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« Essere pacifici, essere ...GayPride a Roma »

Bullismo e deficienti

Post n°11 pubblicato il 13 Giugno 2007 da il_viaggiatore_pa

Sì, anch'io sono convinto che il ragazzo di Palermo che ha impedito a un compagno di classe di entrare in bagno tacciandolo di essere gay sia un deficiente. Lui e chi gli ha dato l'educazione, naturalmente. Alla famiglia avrei concesso mille attenuanti, considerando la difficoltà di educare un figlio, ma decidere di denunciare la prof dopo che il proprio figlio ha fatto una cosa simile fa pendere decisamente la mia bilancia verso la deficienza familiare collettiva.

Quanto è ancora diffusa, in Italia, questa visione degli omosessuali come figli di un Dio minore. E diciamocelo francamente, la Chiesa cattolica c'entra solo fino a un certo punto. Conosco tante persone per niente religiose che usano argomenti assurdi per giustificare il loro dissenso nei confronti di una qualsiasi legalizzazione delle unioni civili omosessuali. Quello omosessuale è semplicemente un comportamento, non una malattia, una patologia. Comportamento relativo a relazioni tra adulti consenzienti e che nulla ha a che vedere con la pedofilia (per i miei genitori, ma non solo per loro purtroppo, sono ancora praticamente la stessa cosa, come del resto tutto quello che c'è di differente dalla posizione del "missionario"). Se possibile, il recente dibattito sui DICO ha peggiorato ancora la situazione. L'omosessualità continua ad essere considerata un qualcosa di brutto, perverso, ridicolo. Dov'è che un ragazzino che va a scuola impara queste cose? E' ovvio che ripeta ciò che sente dire da chi gli sta intorno (e che magari neanche capisce).

E però, però il comportamento della Prof. non mi è piaciuto. Non che meriti condanne a risarcimenti o carcere, ma secondo me ha mancato al dovere di (tentare) di far capire al ragazzino quanto il suo comportamento fosse sbagliato. Anzi, non tanto il comportamento quanto la mentalità che lo ha generato. Non è un deficiente, è un incivile indegno di vivere in una comunità. Secondo me va semplicemente sospeso, bocciato e rimandato alla famiglia (sperando che serva, vista la famiglia che ha) perché gli venga insegnato a stare in mezzo agli altri. In fondo, quello che gli è stato fatto, è pur sempre una forma di violenza. Ora la subisce perché è più debole, ma potrebbe pensare che un domani, quando fosse il più forte, potrebbe essere lui ad imporsi agli altri.

Quello che al ragazzino manca è capire che per vivere in una comunità occorre rispettarsi a vicenda e rispettare le regole che questa comunità si dà. Ma mentre lo scrivo, mi rendo conto che in Italia tutto questo non manca solo al ragazzino...

Ciao a tutti!

 
 
 
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