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Post n°78 pubblicato il 24 Luglio 2011 da imagomentis
Uno: tracce di muschio sulla pelle
Due: pulviscoli circolari
Sei: il segno del sottinteso
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Post n°77 pubblicato il 20 Luglio 2011 da imagomentis
Le scaglie d’immaginario si frantumano se cozzano indecise su una realtà che affiora solo a brandelli, se a pezzi sparsi s’impone, questo reale fasullo, fatto da alambicchi impeciati che stillano vermi in fossati di terra nera. La bellezza in idea è lampo breve di luce intensa che un nugolo di demiurghi accecati scaglia a caso da iperuranio lontano. Occhi veloci nel raccoglierlo e attenti al suo variare, o torna tremulo lume del reale.
L’allegoria leggera
II A fragmenta
E t’immagino in bilico III A fragmenta
V A fragmenta
VI A fragmenta
Chiusa imprecisa e chiosa Sono frasi scavate per offrire una dedica imprudente in punta di labbra impulsive, sono un gesto furtivo nel margine dell’esistere in forma di parole. E dietro questo scrivere c’è stata una mano che si è mossa, sospinta, con leggerezza o brutalità, da un’entità immateriale che ha mostrato, tra le cose, un volto di demone e un viso angelico. In ogni caso entità portatrice di luce. In ogni caso entità portatrice di tenebre. |
Post n°76 pubblicato il 17 Luglio 2011 da imagomentis
e credo che sia stato walter benjamin nel suo angel novus o forse adorno in minima moralia ad affermare che il vuoto a volte è colmo di cattivo pieno
poi si lasciava andare in altre frasi che non rammento ma che potrei cercare tra le mensole
te le risparmio perché da sobrio al mattino non capirei il motivo della faccenda
la luce bianca è sparsa nel cortiletto in coccio
forse sono le nuvole che impallidiscono
oppure è davvero l’autunno che ritorna
questo però non è importante
non è il momento di fare arcadia da circo equestre
perché voglio far cenni disimpegnati con minimi aggettivi di quel vuoto che ci separa e unisce in quel pieno ammassato dal tempo osceno del disincanto incanto nell’esistere monco di aggiustamenti e sconti sentimentali
c’è chi nel vuoto mette persino un figlio
come se fosse facile prendersi cura di un’altra essenza
sarà perché l’allegoria del rispecchiarsi mi annoia io nel mio vuoto non ho messo un figlio
c’è chi ci mette il dovere e chi un consorte oppure un gesto di preghiera infinita di bestemmia o di sesso e chissà cosa ancora a riversare
ho fin troppa ironia disincantata per prendere sul serio gli uni e gli altri
e infatti non ce li ho messi
certo ti piacerebbe che ti narrassi un po’ di più di me per darmi il benvenuto nel tuo vuoto
dovresti cogliermi ebbro di chiaroscuri così potrei riempire quello spazio
sarebbe divertente per una volta mettermi in mostra e fare puleggia di pavone
ma tu non reggeresti all’urto del quotidiano mio
quest’estate ad esempio vennero le formiche giù in cucina a spingersi sul pavimento e sul muro in fila indiana per scompigliare la zuccheriera e raccogliere le mollichine sparse sui ripiani
ci crederesti se ti dicessi che le ho lasciate libere di muoversi senza schiacciarne alcuna che non si fosse per caso trovata sotto il mio piede scalzo sul pavimento?
era felice il geco che scorrazzava nella sera sul muro a rimpinzarsi
ed erano felici le formichine
ed io mi divertivo a spifferare sulla mia pelle quando con le zampette mi stuzzicavano
tu le avresti ammazzate tutte quante
e questo cosa c’entra con il cattivo pieno?
se vuoi puoi ridere ma nel tuo vuoto ci sguazzerei come un luccio tra i gorghi di un torrente o dove il fiume sfocia e mischia schiuma dolce e salata in mulinelli sul mare
quando però il sole si accinge alla caduta e si scompone nella luce impalpabile del balzo sull’emisfero concede un vuoto per un istante al cielo in una foggia riflessa messa a rovescio ai bordi di un confine scarlatto all’orizzonte
perché direbbe un altro tra gli scaffali
ciò che conta di un vaso è il vuoto che esso contiene
e sono sobrio in un’alba che ricomincia dall’incavo dei sensi a raccontare
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Post n°75 pubblicato il 11 Luglio 2011 da imagomentis
anche stamani il mio saluto al sole lo scaravento sui muri e la vacanza si rinnova in un vuoto da grattare per scelta
saranno giorni di carestia e di abbondanza e ogni mattina lo so mi sveglierò sorpreso nel mio letto disfatto dall’immaginazione in bilico strapazzato da chiarori già vecchi
eppure qualcuno aspetta un mio gesto accarezzato ma non so più come condurre la mano e il viso diventa ogni notte un coccio estirpato di terra e di salgemma
se non fosse per il mio sguardo chiaro con riflessi d’azzurro lo si direbbe un infuso di pietra lavica e alghe ingiallite messo nel ghiaccio spezzettato ad indurirsi un poco
e saranno giorni di menzogne e schiamazzi ad impilarsi osceni in commerci e consumi senza penuria o pena e accatastati in mostra da mani biforcute in stretto accordo rapace
ed alla fine accetterò il tuo invito alla bonaccia per rassettarci tra due lenzuola il corpo scaglioso e so in premessa che sarà un’apoteosi rimossa ai vertici del ripulirci ciò che chiamiamo anima
ma per tre giorni voglio restare chiuso a ruminare sul vuoto e le bottiglie copiose saranno emblema del disastro annunciato tra fuochi gelidi in un ossimoro goffo
poi ti darò semenza per placarti la sete d’infinito ed il terrore aggraziato di essere ancora viva tra due fiumi in piena e resterò appiccicato al tuo delta prolifico come in un’isola greca pitturata di rosso
rimasticando il tempo in strappi sincopati avrai persino una ciocca spezzata in furto di un nume smaliziato dal corpo infruttuoso e ci sarà baldoria di vino e canti e danze per festeggiare tra di noi l’incoscienza di un infante cresciuto in un’alcova mistica forse chiamato unto da dio per un’assenza che non mi commuove e le mie idee brumose saranno l’architrave imperfetta al centro esatto del silenzio chiassoso tra quei muri inclinati di stoltezza che ripetono il mio buongiorno accecato e ossuto al mondo
il saluto però si ostina a rimbombare staccato tra le esibizioni avverbiali di cosce nude sul tessuto e bocche portentose nel suggellare segreti vischiosi
e se qualcuno m’avesse detto in un giorno alticcio scriverai una poesia d’amore trafelata di rosso gli avrei riso in faccia rumoroso di schizzi di jd
tra un po’ di giorni anche quest’anno incavato da orme di macellai e impostori impalerà la storia nella sua replica e le mie pagine bianche diminuiranno dilapidate e prive ormai di coscienza illuminata o di religio strappata a morsi
ma devo festeggiare nel mio bastione ebbro e disancorato le nozze pagane e barbare d’argento col mio occhio che scrive
(lemmi sparsi si forgiano nell’intimità disabitata di un flashback farinoso qui e ora e diventano ormeggi disimparati che si allontanano silenziosi)
quando mi dissi guerriero di utopie rapinate in pasto crudo ciò che mi accade sotto lo sguardo non può finire a marcire nel nulla forte e feroce di transumanza e oblio perciò veloce misi la mano indelebile nei cinque sensi senza guinzaglio e incominciai a versare inchiostro nelle risme cintate e vuote dell’esistenza per fottere la morte che scoppiettava allegra sui libri letti come in un nubifragio di sublimazioni interrotte
e forse per una catarsi priva di senso scrissi parole e scrivo ancora spesso contratto sui margini incompleti della memoria l’urlo e il silenzio nel mio tao esagerato di penurie e abbondanze
devo cercarmi una dea oscena che rappresenti l’illusione avvolta da troppi anni di frasi sciolte in suoni e segni accagliati nel vino in questi giorni di rifiuto innegabile e nel contempo in feticcio incollare frammenti per farne simulacro e covo sulla tua schiena annunciata dopo il tramonto del terzo giorno impigliato per rannicchiarti in chiosa
eppure a ben guardare tra lo spazio abbagliante delle righe incagliate ci sono i sogni inalterati e irrequieti dei miei venti anni a picco inattuale |
Post n°74 pubblicato il 09 Luglio 2011 da imagomentis
e dal crepuscolo giunge un’ombra vermiglia con la consistenza
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Inviato da: StregaM0rgause
il 31/07/2013 alle 07:33
Inviato da: StregaM0rgause
il 02/07/2013 alle 07:56
Inviato da: o3radovicka
il 01/07/2013 alle 21:32
Inviato da: manuela
il 26/04/2013 alle 12:15
Inviato da: StregaM0rgause
il 23/03/2013 alle 07:33