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Le Pecore nere..

Post n°282 pubblicato il 10 Agosto 2024 da feeline

Le pecore nere di una famiglia

sono in realtà liberatrici del loro albero genealogico.
Membri della famiglia che non si adattano alle regole o alle

tradizioni familiari, coloro che cercano costantemente

di rivoluzionare le credenze.
Coloro che scelgono strade contrarie ai percorsi ben battuti

delle linee familiari, coloro che sono criticati,

giudicati e persino respinti.
Questi sono chiamati a liberare la famiglia da schemi ripetitivi

che frustrano intere generazioni.
Queste cosiddette "pecore nere", quelle che non si adattano,

quelle che ululano con la ribellione, in realtà riparano,

disintossicano e creano nuovi rami fiorenti

nel loro albero genealogico ...
Innumerevoli desideri non realizzati, sogni infranti o talenti

frustrati dei nostri antenati si manifestano attraverso questa rivolta.

Per inerzia, l'albero genealogico farà di tutto per mantenere

il decorso castrante e tossico del suo tronco,

che renderà il compito del ribelle difficile e conflittuale .
Smetti di dubitare e prenditi cura della tua rarità

"come il fiore più prezioso del tuo albero".
Sei il sogno di tutti i tuoi antenati.

Bert. H.


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Commenti al Post:
divinacreatura59
divinacreatura59 il 10/08/24 alle 17:13 via WEB
Io faccio parte di una famiglia di pecore nere:)Buon pomeriggio.
 
monellaccio19
monellaccio19 il 10/08/24 alle 18:28 via WEB
Interessante questa teoria: non so se possa essere veramente un segno tangibile e incisivo, per l'albero genealogico familiare. Certo, caratteri, personalità e modi di agire possono incidere positivamente e sparigliare quanto viene mostrato dalla genealogia: mutamenti profondi e basilari. Ma quando c'è di mezzo DNA e caratteri forti manifestati per...ereditarietà, ci sarebbe da aspettarsi un normale avvicendamento personale e già manifestato in avi precedenti. Si dovrebbe studiare più a fondo il caso, per capire come, quando e perché i mutamenti in positivo, dovrebbero sopraffare standard espressi nel lungo tempo. Buona serata.
 
Vince198
Vince198 il 10/08/24 alle 18:35 via WEB
Sono sempre stato una pecora nera fin da ragazzino. Seguito sempre il mio istinto quasi mai i consigli dei miei vecchi, consapevole che colpe e ragioni sono quelle che formano il carattere di una persona. Testardo più che mai, nella mia famiglia d'origine sono stato il più giovane a sganciarmi e volare con le mie ali verso un destino ancora non ben definito, verso l'incerto e in parte anche verso l'ignoto.
Devo dire, con un certo orgoglio che ho ottenuto quasi tutto quello che mi ero prefissato: niente manie di grandezza, però libertà di agire secondo le mie esigenze e la scelta di una vita non così semplice, agevole.
Ne ho viste, patite di tutti i colori, ho visto colleghi di lavoro lasciare questa terra per troppa imprudenza, per fatalità...
Tutto questo mi è servito per ragionare sempre con la massima consapevolezza prima di agire.
Ho curato miei hobbies nel mondo dello sport amatoriale, percorso gran parte della Ue e medio oriente sia per lavoro che per ampliare mie conoscenze. <br7> Tutte esperienze positive, in ambienti - alcuni - poco salubri.
Non mi sono mai tirato indietro nell'assolvimento di tutto quello che è stato di mia precipua responsabilità e, con un certo dolore, ho pagato caro certo mio disinteresse per la salute fisica in favore del dovere.
L'ho pagata cara però, dovessi ritornare a fare quello che ho fatto finora, lo rifarei per filo e per segno senza pensarci una volta di troppo.
Alla fine credo di come non sia la pecora nera ad essere diversa, semmai quelle bianche, le più numerose, tutte uguali fra loro.
Come sarà il mio futuro: nero, bianco, colorato? Per certo non così lungo... <br7> Ma non è così importante se non si vive sempre al massimo delle proprie possibilità e trarre le massime soddisfazioni donando il meglio di me stesso. Umaanamente fallibile .. sarò apprezzato, criticato, maltrattato? Sono rischi che si corrono, spesso giornalmente e, francamente, come disse Rett Butler a Rossella O'hara quando disse "Se te ne vai che sarà di me?"... Beh "Francamente me ne infischio!" Un pò come dire che non sono disposto a farmi mettere i piedi in testa da nessuno. Solo l'amore potrebbe convincermi, molto forse, potrebbe indurmi a mitigare il mio carattere non certo facile.
 
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L'abitudine è la più infame

delle malattie perché

ci fa accettare qualsiasi

disgrazia, qualsiasi dolore,

qualsiasi morte.

Per abitudine si vive accanto a

persone odiose,

si impara a portar le catene, a

subire ingiustizie, a soffrire,

ci si rassegna al dolore,

alla solitudine, a tutto.

L'abitudine è il più spietato

dei veleni perché entra

in noi lentamente, silenziosamente,

cresce a poco a poco nutrendosi

della nostra inconsapevolezza, e

quando scopriamo d'averla

addosso ogni fibra di noi

s'è adeguata, ogni gesto

s'è condizionato, non esiste

più medicina che possa guarirci.

Oriana.F.

 

 

 

 

 

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