Creato da pastarella77 il 12/03/2012

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ricordi di zia iolanda

Post n°51 pubblicato il 05 Ottobre 2012 da pastarella77

Oggi  Zia Iolanda se ne è andata, aveva 83 anni ed è morta di vecchiaia anche se come sento dire da qualcuno" ma insomma non era mica tanto vecchia" ma si sà abbiamo spostato tutto in avanti compreso la nostra concezione di vecchiaia.

Iolanda era una donna pratica, animata da una fede incrollabile e da uno spirito interiore ferreo. Era una donna che sprigionava energia positiva, a contatto con lei, con la sua saggezza tutto sembrava improvvisamente farsi semplice .

Si rendeva conto dei problemi che  il passare degli anni arrecava  a lei e arrecherà a ciascuno di noi-"prima questi problemi non c'erano- diceva- ma ci credo un c'erano tutte queste medicine che ci fanno campare troppo"

Anche ora sono convinto ci direbbe di non prendersela pù di tanto è la vita  e, dopotutto lei ha avuto una vita piena, piena di gioe e dolori, piena di affetti e di amore, lo stesso affetto e amore che lei sapeva elargire agli altri.

Per questo voglio pubblicare alcuni ricordi dove lei è presente, senza nostalgia nè sentimentalismi ma solo come omaggio alla mia " Vecchia congiunta".

 

 

 

Con Iolanda invece l’occasione per ritrovarsi era sempre l’immancabile smaialata che veniva organizzata quando si ammazzavano i maiali.

Iolanda abitava vicino a Lilliano in un grande casolare a cui certo, il nome affibbiato non rendeva giustizia, si chiamava infatti “ La casetta”.

Alla Casetta si giungeva  passando dietro il Palazzo della Fattoria dei Principi Ruspoli Berlingieri, i proprietari della tenuta di Lilliano, attraverso una strada che , girato l’angolo della in direzione di Castellina in Chianti, si inerpicava improvvisamente su per la collina.

Al termine della breve ma irta salita, si apriva un piazzale e dietro al piazzale il casolare si mostrava nella sua vastità e irregolarità.

Era stato infatti costruito in vari periodi , come tutte le case contadine presentava le stalle dei buoi e gli stalletti dei maiali nella parte bassa, poi una scala esterna portava al primo piano .Dalla porta principale si entrava direttamente in cucina, una cucina enorme quella della casetta, con un grande camino nella parte destra e l’acquaio nella parte sinistra, sulla parete di fondo la cucina economica e , posizionata tra le due finestre una vetrinetta di legno.

Al centro della stanza, a troneggiare su tutto, una tavola lunga abbastanza per ospitare una ventina di persone.

Su questa tavola con tutti i parenti si organizzava la smaialata quando veniva il tempo di ammazzare i maiali.

 

 

 

 

Ma se la vista dei morti non era familiare, familiare era invece la festa dei morti che si festeggiava a novembre. In quella domenica la messa si svolgeva al cimitero. A Sandro piaceva incamminarsi con i suoi amici lungo la stradina che dalla piccola frazione portava al cimitero.

La strada partiva dalla madonnina , prima del cancello della villa dei Principi Berlingeri, passava accanto alla casa dei Braccagni e costeggiando la vigna arrivava al cancello di ferro che chiudeva il luogo delle sepolture.

Dopo il cimitero la strada diveniva un viale di cipressi e si concludeva in una rotonda anch’essa delimitata dagli alberi aguzzi.

Lungo la stradina, dietro ai ragazzi venivano Lida, Iolanda, Nella, Marisa, le donne di casa Bettini, quelle dei Braccagni , Milietta la moglie del mugnaio e tutte le donne del paesino, poi più addietro gli uomini che scendevano al cimitero parlando di caccia.

La messa veniva celebrata all’aperto fuori dalla piccola cappellina che custodiva l’ossario. Mentre le donne seguivano ossequiose la cerimonia i ragazzini scorrazzavano tra le tombe divertendosi a leggere le lapidi, soprattutto quelle più antiche che erano state appese al muro di cinta quando si era provveduto a rimuovere le ossa per deporle nell’ossario comune.

Quell’inverno fu un inverno freddo e piovoso. Novembre vide solo nuvole nere e grigie addensarsi nel cielo, solo ogni tanto un raggio di sole usciva per illuminare la campagna in cui i rossi delle foglie caduche dominavano ormai sul verde dei cipressi e dei lecci.

 

 

L’agitazione del funerale finì con il contagiare tutti. Era una specie di anestesia fatta di parenti, amici , conoscenti, che in qualche modo riempiva il vuoto lasciato dal morto.

Un agitazione che evitava di pensare, c’era sempre qualcuno con cui parlare, ricordare, piangere.

“Sarà dura quando non ci saranno più”, pensava Sandro.

Per il funerale rimase attaccato alla madre, ma quando la cerimonia al cimitero fu conclusa e Lida venne riaccompagnata a casa dai fratelli Sandro preferì tornare a piedi in compagnia di un amico , Salvatore.

Quella sera sua zia Iolanda, la sorella di Anselmo, si offrì di rimanere a dormire da loro per fargli un po’ di compagnia.

Anche Iolanda era rimasta vedova tre anni prima , Silvio infatti era morto improvvisamente e lei sapeva quanto era dura affrontare tutto ciò.

Che cosa ricordava della morte dello zio, solo una buia mattina, sua madre che era venuta a svegliarlo.

- Sandrino –aveva detto Lida – io e babbo andiamo alla casetta da zia Iolanda.

-A far cosa? –aveva chiesto lui sempre mezzo addormentato.

- E’ morto zio Silvio- era stata la risposta lapidaria e diretta.

 

 

 

 
 
 
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