Creato da TconZERO il 07/06/2009

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( l'agonia dell'irrequietezza )

 

 

*festi(E)VITA*

Post n°60 pubblicato il 04 Aprile 2010 da TconZERO

o è festa tutti i giorni
o non è festa... (mai)

o si ha la forza di sorridere
o è meglio lasciar perdere.

 
 
 

realtą virtuale

Post n°59 pubblicato il 02 Aprile 2010 da TconZERO

Forse non sapeva esattamente come e perché fosse successo ma sapeva bene il quando.
Ad un certo punto (esatto, quindi) della sua esistenza, come un nave cargo che trasportava rifiuti radioattivi, si ritrovò arenato ai confini di una realtà che esisteva solo nella testa.
Da lì, timoroso del fatto che un qualsiasi straccio di sogno si tramutasse in incubo, non poté più muoversi. Non lo scelse, sia chiaro; successe.
Però l'idea di attendere in quel punto esatto che il destino lo investisse gli piaceva. Si disse: "accada quel che accada, non gli andrò più incontro".

Oggi,
come un vibrato stonato
in quell'oceano di rumori
dalla nebbia
di tanto in tanto 
riappare.

E poi scompare.

 
 
 

arieti/pesce

Post n°58 pubblicato il 01 Aprile 2010 da TconZERO

quattro giorni fa, due anni
due giorni fa, quattro anni

oggi, tutta la vita.

 
 
 

termodinamica applicata

Post n°57 pubblicato il 31 Marzo 2010 da TconZERO


Abbiate pazienza...

su incarico dell'ENEA,
dipartimento "Fonti Rinnovabili", 
sto raccogliendo dati
per sviluppare un algoritmo
necessario a definire con esattezza
quante lucciole bisogna mungere
per avere l'energia equivalente
a quella di un raggio di sole.

 
 
 

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Post n°56 pubblicato il 30 Marzo 2010 da TconZERO

La notte lava la mente.
 
Poco dopo si è qui come sai bene,
file d'anime lungo la cornice,
chi pronto al balzo, chi quasi in catene.
 
Qualcuno sulla pagina del mare
traccia un segno di vita, figge un punto.
Raramente qualche gabbiano appare.

(Mario Luzi)

 
 
 

ritorni?

Post n°55 pubblicato il 25 Marzo 2010 da TconZERO

.

al ritorno da un lungo viaggio
neppure le pareti della casa che avevamo lasciato
ci sembreranno più le stesse.

se vincere lo spazio è per lo più una questione di tempo
e vincere se stessi diventa spesso una scelta obbligata,
provare a fare la differenza (o la somma) tra il prima ed il dopo
è quasi sempre una fatto di inutile coraggio (stupidità ?)

chi e dove eravamo?
chi e dove siamo?
chi e dove saremo?

non è facile però è tutto qui

.

 
 
 

regali inaspettabili

Post n°54 pubblicato il 14 Marzo 2010 da TconZERO

Stasera, mentre compivamo il solito rituale serale pre-sonno (cavalluccio-acchiapparella-morracinese-favoletta), con alcune settimane di anticipo lei mi ha detto cosa vorrebbe come regali di compleanno.
Si, "regali"; perché, oltre al solito giochino già visto, utile ad emulare azioni da grandi (un registratore di cassa giocattolo, per l'appunto), mi ha chiesto un'altra cosa, che mi ha gettato un pò nello sconforto.
Infatti, alla frase "vorrei il registratore di cassa giocattolo che abbiamo visto al negozio l'altra volta" ha aggiunto:
"... e poi vorrei una torcia speciale, per illuminare le notti e far si che sia sempre giorno".

Ed io che credevo che la natalizia ricerca del tappeto musicale di Hello Kitty mi avesse già portato a toccare il fondo della mia disperazione

 
 
 

stupiditą #1

Post n°53 pubblicato il 11 Marzo 2010 da TconZERO

Mi capita di ritornare con la ragione sui miei passi.
Senza motivo apparente e senza risultati apprezzabili. Eppure lo faccio.
E' come se sentissi il bisogno di far quadrare sempre il cerchio del mio trascorso.
Così: viviseziono, analizzo, ricompongo, valuto, catalogo.
Questa rendicontazione, propria più di chi gestisce risorse materiali che esistenziali, la faccio sempre più spesso, con il passare del tempo, ed è per essa se mi sento sempre più stupido, forse. Ma anche no (stupido ma non per essa, intendo).

***

La stupidità deriva dall'avere una risposta per ogni cosa.
La saggezza deriva dall'avere, per ogni cosa, una domanda.
(Milan Kundera)

 
 
 

tu

Post n°52 pubblicato il 09 Marzo 2010 da TconZERO

Tu / forse non essenzialmente tu
un'altra / ma è meglio fossi tu
hai scavato dentro me / e l'amicizia c'è
Io che ho bisogno di raccontare
la necessità di vivere / rimane in me
e sono ormai convinto da molte lune
dell'inutilità irreversibile del tempo
mi scegli alle nove e sei decisamente tu
non si ha il tempo di vedere la mamma e si è gia nati
e i minuti rincorrersi senza convivenza
mi svegli e sei decisamente . . .

 
 
 

il nostro spazio ed il mio tempo

Post n°51 pubblicato il 09 Febbraio 2010 da TconZERO

Se devo dire esattamente quando è successo che le cose hanno preso una piega diversa non lo so; resta il fatto che è successo.
Da che si camminava insieme, mano nella mano, uno o l'altra ha iniziato a procedere con una diversa andatura; più veloce o più lenta, poco importa. La strada era sempre la stessa, però; all'inizio, almeno.
Poi il tempo ha riassunto il valore assoluto che aveva sempre avuto e le stesse vicissitudini ci hanno cambiati... diversamente. Così ce ne siamo andati, ognuno per la propria strada; diverse questa volta. E ci siamo persi.

Io ho ricominciato a tracciare recinti fatti soltanto di segni che, anziché definire spazi e delimitare contenuti, sono l'epicentro di qualcosa che gli sta tutto intorno. Negativi di contenitori troppo grandi per poter essere definiti con dimensioni reali, rappresentano tutto quanto può essere, con l'esclusione di pochissime cose.
Bastasse adesso dire "ci riprovo" per trovare la forza di farlo sarebbe un attimo. E' che quell'attimo si è dilatato, senza riferimento alcuno.

I giorni e le stagioni volano, mentre le notti sono diventate interminabili.
Accovacciato a quel respiro, immerso in uno spazio liquido che costringe i movimenti e toglie il respiro, vivo in un tempo che non esiste... e mi chiedo:

è davvero solo questo? è davvero tutto qui?

 
 
 

tic tic tic

Post n°50 pubblicato il 08 Febbraio 2010 da TconZERO

Un
altro
colore
è
diventato
grigio
e
a poco
a poco
stiamo
sciupando
tutti
quelli
dell'arcobaleno
che
con
fatica
insieme
avevamo
dipinto.

 
 
 

di memoria in memoria

Post n°49 pubblicato il 04 Febbraio 2010 da TconZERO

Leggendo l'ultimo post di marcie, tratto chissà da dove (mi chiedo, perché cazzo non citi mai le fonti?), mi è tornato alla memoria il passo di qualcosa che lessi un pò di tempo fa. Lo ripropongo... e lo lascio a futura memoria.

<<... Soltanto alle nostre radici possiamo sperare in un rinnovamento. Gli aborigeni australiani vanno errando durante tutto l'anno ma tornano ad intervalli stagionali nei loro luoghi sacri per riprendere contatto con le radici ancestrali, fondate nel "tempo del sogno". E una volta ho conosciuto un uomo che si comportava allo stesso modo.
Mi ero sentito estraniato dai miei amici e amavo la compagnia di un uomo molto vecchio ed esperto di dottrine islamiche, che era anche addetto commerciale di un'ambasciata del Medio Oriente. Una sera venne a casa sua, nella zona della Victoria Station, un inglese sui cinquantacinque anni, dall'aria perfettamente serena. Non aveva una ruga. Sembrava appartenere a quella specie pressoché estinta - l'uomo felice. Non era una persona chiusa in se stessa, fuori dal mondo, ma tutto il contrario. Eppure faceva una vita che porterebbe la maggior parte di noi al collasso nervoso. Era il rappresentate di una ditta di macchine da scrivere e ogni tre mesi visitava in aeroplano quasi tutti i paesi dell'Africa. Non aveva parenti né legami. Tutto ciò che gli occorreva era contenuto in una valigia: una valigia abbastanza piccola da stare sotto il sedile di un aereo come bagaglio a mano. Quando passava da Londra, rinnovava tutto, valigia e vestiti. Sembrava non possedere nient'altro, ma alle mie insistenze ammise di avere una certa cassetta di cui non desiderava parlare. Lo avrei preso in giro, disse. Promisi di non ridere, e mi raccontò che nella cassaforte dell'ufficio teneva una cassetta di latta, di quelle usate dai procuratori legali per i documenti. Dentro c'erano le sue "cose". Quattro volte all'anno, quando tornava a Londra, dormiva nella stanza a cuccette che la ditta riservava ai suoi commessi viaggiatori. Per mezz'ora chiudeva a chiave la porta, toglieva le cose dalla cassetta e le spargeva sulla cuccetta. Erano il vario bric-à-brac di una vita piccolo borghese inglese: l'orsacchiotto di pezza, la fotografia del padre caduto nella prima guerra mondiale, la sua medaglia, la lettera del re, alcuni ninnoli della madre, un trofeo di nuoto, un portacenere omaggio. Ma ogni volta riportava dall'Africa un oggetto nuovo, e buttava un oggetto vecchio che aveva perso significato. "So che sempra sciocco," disse "ma quelle sono le mie radici". E' la sola persona, fra quante ne ho conosciute, che abbia risolto la difficile equazione tra cose e libertà. La cassetta era il perno della sua orbita migratoria, il punto fisso territoriale in cui egli poteva rinnovare la propria identità. E senza di essa si sarebbe sentito letteralmente sbalestrato...>>.

(Tratto da La moralità delle cose, di B. Chatwin)

 
 
 

devo

Post n°48 pubblicato il 28 Gennaio 2010 da TconZERO

Devo smettere di ascoltare
canzoni che parlano di te.

Devo smettere di leggere 
pagine che raccontano di te.

Devo smettere di cercare

buconellacqua

quello che non c'è!

 
 
 
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