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Creato da: ipnosigenerativa il 13/03/2006
Web-Log ufficiale della Sezione di Ipnosi della Fondazione Scientifica OFB.onlus

 

 

IPNOSI E SUGGESTIONE

Post n°4 pubblicato il 06 Aprile 2006 da ipnosigenerativa

APPROCCIO TERAPEUTICO GENERATIVO-TRASFORMAZIONALE E SUGGESTIONE POST-IPNOTICA INDIRETTA (di Luciana Farese e Ferdinando Brancaleone)

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ipnosi - suggestione - terapia generativa - comunicazione indiretta
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La suggestione post-ipnotica viene adoperata, fondamentalmente, per valutare e/o ratificare l'efficacia della trance, nonché per produrre, in un ambito più specificamente clinico, cambiamenti terapeutici.
Se nell'ipnositerapia più 'tradizionale' la trance tende ad essere concettualizzata come una sorta di 'stato di vuoto', durante il quale l'individuo può facilmente venire 'programmato' e/o 'riprogrammato' mediante le suggestioni proposte dall'ipnologo, oggi si riconosce sempre più che tale modello dello 'stato di vuoto' e della 'programmazione e/o riprogrammazione' risulta fuorviante, specialmente in ambito clinico.
La "trance terapeutica" è da considerare, piuttosto, come un mezzo per focalizzare l'attenzione ed utilizzare le dinamiche interne dell'individuo in modi che permettano a processi prevalentemente inconsci di mediare e/o generare risposte di tipo auto-terapeutico.

In tale ambito concettuale ed in un senso molto ampio, si può parlare di 'suggestione post-ipnotica' ogni qual volta, durante momenti di 'particolare ricettività', venga introdotta o disseminata un'idea, la quale più tardi sarà attualizzata 'spontaneamente' a livello psico-comportamentale.
E' da mettere in rilievo, comunque, che la 'particolare ricettività', necessaria per l'efficacia della suggestione post-ipnotica, può prodursi sia durante una trance formalmente indotta, sia durante quei momenti di 'vita quotidiana', nei quali l'attenzione risulta particolarmente 'fissata' ed 'assorbita' e che si configurano come "comune trance della vita quotidiana".
Nell'approccio ipnoterapeutico tradizionale la suggestione post-ipnotica è presentata solitamente in modo diretto, assumendo schematicamente la struttura formale:

"Dopo X , avverrà Y" ,

dove " X " rappresenta il 'risveglio' dalla trance e " Y " rappresenta il contenuto della suggestione post-ipnotica.
Esempio:
"Dopo che ti sarai svegliato dalla trance, ogni qual volta porterai una sigaretta alla bocca, proverai un profondo disgusto, per cui non sarai più in grado di fumarla".

E' in particolare a Milton H. Erickson che si deve l'uso terapeutico di suggestioni post-ipnotiche particolarmente efficaci in ambito clinico, fondate su forme di comunicazione 'indiretta' ed 'implicita', i cui messaggi tendono ad essere recepiti ed assorbiti in maniera prevalentemente sub-liminale.
Collegare, ad esempio, un messaggio (contenente una suggestione post-ipnotica) ad un 'evento inevitabile' che il paziente sperimenterà in futuro, potenzia enormemente il messaggio post-ipnotico, in quanto l'evento inevitabile fungerà, con un alto grado di probabilità, da stimolo e veicolo per l'attuazione della suggestione post-ipnotica contenuta nel messaggio.
Esemplificazione:
- "Adesso tu hai gli occhi chiusi e stai riposando profondamente ... e, quando tra poco ti sveglierai e riaprirai gli occhi, ... ti dirò qualcosa ... che ti permetterà di andare ancora più profondamente in trance, ... in modo che tu possa fare un buon lavoro dentro di te, ... tale che ti permetterà di utilizzare spontaneamente nuove risorse ... ogni volta che sarà per te utile e possibile".
L'esempio riportato permette di illustrare alcuni principi basilari per la presentazione di messaggi contenenti suggestioni post-ipnotiche indirette in ambito terapeutico:

1. Apertura di un "campo affermativo", attraverso l'individuazione ed il riconoscimento dell'esperienza in atto e di 'eventi inevitabili' (" ... tu hai gli occhi chiusi e stai tiposando profondamente ... " ; " ... tra poco ti sveglierai e riaprirai gli occhi ... ");

2. Collegamento di 'eventi inevitabili' con il messaggio post-ipnotico che si desidera venga realizzato (" ... ti dirò qualcosa ... che ti permetterà di andare ancora più profondamente in trance ... ");

3. Stimolazione delle dinamiche interne della personalità (" ... in modo che tu possa fare un buon lavoro dentro di te ... tale che ti permetterà di utilizzare spontaneamente nuove risorse ... ");

4. Collegamento del messaggio post-ipnotico con il futuro e nei contesti idonei (" ... utilizzare spontaneamente nuove risorse ... ogni volta che sarà per te utile e possibile").

E' esperienza abbastanza comune che risulta più facile accogliere due o più 'suggestioni', piuttosto che una singola ed isolata 'suggestione', per cui può risultare molto utile offrire una serie di messaggi post-ipnotici congiunti in una stretta rete associativa.
Esemplificazione:
- "Adesso (1) tu hai gli occhi chiusi e stai riposando ... e quando (2) tra poco ti sveglierai e riaprirai gli occhi ... (3) muoviti e, se vuoi, stirati un po' ... (4) Puoi anche parlare di qualcosa della tua esperienza ... e (5) dimenticare tutto il resto ... fino a quando ti chiederò di (6) tornare nuovamente in trance ... per (7) fare ancora un buon lavoro dentro di te ... che ti permetterà di (8) avere un equilibrio sempre maggiore nella tua vita di ogni giorno".

Analisi dell'esemplificazione:

1. - " ... tu hai gli occhi chiusi e stai riposando ... " (apertura di un 'campo affermativo' attraverso l'individuazione ed il riconoscimento di un'esperienza in atto);

2. - " ... tra poco ti sveglierai e riaprirai gli occhi ... " (disseminazione di 'eventi inevitabili');

3. - " ... muoviti ... stirati un po' ..." (disseminazione di suggestione post-ipnotica collegata ad eventi inevitabili o, almeno, molto probabili);

4. - " ...Puoi anche parlare di qualcosa della tua esperienza ..." (ulteriore disseminazione di suggestione post-ipnotica in forma potenziale);

5. - " ... dimenticare tutto il resto ..." (ulteriore 'sottile' suggestione post-ipnotica di amnesia);

6. - " ... tornare nuovamente in trance ..." (suggestione post-ipnotica per la reintroduzione della trance, con ulteriore implicazione subliminale che nella nuova trance ricorderà quanto ha precedentemente dimenticato);

7. - " ... fare ancora un buon lavoro dentro di te ... " (stimolazione delle dinamiche interne della personalità);

8. - " ... avere un equilibrio sempre maggiore nella tua vita di ogni giorno ..." (collegamento con il futuro e nei contesti idonei).

La pratica clinica insegna che tra terapeuta e paziente vengono a costituirsi molteplici modelli di 'condizionamento' ad un livello prevalentemente inconsapevole e subliminale. Molti terapeuti, ad esempio, variano automaticamente il tono, il ritmo, la cadenza, il volume della propria voce durante il lavoro di trance; i pazienti, a loro volta, tendono a divenire sub-liminalmente 'condizionati' a sperimentare una trance in risposta a tali variazioni vocali.
Non è raro il caso in cui, qualora il terapeuta adotti cambiamenti vocali durante una 'normale' conversazione, il paziente cominci a sperimentare spontaneamente un certo grado di trance in modo completamente inconsapevole.
In tale ambito concettuale, quindi, le variazioni tipiche della comunicazione, adottate dal terapeuta durante il periodo di trance, possono fungere da 'sottili' ed efficaci elementi suggestivi post-ipnotici, di tipo analogico, per la reintroduzione della trance.

Il terapeuta dotato di adeguato spirito di osservazione, inoltre, acquisendo la capacità di cogliere le varie modalità di auto-condizionamento inconscio da parte del paziente, ha la possibilità di utilizzarle al momento opportuno ai fini della terapia. Alcuni pazienti, ad esempio, tendono spontaneamente ad assumere una caratteristica posizione corporea durante l'esperienza di trance. Tale caratteristica posizione del corpo può essere utilizzata dal terapeuta al fine di introdurre, eventualmente anche nel corso di una 'normale conversazione', un leggero stato di focalizzazione ipnotica, mediante il semplice ed 'occasionale' invito ad assumere quella specifica posizione corporea.
Imparare, quindi, a riconoscere tali caratteristici segnali corporei, spesso inconsci, permette al terapeuta di utilizzarli come 'sottili' suggestioni post-ipnotiche, al fine di introdurre uno 'stato alternativo' maggiormente funzionale al processo terapeutico.

Un ulteriore efficace approccio alla suggestione post-ipnotica indiretta consiste nell'indurre una serie di 'aspettative', le quali possono trovare risoluzione ed appagamento solamente dopo che lo stato di trance si è formalmente concluso. L'aspettativa, infatti, tende ad instaurare uno stato di 'tensione irrisolta', la quale facilita l'aumento della sensibilità del paziente alla 'sorpresa', collegata strettamente all'attuazione del messaggio post-ipnotico. L'aspettativa per la sorpresa, inoltre, tende ad instaurare una sorta di 'stato confusivo', che può depotenziare gli abituali schemi consci e le strutture di riferimento 'razionali', per cui viene in tal modo ad essere facilitata l'esecuzione 'spontanea' di quanto indicato nelle suggestioni terapeutiche post-ipnotiche.
E' in particolare la suggestione post-ipnotica "a finale aperto", ossia senza un contenuto specificato in modo chiaro ed esplicito, che tende ad instaurare e produrre un clima di aspettativa in vista di un'eventuale sorpresa, fornendo, nello stesso tempo, un 'canale' privilegiato per l'espressione dell'individualità del paziente, nello stimolare risposte auto-terapeutiche generate dall'attivazione di risorse e potenzialità latenti e/o inutilizzate.
A tal proposito, si prenda in considerazione, ad esempio, il seguente messaggio post-ipnotico indiretto, offerto alla fine di un lavoro di trance, durante il quale il paziente ha potuto sperimentare un adeguato e positivo campo sintonico ed affermativo nell'interazione comunicativa col terapeuta:
- "Mi chiedo se ti piacerà sperimentare, dopo che avremo concluso questa positiva esperienza di trance, una bella sorpresa, che sarà per te indice del buon lavoro che è già avvenuto dentro di te e che continuerà ad avvenire anche nei giorni futuri a tuo beneficio".
Analizzando il messaggio sopra riportato, se ne possono dedurre, sinteticamente, le seguenti implicazioni e disseminazioni, prevalentemente 'indirette' e 'sub-liminali':

1. La 'suggestione' di una "sorpresa", formulata attraverso una 'domanda indiretta', tende a far dare per scontato che essa avrà comunque luogo, avviando così una 'ricerca inconscia', che permetterà più facilmente l'emersione e la manifestazione di risorse e potenzialità latenti, funzionali a tale scopo.

2. Il 'risveglio' dalla trance sarà accompagnato da un'intensificata aspettativa, nonché da un'accentuata motivazione alla sperimentazione di qualcosa di creativamente 'nuovo'.

3. Il positivo lavoro interiore instaurato durante la trance proseguirà nel periodo post-ipnotico.

4. Giacché gli usuali schemi di riferimento coscienti del paziente non possono fargli conoscere quale sia ed in che cosa consista la "sorpresa" post-ipnotica, tali schemi coscienti tenderanno ad essere depotenziati in favore di altri 'schemi alternativi', che permettano più facilmente di far scaturire qualcosa di 'nuovo' dall'inconscio creativo.

5. La suggestione tenderà ad essere 'senza possibilità di errore', dal momento che qualsiasi cosa il paziente sperimenti dopo il 'buon lavoro' di trance potrà essere considerata come una "piacevole sorpresa", che tenderà a ratificare, a livello conscio e/o inconscio, il lavoro terapeutico che ha già avuto luogo, nonché a stimolare l'ulteriore autonomo lavoro interiore anche dopo la conclusione 'formale' dell'incontro terapeutico.

Per concludere queste sintetiche riflessioni circa l'approccio alla "suggestione post-ipnotica indiretta" come mezzo privilegiato per stimolare, a livello generativo-trasformazionale, le capacità auto-terapeutiche insite in ogni persona, ritengo utile citare quanto Sidney Rosen, nel 1979, disse di Milton H. Erickson, che di questo approccio è stato indubbiamente il 'caposcuola' ed il più valido ed originale rappresentante:
"... Erickson lavora sempre in vista di un fine - quello dei pazienti, non il proprio.
Questa può non sembrare oggi un'idea così rivoluzionaria, poiché è l'intenzione manifesta di quasi tutti i terapeuti, ma forse molti di loro non sono del tutto in grado di raggiungere questo scopo.
E' significativo che intenzione e pratica siano perfettamente correlate e realizzate nell'opera di quest'uomo che è probabilmente il massimo esperto mondiale di ipnosi clinica, e che l'ipnosi sia ancora associata da quasi tutti con la manipolazione e la suggestione - un tipico paradosso ericksoniano.
Il maestro manipolatore concede e stimola la più grande libertà!"



BIBLIOGRAFIA


1. BANDLER R. - GRINDER J., Patterns of the hypnotic techniques of Milton H. Erickson, Meta Publications, 1975. Trad. it.: "I modelli della tecnica ipnotica di Milton H. Erickson", Astrolabio, Roma 1984.
2. BANDLER R. - GRINDER J., Trance-Formation: Neurolinguistic Programming and the structure of hypnosis, Real People Press, 1981. Trad. it.: "Ipnosi e Trasformazione", Astrolabio, Roma 1983.
3. ERICKSON M.H., The collected papers of Milton H. Erickson on hypnosis (4 Voll.)(a cura di Ernest L. Rossi), Irvington Publishers, New York 1980. Trad. it.: "Opere": Vol. I°: "La natura dell'ipnosi e della suggestione"; Vol. II°: "L'alterazione ipnotica dei processi sensoriali, percettivi e psicofisiologici"; Vol. III°: "L'indagine ipnotica dei processi psicodinamici"; Vol. IV°: Ipnoterapia innovatrice", Astrolabio, Roma 1982-84.
4. ERICKSON M.-ROSSI E.-ROSSI S., Hypnotic Realities: The induction of clinical hypnosis and forms of indirect suggestion, Irvington Publishers, New York 1976. Trad. it.: "Tecniche di suggestione ipnotica", Astrolabio, Roma 1979.
5. ERICKSON M.-ROSSI E., Hypnotherapy: An exploratory casework, Irvington Publishers, New York 1979. Trad. it.: "Ipnoterapia", Astrolabio, Roma 1982.
(Tale opera, specialmente nella sezione che va da pag.105 sgg., ha ispirato ed orientato la stesura del presente lavoro sulle suggestioni post-ipnotiche indirette).
6. ERICKSON M.-ROSSI E., Experiencing hypnosis: Therapeutic approaches to altered states, Irvington Publishers, New York 1981. Trad. it.: "L'esperienza dell'ipnosi", Astrolabio, Roma 1985.
7. ERICKSON M.-ROSSI E., The February man: Evolving consciusness and identity in hypnotherapy, Brunner/Mazel, New York 1989. Trad. it.: "L'uomo di Febbraio", Astrolabio, Roma 1992.
8. GORDON D.- MEYERS-ANDERSON M., Phoenix: Therapeutic patterns of Milton H. Erickson, Meta Publication, 1981. Trad. it.: "Phoenix", Astrolabio, Roma 1984.
9. HALEY J. (a cura di), Advanced techniques of hypnosis and therapy, Grune & Stratton, New York and London, 1967. Trad. it.: "Le nuove vie dell'ipnosi", Astrolabio, Roma 1978.
10. HALEY J., Uncommon therapy: The psychiatric tecniques of Milton H. Erickson, W.W. Norton & Co., New York 1973. Trad. it.: "Terapie non comuni", Astrolabio, Roma 1976.
11. HALEY J., Conversations With Milton H. Erickson M.D. (3 voll.), Triangle Press, 1985. Trad. it.: I° Vol.: "Cambiare gli individui"; II° Vol.: "Cambiare le coppie"; III° Vol.: "Cambiare i bambini e le famiglie", Astrolabio, Roma 1987-1988.
12. LANKTON S.-LANKTON C., The answer within: A clinical framework of ericksonian hypnotherapy, Bruner/Mazel, New York 1983. Trad. it.: "La risposta dall'interno", Astrolabio, Roma 1984.
13. ROSEN S. (a cura di), My voice will go with you: The theaching tales of Milton H. Erickson, W.W.Norton & Co., 1982. Trad. it.: "La mia voce ti accompagnerà", Astrolabio, Roma 1983.
14. ROSSI E.-RYAN M.-SHARP F. (a cura di), Healing in hypnosis: The seminars, workshops and lectures of Milton H. Erickson (vol. I°), Irvington, New York 1983. Trad. it.: "Guarire con l'ipnosi", Astrolabio, Roma 1985.
15. ROSSI E.-RYAN M. (a cura di), Life reframing in hypnosis: The seminars, workshops and lectures of Milton H. Erickson (vol. II°), Irvington, New York 1985. Trad. it.: "La ristrutturazione della vita con l'ipnosi", Astrolabio, Roma 1987.
16. ROSSI E.- RYAN M. (a cura di), Mind-Body Communication in hypnosis: The seminars, workshops and lectures of Milton H. Erickson (vol. III°), Irvington, New York 1986. Trad it.: "La comunicazione mente-corpo in ipnosi", Astrolabio, Roma 1988.
17. ZEIG J. (a cura di), Teaching seminar with Milton H. Erickson, Bruner/Mazel, New York 1980. Trad. it.: "A scuola di ipnosi", Boringhieri, Torino 1983.
18. ZEIG J., Experiencing Erickson: An introduction tho the man and his work, Bruner/Mazel, New York 1985. Trad. it.: "Erickson", Astrolabio, Roma 1990.

 
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Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 23 Marzo 2006 da ipnosigenerativa

ALLE FONTI DELLA “LOGODINAMICA SUBLIMINALE”. L’approccio ipnotico ericksoniano


(di Luciana Farese e Ferdinando Brancaleone)



§ 0. INTRODUZIONE


Milton H. Erickson è da molti considerato il maggior esperto di ipnosi del Novecento. Per lui la "trance terapeutica", pur costituendo uno "stato alternativo di coscienza", è da considerare fondamentalmente come un'estensione di alcuni 'processi spontanei', attraverso cui l'individuo ha la possibilità di diventare maggiormente ricettivo nei confronti della propria 'esperienza interiore' e delle proprie potenzialità latenti.
In tale prospettiva, quindi, l'ipnositerapia, secondo il modello ericksoniano, ha lo scopo precipuo di utilizzare 'processi interni' all'individuo, al fine di aiutarlo a conseguire mete terapeutiche secondo modalità autonome ed essenzialmente 'autocurative'.
Dal momento, poi, che l'ipnosi per Erickson costituisce un'esperienza diversa per ciascuna persona, quella che viene più specificamente denominata "trance terapeutica" va considerata alla stregua di un periodo di più congrua 'libertà' ed un'occasione di 'generativa creatività', in cui meglio e più efficacemente ha la possibilità di esprimersi l'individualità del singolo; per questo, nel modello ericksoniano, l'ipnositerapia è da valutare come un approccio comunicativo, volto ad aiutare l'individuo a superare le limitazioni generate da 'mappe' e 'schemi di riferimento' incongruamente rigidi e limitati, instauratisi nel corso dell'esistenza, in modo tale che 'potenzialità' e 'risorse' interiori possano essere stimolate, facilitate ed attivate, per fini eminentemente evolutivi, terapeutici ed 'autocurativi'.
E' in questo quadro di riferimento che l'approccio ipnotico ericksoniano si configura fondamentalmente come "logodinamica generativo-trasformazionale": dinamica comunicativa che tende a far emergere generativamente risposte autonome atte a facilitare cambiamenti terapeutici nonché a trasformare e 'ristrutturare' creativamente dall'interno l'individuo attraverso la stimolazione di risorse e potenzialità latenti o ancora inespresse.



§ 1. LA COMUNICAZIONE INDIRETTA


Milton H. Erickson non ha mai formulato compiutamente una teoria complessiva circa l'ipnosi, nei cui confronti egli ha evidenziato piuttosto un approccio 'pragmatico', desunto fondamentalmente dalla propria vastissima esperienza di ipnologo clinico.
Nelle forme 'tradizionali' di ipnositerapia, attraverso modalità comunicative incentrate prevalentemente sulla 'suggestione diretta', l'ipnologo solitamente va ripetendo, spesso con insistente monotonia, la medesima 'suggestione', il cui intento è fondamentalmente diretto a 'riprogrammare' la mente del paziente.
Ma, dal momento che la mente è in uno stato di continuo cambiamento e trasformazione, la 'programmazione diretta', tipica dell'ipnositerapia più tradizionale, mentre ha la possibilità di influenzare il comportamento, solitamente non è di aiuto nell'attivazione delle risorse e potenzialità latenti, spesso inutilizzate, del singolo individuo. D'altra parte, le 'suggestioni ipnotiche dirette' fanno sostanzialmente appello alla 'mente conscia', per cui esse risultano in grado di originare nuovi comportamenti solo allorquando la stessa 'mente conscia' dell'individuo possiede la capacità di 'comprendere' ed 'eseguire' i nuovi comportamenti suggeriti.
Ma, se la 'mente conscia' avesse una simile capacità di attualizzare 'direttamente' quanto proposto dalle suggestioni terapeutiche, la psicoterapia risulterebbe veramente oltremodo 'semplice', dal momento che il terapeuta non dovrebbe che suggerire, per esempio, al paziente di abbandonare questa o quella fobia, e ciò porrebbe fine ad ogni problema. Purtroppo ciò, nella maggior parte dei casi, non succede!
I problemi psicologici, in fondo, esistono proprio perché quella che Erickson denomina 'mente conscia' non sa appunto come dare inizio al cambiamento del comportamento ed all'esperienza psichica ad esso corrispondente. Tale cambiamento, volto al raggiungimento di modelli di comportamento nuovi nonché maggiormente adeguati e gratificanti, può essere conseguito spesso solo con l'ausilio di un processo 'extra-conscio', che ha luogo ad un livello prevalentemente involontario e sub-liminale (sub limen coscientiae = sotto la soglia della consapevolezza).
In questo ordine di idee, quelle che nell'approccio ipnotico ericksoniano vengono denominate 'forme di comunicazione indiretta', in ultima analisi, non sono altro che messaggi atti a promuovere e facilitare un processo di 'ricerca' ad un livello prevalentemente extra-conscio e sub-liminale. In estrema sintesi, si può affermare che, allorquando la 'mente conscia' non è in grado di eseguire quanto proposto da una 'suggestione diretta', l'ipnoterapeuta, attraverso forme di 'comunicazione indiretta', può intervenire al fine di promuovere una 'ricerca sub-liminale' di soluzioni 'creative' ed 'auto-curative'.



§ 2. LOGODINAMICA GENERATIVO-TRASFORMAZIONALE


Tenendo presente quanto già esposto, risulta opportuno fare un'importante precisazione: una concezione alquanto 'ingenua' tende a vedere nella 'suggestione diretta', tipica dell'ipnositerapia tradizionale, fondamentalmente una questione di 'controllo'. Secondo tale concezione il paziente eseguirebbe passivamente quanto il terapeuta gli 'impone'.
Noi sappiamo, invece, che il comportamento suggerito in effetti si traduce sempre e comunque in una 'risposta soggettiva', sintetizzata dallo stesso paziente: risposta soggettiva che affonda le sue radici nel patrimonio individuale di esperienze, di conoscenze e di vita del soggetto; per cui l'essenza della stessa 'suggestione diretta' non consiste tanto in ciò che il terapeuta dice, quanto piuttosto in ciò che il paziente 'genera' a partire da ciò che gli viene detto dal terapeuta.
In sintesi, nell'ipnositerapia le comunicazioni del terapeuta tendono comunque e sempre ad evocare nel paziente una complessa serie di 'risposte interne': sono appunto tali 'risposte dall'interno' a costituire la base ed il fulcro della 'suggestione terapeutica'.
Specialmente attraverso le forme di 'comunicazione indiretta', quindi, l'ipnoterapeuta non si propone affatto di 'imporre' e/o 'comandare' al paziente cosa fare e come comportarsi; piuttosto egli tenta di esplorare e facilitare quanto il 'sistema interno' del paziente può generare creativamente, anche senza un esplicito sforzo consapevole e/o volontario.
E' in questo senso che le forme di 'comunicazione indiretta', tipiche dell'approccio ericksoniano, possono essere considerate alla stregua di una "logodinamica generativo-trasformazionale": esse costituiscono, cioè, 'ambienti semantici' facilitanti l'esperienza di 'trasformazioni interne', generate dall'automatica e sub-liminale evocazione di ricerche extra-consce e di processi interni, fondamentalmente indipendenti dalla volontà cosciente dell'individuo, i quali tendono a facilitare le naturali risorse e tendenze di risposta terapeutica presenti a livello latente nello stesso paziente.
Il vantaggio fondamentale di tale approccio comunicativo consiste nel fatto che il terapeuta ha maggiori possibilità di evitare di 'imporre' al paziente le proprie concezioni e/o preoccupazioni: solamente se e quando l'associazione focalizzata, prodotta dalla 'comunicazione indiretta', risulta di qualche valore per le autentiche esigenze del paziente, i suoi processi sub-liminali di ricerca e di valutazione gli permetteranno di riconoscerla come un aspetto del proprio 'mondo interiore' e di utilizzarla attraverso modalità autonome e soggettive, generando soluzioni 'creative' ai propri problemi.



§ 3. LO STATO 'ALTERNATIVO' IPNOTICO


Come affermato nell'introduzione, i fenomeni di 'trance clinica' , secondo Erickson, vanno considerati, nel senso più ampio, come 'stati diretti all'interno', nel senso che la focalizzazione attentiva caratteristica dello 'stato vigile', prevalentemente rivolta a 'controllare' l'ambiente esterno, viene stimolata a convergere su 'realtà interne' (ambiente interno).
In virtù di un 'campo modificato di attenzione', alternativo rispetto allo stato di veglia, nella 'trance' tende spontaneamente ad instaurarsi una variazione degli 'abituali schemi di riferimento', caratteristici della consapevolezza vigile.
Ciò che nell'approccio ericksoniano tende a contraddistinguere più specificamente la 'trance clinica' rispetto agli altri tipi di 'trance' è la sua caratteristica di manifestarsi come uno 'stato altamente motivato', nel senso che il contatto comunicativo 'privilegiato' con la 'voce del terapeuta' facilita la 'motivazione intrinseca' del paziente, al fine di una 'spontanea' focalizzazione sulla propria interiorità.
La 'motivazione intrinseca individuale' costituisce per Erickson un fattore essenziale per comprendere e spiegare le differenze tra 'IPNOSI SPERIMENTALE' (in cui sono adoperate metodiche di intervento più o meno standardizzate, attraverso cui si tende a tenere in poco conto l'unicità e l'individualità del soggetto) e 'IPNOSI CLINICA' (in cui l'individualità ed unicità della 'persona-paziente' viene considerata come il fulcro essenziale su cui basare l'induzione e l'utilizzazione della trance).
Dal momento che per Erickson gli individui spesso soffrono a causa di 'mappe di riferimento' poco flessibili ed incongruamente rigide, l'obiettivo fondamentale della 'trance terapeutica' consiste nell'aiutare la persona a 'sciogliere' le limitazioni originate dai 'normali' schemi di riferimento, al fine di permettere che ampie ed inespresse riserve di potenzialità e risorse possano più facilmente attivarsi auto-terapeuticamente.
Libero dai 'pregiudizi' e dalle limitanti 'inibizioni' del 'normale stato di coscienza', l'individuo ha, secondo Erickson, maggiori possibilità di dare origine ad una 'ristrutturazione interna', ad un livello autonomo e prevalentemente sub-liminale. E' per questo che, oltre a sgomberare il campo dalle 'rigidità' dei 'limiti acquisiti', scopo precipuo dello stato alternativo ipnotico, in ambito terapeutico, è quello di facilitare nella persona l'utilizzazione di risorse auto-rigenerative, prevalentemente senza la mediazione di pensieri e/o atti diretti coscientemente e volontariamente.
Proprio perchè la 'trance terapeutica', come affermato, viene intesa come uno 'stato alternativo' particolarmente atto a stimolare un autonomo processo di riapprendimento e di ristrutturazione prevalentemente inconsci, per Erickson l'ipnosi, in terapia, deve essere intesa in modo profondamente differente rispetto alla concezione più tradizionale, che tende ad interpretrarla fondamentalmente come uno 'stato regressivo', in cui il soggetto resterebbe passivamente sotto il 'dominio' ed il 'controllo' dell'operatore.



§ 4. TERAPIA COME RISTRUTTURAZIONE SUB-LIMINALE


Dal momento che l'esperienza di trance dipende dalla progressiva capacità di subordinare e/o sospendere i modelli di comportamento tipici dello stato di veglia attraverso la rimozione di eventuali limitazioni e rigidità tipiche degli 'atteggiamenti coscienti', Erickson ha posto in rilievo l'opportunità di un adeguato 'addestramento ipnotico', finalizzato all'attivazione di eventi e comportamenti extra-volontari ed autonomi, mediante una progressiva 'disattivazione' delle abituali strutture mentali conscie e volontarie, con la conseguente instaurazione di un'area di 'discontinuità' tra lo stato di trance ed il 'normale' stato di coscienza.
Anche se l'esperienza della trance è sempre soggettiva, variando sia in funzione della personalità che della 'storia' dell'individuo, sia in base al metodo adoperato per l'induzione e per l'utilizzazione della trance, una caratteristica peculiare dello stato alternativo ipnotico è costituita dal fatto il soggetto tende a percepire che "le cose sembrano accadere da sé", sovente con un senso di piacevole 'sorpresa' nei confronti degli spontanei eventi ideomotori e/o ideosensori che si manifestano nel corso dell'esperienza di trance.
Il contrasto tra "ciò che accade da sé" e "ciò che noi dirigiamo e controlliamo" costituisce uno degli aspetti più caratteristici ed affascinanti dell'esperienza soggettiva della mente.
Una volta che siano depotenziate e/o disattivate le tipiche funzioni di iper-controllo e di iper-direzione dell'Io cosciente, di norma tendono a verificarsi due caratteristici processi:
1) molte 'funzioni autonome' (sensazioni, emozioni, associazioni, sogni, ricordi, ecc.) vengono ad attivarsi in modo da presentarsi in maniera 'spontanea' e 'libera' dalle restrizioni dei consueti schemi di riferimento dell'Io cosciente;
2) la 'zona di contatto' tra queste 'funzioni autonome' e l'Io cosciente tende ad ampliarsi, in modo da portare più facilmente alla consapevolezza una più ampia quantità di 'materiale inconscio'.
Dal momento che, per Erickson, la 'trance terapeutica' risulta prevalentemente finalizzata ad un processo di 'ristrutturazione sub-liminale', ne consegue che l'approccio ipnotico ericksoniano tende a prediligere l'utilizzazione del primo dei due processi caratteristici della trance sopra menzionati, facilitando fondamentalmente l'attivazione di 'funzioni autonome' piuttosto che l'ampliamento della coscientizzazione di 'materiale inconscio'.
In altri termini, mentre forme più tradizionali di psicoterapia tendono a focalizzarsi sul secondo processo sopra menzionato (progressiva coscientizzazione dei contenuti inconsci), Erickson, pur non misconoscendo l'importanza di tale processo, preferisce di norma operare in un quadro in cui esso costituisca solamente un eventuale fase nel piano più globale di una terapia, fondata più precipuamente sul primo processo (attivazione di funzioni auto-terapeutiche autonome e prevalentemente sub-liminali)



§ 5. PRINCIPI BASILARI DEL MODELLO COMUNICATIVO


Per Erickson risulta possibile instaurare una comunicazione veramente valida e terpeuticamente congrua solamente tenendo nel debito conto il 'modello del mondo' dell'interlocutore; l'attenzione del terapeuta, perciò, deve essere preliminarmente rivolta al particolare ed individuale modo in cui il paziente organizza e codifica la propria esperienza: ciò comporta che il terapeuta sia in grado di 'incontrare' il paziente all'interno del suo (del paziente) 'modello del mondo'.
Partendo da questo presupposto, la 'strategia' fondamentale dell'approccio comunicativo ericksoniano è così sintetizzabile:
a) 'incontrare' il paziente nel suo 'modello del mondo' (anziché aspettarsi che sia il paziente ad accostarsi ed adeguarsi al 'modello del mondo' del terapeuta), accogliendo ed utilizzando ogni aspetto del suo comportamento per finalità eminentemente terapeutiche;
b) 'ricalcare' il 'modello' ed il 'comportamento' del paziente;
c) 'disseminare' il cambiamento del 'modello' e del 'comportamento' del paziente, facilitando un possibile 'esito auto-terapeutico'.
La capacità del terapeuta di individuare il 'modello del mondo' del paziente nonché le modalità ed i processi attraverso cui tale modello viene tipicamente determinato, costituisce la base preliminare per poter validamente sviluppare l'attitudine a 'ricalcare' il modo in cui il paziente organizza la propria esperienza ed i processi attraverso cui egli non solo determina il suo 'modello', ma altresì mette conseguentemente in atto il proprio comportamento.
La nozione di 'ricalco' risulta di fondamentale importanza al fine del buon esito sia dell'induzione che dell'utilizzazione della 'trance terapeutica', all'interno dell'approccio comunicativo ericksoniano.
Limitando, in via preliminare, il discorso al 'ricalco verbale', si può affermare che il terapeuta riesce ad effettuare un congruo 'ricalco' quando il paziente (a livello conscio e/o inconscio) può accogliere le verbalizzazioni del terapeuta come una 'descrizione sufficientemente precisa' della propria 'esperienza in atto'.
Due sono, in sintesi, le categorie generali di 'ricalco verbale':
1) descrizione dell'esperienza in corso 'osservabile';
2) descrizione dell'esperienza in corso 'non osservabile'.
Le descrizioni verbali dell'esperienza in corso 'osservabile' si fondano sulla capacità da parte del terapeuta di operare perspicaci osservazioni e distinzioni circa ciò che avviene nel contesto comunicativo, in modo da poterle inserire nella propria descrizione verbale del comportamento in atto del paziente stesso.
Nel processo di 'ricalco', il terapeuta si pone praticamente nei confronti del paziente come una sorta di 'meccanismo di feedback': tale feedback può essere attuato comunque sia a livello verbale che 'a livello non verbale'. In altri termini, il terapeuta può fungere da meccanismo di feedback non solo utilizzando espressioni verbali con cui 'rimanda' al paziente il suo (del paziente) comportamento originato ed influenzato dal suo 'modello del mondo', ma altresì adeguando la sua (del terapeuta) postura, ritmo del discorso, movimenti del corpo, tono della voce a quella del paziente, il quale ha così la possibilità di percepire, in modo prevalentemente sub-liminale, qualcosa di se stesso attraverso la comunicazione sia verbale che analogica e non-verbale del terapeuta.
Erickson, infatti, per unanime testimonianza di molti suoi allievi, adottava di frequente la cadenza, il tono della voce, la sintassi, la postura del corpo, il ritmo della respirazione del suo paziente o interlocutore, in modo da offrirgli la possibilità di percepire sub-liminalmente un immediato feedback della propria esperienza in corso.
Attraverso quello che viene denominato 'ricalco incrociato', inoltre, Erickson sovente non solo tendeva ad adeguare, ad esempio, la propria respirazione a quella del paziente ('ricalco analogico diretto'), ma spesso adeguava anche il 'ritmo' della propria voce al 'ritmo' della respirazione o addirittura al 'ritmo' delle pulsazioni' del paziente, osservandone acutamente la dilatazione e la contrazione delle vene ('ricalco analogico incrociato') .
In sintesi, quindi, l'uso del 'ricalco dell'esperienza osservabile' offre al terapeuta la possibilità di trasformare molti dei suoi 'outputs comunicativi' in un elegante e raffinato 'meccanismo di retroazione', destinato a conformarsi all'esperienza soggettiva del paziente; il tutto ad un livello prevalentemente sub-liminale: è difficile, infatti, che il paziente possa accorgersi coscientemente dei modi complessi e diversificati con cui il terapeuta sta 'ricalcando' la sua esperienza ed il suo comportamento; ed è proprio tale prevalente mancanza di consapevolezza da parte del paziente l'elemento che costituisce uno dei fattori peculiari e caratteristici dell'induzione e dell'utilizzazione della 'trance terapeutica' secondo l'approccio comunicativo ericksoniano.
Al terapeuta è possibile 'ricalcare' utilmente, inoltre, non solo quanto risulta 'osservabile' nel contesto comunicativo, ma altresì (il che potrebbe apparire paradossale!) l'esperienza in corso 'non osservabile' del paziente. Tale 'ricalco dell'esperienza non osservabile' può essere effettuato attraverso l'uso di locuzioni ed asserzioni prive di indici riferenziali specifici, riguardanti sensazioni, emozioni, pensieri, ecc., che inevitabilmente l'interlocutore sta vivendo nel contesto della propria esperienza in atto.
Affermazioni del tipo: "Adesso nel tuo corpo sono presenti alcune sensazioni", permettono al paziente di recepire la comunicazione del terapeuta come un 'ricalco' dei propri vissuti e della propria esperienza, anche se quanto viene affermato dal terapeuta non corrisponde a nulla di specifico o di oggettivamente osservabile e direttamente constatabile.
Erickson era particolarmente abile nell'utilizzare modalità comunicative che presentavano, tra l'altro, una serie di asserzioni 'abilmente vaghe', ma che potevano risultare invece molto 'specifiche' per il suo ascoltatore, il quale, in tal modo, percependo la sostanziale 'sintonia comunicativa' riflettente il proprio 'modello del mondo' e la propria esperienza in atto sia 'osservabile' che 'non osservabile', si predisponeva 'spontaneamente' a ricevere ed assimilare più facilmente le ulteriori comunicazioni (disseminazioni) tese a produrre e generare 'risposte terapeutiche', attingendo al repertorio di risorse e potenzialità presenti nella sua 'mente inconscia'.
L'uso del 'ricalco esperienziale', quindi, nell'approccio comunicativo ericksoniano non costituisce un fine a se stante, ma risulta piuttosto un mezzo per facilitare l'assimilazione delle 'disseminazioni' potenzialmente terapeutiche, finalizzate a stimolare e facilitare, nello stato di 'trance terapeutica', autonome risposte auto-curative da parte del paziente, spesso ad un livello totalmente extra-volontario e sub-liminale.
E' in questo senso che la dinamica comunicativa messa in atto da Milton H. Erickson tendeva fondamentalmente a far generare 'spontaneamente' all'interno del paziente sia le 'risposte ipnotiche', sia, attraverso lo stato alternativo ipnotico, le 'risposte terapeutiche', già potenzialmente a disposizione della persona: ed è proprio questo il fulcro caratterizzante la metodica comunicativa che va oggi sotto il nome di LOGODINAMICA GENERATIVO-TRASFORMAZIONALE.



§ 6. CONCLUSIONE


Tenendo presente tutto quanto sopra esposto, si può comprendere come lo stesso Erickson abbia tenuto a sottolineare che il suo approccio comunicativo ipnotico si fondava sostanzialmente sulla capacità "... di evocare ed utilizzare i processi mentali di un paziente secondo modalità che si trovano fuori del raggio usuale di controllo dell'io". E, come afferma Ernest L. Rossi, uno degli allievi 'prediletti' di Erickson, le forme di comunicazione ipnotica ericksoniana, che "... hanno lo scopo di agevolare nuove possibilità di creatività, guarigione e apprendimento, sono tra le prospettive più stimolanti aperte da Erickson in vista di un'ipnoterapia del futuro. Tutta la sua opera ha dimostrato le possibili utilizzazioni della trance quale esperienza diretta all'interno, in cui la persona può liberarsi da certe limitazioni acquisite nella sua storia".
"La mente è un serbatoio incredibilmente ampio le cui potenzialità sono ancora irrealizzate dalla maggior parte delle persone. L'ipnosi è stata molto ostacolata dalla sua vecchia immagine di tecnica manipolatoria e di controllo; ma quanto è noioso occuparsi di manipolazione e controllo dal momento che possiamo agevolare l'emergenza di nuove possibilità della natura umana ... L'arte dell'ipnoterapista moderno consiste nell'aprire la via alla possibilità di tale sviluppo, aiutando ciascun individuo a superare le sue personali limitazioni apprese" (Ernest L. Rossi).





BIBLIOGRAFIA


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3. ERICKSON M.H., The collected papers of Milton H. Erickson on hypnosis (4 Voll.)(a cura di Ernest L. Rossi), Irvington Publishers, New York 1980. Trad. it.: "Opere": Vol. I°: "La natura dell'ipnosi e della suggestione"; Vol. II°: "L'alterazione ipnotica dei processi sensoriali, percettivi e psicofisiologici"; Vol. III°: "L'indagine ipnotica dei processi psicodinamici"; Vol. IV°: Ipnoterapia innovatrice", Astrolabio, Roma 1982-84.
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7. ERICKSON M.-ROSSI E., The February man: Evolving consciusness and identity in hypnotherapy, Brunner/Mazel, New York 1989. Trad. it.: "L'uomo di Febbraio", Astrolabio, Roma 1992.
8. GORDON D.- MEYERS-ANDERSON M., Phoenix: Therapeutic patterns of Milton H. Erickson, Meta Publication, 1981. Trad. it.: "Phoenix", Astrolabio, Roma 1984.
9. HALEY J. (a cura di), Advanced techniques of hypnosis and therapy, Grune & Stratton, New York and London, 1967. Trad. it.: "Le nuove vie dell'ipnosi", Astrolabio, Roma 1978.
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11. HALEY J., Conversations With Milton H. Erickson M.D. (3 voll.), Triangle Press, 1985. Trad. it.: I° Vol.: "Cambiare gli individui"; II° Vol.: "Cambiare le coppie"; III° Vol. "Cambiare i bambini e le famiglie", Astrolabio, Roma 1987-1988.
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13. ROSEN S. (a cura di), My voice will go with you: The theaching tales of Milton H. Erickson, W.w.Norton & Co., 1982. Trad. it.: "La mia voce ti accompagnerà", Astrolabio, Roma 1983.
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15. ROSSI E.-RYAN M. (a cura di), Life reframing in hypnosis: The seminars, workshops and lectures of Milton H. Erickson (vol. II°), Irvington, New York 1985. Trad. it.: "La ristrutturazione della vita con l'ipnosi", Astrolabio, Roma 1987.
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17. ZEIG J. (a cura di), Teaching seminar with Milton H. Erickson, Bruner/Mazel, New York 1980. Trad. it.: "A scuola di ipnosi", Boringhieri, Torino 1983.
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T.A.M. - Ipnosi e Teoria dell'Alternanza Mentale (di Ferdinando Brancaleone)

Post n°2 pubblicato il 13 Marzo 2006 da ipnosigenerativa

INTRODUZIONE

Circa il fenomeno ipnotico sono state proposte molteplici teorie esplicative, tra le quali, a tutt’oggi, nessuna riesce a prevalere. Alcune di esse risultano perfino in reciproca contraddizione.

In realtà, noi non sappiamo ancora che cosa sia, specificamente, l’ipnosi.

Essere nello stato ipnotico sembra differire dall’essere svegli, così come dall’essere addormentati. Eppure, si può affermare che in ipnosi siamo, in qualche modo, sia svegli, sia addormentati. D’altronde, nello stato ipnotico possono aver luogo fenomeni che, di solito, non avvengono né durante la veglia, né durante il sonno. Parimenti, è stato autorevolmente affermato che tutto ciò che avviene in ipnosi può accadere sia nello stato di veglia che nello stato di sonno.

Ovviamente, tutto ciò lascia perplessi e sconcerta. Comunque, si è comunemente portati a considerare l’esperienza ipnotica (ed il comportamento manifestato in tale condizione) come diverso ed alternativo rispetto all’esperienza ed al comportamento vigile quotidiano. E’, quindi, credenza comune che in ipnosi si instauri un differente quadro mentale, così come un tipo di consapevolezza e di funzionamento mentale, alternativi rispetto al normale stato di vigilanza e di sonno fisiologico.

E’ un fatto che in ipnosi possono aver luogo eventi che, in stato di veglia, sembrano impossibili; alcuni fenomeni ipnotici hanno dello strabiliante, se considerati dall’angolo visuale della normale vigilanza. Sembra verificarsi quanto viene suggerito dal famoso aneddoto del calabrone, il quale è ‘scientificamente’ troppo pesante per poter volare. Le sue ali, infatti, non avrebbero né larghezza né forza sufficienti a sollevare il suo corpo. Ma, per fortuna, il calabrone tutto questo non lo sa! E perciò è capace di volare!

In altri termini, nello stato ipnotico, sembrano attivarsi capacità e risorse, che non sarebbero a nostra disposizione durante il normale stato di veglia.

Piuttosto che tentare, allora, di dare una definizione precisa ed esauriente dell’ipnosi, proverò a descriverne le principali e peculiari caratteristiche, dal punto di vista del funzionamento mentale.

A tale scopo, sarà utilizzato un modello interpretativo, presente in nuce già in R. Rodhes (RODHES R., HYPNOSIS. Theory, Practice and Application, The Citadel Press, New York, 1965. Trad. Ital.: “Manuale di Ipnotismo”, Astrolabio, Roma, 1966); tale modello è stato ripreso e rielaborato all’interno della Fondazione Scientifica OFBonlus e va sotto il nome di Teoria dell’Alternanza Mentale (TAM).


PRESUPPOSTI DELLA TEORIA

Partiamo dall’assunto, secondo cui nell'essere umano possono distinguersi due fondamentali modalità di funzionamento mentale: il funzionamento protopatico (soggettivo, nella terminologia di Rodhes) ed il funzionamento diacritico (oggettivo, nella terminologia di Rodhes).

I due tipi di funzionamenti (protopatico e diacritico) possono essere considerati, indifferentemente, come due fasi distinte di un'unica mente oppure come due funzioni distinte di due menti distinte.

La mente protopatica è abilitata alla funzione deduttiva e gestisce i dati della memoria.

La mente diacritica è abilitata sia alla funzione deduttiva che alla funzione induttiva, e gestisce i dati delle rappresentazioni esperienziali.

La funzione deduttiva si esplica attraverso un processo dal generale al particolare.

La funzione induttiva si esplica attraverso un processo dal particolare al generale.

Struttura del procedimento deduttivo:

- Dato l'elemento A ne conseguono x, y, z …

Struttura del procedimento induttivo:

- Dati gli elementi x, y, z … ne consegue A

E’ importate tenere a mente che la mente protopatica tende ad accogliere ogni generalizzazione ad essa presentata, in quanto, non essendo abilitata alla funzione induttiva, non ha modo di confutarla.

L'unico modo per confutare una generalizzazione è giungere ad una diversa generalizzazione a partire da particolari rilevanti; ma ciò comporta un processo induttivo, cosa a cui la mente protopatica non è abilitata.

Mente protopatica e mente diacritica risultano sempre compresenti in uno stato di relativo equilibrio alternato. Quando è dominante il funzionamento protopatico risulta recessivo il funzionamento diacritico. E viceversa.

L'uso dei soli termini mente protopatica, mente diacritica, funzione deduttiva, funzione induttiva, dominante, recessivo, consente di formulare una teoria in grado di dar conto dell'attività mentale in stato di veglia, di sonno e di ipnosi.


TEORIA DELL'ALTERNANZA MENTALE

Durante lo stato di veglia, essendo dominante la mente diacritica, sono abilitate al funzionamento sia la funzione induttiva che la funzione deduttiva. Per altro, la mente protopatica risulta ancora sufficientemente attiva per assicurare le 'normali' esigenze di memoria.

Essendo, comunque, dominante la funzionalità diacritica, ogni elemento 'fantastico' tende ad essere accantonato, in quanto la funzione induttiva esclude ogni generalizzazione non supportata da dati esperienziali concreti.

Lo stato di sonno interviene allorché si attua una recessione della mente diacritica, con conseguente dominanza della mente protopatica.

Allorché il diacritico recede, il protopatico avanza.

Tale inversione del funzionamento mentale conduce ad una progressiva riduzione della funzionalità induttiva, fino al limite della sua quasi completa esclusione. Allorché i sensi sono sufficientemente intorpiditi e la mente diacritica è divenuta prevalentemente recessiva, l'individuo dorme.

Quando si è instaurato lo stato di sonno, la mente protopatica risulta dominante, per cui una qualsiasi generalizzazione (idea fantastica), che verrebbe accantonata e rifiutata nello stato di veglia ad opera dei processi induttivi in atto, tende ad essere accettata ed elaborata a livello meramente deduttivo.

Mentre l'individuo dorme, una qualsiasi idea, indipendentemente dalla sua 'anormalità', una volta concepita dal diacritico recessivo, viene recepita dal protopatico dominante ed accettata come generalizzazione 'vera', dal momento che la mente protopatica, non essendo abilitata al funzionamento induttivo, non ha alcuna facoltà di confutarla.

Per tale motivo, ciò che durante il funzionamento del diacritico dominante (stato di veglia) viene considerato 'assurdo', può essere vissuto e sperimentato come 'normale' durante il funzionamento del protopatico dominante, in quanto i dati esperienziali sensibili, che, attraverso un processo induttivo, condurrebbero ad una contro-generalizzazione, non sono a disposizione della mente protopatica, dominante durante lo stato di sonno e di sogno.

Al pari dei sogni notturni, anche i sogni ad occhi aperti, rappresentano una manifestazione temporanea della recessione della mente diacritica, con conseguente prevalenza e dominanza della mente protopatica, libera (in grado maggiore o minore) dai processi di verifica induttivo-esperienziali.

Lo stato di ipnosi differisce dallo stato di sonno per il fatto che la mente diacritica tende a recedere, con conseguente progressiva preminenza della mente protopatica, alla quale, a differenza di quanto avviene nel sonno ordinario, è collegata l'aspettativa del 'legame' con le comunicazioni dell'ipnotizzatore.

L'ipnosi, quindi, può essere considerata come uno stato in cui l'avvicendamento nelle relative posizioni del protopatico e del diacritico avviene e si instaura con l'aspettativa che il funzionamento protopatico dominante venga orientato e 'diretto' sia dal diacritico recessivo che, in particolare, dai messaggi dell'ipnotizzatore.

L'autoipnosi è da considerare una condizione in cui il protopatico diviene dominante, con l'aspettativa di essere orientato e 'diretto' solamente dal diacritico recessivo.

E’ da ribadire, a tal proposito, che la mente protopatica e la mente diacritica risultano sempre compresenti in un relativo stato di equilibrio alternato, per cui anche nello stato ipnotico il diacritico non è mai completamente assente, ma solo recessivo.

Per praticare l'autoipnosi, quindi, basta che l'individuo impari a portare la mente protopatica in uno stato di dominanza, con conseguente recessione della mente diacritica, pur mantenendo quest'ultima ad un livello tale da poter fungere da orientamento e 'direzione' nei confronti del funzionamento protopatico. Ciò permette al protopatico di accettare i 'suggerimenti' del diacritico recessivo e di considerarli alla stregua di generalizzazioni non soggette al vaglio del processo induttivo.

Quando la recessione della mente diacritica, con conseguente dominanza della mente protopatica, avviene per induzione di un agente esterno (ipnotizzatore), si è in presenza di uno stato etero-ipnotico. In tale evenienza, il protopatico dominante viene 'orientato' e 'controllato', fondamentalmente, dalle comunicazioni dell'ipnotizzatore.

Quando, invece, l'avvicendamento tra diacritico e protopatico avviene per auto-induzione del soggetto stesso, per cui il protopatico dominante viene ad essere 'orientato' e 'controllato' dal diacritico recessivo, si è in presenza di uno stato auto-ipnotico.

Nello stato etero-ipnotico, quindi, il soggetto viene orientato e controllato dai suggerimenti dell'ipnotizzatore. Ciò avviene in quanto la mente protopatica, divenuta dominante con l'aspettativa di essere 'guidata' dall'ipnotizzatore, accetta i suoi suggerimenti come generalizzazioni incontrovertibili (in quanto non sottoponibili a controllo induttivo) e, quindi, come fattori motivanti e stimolanti le sue risorse e potenzialità, latenti e disattivate durante i periodi di dominanza della mente diacritica.

Il grado di controllo etero-ipnotico, in ogni particolare momento, risulta proporzionale al grado in cui la mente diacritica è divenuta recessiva e, di conseguenza, al grado in cui la mente protopatica è dominante. Tale grado di controllo, per altro, non è illimitato, in quanto esso è circoscritto al grado in cui la mente diacritica del soggetto, sebbene recessiva, è ancora (se pur limitatamente) attiva. Questo è il motivo per cui, indipendentemente dal livello di profondità dello stato ipnotico, pare essere impossibile indurre nel soggetto qualcosa che contrasti con i suoi istinti fondamentali e le credenze profondamente radicate.

Nello stato ipnotico, sia esso etero-indotto oppure auto-indotto, la predominanza della mente protopatica permette più facilmente l'attivazione di risorse e potenzialità psico-fisiche latenti, come risposta alla spontanea e incontrovertibile accettazione di quanto viene percepito (etero-comunicazioni dell'ipnotizzatore e/o auto-comunicazioni della propria mente diacritica recessiva), in quanto non sottoponibili a controllo induttivo-esperienziale.


CONCLUSIONI

Tutto quanto sopra esposto può fungere da fondamento teorico sufficientemente adeguato per una possibile applicazione clinica, ai fini di una terapia attraverso l'ipnosi (ipnositerapia).

I principi teorici esposti nei precedenti paragrafi, per altro, intendono contribuire almeno ad una chiarificazione dei vari fenomeni che intercorrono in presenza dei processi mentali in stato di veglia, di sonno, di sogno, di sogno ad occhi aperti, di ipnosi auto-indotta ed etero-indotta, specialmente al fine di un opportuno uso dei diversi stati di coscienza nell’ambito dell’Antropologia Clinica.

Quella presentata intende essere, comunque, solamente una teoria, ossia un’ipotesi operante, intrinsecamente aperta ad un processo di auspicabile futura falsificazione, finalizzata ad una comprensione sempre maggiormente adeguata della natura dei molteplici fattori caratterizzanti il complesso dominio della mente umana, per finalità eminentemente terapeutiche.

 
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P R E S E N T A Z I O N E

Post n°1 pubblicato il 13 Marzo 2006 da ipnosigenerativa

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SEZIONE DI IPNOSI DELLA

FONDAZIONE SCIENTIFICA O.F.BONLUS

 
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