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Impressioni dall'India

Post n°40 pubblicato il 07 Settembre 2007 da il_viaggiatore_pa
Foto di il_viaggiatore_pa

Eccomi tornato, sul Blog e al lavoro.  Un po' triste, per via della fine delle vacanze, un po' contento perché con i tempi che corrono è bello sapere che qualcuno ti paga ancora lo stipendio. Il viaggio in India è andato bene, siamo stati molto fortunati con il tempo. Le piogge monsoniche ci sono state soprattutto di notte, ma mai particolarmente intense. Quelle poche volte in cui ha piovuto di giorno, la pioggia non ha condizionato le visite, si è trattato sempre di acquazzoni di breve durata. Il caldo dava fastidio, ma tutto sommato si sopportava (anche a Roma agosto non è che sia stato mite!).

Che dire dell'India?

L'aspetto archeologico e monumentale è meraviglioso. Si va dalle fortezze Indo-musulmane del Rajastan alle moschee di Delhi, alle sculture del kamasutra sui templi di Kajuraho alle atmosfere delle cerimonie di Varanasi. Nel sud poi vivi la pratica della religione indù nei più importanti e meravigliosi templi di questa religione (al nord i musulmani hanno più o meno raso tutto al suolo). L'aspetto naturalistico è concentrato soprattutto nella visita dello stato di Kerala, ma rimane un po' sottotono perchè ti fanno visitare i posti più interessanti in un modo che non te li fa apprezzare appieno (almeno per quanto riguarda il tour operator che abbiamo utilizzato noi).

Il nostro viaggio parte da Delhi, non c'è molto da vedere, un inizio tranquillo (da questo punto di vista, del resto parlo più avanti): Moschea del venerdì, India Gate, Tempio Sikh, MInareto di Qutub, questo veremente bello. La cosa che più colpisce fin dal primo giorno è il sovraccarico dei sensi: odori forti, tanto rumore, tanta luce, tanto caldo, tante (ma proprio tante) spezie nei cibi. Da Delhi si passa al Rajastan, India nord-occidentale. Un susseguirsi di città polverose, caotiche e sonnacchiose al tempo stesso, una natura sempre più desertica e spoglia, e le belle fortezze e palazzi Indo-musulmani: Udaipur, il tempio Jainista di Ranakpur, Jodhpur, Jaisalmer, Bikaner, Jaipur. I monsoni e il sole ci flagellano implacabilmente, ora l'uno ora l'altro, la pioggia però non ci disturba, diminuisce fino a sparire quasi del tutto man mano che ci addentriamo nel daserto del Thar. Una di quelle cose inattese che ti danno sensazioni meravigliose: notte sul lago Pichola a Udaipur, tempesta monsonica, i fulmini che si susseguono  illuminano per un istante le creste dei monti alle spalle del lago. Uno spettacolo magnifico. Dopo il Rajastan ci spostiamo nell'India nord-orientale: Agra con lo splendido Taj Mahal, ma anche il forte rosso e, nelle vicinanze, Fatepur Sikri. Orccha, una città meravigliosa che meritava una sosta più lunga, Kajuraho con i templi dedicati all'amore e relative sculture di acrobazie sessuali varie (e i venditori che ti assillano con varie statuette animate che mimano rapporti sessuali: sono fastidiosi quanto esilaranti!). Infine, infine il top dell'atmosfera indù, un'esperienza mistica più che una visita: Varanasi. Prima il luogo della prima predicazione di Buddha, poi passeggiata prima dell'alba e navigazione lungo i ghat, le scalinate che scendono al fiume: bagni di purificazione dell'anima, cadaveri bagnati nelle acque del Gange punteggiate di lumini offerti al fiume, pire funerarie che bruciano e da cui si alzano colonne di fumo nel cielo ancora grigio, processioni di gente che inneggia Shiva... esperienza veramente impressionante. Il sud è messo molto meglio rispetto al nord, si può uscire dall'albergo senza essere accerchiati da assillanti venditori di oggetti improbabili. Visitiamo prima il Tamil Nadu. Da Madras a Mahaballipuram a Tanjore a Trichy a Madurai: finalmente templi indù e cerimonie millenarie che si ripetono ancora oggi, e i templi sulla spiaggia, e i templi con le torri piene di migliaia di sculture colorate. Dopo il Tamil il Kerala, la natura lussureggiante (no, lussureggiante no, fa un po' troppo Licia Colò) di Peryar e delle backwaters vicino Cochin. Avrei voluto avere più tempo per visitare meglio queste zone. Avvistare animali navigando sul lago di Peryar a bordo di una sorta di transatlantico pieno di gente urlante come se fosse al luna park è una cosa un po' improbabile...

Quello che è veramente sconvolgente dell'India però è... tutto! Penso che per un occidentale l'impressione che si prova arrivando là sia più o meno quella che si proverebbe atterrando in mezzo a qualche civiltà extraterrestre. Non c'è praticamente niente che sia fatto secondo il nostro concetto di razionalità. Nelle chiese, dove noi teniamo ostie e crocefissi gli indù tengono una statua che rappresenta un pene infilato in una vagina, e la loro prghiera principale "Om mani padme hum" significa (più o meno) "Om il gioliello è nel loto". Sono un pervertito io o il doppio senso è reale? Noi adoriamo un unico Dio, gli Indù basano la loro pratica religiosa su una sorta di mitologia che parte sì da un creatore, si basa poi però su una trimurti e comprende infine 300 milioni di personaggi (umani e animali) considerati più o meno divini e venerati a vari livelli. Il contrasto con la nostra simbologia religiosa non potrebbe essere meno stridente e più affascinante. Noi viviamo in una civiltà fondata sul concetto che si nasce uguali, loro vivono pacificamente e con rassegnazione il fatto di essere inseriti dalla nascita nel sistema delle caste. La grande maggioranza dei matrimoni sono combinati tramite un mediatore e si basano su: 1) Casta di appartenenza 2) soldi che può spendere il padre della sposa (il mediatore si occupa di far incontrare domanda e offerta) 3) oroscopo dei brahmini. La velocità è un aspetto della vita del tutto trascurato, mentre per noi occidentali la società si fonda sull'andare di fretta per qualunque cosa, la frenesia (soprattutto nello spendere) è praticamente un valore assoluto... e sono solo le prime cose che mi vengono in mente, le più evidenti. Definire questo viaggio affascinante è riduttivo, le parole che conosco non bastano per rendere l'idea di quello che ho provato. Credo di aver capito perché tanti giovani occidentali hanno provato una forte attrazione per questa civiltà negli anni '60 e '70. Credo anche che sia veramente difficile rimanere delusi da un viaggio in India.

E poi... e poi... c'è un'altra cosa, la cosa più dura da mandare giù: l'India del nord (almeno i posti che ho visto io) è un vero e proprio girone dantesco, sinceramente non me l'aspettavo così (e non è che non ne abbia visti di Paesi poveri). Nessuna parola (miseria? povertà?) può rendere l'idea della situazione, il più degradato campo nomadi italiano non è neanche lontano parente di quello che si vede là nelle città (Delhi, Agra... tutte quelle in cui sono stato): 1) sporcizia e immondizia sparse ovunque, fogne a cielo aperto maleodoranti in città semidistrutte come se fosse appena finita una guerra, gente che si lava e lava i panni in qualunque pozza d'acqua, con spazzatura galleggiante qua e là 2) masse di persone che passano le giornate inebetite a non fare nulla per dormire poi sdraiandosi ai bordi della strada, sotto un telo, i più fortunati sul sedile del risciò, con niente altro che ciò che hanno indosso 3) orde di mendicanti con contorno di storpi e lebbrosi che ti seguono in ogni visita e spostamento senza mollarti un attimo 4) i bambini... i bambini... gruppi di bambini via via sempre più numerosi man mano che cammini che ti seguono ovunque implorando 10 rupie (20 centesimi di Euro), una boccetta di shampo dell'albergo, una penna. Bambini praticamente nudi, scalzi, sporchi, feriti. Il loro "hello!" ti rimane nelle orecchie, dopo un po' diventa una cosa insopportabile. Ognuno di noi turisti che eravamo in India sceglie liberamente come comportarsi. Io, così come faccio a Roma, non do niente a nessuno. Lo faccio perché (senza giudicare chi la pensa differentemente) credo che dare l'elemosina sia un incentivo al mendicare, al mandare i propri figli sempre più laceri e sporchi a impietosire i turisti. Una guida mi dice che molti vendono le case popolari per fare soldi e continuano poi a vivere precariamente in mezzo alla strada, o preferiscono mandare i figli a mendicare piuttosto che a scuola anche se lo Stato (sia pure in misura diversa nelle diverse parti dell'India) fornisce assistenza ai poveri. Del resto le persone che mendicano sono talmente tante che non so veramente come fare per dare qualcosa, in quelle situazioni mi sento "paralizzato". Ho visto bambini che avevano avuto magari due o tre boccette di shampo venire aggrediti da bambini più grandi, altri rischiare di finire sotto il pulman per afferrare l'ultima penna lanciata dal finestrino... non me la sento proprio.

Viaggio di ritorno: grazie alla Lufthansa vinciamo due posti in Business Class. Nove ore e mezza di volo e vorresti ancora non dover scendere (non si potrebbe fare un altro giro?). Dopo il volo Francoforte-Delhi del viaggio di andata, si vola da Madras-Francoforte. Dall'alto ci appaiono le casette della periferia tedesca. L'ultimo pensiero che mi ronza nella teata a proposito di questo viaggio? "All'inferno e ritorno".

Un saluto a tutti voi.

PS Spero di non avervi appallato troppo! Cercate di essere comprensivi, un mese in India non è facile da raccontare in poche righe.

 
 
 
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