Dovrà passare ancora molto tempo, io credo, prima che la donna possa sedere al suo tavolo a scrivere un libro senza scoprire un fantasma da uccidere, una pietra da scagliare con rabbia.
Virginia Woolf
Post n°298 pubblicato il 24 Aprile 2007 da La_Chambre_d_Isabeau
Una mattina mi son svegliato, o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! Una mattina mi son svegliato ed ho trovato l'invasor. O partigiano, portami via, o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! O partigiano, portami via, ché mi sento di morir. E se io muoio da partigiano, o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! E se io muoio da partigiano, tu mi devi seppellir. E seppellire lassù in montagna, o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! E seppellire lassù in montagna sotto l'ombra di un bel fior. E le genti che passeranno o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! E le genti che passeranno Mi diranno «Che bel fior!» «È questo il fiore del partigiano», o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! «È questo il fiore del partigiano morto per la libertà!» |
[...] sono invecchiata nella miseria, con soltanto mezzo sedere, ricordando ogni giorno che son figlia d' un papa; volli uccidermi cento volte, ma amavo ancora la vita. Questa ridicola debolezza è forse una delle più funeste inclinazioni umane: infatti può darsi cosa più sciocca che ostinarsi a portare un fardello che si vorrebbe continuamente buttare per terra? Avere la propria vita in orrore, e tener conto della propria vita? Insomma carezzare il serpente che ci divora, finché non ci abbia mangiato il cuore? Voltaire Candide |
Post n°293 pubblicato il 19 Aprile 2007 da La_Chambre_d_Isabeau
L' incipit è tratto dal blog Autoestinguente Un’ ultima lunga occhiata allo specchio, mi sono preparata con cura. Splendo come non mai in vita mai. E’ un anno che aspetto questo momento, lunghe giornate fredde e solitarie. Vado. Scivolo via veloce, la destinazione la conosco bene. Non posso certo mancare all’ appuntamento. Accidenti, accidenti, accidenti!! Un ingorgo. Ma dove vanno tutti questi imbecilli? E poi parlano delle partenze intelligenti. Non si avanza proprio. Deve essere successo qualcosa. Forse un incidente. L’ ansia mi mette un tremolio addosso. E’ troppo importante, tante persone mi stanno aspettando. Uffà! Mi sembra di essere ferma da giorni. Finalmente si riparte, cercherò di andare più veloce. Devo recuperare il tempo perduto. Speriamo di non incappare in una pattuglia. Eccola laggiù, finalmente. Stagliata contro il nero. Un’ ultima potente accelerata. Ma dove sono tutti? Nessun naso all’ aria? Ma che giorno è oggi? Il XVIII Agosto? Accidenti, è stato inutile. E tutto per colpa di quel maledetto ingorgo tra la Cassia e Cassiopea. |
E’ il cuore pulsante della notte. L’ ora in cui gli esseri umani si cibano di sogni. Il borgo medioevale tace. La luna è finalmente calata dietro il poggio e le stelle si sono impadronite del cielo. Uno zefiro lieve gioca a nascondino nelle viuzze strette, ma gli alti cipressi non se ne curano. L’ uomo e la donna camminano adagio, ogni tanto si sorridono. Il silenzio è loro complice. A piedi nudi, la donna, sembra sfiorare il selciato accennando i passi di un walzer. Lui la osserva incantato, le mani sprofondate nelle tasche. Senza fretta salgono verso il belvedere. Lievi ed evanescenti. Sei sicura? Si, è giusto che sia così. Che i tuoi desideri, allora, possano essere esauditi. Alzano entrambi gli occhi alla volta celeste, a quel tremolio dorato e morente. Una lacrima di stella scivola sul viso della notte. Un battito di ciglia ed è svanita. Torniamo? Si, prendimi per mano. Il castello Chigi è immerso nell’ ombra. Le due figure scivolano dentro indisturbate. L’ antica scala di pietra si inerpica nel torrione. Nel sottotetto polveroso, i resti di un tempo che non esiste più e i nidi delle cornacchie. La luce inizia a farsi strada nel nuovo giorno. Svaniscono. |
Una volta tanto mi fa piacere essere d’ accordo con le istituzioni. Mi riferisco al bando della Regione sulla formazione degli addetti, allo spettacolo, tanto per intenderci quello chiamato precedentemente il “corso delle Veline”. Si disse che la regione aveva finanziato progetti volti alla formazione di soubrette. Parlo per esperienza assolutamente personale in occasione del debutto romano di uno spettacolo da me scritto dal titolo “L’ Opera di Periferia”. Lo spettacolo per la maggior parte è composto da ragazzi praticamente al debutto. Vengono da Caloria, Quartieri Spagnoli, Ferrovia, Melito, Villaricca. Ragazzi che forse senza questa occasione sarebbero rimasti nella desolazione del niente metropolitano. Li ho visti raggianti, felici, da Scampia ai Parioli. Credo molto nell’ aggregazione in nome dell’ arte, dello spettacolo quando di base non c’ è volontà di strumentalizzazione e soprattutto quando c’ è onestà intellettuale. Per questo dico che se questi corsi di formazione per i quali sono stati stanziati due milioni saranno gestiti da persone competenti, da figure professionali che svolgono il loro lavoro con serietà, ci potranno essere tante occasioni per giovani disoccupati che, avendo chiaramente delle attitudini, potranno avere la possibilità di formarsi come macchinisti teatrali piuttosto che come assistenti alle luci, al montaggio, agli audiovisivi, alla recitazione, alla danza e così via. Potrà spuntare un nuovo Marco Esposito di 18 anni di Secondigliano che quando lo conobbi aveva solo la malavita nella testa. Ora ride e piange. E recita da Dio. Peppe Lanzetta |
Per me la semplicità non è il risultato di una difficoltà evitata, ma il frutto di una difficoltà risolta. Occorre molto lavoro per scrivere un racconto capace di parlare a tutti. Inoltre, tengo molto alla forza delle emozioni. Non sopporto chi separa la vita intellettuale dal mondo delle emozioni. [...] Le emozioni consentono di portare i lettori in territori inesplorati. Eric-Emmanuel Schmitt |
CINQUE PEZZI FACILI
PRIMAVERA
La primavera senza una foglia che potesse venir rovesciata dal vento, nuda e luminosa come una vergine di scontrosa castità, di sdegnosa purezza, si distese sui prati con gli occhi spalancati e attenti e del tutto indifferente a quel che facessero o pensassero quanti guardavano.
Gita al faro
Virginia Wolf
Virginia Wolf
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