Creato da ildalla il 16/10/2007

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Redditi on line

Post n°147 pubblicato il 30 Aprile 2008 da ildalla

una emerita cazzata! d'accordissimo con Grillo! però aggiungo: perchè secondo te caro Grillo la 'Ndrangheta non aveva già i suoi infiltrati al fisco? E comunque la dichiarazione dei redditi non è esaustiva, ci sono tutte le ritenute alla fonte, come i dividendi per esempio, che non vengono conteggiate e comunque il reddito non reppresenta lo stock di ricchezza già posseduto. Insomma mi sembra più una pubblicazione da Novella 2000 che una questione di seria imprtanza.

«UNA FOLLIA» - «Follia, questa è follia» scrive Grillo, riferendosi a quanto deciso dalla agenzia delle entrate. «Gli è stato suggerito dalla Ndrangheta, dalla Mafia, dalla Camorra e dalla Sacra Corona Unita. Padoa Schioppa e Visco, con la benedizione di Prodi e del centro sinistra unido che mai sera vencido, hanno eseguito» prosegue il comico genovese, secondo il quale «dopo l’indultoche ha liberato le carceri questo ex governo di imbelli, presuntuosi e deficienti fornisce ai criminali le informazioni sul reddito e l’indirizzo di casa dei contribuenti. Pagare le tasse così è troppo pericoloso - scrive - meglio una condanna per evasione fiscale che una coltellata o un rapimento». Secondo Grillo infatti con la pubblicazione online dei redditi «i rapimenti di persone saranno facilitati, il pizzo potrà essere proporzionato al reddito dichiarato. La criminalità organizzata non dovrà più indagare, presumere. Potrà andare a colpo sicuro collegandosi al sito dell’agenzia delle entrate. I nullatenetenti e gli evasori non avranno comunque nulla da temere. Chi paga le tasse sarà punito, chi ne paga molte potrà essere sequestrato, taglieggiato, rapinato»

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Commenti al Post:
ildalla
ildalla il 02/05/08 alle 14:59 via WEB
I maligni tireranno in ballo lo stress da mancata ricandidatura e da conseguente perdita di status, ma anche chi come noi ha largamente apprezzato gli straordinari successi ottenuti dal ministro Vincenzo Visco nella lotta all'evasione, non può non giudicare improvvida l'ultima sua sortita. Il Pd e quel che resta della sinistra avrebbero bisogno di un po’ di tranquillità per riprendersi dalla botta e ricominciare a macinare (nuova) cultura politica. Per una tradizione che si è fatta sempre vanto di saper ascoltare il disagio sociale, l’aver dovuto ammettere coram populo che i suoi avversari storici sono stati più capaci di rappresentare ansie e timori di ceti medi e lavoratori manuali tradisce il rumore di un sonoro schiaffo. Ma non è con la scorciatoia, rappresentata dalla pubblicazione on line di tutte le dichiarazioni dei redditi, che si riacquista presenza sul territorio, che si riprende a rappresentare il disagio del cittadino globale e lo si incanala in una prospettiva politica. L’idea che sembra star dietro alla mossa di Visco è quella di un controllo sociale dal basso, di utilizzare un sistema circolare di gogna per generare riprovazione nei confronti degli evasori totali o parziali. Ma siamo veramente sicuri che tutto ciò aiuti l’efficacia delle politiche pubbliche di recupero fiscale? Pensa davvero il ministro Visco che il voyeurismo web per individuare quanto guadagna il dentista del piano di sopra o il dirigente d’azienda che-ha-appena-comprato-l’attico-che-volevamo-noi porti a una crescita dell’etica pubblica? O non al contrario all’incremento dell’invidia sociale e all’emulazione di comportamenti viziosi? Nella storia, del resto, il controllo sociale diffuso è servito quasi sempre a legittimare regimi al potere o comunque a generare società chiuse e illiberali. E se qualcuno a sinistra pensa che al tanto vituperato populismo della destra berlusconiana si debba finire per contrapporre una robusta demagogia di segno opposto, vale la pena di ricordare come le vicende politiche anche recenti di questo Paese dimostrino che l’indignazione a comando finisce quasi sempre per gonfiare le urne della destra. Non c’era dunque alcun bisogno che Visco, a tempo elettorale ampiamente scaduto, regalasse nuovo consenso ai vincitori delle elezioni e versasse altro sale nelle ferite del Partito democratico. E non c’era nemmeno bisogno che la sua collega Livia Turco entrasse nel mirino del centro-destra per quelle che sono definite «forzature» nell’applicazione della legge 40. La vendetta è uno dei pochi piatti che notoriamente va servito freddo. Caldo, tradisce solo il nervosismo del cuoco che evidentemente ha solo voglia di spegnere i fornelli e andarsene a casa al più presto.
 
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