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UN'ABILE MAESTRA D'INGANNI? - 1° parte

Post n°57 pubblicato il 19 Maggio 2012 da la_mano_tesa
 

 

Penelope, la regina ricordata per

l'estenuante attesa del marito Ulisse,

impegnato nella guerra di Troia e in un

lungo viaggio di ritorno a Itaca,

rappresenta il simbolo universale della

fedeltà coniugale. La sua storia è narrata

soprattutto nell'Odissea, anche se non

mancano viarianti locali del mito

e riproposizioni della sua vicenda in

altri autori dell'antichità,

soprattutto Ovidio, che differiscono

anche in modo sostanziale dalla

vulgata omerica. Penelope è figlia

di Icario, deposto re di Lacedemone,

e della naiade Peribea. I mitografi

ci presentano due varianti del mito

che racconta il suo matrimonio con Ulisse.

La prima narra che Penelope fu il

premio, messo in palio dallo stesso padre,

di una corsa che avrebbe coinvolto

tutti i pretendenti alla sua mano, La

seconda, invece, dice che Tindaro,

fratello di Icario, zio di Penelope e

padre di ELena, avrebbe ricompensato

Ulisse perchè quest'ultimo lo aveva

ben consigliato sul matrimonio della

figlia Elena che, come noto, sarebbe

stato foriero di infiniti lutti per gli

Achei. Ulisse suggerisce a Tindaro di

legare con un giuramento i numerosi

pretendenti alla sua mano, nella speranza

di evitare qualsiasi attrito tra gli eroi

greci dopo le nozze con il prescelto.

La sua ricompensa sarà il matrimonio

con Penelope. Dopo le nozze, Icario

chiede ai novelli sposi di vivere con lui,

ma Ulisse rifiuta, invitando la consorte

a scegliere fra lui e il padre.

Secondo il mito Penelope non

risponde, ma arrosisce violentemente

e, per la vergogna, si copre il volto con

il velo. Icario, intuite le intenzioni

della figlia, decide di lasciarla

andare e dedica un tempio alla

Pudicizia. Quando Paride ed ELena

fuggono da Sparta, Menelao ricorda ai

pretendenti di ELena l'antico giuramento

che li impegnava a vendicare il suo onore

offeso. Ulisse si finge pazzo, preso

dall'amore per la moglie e per il figlio

Telemaco appena nato. Lo smaschera

Palamede, facendo leva proprio sul suo

amore paterno. L'eroe è oerciò costretto

a lasciare la sua patria, Itaca, e a partire

per Troia, ma non perdonerà mai

Palamede, giungendo a vendicarsi di

lui con crudeltà e ingiustizia.

Penelope diventa la depositaria di

tutti i beni di Ulisse e, ben presto, non

tardano ad arrivare i pretendenti alla

sua mano, i Proci, cioè i nobili locali. 

La regina non cede e, di fronte alle

loro incessanti e sempre più violente

pressioni, inventa uno stratagemma:

effettuerà una scelta soltanto al

termine della tessitura del lenzuolo

funebre per il suocero Laerte.

Come noto, ciò che Penelope tesseva di

giorno, disfaceva di notte, prolungando

all'infinito il lavoro al telaio.

 

 

L'inganno durerà a lungo, per circa

tre anni, ma alla fine, tradita da una  

schiava, Penelope dovrà cedere...... 

 
 
 
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