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attualità, politica, cultura

 

 
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Il Presidente della Repubblica accusato di "attentato alla Costituzione"

Post n°180 pubblicato il 21 Aprile 2012 da r.capodimonte2009
 

 

La notizia è seria, anche se i giornali hanno dato un taglio ironico e un po’ sconcertante all’iniziativa dell’avvocato GIANFRANCO ORELLI, del foro di Varese, patrocinante in Cassazione, in merito alla denuncia per “attentato alla Costituzione” contro il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in concorso con Mario Monti e Silvio Berlusconi. Nel suo esposto, l’avvocato ha evidenziato come la “designazione” di Mario Monti da parte di Napolitano abbia avuto luogo con un governo in carica che formalmente non era stato sfiduciato. “Il dovere del PdR non è quello di verificare il gradimento di leader e organismi stranieri prima ancora che italiani” o “quello di evitare le urne a tutti i costi” o di “anteporre alla fiducia del Parlamento quella della Banca Centrale Europea e del FMI”, né quello di fare un governo senza partiti “in una democrazia fondata sui partiti” Secondo ORELLI il dovere delle istituzioni, in quel momento delicatissimo (in cui il vecchio premier veniva minacciato di attacco diretto alle sue proprietà ed era costretto ad abbandonare il suo impegno governativo), era invece quello “di operare per la preservazione dell’unità nazionale, difendendone radici e valori posti dalla Costituzione per tutelare la certezza delle regole quale fondamento della democrazia sostanziale”. Per cui la convinzione che il Governo Monti, essendo nato fuori dal Parlamento e senza che questi potesse esprimersi preventivamente, non sia conciliabile con i dettami costituzionali. Ma non è tutto. Secondo quanto sostenuto dal giurista, il Governo Monti è stato imposto alle Camere a cose fatte (non dimentichiamo la promozione preventiva di Monti a senatore a vita, e il convegno di Todi, in cui era stato già designato dai compari dell’Opus Dei e dai banchieri cattolici, come Passera), “dopo che i partiti erano stati esautorati di ogni decisione e le istituzioni piegate alle ragioni di una strumentalizzata emergenza (la quale, è bene ricordarlo, non è affatto terminata dall’avvento di Monti, anzi si è molto aggravata)”. Il tutto, inoltre, mentre i premier designato intratteneva rapporti privilegiati con altri paesi europei, come Francia e Germania, da cui “riceveva compiti e a cui comunicava decisioni all’insaputa del Parlamento” (e che quegli Stati utilizzavano bellamente per trarne vantaggi finanziari). Tali fatti esposti, configurantisi quali “perdita di sovranità nazionale” e “assoggettamento dell’Italia a potenze straniere” cozza lapalissianamente con l’art. 1 della Costituzione. Per questo e per tutte le conseguenze che ne sono derivate (come il fatto che il suddetto Governo opera esclusivamente con il ricorso a decreti in fiducia parlamentare, cosa in passato osteggiata e censurata dal PdR), si configura la specie giuridica del golpe politico da parte dell’istituzione presidenziale.

Ora staremo a vedere quale magistrato avrà il coraggio di procedere, o si comporteranno tutti da pusillanimi, come siamo convinti noi.

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