Creato da La_Chambre_d_Isabeau il 10/09/2006

Quaderno a righe

scusate sto imparando a scrivere

 

 

« Prima ComunioneL'arte del sogno e del ... »

Una strana eredità

Post n°283 pubblicato il 03 Aprile 2007 da La_Chambre_d_Isabeau
 

L' incipit è tratto dal blog Autoestinguente

– Una firma qua, e una qua. Grazie.

Il corriere se ne andò fischiettando, lasciando sotto il naso di Peter un pacco enorme e una lettera.

Peter
era perplesso. Non aspettava niente del genere, aveva chiesto più volte
se non ci fosse uno sbaglio, ma pareva che il destinatario fosse
proprio lui. Il mittente non gli diceva niente, uno studio legale di
una grande città.

Trascinò il collo in casa (era anche pesante) e aprì la busta allegata.

Un
avvocato l’avvertiva che, come da disposizioni testamentarie, quella
era la parte di eredità che zia Judith gli aveva destinato.

«Zia
Judith» pensò Peter «la parente stramba». La maga, quella che non gli
era mai stato permesso frequentare perché il resto della famiglia la
teneva alla larga. L’avrà incontrata un paio di volte, di cui l’ultima
vent’anni fa, o quasi.

Judith se
n’era andata di casa da giovane, aveva sfidato il biasimo dei parenti
diventando abbastanza famosa leggendo le carte, preparando pozioni,
cercando risposte nel pendolo di cristallo. Leggende familiari dicevano
che ci fosse anche diventata ricca con i suoi trucchi da luna park.

Peter aprì l’imballaggio e si ritrovò davanti a un baule. Il baule della maga.


Peter osserva perplesso il vecchio baule. Portarlo giù in cantina sarebbe la cosa più logica da fare. In fondo zia Judith ha sempre avuto una triste fama. O magari regalarlo all’ Esercito della Salvezza. E se ci fosse qualcosa di valore? La curiosità non è solo femmina.
Si inginocchia davanti al lascito e ne alza a fatica il coperchio. Una coppia di candide colombe con un frullio d’ ali si va a posare sul televisore, lasciando inconfondibili tracce di guano su David Letterman. Attonito, Peter infila le mani nel baule e ne estrae: dodici spadoni con cui si ferisce , foulards annodati tra loro, un cappello a cilindro liso da cui salta fuori un’ allegra famigliola di 36 leprotti che si mettono a giocare a nascondino. Dopo tutto questo bendidio, le mani insanguinate di Peter trovano un altro piccolo baule. Lo estrae, convinto di aver trovato il suo tesoro, e lo appoggia sul tavolo della cucina. E’ emozionato.
Ce ne hai messo del tempo figliolo.
Adagiata nel baule, una ridicola figura di uomo segato a metà, lo guarda con aria insofferente.
E quel corriere poi, che modi. Non ha fatto che farmi prendere urti.
E lei chi è?, farfuglia Peter.
Scusami figliolo, vado a presentarmi. Davanti a te hai nientepopodimeno che l’unico, l’ innarrivabile, l’ ineguagliabile Balthazar assistente illusionista, famoso in tutto il mondo. Erede di una schiatta di collaboratori: dal mio amato nonno Balthic a mio padre Balthus. Abbiamo sempre lavorato con i migliori artisti del settore da Houdini al Mago Forrest. Ci siamo esibiti nei migliori teatri e nei Florilegi più noti. Il grande mago H. Herrera si è avvalso del mio aiuto per ben dodici anni. Solo un tragico incidente - non digerì una spada che aveva ingoiato - mise fine al nostro sodalizio.
Ha una vocetta stridula e la faccia da sorcio Balthazar.
E mi scusi, ma il resto del suo corpo?
E’ una triste storia figliolo. Dopo i fasti con Herrera, sicuro che la mia fama mi avrebbe preceduto, avevo cercato un altro mago da assistere. Era un brutto periodo, le scritture scarseggiavano. Venni contattato da Judith, non aveva riscosso molto successo, ma dovevo pur comprarmi le babbucce damascate. Ci esibivamo in teatri di terz’ ordine. Mi lamentavo di continuo della mala sorte e le narravo le mirabolanti imprese della mia dinastia. Il nostro numero clou era quello del visir segato in due. Una sera qualcosa non funzionò. Un attimo, un dolore atroce, ed eccomi qui. Di sicuro ho finito di comprare scarpe damascate. Judith non ebbe cuore di abbandonarmi. Spero che tu adempirai alle sue ultime volontà. Mi ricordo ancora quando nel ’71, o giù di lì, mi esibii al Madison Square Garden. O quando Balthic dovette forzare il lucchetto del portagioie della nonna con l’ aiuto di un fabbro. O quando Balthus durante una tournée in Alaska…

Il baule non è poi così pesante. Peter si affaccia al parapetto di Coney Island. Le giostre sono immobili, nessuno in giro. Bene. Un tonfo sordo e la cassa si allontana, portata dalla corrente.

Una spiaggia candida, pesci colorati nell’ acqua bassa. Makele si avvicina curioso a quella specie di forziere sprofondato nella rena.

Una vocina stridula.
Su, ci sbrighiamo là fuori? Tutte queste onde mi han fatto venire il mal di mare. E allora? C’è nessunooooooooo?



 
 
 
Vai alla Home Page del blog

CINQUE PEZZI FACILI

PRIMAVERA

La primavera senza una foglia che potesse venir rovesciata dal vento, nuda e luminosa come una vergine di scontrosa castità, di sdegnosa purezza,  si distese sui prati con gli occhi spalancati e attenti e del tutto indifferente a quel che facessero o pensassero quanti guardavano.

Gita al faro
Virginia Wolf
 
immagine
 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 

TAG

 

ULTIME VISITE AL BLOG

shivasal16mariomancino.mtonipellaperurgenzatizianataglialatelalentini_luciamasseriograziaiossarosario59rsscrmSTREGAPORFIDIAag.gioacchiniAncientroseNikorrepoeta.72odio_via_col_vento
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 61
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963