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Feeline

Nessuno in tribunale lo accusò testimoniando contro di lui: non ebbe amici!

 

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Chissà..

Post n°272 pubblicato il 04 Aprile 2024 da feeline

 Tornerai oppure morirai, in questa guerra dell'esistenza.

Dentro questo dialogo con te stessa in cui forse

non ti parli più, o forse non ti ascolti più?


 
Rispondi al commento:
feeline
feeline il 05/04/24 alle 11:26 via WEB

Leggendo queste righe di Jacques Prévert, viene sicuramente da dire che quell'insieme di emozioni è proprio la felicità.
Come Epicuro sosteneva che non esiste età per conoscere la felicità. Non si è mai né vecchi né giovani per occuparsi del benessere dell'anima.
Sono d'accordo.
Poi ci sono quelli sempre scontenti di tutto e non sanno riconoscere nemmeno quei brevi momenti di felicità che li sfiora. Si chiamano vittimisti, con la sindrome di Calimero.
Questi (secondo me) sono le tipologie di persone da allontanare subito se vogliamo difendere la nostra felicità.
Siccome questi individui vivono con l'insoddisfazione di principio e che non sono mai soddisfatti, in nessuna circostanza, per nessun motivo, in qualsiasi compagnia. Cercano di rovinare quella degli altri insinuando dubbi su tutto, seminando insicurezze e negatività.

Quando una persona è felice, meglio è se se la tiene per se, senza andare a raccontarla troppo in giro.
Durerà un anno, un mese, un giorno un ora? Chi può dirlo?
Quelli vissuti però sono momenti tutti tuoi, nessuno potrà mai toglierteli.
Forse si trasformeranno in un caro ricordo che quando parleremo della felicità si accenderà nei pensieri come momenti di rara bellezza.
Quindi, vai, vivi, sogna e soprattutto credici.
Per quanto confortevole possa apparire, nessun luogo chiuso può fare la felicità di un cuore che batte e di un animo che non ha mai smesso di inseguire un sogno.

Ti abbraccio e ti auguro un sereno fine settimana

 
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AREA PERSONALE

 

L'abitudine è la più infame

delle malattie perché

ci fa accettare qualsiasi

disgrazia, qualsiasi dolore,

qualsiasi morte.

Per abitudine si vive accanto a

persone odiose,

si impara a portar le catene, a

subire ingiustizie, a soffrire,

ci si rassegna al dolore,

alla solitudine, a tutto.

L'abitudine è il più spietato

dei veleni perché entra

in noi lentamente, silenziosamente,

cresce a poco a poco nutrendosi

della nostra inconsapevolezza, e

quando scopriamo d'averla

addosso ogni fibra di noi

s'è adeguata, ogni gesto

s'è condizionato, non esiste

più medicina che possa guarirci.

Oriana.F.

 

 

 

 

 

 

 

 

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