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La Biblioteca di Alessandria

Post n°184 pubblicato il 10 Giugno 2008 da ildalla

Alessandria d'Egitto fu fondata nel 332 avanti Cristo per volere d'Alessandro Magno.

Dopo la sua morte, il Regno d'Egitto, toccò in sorte ad una dinastia straniera, quella dei Tolomei, di Macedonia, i quali regnarono rispettando la religione, i costumi, gli usi, le tendenze e persino le classi egiziane. Essi, infatti, si comportarono come se fossero stati re nazionali e si preoccuparono di accrescere la prosperità e lo splendore del loro Stato. Sotto il loro dominio, Alessandria, che era stata scelta a capitale del regno, diventò il centro del commercio internazionale. Gli scambi marittimi si svilupparono, a tal punto che Tolomeo I Sotere, fece erigere un enorme Faro, affinché le numerose navi presenti nel porto, non si urtassero violentemente l'uno contro l'altra.

Per suggerimento del filosofo greco Aristotele, inoltre, fece costruire ad Alessandria d'Egitto una biblioteca chiamata "Bruchium": questo luogo doveva contenere la linfa del Sapere, fu proprio da questo amore sconfinato per la conoscenza, che Tolomeo I mandò in giro per il mondo, i suoi uomini, alla ricerca di tutto ciò che capitava loro sotto mano, che ritenevano interessante. Il "Bruchium", che rimase la maggiore biblioteca d'Egitto, ebbe sempre degli illustri bibliotecari: tra questi ricordiamo il grammatico Aristofane di Bisanzio e il suo discepolo Aristarco di Samotracia; conteneva più di settecentomila rotoli di papiro provenienti da tutto il mondo conosciuto (Mediterraneo e Medio Oriente) con una predominanza della cultura greca ed egiziana. Va ricordato poi, che Eratostene, "professore" in Alessandria d'Egitto, più di duemila anni fa, senza neppure uscire dai confini della propria patria, riusciva a misurare la circonferenza della Terra. Scrisse di filosofia, di teatro e di poesia. Gli studi che lo resero celebre furono quelli di matematica e di geografia. Tracciò, con una discreta approssimazione, la prima carta geografica completa delle terre abitate e, poiché era convinto della sfericità della Terra, sostenne la possibilità di giungere dalla Spagna all'India navigando verso ovest.

I volumi erano collocati in nicchie nel muro, e contenevano il sapere di un'intera civiltà da Omero in poi. L'esempio del padre fu seguito dal figlio Tolomeo II. Sotto il suo governo, Alessandria diventò una fiorente città cosmopolita, la più grande del mondo antico precedentemente al primato imposto da Roma. Alessandria fu la culla della cultura metodologica (Euclide) e dell'Astronomia (Aristarco di Samo), della cartografia geografica (Eratostene), della medicina del sistema nervoso e circolatorio (Erofilo, Erasistrato). La fine della biblioteca, ancora oggi, è avvolta nel mistero. Alcuni storici sostengono che fu bruciata da Giulio Cesare, quando nell'incendiare la flotta egiziana di Cleopatra, le fiamme si propagarono fino agli edifici vicini, avvolgendola tra le fiamme. La maggior parte degli studiosi, però, attribuisce la scomparsa definitiva della Biblioteca al patriarca d'Alessandria (ormai cristiana) Teofilo, che avrebbe guidato di persona una folla di fanatici nella sua distruzione totale, simbolo - per i cristiani - del mondo e del sapere pagano. In quest'episodio emerge la figura di Hipantia, donna colta e intelligente, filosofa e di libero pensiero, figlia del matematico Teone, ultimo conservatore della Biblioteca. Un giorno fu tirata giù dal carro, da una folla di fanatici e bruciata viva come una strega, nella Biblioteca, prima che fosse incendiata; un piano ben congegnato, quindi, per cancellare definitivamente alcuni testi che a molti, all'epoca, facevano paura per i propri contenuti.

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Commenti al Post:
ildalla
ildalla il 10/06/08 alle 11:32 via WEB
La fine della Biblioteca Il mito di Alessandria si alimentò per anni da solo, trovando in se stesso il combustibile necessario per infiammare gli animi di quanti vi vedevano la concretizzazione di un sogno, quello della realizzazione della biblioteca universale, fino a quando, nel 48 a.C., durante le guerre alessandrine che videro coinvolto Cesare e il suo esercito, il patrimonio librario del Museum subì un primo, doloroso attacco. Non si trattò di una distruzione vera e propria (quella arriverà anni dopo e sarà totale e definitiva), ma le conseguenze dell’incendio appiccato dai romani alle navi attraccate nel porto e ai quartieri circostanti, furono la perdita, secondo quanto riferisce Livio , di circa 40.000 rotoli di papiro. La leggenda, poi, volle attribuire a Cesare un piano, di napoleonica concezione, secondo il quale il dittatore latino era, in realtà, interessato a sottrarre i volumi della biblioteca di Alessandria per portarli con sé a Roma e ricostruire laggiù quanto era stato concepito e realizzato in Egitto. La notizia, però, nonostante la prassi diffusa presso i romani di sottrarre ai popoli sconfitti i loro tesori e le opere più ingegnose e nonostante già Silla fosse riuscito ad entrare in possesso di un discreto numero di libri impadronendosene come bottino di guerra, sembra poco accreditata e non trova riscontro in nessuna delle fonti contemporanee, che non fanno menzione dell’episodio. Ciò che, invece, pare certo (nonostante Plutarco affermi trattarsi di un’invenzione) è la donazione di Antonio a Cleopatra di un discreto numero di testi provenienti dalla biblioteca di Pergamo per ricompensarla delle perdite subite. In seguito, la biblioteca fu sottoposta a numerosi attacchi di cui uno memorabile tra il 270 e il 275 d.C. ai tempi del conflitto tra l’Imperatore Aureliano e Zenobia di Palmira combattuto per le strade della città e che dovette causare danni notevoli alla struttura. Nel 412 essa ricevette il colpo di grazia definitivo da parte di un gruppo di monaci fanatici che videro nella biblioteca il luogo di perdizione per eccellenza, custode com’era dei libri più svariati, spesso lontani dalle posizioni della Chiesa e dei suoi esponenti. Risale a quell’episodio la nascita del mito della figura di Hipatia, figlia del matematico Teone allora conservatore e responsabile della biblioteca. Hipatia, fanciulla indipendente e libera, era, secondo la tradizione, un’astronoma vicina, dal punto di vista filosofico, alle posizioni dei neoplatonici. Linciata dalla folla aizzata dai monaci fanatici, fu bruciata viva come una strega nella biblioteca che tentò di difendere prima che questa fosse data alle fiamme. Dopo questo triste episodio, il Museum e i palazzi ad esso annessi non furono più ricostruiti e Alessandria iniziò a perdere il suo primato culturale sino a cadere nel dimenticatoio. La biblioteca aveva rappresentato per secoli un polo di attrazione e un centro di grandissimo interesse culturale ed era stata in grado di unire le popolazioni del Mediterraneo sotto il comun denominatore del sapere e della conoscenza. Venuto meno questo suo ruolo, anche la città che la ospitava perse il suo fascino e fu completamente dimenticata.
 
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