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Creato da: wahid2 il 15/01/2007
discussione sulla necessità di un ricambio generazionale

 

 
il continuo inseguire fa... »

Giovani: costruttori del futuro

Post n°1 pubblicato il 15 Gennaio 2007 da wahid2
 

  di Tommaso Naclerio* 

Alla ricerca di un’ identità che permetta di abbattere le barriere generazionali, che valorizzi gli strumenti di democrazia diretta, che ispiri un’ intensa e prolifica  partecipazione attiva alla  vita pubblica, ma che soprattutto sia produttiva  di un effettivo protagonismo dei giovani nelle scelte e decisioni di domani, l’Associazione “Lavori in corso” di Agerola (Na) propone,  attraverso l’apertura di un  blog,  un’ occasione  in cui è finalmente  possibile avviare  una discussione e un confronto sulla necessità di un ricambio intergenerazionale nella società di oggi.

  La determinazione che ha guidato i nostri passi in questi primi sei anni di percorso associativo nasce dalla instancabile voglia di tentare nuove soluzioni e continui rimedi alle condizioni di disagio che quotidianamente affrontiamo e che inevitabilmente si riscontrano in piccoli contesti locali, nei quali si registrano enormi difficoltà nell’approccio con il mondo esterno, con il sistema dell’informazione, della cultura e della conoscenza in genere. L’idea di proporre un luogo di discussione e confronto sulle problematiche e i disagi che ci attanagliano, tra l’altro accessibile a tutti attraverso i mezzi telematici a disposizione, è dettata proprio dal bisogno di imboccare una via d’uscita da una condizione di vita sospesa tra dipendenza, indifferenza e senso di incertezza che pervade la realtà globale e locale.

  Il messaggio lanciato da quei giovani scesi spontaneamente e pacificamente in piazza a Locri (Calabria) per manifestare il proprio disgusto verso quel male sociale, che si chiama ‘ndrangheta, per poi sfidarlo attraverso la creazione di un movimento o i messaggi estratti dalle azioni più violente dei giovani immigrati delle periferie parigine che a distanza di un anno continuano a dare sfogo alla propria collera e ai propri disagi dovuti alla mancanza di integrazione sociale o quelli ancora ricavati dall’entusiasmo di quei giovani che nel 1990, a colpi di piccone, buttarono giù il Muro di Berlino e ad inaugurare una nuova epoca di pace, sono espressione di un’unica presa di coscienza che urla la voglia di cambiamento.

  Nel 2007 noi giovani fatichiamo a districarci tra delusione e speranza.

  La delusione deriva dalla consapevolezza che la società di oggi è un circuito vecchio, chiuso e clientelare, che ci obbliga a rimanere isolati e lontani dalla sfera pubblica. Chi dovrebbe garantire la fase di avvicendamento tende viceversa a consolidare il principio “dell’eterna giovinezza allo scopo di abolire i giovani”, per cui noi che abbiamo 20 – 30 anni siamo tagliati fuori, nel senso che non saremo mai gli artefici di quel processo di cambiamento ed innovazione di idee e progetti.

  Ci troveremo a dover sopportare inermi la presunzione o la bramosia di chi, essendosi impossessato della scena da venti o trenta anni e avendo mostrato tutta la inadeguatezza nel porre le basi per un necessario ricambio generazionale, anziché proporsi da testimone del tempo andato, continua a rivestire il ruolo di interprete del nostro tempo e costruttore del futuro.

  Noi giovani resteremo sospesi in un’eterea dimensione di dipendenza. Avremo minime possibilità di realizzazione. E non saremo in grado di scalare le gerarchie professionali, politiche e sociali, a meno che la sorte non ci abbia consegnato un cognome illustre. Basta guardare le zone alte – e non solo – della politica, dell’impresa, dei media o dell’Università per accorgersi della presenza di tanti “figli o nipoti di”. Quando forse senza la “buona parola” o il prestigio del papà o del nonno, difficilmente avrebbero potuto conseguire simili promozioni.

  La speranza risiede nelle parole della più alta carica dello Stato, il Presidente Giorgio Napolitano, il quale nel discorso di fine anno difende espressamente gli istituti di democrazia diretta, atti a garantire e preservare un’effettiva e duratura partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica.

  Manifestare il coraggio nel voler affermare il nostro protagonismo nella determinazione delle scelte e delle decisioni che ci riguardano, significa osare, guardare oltre, trasgredire, plasmare la società del futuro, imponendo scelte, gusti e tendenze. E così divenire i veri costruttori di certezze.

  Tocca a noi decidere se annaspare fino ad affogare nel fallimento delle nostre aspettative o se ispirare con un confronto maturo e sensibile un processo “rivoluzionario”, che alimenti la convinzione che CAMBIARE E’ POSSIBILE.

                                                                         

                    * Presidente Associazione "Lavori in corso"

 

Di seguito i casi più eclatanti, nei quali attestiamo l'effettiva sussistenza di un sistema vecchio:

  • Romano Prodi (Presidente del Governo) - anni 68
  • Silvio Berlusconi (Leader Opposizione) - anni 71
  • Luca Cordero di Montezemolo (Presidente Fiat - Confindustria - Ferrari) - anni 60
  • Antonio Matarrese (Presidente Lega Calcio) - anni 67
  • Elio Catania (Presidente FS) - anni 61
  • Giancarlo Cimoli (Presidente Alitalia) - anni 68
  • Guido Rossi (Presidente Telecom Italia) - anni 76
  • Fedele Confalonieri (Presidente Mediaset) - anni 70

 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 30/01/07 alle 20:58 via WEB
2005)compie i suoi studi presso la facolta' teologica di Venegono,nella quale insegnera' per alcuni anni,specializzandosi sulla teologia protestante americana e la motivazione razionale dell'adesione alla fede e ealla chiesa.Negli anni cinquanta lascia l'insegnamento in seminario per quello nelle scuole superiori.Dal 1964 al 1990 insegna Introduzione alla Teologia all'Universita'Cattolica di Milano.E' autore di parecchi saggi;tra i piu'recenti:All'origine della pretesa cristiana(2001).Perche' la chiesa(2003).Un caffe'in compagnia(2004)...Dalla meta' degli anni Cinquanta da' vita al movimento Comunione e Liberazione,oggi presente in Italia e in settanta Paesi in tutto il mondo. Voglio ricollegarmi al tema dello smarrimento dell'uomo affrontato prima dagli amici del blog inserendo un intervento del "successore"di Don Giussani,Julian Carron,agli esercizi degli universitari di Comunione e Liberazione a Rimini 8-10 Dicembre. Lo "slogan" che anima queste giornate e'"Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero se poi perde se stesso?" "Se dovessi scegliere una parola,per descrivere la situazione in cui tutti ci troviamo,qualsiasi sia il paese da cui veniamo,io userei la parola "confusione".Per indicare la situazione di un uomo che vive in un Paese come il nostro e si trova davanti a questa societa' ,a questo popolo,in cui nasce e cerca di chiarirsi ,di incominciare a capire come si fa a vivere,non possiamo usare altra parola se non la parola "confusione".Domandandiamoci c'e' qualcosa che resiste a questa confusione?C'e' qualcosa che resiste in modo evidente e che nemmeno la confusione puo' sconfiggere?Tutta questa confusione non puo' evitare anzi la fa emergere con piu' chiarezza l'esigenza che ci troviano addosso:l'esigenza di felicita',l'esigenza di trovare la strada giusta,l'esigenza della verita',di capire il senso del tempo,delle sofferenze,del vivere.Tutta la confusione non puo'evitare l'emergere del cuore."Che giova all'uomo guadagnare il mondo se poi perde se stesso?",se poi perde il proprio io,il proprio cuore?Il cuore dell'uomo e'quel luogo della nostra esistenza personale in cui si capisce che noi siamo quel livello della natura in cui la natura diventa bisogno di rapporto con l'infinito.Questa natura che diventa bisogno di infinito ,questa esigenza che chiamiamo cuore è cosi' radicata nella nostra umanita' che non possiamo distruggerla.Tutta questa confusione si scontra una volta dopo l'altra con questo fatto,che e'radicato nella nostra umanita':e' un dato.Diversamente dagli animali ,anche la nostra fisiologia,e' tutta quanta impostata con questa apertura all'infinito:esa e'radicata nella nostra umanita',per questo e'inestirpabile.Tutti lo riconoscono."Io sono pieno di una domanda a cui non so rispondere "Pasolini.Nessun nichilismo puo'vincere questo.Poiche' si tratta di qualcosa che niente puo' sconfiggere,ci troviamo di fronte a una alternativa:0 diamo credito a questo cuore, a questa esigenza che ci troviamo addosso o cerchiamo di cancellarlo.O vince il credito o vince la menzogna.Siccome non possiamo cancellarlo,quello che veramente possiamo opporgli e' soltanto la nostra menzogna,una menzogna continua perche' dobbiamo negarlo in continuazione.Come diceva Gide:"Desiderio ti ho trascinato per le strade ti ho desolato per i campi,ti ho ubriacato nelle citta',ti ho ubriacato senza dissetarti,ti ho bagnato nelle notti piene di luna, ti ho portato in giro dovunque,ti ho cullato sulle onde,ho voluto addormentarti sui flutti.Desiderio,desiderio che farti?Che vuoi dunque,quando ti stancherai?"...Questo testo non fa altro che ribadire quanto l'uomo d'oggi lasciandosi abbagliare dai falsi miti,stia completamente soffocando le esigenze piu' profonde soddisfacendo le quali riempie la sua esistenza di uno scopo e di una felicita' vera.julian Carron termina affermando che nell'incontro con la Presenza possiamo soddisfare il nostro bisogno.Ne sono convinta.Ma aldila' di questo, cio' che mi preme e' invitare a liberarci anche solo per qualche istante delle nostre aspettative,dei nostri desideri materiali,delle problematiche quotidiane e immergerci nella nostra interiorita' per chiederci se ci va bene il mondo com'e',se riusciamo a sottarci in qualche modo alle sue regole ciniche per poter rispondere a quell'esigenza di legalita' ,di giustizia,di onesta'che ognuno d noi porta dentro.
 
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