da: MICHELEALESSANDRO il 15/07/2012
PREISTORIA UMANA E TRADIZIONALISMO INTEGRALE

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CONCETTI PRELIMINARI - PARTE 1

Post n°27 pubblicato il 24 Febbraio 2013 da MICHELEALESSANDRO
 

 

Come dicevamo nel post precedente, la separazione maschio-femmina è l’evento fondamentale che segna il passaggio dal primo al secondo grande anno del Manvantara; tuttavia, a dispetto della sua formulazione apparentemente banale, vedremo che tale evento implicherà una serie di risvolti piuttosto articolati.

Su tutto, inoltre, andrà considerato che, come Julius Evola opportunamente segnalò, i simboli tradizionali sono intrinsecamente polivalenti e quindi passibili di una pluralità di interpretazioni.

Crediamo quindi che sia opportuno evidenziare, in via preliminare, alcuni punti metodologici, inerenti alla struttura generale di tutta la trattazione ed applicabili ad ogni livello, che dovremo tenere sempre ben presenti per poter collocare nel giusto contesto i vari concetti che man mano incontreremo; nello specifico, ci è sembrato che tali elementi fossero fondamentalmente quattro.

 

Il primo punto, già in parte sfiorato nei post precedenti, è quello relativo alla moltiplicazione di significato della stessa denominazione (p.es. “Adamo”), o anche alla pluralizzazione, con vari nomi, della stessa figura; il tutto, comunque, poi applicato su piani diversi. Ad esempio, abbiamo visto come nei miti gnostici si parli di ben tre “Adami”, l’Adamo pneumatico, l’Adamo psichico e l’Adamo terrestre, dove il primo potrebbe forse corrispondere all’immagine androginica diretta, il secondo alla parte sottile della manifestazione formale, ed il terzo all'uomo ormai completamente fisicizzato. In probabile analogia alla tripartizione gnostica, anche nella tradizione ebraica sussistono, come Guenon ci ricorda, tre diversi aspetti dell’uomo, definiti come Adam, Aish e Enosh: qui forse si potrebbe considerare Adam come l’Uomo universale e l’asse verticale che collega tutti i centri di tutti i diversi gradi dell’esistenza, mentre gli altri due – per i quali, a differenza di Adam, si può parlare più propriamente di aspetti prettamente “umani” e che, da un punto di vista “geometrico”, si pongono entrambi sul piano orizzontale – corrispondono rispettivamente all’uomo “intellettuale” e all’uomo “corporeo”. La tradizione ebraica, inoltre, menziona tre diverse spose di Adamo (nello specifico, Naamah, Hawwa e Lilith), forse in una qualche relazione con la menzionata suddivisione ternaria del maschio, dove una sposa si potrebbe ipotizzare corrispondere a ciò che nella tradizione indù è Prakriti in rapporto a Purusha (quindi con la coppia Prakriti-Purusha in analogia all’Uomo Universale), un’altra sposa potrebbe essere analoga all’insieme psico-fisico (manifestazione formale o individuale) in rapporto al maschio visto come elemento universale ed a-formale, ma tuttavia già manifestato del Principio, mentre infine l’ultima sposa potrebbe essere il lato corporeo in rapporto all’uomo visto ora come elemento sottile, interpretato nel suo aspetto essenziale. Di passata, notiamo anche come nel mito greco la primordiale femmina umana appaia invece come una figura unica, Pandora, che in quanto donna “prima” è stata avvicinata simultaneamente sia a Lilith che ad Eva, mentre invece per Adamo si è proposta un’analogia con l’entità, sdoppiata, costituita dai fratelli Prometeo – Epimeteo. Per terminare con questo primo punto, ricordiamo infine che la polarizzazione maschio-femmina è stata avvicinata, in ambito indù, alla polarizzazione dei gunas Sattwa / Rajas ed in corrispondenza all’enuclearsi, a partire dalla primordiale supercasta Hamsa, delle due caste successive Brahmana / Kshatriya; nella presente ottica della pluralizzazione dei significati, la specifica analogia proposta, per tale evento, con la polarizzazione dei gunas Sattwa / Rajas, potrebbe a nostro avviso collocarlo sul piano dell’Adamo inteso nel suo significato più alto – quello “pneumatico”, secondo la visione gnostica – anche se vi è naturalmente la possibilità di interpretare, come vedremo, la polarizzazione delle caste anche su di un piano sottostante.

 

Un secondo punto che abbiamo costantemente notato, e che potrebbe forse essere una conseguenza della pluralizzazione semantica e di livello descritta nella parte sopra, è stato quello di una frequente intercambiabilità di significato tra il concetto di maschile e di femminile. Partendo dall’alto per arrivare alla corporeità, possiamo dire che già per il termine “spirito” Evola ebbe a notare come questo spesso presentasse tratti non ben definiti, in quanto nel cristianesimo non sembra femminile quando sovrasta le acque (Antico Testamento) o quando feconda la Vergine, mentre invece in ebraico ed aramaico, inteso come come “ruach”, presenta genere femminile; anche nel termine greco per spirito vi è corrispondenza al prana indù nel senso di forza vitale, che quindi verrebbe più istintivo connotarlo anche qui in senso femminile. Sul livello animico (in questo caso, probabilmente collegabile al summenzionato Adamo psichico) Guenon significativamente segnalò, in termini generali, come esso possa assumere, a seconda del punto di vista dal quale lo si considera, gli attributi dell’essenza o quelli della sostanza, il che gli conferisce una parvenza di duplice natura; e, per tentare un’analogia, ricordiamo che ad esempio nei miti gnostici l’Adamo psichico viene chiamato, esso stesso, anche Eva o Afrodite. Anche nell’interpretazione di alcuni aspetti della tradizione indù possiamo incontrare casi di tale intercambiabilità maschio/femmina: ad esempio, nel mito delle due entità animiche simboleggiate dai due uccelli sull’albero, ovvero Jivatma, passiva e legata al corpo, ed Atma, attiva e distaccata, secondo Valsan esse sarebbero entrambe – quindi anche Jivatma – di sesso maschile, mentre invece in altri autori, come ad esempio Jakob Bohme (che sottolinea la virilità del fuoco e la femminilità dell’acqua) questa sembra essere considerata, direttamente o indirettamente, di sesso femminile in quanto acqueo-lunare. Ma l’evenienza di una tale intercambiabilità maschio/femmina sembra potersi applicare anche sul più basso livello materiale se, ad esempio, è vero che Enosh, l’uomo “corporeo” sopra ricordato nella tradizione ebraica, molto significativamente viene associato alla “Vita”, aspetto che normalmente si affianca, invece, ad Eva (che è “la Vivente”).  

 

 

 
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CONCETTI PRELIMINARI – PARTE 2

Post n°28 pubblicato il 25 Febbraio 2013 da MICHELEALESSANDRO
 

 

Continuiamo dal post precedente:

 

Un terzo punto che ci è sembrato rappresentare una costante significativa, alla luce della quale poter interpretare aspetti importanti delle vicende che vedremo, è stato quello relativo alla doppia modalità di estrinsecazione del femminile. Sotto questo aspetto, Julius Evola infatti ci ricorda che la forza mercuriale, femminile, sottostante alle leggi del mondo sublunare dei cambiamenti e del divenire è un principio di identificazione ed immedesimazione che, disgiunta dal centro ed abbandonata a se stessa, sarebbe un’impulso cieco a cadere verso il basso; segnala inoltre come la prima fase della manifestazione si caratterizzi dal liberarsi incontrollato della potenza femminile ridestata – fase discendente o promanativa – momento che procederà fino ad un limite contrassegnato da un punto di equilibrio. Di conseguenza, posto che l’elemento mercuriale ricordato da Evola è relazionabile al concetto di espansione ed in generale al Raja Guna (avevamo già accennato in precedenza alla teoria indù dei tre gunas), la nostra interpretazione è che la fase promanativa possa corrispondere, sulla base di alcuni elementi che più in là avremo modo di esporre, alla figura di Lilith; di contro, la fase in cui la femmina appare invece più stabile ed “ancorata” al principio maschile, potrebbe essere accostata ad Eva. A nostro avviso tale “doppiezza” femminile potrebbe presentare una certa, parziale, relazione anche con l’accenno di Filone di Alessandria, che definì come maschile il regno del tutto privo di differenziazione sessuale (Nous, Logos, Dio stesso), mentre come “femmina” il sottostante regno materiale il quale però, a sua volta, reca in sé la polarità maschio-femmina; concetti, questi ultimi, che andrebbero quindi relativizzati, come già segnalato nel punto precedente. Ma la duplicità femminile trova forse un'analogia ancora più stretta con quella messa in campo dalla figura demiurgica, già ricordata precedentemente e, come vedremo, inquadrabile a più livelli. Lo stesso Jakob Bohme tocca l’argomento, rimarcando significativamente l’ambivalenza del serpente, che può essere visto sia come vergine celeste ma anche come simbolo di femminilità maligna; serpente che peraltro Guenon ricorda essere uno dei simboli dell’Anima Mundi, i cui due aspetti, contemporaneamente essenziali e sostanziali a seconda del punto di osservazione, vengono  opportunamente messi in luce dal metafisico francese. E pure il mito iranico forse reca un'analoga traccia, se vi si narra che l’uomo primordiale Gayomart ebbe come spose due regine, una bianca ed una nera. In definitiva, riteniamo che in teoria tale doppia dinamica possa essere applicata al femminile su ogni piano ed in ogni situazione essa venga considerata, peraltro tenendo presente come gli aspetti schematicamente definibili – in termini generali – come “Eva” o come “Lilith” di una data femmina, non necessariamente debbano coincidere con quelli di un'altra, relativa ad un piano diverso.

 

Un quarto ed ultimo punto di complessità riguarda infine il rapporto che si instaura tra maschile e femminile, nel senso che questo ci è sembrato essere declinato secondo due modalità non perfettamente coincidenti. Una prospettiva è quella che per comodità definiremo “verticale/principiale”, nella quale il maschio si situa chiaramente su un piano soprastante a quello della femmina, mentre l'altra, che chiamiamo “orizzontale/correlativa”, è quella nella quale il maschio sembra invece porsi sullo stesso piano della femmina, “rappresentando” così, sul livello più basso, il principio soprastante. La visione principiale è quella che, ad esempio, pare emergere quando si evidenzia che la donna è stata fatta ad immagine dell’uomo, esattamente come l’uomo è stato fatto ad immagine di Dio; d'altro lato, invece, sembra proporsi un'ottica di tipo più correlativo quando ad esempio al maschile ed al femminile sembrano farsi cosmologicamente corrispondere il Sole e la Luna, rappresentati in una modalità che sembrerebbe quasi “orizzontale”. Paradossalmente, un'unica immagine potrà forse illustrare ulteriormente entrambe le prospettive, ovvero quella del triangolo iniziatico, ricordata da Guenon, con le diverse funzioni collegate alle sue varie componenti: il Brahatma, che ne rappresenta il vertice, il Mahanga la sua base ed il Mahatma lo spazio intermedio, quale vitalità cosmica ed “Anima Mundi” degli ermetici. Al Brahatma appartiene la pienezza dei due poteri sacerdotale e regale allo stato indifferenziato, che poi si distinguono in Mahatma (corrispondente al potere sacerdotale ed alla casta dei Brahmani) ed in Mahanga (corrispondente al potere regale ed alla casta degli Kshatriya). Se ci soffermiamo sul Mahatma (casta Brahmana), nella visuale verticale sappiamo che l'ambito psichico è in qualche modo “principiale” rispetto al sottostante livello corporeo (Mahanga / casta Kshatriya); ma d’altro canto, non possiamo dimenticare che l’Anima Mundi, in termini ermetico/alchemici, viene sempre accostata al principio mercuriale, il quale notoriamente può acquisire una doppia caratterizzazione, ovvero acqueo-femminea se in movimento e sotto il segno della Luna, oppure ignificata e maschile se fissata e sotto il segno del Sole, elementi che quindi sembrano geometricamente porsi entrambi sullo stesso piano, quello intermedio appunto. Ricordiamo che anche Evola segnala il “doppio segno” del mercurio, inteso come ruach o soffio, ed inoltre come spesso questo venga raffigurato anche sotto forma di albero, il quale, in varie saghe europee, spesso si sdoppia – sembrerebbe quindi “orizzontalmente” – in un albero del Sole, orientale e maschile, ed in un albero della Luna, occidentale e femminile.

 

Per concludere, abbiamo visto come i quattro aspetti esposti in questo e nel post precedente possano apparire piuttosto controversi ed arrivare ad introdurre anche elementi per certi versi contraddittori; riteniamo però che i punti di contrasto siano solo apparenti e non del tutto insanabili, ma che vadano invece elaborati secondo un approccio che ne tenti l’integrazione in un unico disegno globale. Con i prossimi due post, quindi, proveremo a fornire una prima sintesi generale di quella che, a nostro parere, potrebbe essere la concatenazione logica dei vari passaggi – tenendo sempre presenti gli aspetti sopra riassunti – per passare in quelli successivi ad un'analisi più approfondita di ciascuno di essi.

 

 

 

 
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SINTESI GENERALE DEL SECONDO GRANDE ANNO - PARTE 1

Post n°29 pubblicato il 26 Febbraio 2013 da MICHELEALESSANDRO
 

In precedenza avevamo segnalato, tra gli altri elementi generali, l’importante nota di Filone di Alessandria, il quale definiva come “maschio” il regno del tutto privo di differenziazione sessuale (Nous, Logos, Dio stesso) e come “femmina” il regno materiale; questa, però, secondo Filone, reca in sé – a sua volta – la polarità maschio-femmina, mettendo quindi in luce una certa duplicità di aspetto insita nel “femminile”.

Partendo da questo accenno, possiamo allora iniziare a sviluppare la nostra traccia generale proprio considerando il Nous come il “maschio” in una prospettiva che non lo vede “correlarsi”, su un piano più o meno orizzontale, alla “femmina”: corrisponde quindi all’Adamo ancora androgino e letteralmente polare. Sappiamo comunque che, in questa fase, tale “femmina” appare ancora come “contenuta” nel maschio in qualità di sua potenzialità, di possibile “corpo” sostanziale e più basso che da lui dipende, in quanto suo principio immediato. In questo caso, la femmina è analoga all’insieme potenziale della manifestazione formale nel suo complesso, a lui subordinata ma non ancora interamente dispiegata (infatti la sua corporeità, in questa fase, è limitata all’Etere, “principio” degli altri elementi).

Interviene quindi la polarizzazione tra maschio e femmina, che, in ambito indù, è stata messa in analogia all’enuclearsi, a partire dalla primordiale supercasta Hamsa, delle due caste successive Brahmana / Kshatriya; riteniamo sia a questo livello che l’evento possa essere avvicinato all’analoga polarizzazione dei gunas Sattwa / Rajas (ma, come vedremo, questa interpretazione può essere integrata anche da un’altra, su scala più ridotta). In ambito biblico, d’altro canto, vi è il significativo passaggio del “sonno di Adamo”, che appare quasi come una prima “caduta” che accompagna la perdita dell’androginia iniziale.

Come abbiamo ricordato, per Filone alessandrino la separazione maschio-femmina sembra comunque implicare un evento articolato, in quanto l’ “uscita” della femmina rispetto all’Adamo-Androgino reca con sé una ulteriore polarizzazione di questa in un maschio ed una femmina, per così dire, “relativi”. Questa caratteristica insita nell’entità femmile, che si estrinseca rispetto all’Adamo-Androgino, non intacca tuttavia la sua unitarietà di fondo, cosa che ad esempio pare ben sintetizzata dalla figura singola di Pandora; ma contemporaneamente, come riportato da alcuni dati tradizionali, il femminile si presenta secondo una doppia modalità di azione, che riteniamo possa essere posta in rapporto alla duplice figura di Eva e di Lilith (entrambe compagne di Adamo). Il dispiegamento femminile implica quindi la piena attualizzazione della manifestazione formale, sia a livello sottile (che in questo contesto potrebbe corrispondere ad Eva, intesa come sinonimo dell’Adamo psichico) che a quello grossolano (che in questo contesto potrebbe corrispondere a Lilith, intesa come sinonimo dell’Adamo corporeo), soprattutto, come accennavamo sopra, sotto la preponderante azione del Raja guna, essendo stata la componente “tamasica” già separata e lasciata indietro con la precedente caduta del Demiurgo. Ed inoltre è la stessa doppia possibilità demiurgica, già incontrata in precedenza, che trova un parallelo nell’analoga duplice modalità di dispiegamento della femmina, ovvero come “formazione” nel suo aspetto più alto e come “espansione” nel suo aspetto di caduta, concetto, questo, avvicinabile al già ricordato momento del biblico “sonno di Adamo”: sul piano materiale vi è quindi la produzione dell’elemento Aria (vista la predominante azione di Rajas), che rappresenta la prima emanazione, unitaria, a partire dall’Etere iniziale ancora indifferenziato e con il quale può essere messa in analogia su un livello più basso. “Ruach” / Aria si attiva quindi nella manifestazione formale, agendo in particolare nel mondo fisico, e costituisce la matrice di base dalla quale sorgeranno i successivi elementi Fuoco/Acqua/Terra; in termini antropogenetici, ad essa corrisponde la nascita della prima compagine umana unitaria e corporeizzata, che secondo noi dovrebbe corrispondere, come vedremo più avanti, alla Razza Rossa.       

Nell’ambito della manifestazione formale (“femmina” in senso ampio), questa compagine umana rappresenta quindi la femmina “relativa”: in una visuale che per comodità definiamo “verticale/principiale” appare particolarmente evidente il rapporto che, ora a questo livello più basso, intercorre tra le prime due caste della tradizione indù. Il “maschio relativo” di questo piano può infatti corrispondere alla casta brahmana ed all’ambito sottile, ed anche alla funzione formatrice che esso stesso esercita, trovandosi in posizione sovrastante alla “femmina relativa” che corrisponde alla casta kshatriya; in quest’ottica, la femmina assume di conseguenza la veste della sola parte materiale della manifestazione formale e rappresenta un mero “corpo” che, esternamente, riveste l’entità adamica globale. In tale ottica l’elemento Aria viene spesso collegato in modo più specifico e diretto con il simbolismo guerriero, come ad esempio l’orso.

Riteniamo comunque che, in linea teorica, nulla vieti che il concetto della “duplice dinamica” del femminile possa, a sua volta, essere applicabile alla “donna” intesa, ora, in quest’ambito più ristretto, ad esempio implicando come riflesso, sull’iniziale compagine umana, un primo abbozzo di separazione, a sua volta, in un ramo geneticamente più stabile (un macro gruppo più boreale ?) ed uno meno (un macro gruppo più australe ?), secondo una logica prevalentemente di carattere Nord/Sud.

 

 

 
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