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RIVENDICHIAMO IL DIRITTO ALLO STUDIO

Post n°22 pubblicato il 23 Ottobre 2008 da wahid2


L'università pubblica rischia il collasso. Se siete studenti universitari, prendetevi del tempo x leggere quanto segue. 

In questi giorni si è parlato solo delle manovre che interessano le scuole elementari:
- riduzione del tempo pieno, con obbligo per i genitori che lavorano di pagarsi di tasca propria una baby sitter pubblica che assista i propri figli;
- ritorno al maestro unico con un orario settimanale di 24 ore..ma visto che il contratto ne prevede solo 22, saranno le stesse scuole ad anticipare con i propri fondi le 2 ore di straordinario;
- lo studio dell'inglese..non tutti le scuole dispongono di un docente di inglese e le assunzioni sono bloccate; questo significa che saranno i genitori a pagare di tasca propria come succede oggi con qualsiasi corso extra scolastico;
- chiusura delle scuole di montagna con un numero di iscritti inferiore ai 50;
- il voto in condotta per arginare fenomeni di bullismo e di violenza all'interno delle scuole, con conseguente bocciatura e incremento dell'abbandono e della dispersione scolastica data la totale mancanza di programmi di recupero.
Per ciò che attiene l'università, la riforma Gelmini ha come scopo quello di fare dell'università un privilegio che soltanto in pochi potrebbero concedersi, vista la sua trasformazione in fondazioni private, con conseguente innalzamento delle tasse (si parla di un aumento molto elevato, non di pochi euro...) e inaccettabile disparità socio-economica, acuendo, anche in riferimento ad un bene indispensabile e costituzionalmente garantito come quello del sapere, una netta differenzazione tra classi sociali.
Partiamo con la legge 126, quella che previsto l'abolizione dell'ICI. Saranno innescati profondi tagli all'università. Entro il 2010 il Fondo di finanaziamento ordinario sarà reciso di 700 milioni di euro e nell'anno successivo di altri 300. Viene giustificato dal governo come contromisura all'eccessivo numero di docenti e di corsi di laurea e alla poca trasparenza delle misure finanziarie introdotte nelle voci di bilancio degli atenei.
Ma intervenire al fine di porre un argine all'enorme sperpero di denaro pubblico(sotto
gli occhi di tutti, anche nell'ambito universitario), attraverso manovre che andrebbero concordate non in maniera unilaterale e soprattutto non sorrette da autorevoli affermazioni o proclami che tendano ad alimentare un clima di repressione, è una forma di razionalizzazione della spesa ben diversa dall'imporre drasticamente tagli che rischiano di gettare gli atenei in una insostenibile e critica situazione economica.
Con la conseguenza per gli atenei messi in condizione di non poter accedere ai fondi pubblici di trasformarsi  in fondazioni private con incremento elevato di tasse di iscrizione e subordinazione della formazione a finanziamenti legati a logiche di mercato.
La legge 133, quella che ha fissato i tagli economici alla pubblica amministrazione (e che tanto ha giovato alla salute e agli esiti favorevoli nei sondaggi del governo e in particolare del Ministro Brunetta), oltre alla diminuzione dei fondi prevede anche il BLOCCO del turnover nelle università.
Tale blocco prevede che ogni dieci docenti che nei prossimi tre anni andranno in pensione, solo due verranno rimpiazzati. 
Per i ricercatori questo significa dire addio a ogni prospettiva di carriera universitaria....visto che l'età media dei ricercatori non di ruolo si aggira intorno ai 40 anni, una misura del genere blocca qualsiasi ingresso dei giovani nel mondo accademico.
A fronte di questa riforma della discordia, in quasi tutti gli atenei studenti, docenti e genitori si uniscono alla protesta che procede spedita verso occupazioni, manifestazioni, mobilitazioni, contestazioni, sit in, blocco della didattica e lezioni tenute nelle piazze.
NON RUBATECI IL FUTURO o IL SAPERE NON è IN VENDITA o NON SAREMO NOI A PAGARE LA CRISI CHE AVETE CAUSATO sono gli slogan che colorano la calda stagione di protesta.
in questi giorni caldi l'università italiana è una polveriera che rischia di esplodere. Non potrebbe essere altrimenti, visto il futuro che si prospetta innanzi ai nostri occhi.
Facciamoci portavoci di una sensibilizzazione e di un' informazione diffusa; per non permetterre che ci venga tolto il futuro. 
 
ALTRIMENTI BUONA FORTUNA A CHI AVRA' LA FORTUNA DI STUDIARE                                                                                  

 
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GABER DOCET

"!a libertà non e' star sopra un albero,

  non è neanche avere un'opinione,

  la libertà non è uno spazio libero,

  libertà è partecipazione"


 

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