Creato da ildalla il 16/10/2007

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Il buco del secolo...

Post n°67 pubblicato il 25 Gennaio 2008 da ildalla

Ma quale truffa? la truffa è quella che ci propina Soc Gen raccontando 'sta storia! vediamo perchè: questo giovane trader ha una total compensation di 100mila euro l'anno (un cazzo per una banca d'affari). uno che prende 100mila euro l'anno compresi i bonus e non è pagato in percentuale di quanto produce non prende rischi da 40 miliardi di euro perchè anche se le cose vanno bene non ne avrebbe nessun ritorno. Investimenti così grossi non li fa un singolo, ma sono strategie discusse in sala riunione da più persone di un team. I controlli interni inoltre sono serratissimi, tanto più a Soc Gen che ha uno dei migliori desk di risk management in europa. In sostanza.. tutto il commettee di investimento della banca si è preso una bella scommessa sui rialzi del mercato e invece ha preso una facciata colossale. ma siccome è una delle bacnhe più importanti di francia dove nessuna banca viene mai lasciata fallire, ecco che si inventano un capro espiatorio, un raagzzo che avrebbe da solo falsificato le prime note e le transazioni beffando risk control e  back office. e per che cosa?? per guadagnare i suoi soliti 100 mila miseri euro? No no ragazzi non prendeteci per il culo!  questo è un bail out in piena regola, un salvataggio non dovuto e quindi mascherato! ma così si crea un bel moral hazard anche negli altri. tanto sappaimo cha alla fine qualcuno viene a salvarci il culo...ma prima o poi nn ci sarà più liquidità per salvare nessuno e allora il crack sarà così devastante da mettere in crisi l'intero sistema capitalistico.

MILANO — Una truffa da 4,9 miliardi di euro scuote ancora una volta il sistema bancario. La Société Générale, la seconda banca francese, ieri mattina ha comunicato di aver scoperto «una frode eccezionale » a opera di un suo giovane trader, che operava dall'ufficio di Parigi. Il colpevole, il trentunenne Jérôme Kerviel, specialista nel settore dei future, aveva ammassato enormi posizioni, scommettendo sugli indici dei mercati azionari europei, con operazioni tenute all'oscuro dei suoi superiori. La banca ha scoperto la truffa solo il 19 e il 20 gennaio e, dopo alcune riunioni d'emergenza nel weekend, per fermare le enormi perdite già accumulate, ha deciso di cancellare all'inizio della settimana tutte le posizioni prese dal trader. Posizioni probabilmente intorno ai 40 miliardi di euro, visto che nel caso dei derivati, il margine a carico della banca è in genere pari a circa il 10% del valore dell'investimento.

Il caso di Jérôme Kerviel supera per magnitudine quello di Nick Leeson, il trader spericolato che puntando malamente con i derivati sull'indice della Borsa di Tokio dall'ufficio di Singapore della britannica Barings, nel '95 affondò la storica banca della Regina, con perdite per 1,4 miliardi di dollari (di allora). In questo caso, Kerviel avrebbe aggirato tutti i controlli interni attraverso un'elaborata serie di transazioni fittizie, create grazie alle conoscenze acquisite in un precedente incarico presso la SocGen, dove lavorava dal 2000 con uno stipendio annuo di 100 mila euro, bonus inclusi. In seguito allo scandalo, il presidente di SocGen, Daniel Bouton, ha offerto la sua testa al consiglio di amministrazione, che ha respinto le dismissioni. Ma, come il direttore generale Philippe Citerne, rinuncerà al bonus 2007 e a 6 mesi di stipendio nel 2008. I diretti supervisori del trader lasceranno invece l'istituto.

Kerviel, al momento latitante, intanto è stato denunciato da SocGen presso il tribunale di Nanterre con l'accusa di «falso in scritture bancarie, falso e intrusioni informatiche». Ma la truffa ieri non è stata l'unica cattiva notizia da parte dell'istituto francese, che ha annunciato anche 2,05 miliardi di svalutazioni legate ai mutui subprime negli Stati Uniti e un conseguente aumento di capitale per 5,5 miliardi. L'establishment francese ha difeso uno dei suoi campioni nazionali. Per il governatore della Banque de France, Christian Noyer, informato durante il weekend, «la prova di SocGen dimostra che una banca di grandi dimensioni, anche se di fronte a una truffa senza precedenti, può essere aggiustata in tre giorni, in un mercato orrendo. E ora SocGen è più solida di prima». La banca centrale, comunque, ha aperto un'inchiesta. Per il premier francese François Fillon il caso «è serio, ma non ha nulla a che fare con la situazione sui mercati finanziari». Per gli analisti, però, SocGen, già individuata come probabile preda nella nuova ondata di consolidamento, adesso è a rischio takeover.

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Commenti al Post:
ildalla
ildalla il 24/05/08 alle 17:33 via WEB
Bhe non ci voleva un genio a capirlo.. ecco che cosa è successo (dal SOle 24 ore del 24 maggio) PARIGI. Solo colpa di un trader impazzito. Di un giovane di provincia frustrato, alle prese con colleghi provenienti dalle "grandes écoles" e socialmente più in alto di lui. Solo colpa di un genio dell'informatica, di un cinico e scaltro manipolatore che viveva in un mondo fatto di derivati e nient'altro. Lui è Jerome Kerviel, 31 anni, all'origine di una perdita di 4,9 miliardi di euro, un colpo durissimo per Société Générale e per la sua affidabilità. Ebbene, ieri finalmente SocGen ha fatto il suo vero "mea culpa" con un documento che è il frutto di un'accurata ispezione interna. E che, per la prima volta, punta il dito pure contro i diretti superiori di Kerviel e su un suo assistente, sul quale pesano ormai forti «indizi di complicità». Tramonta così la favola del trader impazzito. Il rapporto, 71 pagine frutto del lavoro di quaranta ispettori interni della banca, in azione dallo scorso 24 gennaio, è stato consegnato ieri ai magistrati, che stanno indagando sulla vicenda ed è stato poi reso disponibile in serata sul sito Internet di Société Générale. Nel documento si continua a sottolineare «l'abilità di Kerviel a dissimulare le sue posizioni e i rischi presi», ma si aggiunge che «la frode è stata facilitata (e la sua scoperta ritardata) dalle debolezze della supervisione delle attività del trader». Gli ispettori puntano il dito sul superiore immediato di Kerviel «che ha dato prova di una tolleranza incomprensibile. Questa persona non aveva sufficiente esperienza e non è stato accuratamente preparato e gestito nelle sue funzioni». L'audit ritorna anche sul fatto che Kerviel si sia inserito nel sistema informatico della banca utilizzando le password di alcuni colleghi e che in pratica nessuno fra di loro lo abbia direttamente (e consapevolmente) aiutato. Nel rapporto, invece, è scritto di una "complicità interna": «Numerose operazioni di natura fraudolenta di Kerviel sono state inserite nel sistema da un assistente del trader». Si deduce da una mail che tale assistente era a conoscenza di tutto. E che accettava di entrare nella rete informatica per procedere a operazioni dettate da Kerviel. Nel rapporto si ricorda che i guadagni realizzati dal trader (43 milioni di euro nel 2007) erano tali che avrebbero dovuto insospettire i suoi diretti superiori. Si sono moltiplicati per sei nel 2007 rispetto all'anno precedente, così da rappresentare il 27% di quelli realizzati dal desk di Delta One, la società specializzata nei derivati di SocGen: perché nessuno è intervenuto? Altro elemento interessante: gli ispettori assicurano di non aver trovato prove che «dimostrino appropriazione indebita di fondi da parte di Kerviel». Intanto ieri sera è stato reso pubblico un altro rapporto, commissionato da SocGen a PriceWaterhouseCoopers (Pwc) per analizzare le "défaillances" del sistema di controllo della Delta One. Pure gli esperti di Pwc sottolineano che alla base della vicenda c'era «un problema di cultura» della società, che non ha aiutato chi doveva controllare a fare il suo dovere. Descrive un desk in continuo «stato di surriscaldamento». E sottolinea il fatto che la società è cresciuta molto e in parallelo si sono moltiplicate «pratiche non autorizzate». Il problema è che «l'ambiente generale dell'impresa – si legge nel rapporto – non ha favorito l'emergere di funzioni di controllo forti». Come ha sottolineato ieri all'International Herald Tribune una fonte interna della banca, che ha voluto restare anonima, «c'erano nove possibilità su dieci che ciò che è successo fosse scoperto. Se questo non è avvenuto, si deve a un'enorme falla nel funzionamento del management». Sì, la colpa di un gruppo intero di dirigenti. Di una cultura aziendale. E non di un uomo solo. La favola del trader impazzito.
 
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