Messaggi del 06/11/2007

Enzo Biagi, l'etica della memoria

Post n°330 pubblicato il 06 Novembre 2007 da monari

Enzobiagi Il cronista galantuomo Enzo Biagi con la sua lunga esperienza, ha lasciato un rigoroso insegnamento sulla necessità della lettura dei fatti e dell'interpretazione della storia.
La memoria ha una sua etica non perché conoscere gli errori ed i drammi del passato significhi evitare di ripeterli in futuro. Magari fosse così.



Non si sa bene che cosa sia la storia: se caso, provvidenza, inconsapevole ed irrazionale procedere di eventi.



Le cose succedono sempre da sole, nel bene e nel male. Ignorarle significa soltanto condividere gli orrori compiuti da chi se ne è macchiato. Conoscerle è già un mezzo per rifiutarli. Per suggerire qualcosa che potrebbe servire a tutti noi, nelle nostre scelte presenti e future. Il passato non si cancella mai.

Enzo Biagi ha vissuto il secolo che, non so perché, qualcuno ha definito breve. Sono stati decenni invece lunghi e pieni di tragedie.
Due guerre mondiali, il razzismo dall'inizio alla fine, poi la shoà nel mezzo, con quel popolo trascinato nelle camere a gas chissà per quale colpa dei loro padri o per quale follia dei loro contemporanei.



Di queste cose lui ha sempre parlato, in interviste ai protagonisti, articoli, volumi. È stato un pedagogista della notizia, sapendo che in ogni rigo di giornale o di libro si condensano drammi che possono essere ricordati attraverso un volto, una canzone o un film.
Le storie di Biagi sono state per molti italiani l'unico veicolo di formazione culturale ed intellettuale. Sapeva scrivere, nel senso che sapeva come farsi leggere. Quindi uno stile asciutto, nervoso. Perché il modo di comporre una frase è anch'esso espressione di una concezione morale. Non soltanto letteraria.
Scrivere per tutti, raccontando cose di tutti, è stata per lui una bella lezione di democrazia vissuta non come proclama retorico ma testimonianza concreta ed immediata.

Nel giorno della sua scomparsa, ci piace ricordarlo con il suo ironico interloquire, con il continuo ricordo delle sue umili origini e di sua madre che lo svergogna in classe perché ha detto una bugia alla maestra, con quella sua battuta (felice come un capolavoro filosofico) sulla signora che ammetteva: sì mia figlia è incinta, ma soltanto un pò.

 
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