Creato da La_Chambre_d_Isabeau il 10/09/2006

Quaderno a righe

scusate sto imparando a scrivere

 

 

 

Post n°298 pubblicato il 24 Aprile 2007 da La_Chambre_d_Isabeau

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Una mattina mi son svegliato,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
ed ho trovato l'invasor.

O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.

E seppellire lassù in montagna,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire lassù in montagna
sotto l'ombra di un bel fior.

E le genti che passeranno
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E le genti che passeranno
Mi diranno «Che bel fior!»

«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!»

 
 
 

Bianco

Post n°297 pubblicato il 23 Aprile 2007 da La_Chambre_d_Isabeau
 

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Davanti ai suoi occhi una distesa immacolata, di una luminosità quasi fastidiosa. Nessuna traccia profana quel candore. Sbatte le palpebre ancora una volta. Il foglio è lì, davanti a lei. Inesorabilmente bianco.

Entro mezzogiorno deve consegnare il pezzo. Il direttore è stato implacabile.
Ora basta. Niente più scuse. Voglio un brano di vita vissuta sulla mia scrivania entro domani. Altrimenti con noi hai chiuso!
Il lento pulsare dell’ orologio al quarzo sta scandendo il suo fallimento. Non ha idee. Tutto è già stato detto, scritto, narrato.
Alle pareti, incorniciata in funerei legni, la sua carriera: New Yorker, Washington Post, Huntsville Herald, Shitville Tribune. In pratica una discesa agli inferi.
Si accende l’ ennesima sigaretta, osserva le volute di fumo in cerca del miracolo.
Vita vissuta. Che vorrà mai dire poi? Come se le vite non fossero che atti meccanici: il sollevarsi nel petto del respiro, il fluire del sangue e degli umori.
Vita vissuta. Nulla. Il suo genio creativo deve essersi dissolto con l’ ultima bottiglia di vodka.
Un ricordo, nemmeno uno straccio di ricordo da poterci imbastire una storiella. Solo grigio opaco nella sua mente. Con unghie disperate scava sul fondo della sua anima, sperando che ne scaturisca una stilla di vita vissuta. Niente. Inaridita.
Manca a poco a mezzogiorno quando affonda il cutter nell’ incavo del braccio. Non prova molto dolore. Osserva il sangue scivolare a terra a formare una piccola pozza.
Volge lo sguardo dal bianco accecante del foglio al rosso denso sul pavimento.
Bianco, rosso, bianco, rosso lampeggiano come l’ orologio al quarzo.
Affonda l’ indice nel liquido vischioso e traccia arabeschi sul candore del foglio.
Si, è proprio un bel pezzo di vita vissuta.
Prima di lasciarsi scivolare al suolo, inserisce il foglio nel fax e preme invio.
Il direttore ne sarà soddisfatto.

 
 
 

Post N° 296

Post n°296 pubblicato il 22 Aprile 2007 da La_Chambre_d_Isabeau
 
Tag: Citando

[...] sono invecchiata nella miseria, con soltanto mezzo sedere, ricordando ogni giorno che son figlia d' un papa; volli uccidermi cento volte, ma amavo ancora la vita. Questa ridicola debolezza è forse una delle più funeste inclinazioni umane: infatti può darsi cosa più sciocca che ostinarsi a portare un fardello che si vorrebbe continuamente buttare per terra? Avere la propria vita in orrore, e tener conto della propria vita? Insomma carezzare il serpente che ci divora, finché non ci abbia mangiato il cuore?



Voltaire
Candide

 
 
 

Sui treni

Post n°295 pubblicato il 21 Aprile 2007 da La_Chambre_d_Isabeau
 

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Ancora un viaggio. Ho ricominciato ad usare il treno, dopo anni di voli in compagnia di uomini d' affari in grisaglia. Una dimensione più lenta, più vera.
Paesaggi che conosco a menadito, ma che mutano tra una stagione e l' altra. Nuove case, nuovi ruderi. La campagna brulla o le prime gemme.
Le spiaggette di ciottoli nelle piccole cale con i gozzi addormentati. Condomini addossati alla massicciata, stagni e pinete.
Non riesco a leggere, nonostante Nero Wolfe. Troppo tesa anche per sonnecchiare. Lascio che il panorama fuggevole mi riempia gli occhi.
Il treno rallenta, l' ennesima stazione di questa strana Via Crucis.
Mi affaccio al finestrino.
Il fantasma è lì. Mi guarda fisso negli occhi con espressione smarrita.
Il tempo si dilata all' inverosimile.
Il fischio del capostazione ci fa sussultare entrambi.
Mentre il treno si allontana, le lacrime lavano via il dolore.

 
 
 

Appunti per un film sulla lotta di classe

Post n°294 pubblicato il 20 Aprile 2007 da La_Chambre_d_Isabeau
 

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In tempi di travagli evoluzionistici della sinistra italiana, Ascanio Celestini con il suo nuovo spettacolo non teme di rimettere al centro del suo racconto uno dei fondamenti dell’ antico dna dei partiti di ispirazione marxista. “Appunti per un film sulla lotta di classe, al teatro Mercadante a Napoli, è infatti un progetto che prova a dimostrare l’ assoluta contemporaneità del problema.

“Il titolo - spiega il centista romano - nasce dall’ idea di fare un film in grado di raccogliere più spunti, a partire dalla testimonianza del protagonista, il lavoratore di un call center della periferia di Roma”. Non quindi un vecchio operaio in tuta blu, un Cipputi sopravvissuto alle dismissioni dell’ industria metalmeccanica, ma un soggetto dall’ attuale precarietà lavorativa.
“Si - continua l’ attore - perché la sempre più accentuata distanza fra chi possiede e chi no, fra antiche ricchezze e nuove povertà, conferma l’ idea che la lotta di classe non sia affatto sparita. Perché non è un’ intenzione ideologica, ma un semplice dato di fatto”.  Anche se la categoria è considerata da molti obsoleta, anche tra le forze del progressismo moderno.
“Qui si apre una questione enorme - conclude Celestini - quella del rapporto irrisolto del Pci prima e dei Ds poi, non con la storia dei regimi del cosiddetto Socialismo reale, oggettivamente dittatoriali, ma con l’ essenza stessa del Comunismo, da cui pure era nato. Ciò spiega, sin dagli anni ’50, il distacco progressivo da valori ancora oggi necessari, come dimostra ogni giorno, ad esempio, la presenza di un lavamacchine ai semafori delle nostre città”.


Stefano de Stefano

 
 
 

Post N° 293

Post n°293 pubblicato il 19 Aprile 2007 da La_Chambre_d_Isabeau
 

L' incipit è tratto dal blog Autoestinguente


Controllò per l’ennesima volta la lista: non aveva dimenticato niente. Poteva partire.



Un’ ultima lunga occhiata allo specchio, mi sono preparata con cura. Splendo come non mai in vita mai. E’ un anno che aspetto questo momento, lunghe giornate fredde e solitarie.
Vado.
Scivolo via veloce, la destinazione la conosco bene. Non posso certo mancare all’ appuntamento.
Accidenti, accidenti, accidenti!!
Un ingorgo. Ma dove vanno tutti questi imbecilli? E poi parlano delle partenze intelligenti. Non si avanza proprio. Deve essere successo qualcosa. Forse un incidente.
L’ ansia mi mette un tremolio addosso. E’ troppo importante, tante persone mi stanno aspettando.
Uffà! Mi sembra di essere ferma da giorni.
Finalmente si riparte, cercherò di andare più veloce. Devo recuperare il tempo perduto. Speriamo di non incappare in una pattuglia.
Eccola laggiù, finalmente. Stagliata contro il nero. Un’ ultima potente accelerata.
Ma dove sono tutti? Nessun naso all’ aria? Ma che giorno è oggi? Il XVIII Agosto? Accidenti, è stato inutile.
E tutto per colpa di quel maledetto ingorgo tra la Cassia e Cassiopea.



 
 
 

X Agosto

Post n°292 pubblicato il 18 Aprile 2007 da La_Chambre_d_Isabeau
 

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E’ il cuore pulsante della notte. L’ ora in cui gli esseri umani si cibano di sogni. Il borgo medioevale tace. La luna è finalmente calata dietro il poggio e le stelle si sono impadronite del cielo. Uno zefiro lieve gioca a nascondino nelle viuzze strette, ma gli alti cipressi non se ne curano.
L’ uomo e la donna camminano adagio, ogni tanto si sorridono. Il silenzio è loro complice. A piedi nudi, la donna, sembra sfiorare il selciato accennando i passi di un walzer. Lui la osserva incantato, le mani sprofondate nelle tasche.
Senza fretta salgono verso il belvedere. Lievi ed evanescenti.
Sei sicura?
Si, è giusto che sia così.
Che i tuoi desideri, allora, possano essere esauditi.
Alzano entrambi gli occhi alla volta celeste, a quel tremolio dorato e morente.
Una lacrima di stella scivola sul viso della notte. Un battito di ciglia ed è svanita.
Torniamo?
Si, prendimi per mano.
Il castello Chigi è immerso nell’ ombra. Le due figure scivolano dentro indisturbate. L’ antica scala di pietra si inerpica nel torrione. Nel sottotetto polveroso, i resti di un tempo che non esiste più e i nidi delle cornacchie.
La luce inizia a farsi strada nel nuovo giorno.
Svaniscono.

 
 
 

Post N° 291

Post n°291 pubblicato il 17 Aprile 2007 da La_Chambre_d_Isabeau
 

Una volta tanto mi fa piacere essere d’ accordo con le istituzioni. Mi riferisco al bando della Regione sulla formazione degli addetti, allo spettacolo, tanto per intenderci quello chiamato precedentemente il “corso delle Veline”. Si disse che la regione aveva finanziato progetti volti alla formazione di soubrette. Parlo per esperienza assolutamente personale in occasione del debutto romano di uno spettacolo da me scritto dal titolo “L’ Opera di Periferia”. Lo spettacolo per la maggior parte è composto da ragazzi praticamente al debutto. Vengono da Caloria, Quartieri Spagnoli, Ferrovia, Melito, Villaricca. Ragazzi che forse senza questa occasione sarebbero rimasti nella desolazione del niente metropolitano. Li ho visti raggianti, felici, da Scampia ai Parioli.
Credo molto nell’ aggregazione in nome dell’ arte, dello spettacolo quando di base non c’ è volontà di strumentalizzazione e soprattutto quando c’ è onestà intellettuale. Per questo dico che se questi corsi di formazione per i quali sono stati stanziati due milioni saranno gestiti da persone competenti, da figure professionali che svolgono il loro lavoro con serietà, ci potranno essere tante occasioni per giovani disoccupati che, avendo chiaramente delle attitudini, potranno avere la possibilità di formarsi come macchinisti teatrali piuttosto che come assistenti alle luci, al montaggio, agli audiovisivi, alla recitazione, alla danza e così via.
Potrà spuntare un nuovo Marco Esposito di 18 anni di Secondigliano che quando lo conobbi aveva solo la malavita nella testa. Ora ride e piange. E recita da Dio.


Peppe Lanzetta

 
 
 

Il cenacolo

Post n°290 pubblicato il 15 Aprile 2007 da La_Chambre_d_Isabeau
 

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Erano soliti incontrarsi nella villa patrizia del sommo Baclavius. Nel peristylium, circondati da piante di mirto e alloro, si adagiavano su lussuosi triclini e, sorseggiando vino resinato, si beavano della loro stessa essenza. In sottofondo le note di una cetra, mentre gatti egizi li osservavano enigmatici. Non è che la discussione fosse vivace, anzi spesso languiva, tanto le loro menti brillanti erano impegnate in onanistiche introspezioni poetiche. Ogni tanto un convitato turbava la quiete con un aulico verso:

ciprea imago
gli altri ammiccavano compiaciuti e ripiombavano nelle loro dotte elucubrazioni.
La città intera sapeva che il gotha si riuniva lassù nella villa di Baclavius. Molti giovani di belle speranze ambivano ad essere ammessi al cenacolo, ma i loro sforzi creativi venivano sempre tacciati di banalità.
La tragedia avvenne all’ improvviso.
Un assolato pomeriggio di tarda estate, lo schiavo Cesarius, addetto ai favi, si distrasse ascoltando un verso alessandrino del suo padrone. Lo sciame impazzito piombò infuriato sui triclini. Non ebbero scampo. Quando la furia delle api passò rimase nell’ aria una disgustosa flatulenza e sui triclini tuniche stropicciate.






Non si è mai visto che una poesia abbia cambiato le cose.
[Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952]

 
 
 

Sulla scrittura

Post n°289 pubblicato il 15 Aprile 2007 da La_Chambre_d_Isabeau
 


Per me la semplicità non è il risultato di una difficoltà evitata, ma il frutto di una difficoltà risolta. Occorre molto lavoro per scrivere un racconto capace di parlare a tutti. Inoltre, tengo molto alla forza delle emozioni. Non sopporto chi separa la vita intellettuale dal mondo delle emozioni. [...] Le emozioni consentono di portare i lettori in territori inesplorati.



Eric-Emmanuel Schmitt

 
 
 

CINQUE PEZZI FACILI

PRIMAVERA

La primavera senza una foglia che potesse venir rovesciata dal vento, nuda e luminosa come una vergine di scontrosa castità, di sdegnosa purezza,  si distese sui prati con gli occhi spalancati e attenti e del tutto indifferente a quel che facessero o pensassero quanti guardavano.

Gita al faro
Virginia Wolf
 
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