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8 settembre? A me sembra più il 28 ottobre

Post n°20 pubblicato il 04 Luglio 2007 da il_viaggiatore_pa

Bertinotti scrive a Grillo: "... C'è una crisi strisciante della democrazia in tutta Europa e in Italia, con caratteri specifici ...". La penso anche io così. La democrazia italiana è estremamente debole. Oddio, debole lo è sempre stata, la nostra mentalità democratica: se Mussolini non avesse perso la guerra magari staremmo ancora al salto nel cerchio di fuoco e cose del genere. Basta che uno si presenti a promettere milioni di posti di lavoro e il fatto che sia proprietario di tre TV e di quasi tutta l'editoria italiana diventa una cosa marginale: "... caxxo, se farà fare all'Italia gli stessi utili di Fininvest allora siamo a posto! ...".

L'8 settembre è prevista una giornata di "informazione e partecipazione popolare" sulla situazione della politica in Italia. La data è naturalmente simbolica: richiama il caos successivo all'armistizio e alla fuga del Re nel 1943. Eppure, a me la situazione attuale sembra più simile a quella precedente alla marcia su Roma del 28 ottobre del 1922.

La democrazia italiana è sempre stata molto debole, ma mai così sotto attacco e soprattutto così indifesa:

1) delegittimata da chi la rappresenta ("i nostri dipendenti", come li chiama Grillo) perché ridicolizzata sfruttando e torcendo le sue regole a vantaggio personale di chiunque, dai più assurdi privilegi economici alla garanzia di impunità;

2) messa in crisi dal difficile rapporto tra la sinistra radicale e il centro-sinistra moderato (capisco che sia difficile digerire certe cose, ma forse l'alternativa è peggiore). Entrambe le parti sono incapaci di garantirsi reciprocamente spazi di manovra rinunciando a qualcosa in nome della governabilità. Perché mai sforzarsi? E' più facile stare all'opposizione (anche quando si governa);

3) vittima di una destra di stampo populista che sfrutta il disinteresse e la paura delle persone per appropriarsi delle istituzioni e farsi i propri comodi;

4) debole di fronte a eventi come il raid fascista di Villa Ada: le democrazie sono cadute molto più frequentemente (sempre, direi) in seguito a colpi di stato di destra, eppure queste notizie sono trattate come marginali (quando riportate).

Dove penderebbe il nostro Paese in caso di crisi della democrazia è evidente (oppure c'è qualcuno, a parte la Lioce, che ritiene ancora plausibile in Italia una rivoluzione comunista?). Attenzione, la forza di una destra eversiva si basa su pensieri del tipo: "... menano a un nero (giallo, verde, donna, arabo, omosessuale, chiunque diverso da noi), vabbè, non è una cosa bella ma in fondo un po' ce vo' ...", "... io nun so' razzista, però... ognuno a casa sua", "... nun c'ho lavoro pe colpa de tutti 'stimmigrati ...". Si basa sul disinteresse e sul gretto egoismo della grande maggioranza delle persone (non sto giudicando, mi ci metto pure io), sulle loro paure (del terrorismo, dei black bloc, di qualunque cosa) per far passare il concetto "... vabbè, la democrazia è tanto una bella cosa, ma in questo momento difficile... è inadeguata".

E' oramai abbastanza diffusa (io l'ho letta da Camilleri) l'idea che i fatti del G8 di Genova furono una sorta di prova generale di un golpe in Italia, prova finalizzata a vedere come avrebbe reagito il Paese di fronte a una prova di forza oltre la legalità da parte delle forze dell'ordine. Io non so se la cosa fosse stata studiata in questi termini o se i fatti dipesero da semplice incompetenza, quiello che so è che solo con molta difficoltà le cose sono venute fuori e si comincia (6 anni dopo) a sapere la verità, a far partire qualche azione legale. Quel G8 fu però precedente all'11 settembre e a tutta la successiva ondata teocon (in Italia abbiamo anche i teodem) come risposta alle paure della gente. Non so come andrebbe a finire oggi.

Ciao a tutti!

 
 
 
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