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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

 

 
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Le "uniformi" e il decadimento morale della nostra bandiera

Post n°1299 pubblicato il 24 Marzo 2016 da r.capodimonte2009
 

Forze dell’ordine, esercito, forze armate, servizi segreti, comitati vari per la sicurezza e l’ordine pubblico, insomma l’altra faccia dello Stato, quella che sfugge ai più, alla democrazia, al popolo, e che vive in quella linea di demarcazione tra “anomalia e legalità”, che crea un vulnus nefasto, tra la naturale gratitudine della gente, e la diffidenza nei comportamenti.

Cosa intendiamo dire? Che questi apparati militari o para-militari che dovrebbero costituire il braccio “autonomo” a difesa del cittadino, in Italia sono perfettamente politicizzati, e quindi posti al servizio non della repubblica democratica, ma dei vari potentati che si alternano al Governo. Inoltre, se tali “potentati” obbedissero alle regole stabilite dalla nostra Costituzione, anche in termini etici e pragmatici, l’eccezione confermerebbe la regola, e si tirerebbe avanti all’italiana; ma il fatto è che sono ormai talmente caduti nell’obbrobrio della corruzione, mistificazione e inaffidabilità, e perciò permeano di sé anche questo settore delicatissimo dell’amministrazione pubblica!

Per cui, bando alle ciance: Stato inefficiente, uniformi inefficienti; Stato inquinato, uniformi inquinate!

Se si aggiunge poi che una delle “armi” a cui ci riferiamo è organizzata “scientificamente” per fornire un servizio di “polizia fiscale”, cioè la gestione e quindi la denuncia e l’eventuale detenzione dei soggetti colpevoli di delitti contro il patrimonio dello Stato, di cui la tassazione è la punta di diamante, allora i dubbi aumentano, aldilà della scintillante vetrina che queste “divise verdi” mostrano, in modo da costituire non tanto una sicurezza e un’obbiettività per il cittadino, ma un incubo, una forma di “terrorismo” pubblico, che, alla fine, crea, come è dimostrato, lo stesso tipo di gara eterna tra corazza e proiettile: qui tra evasore e gabelliere! E non si saprà mai chi vince!

Il marasma si evidenzia, poi, in quell’atteggiamento di doppiezza comportamentale, in cui, specie le forze dell’ordine, si trovano spesso ad operare: lamentazioni e ricorsi sindacali e politici verso i governanti che le depredano nei diritti e nelle risorse, alla caccia di solidarietà di ogni tipo; legittimismo e lealismo verso questi stessi soggetti, che si vantano di farne il loro braccio armato (Stato di polizia), contro il cittadino, quando si fa parte attiva della giusta protesta, ma non quando si personalizza in eversore. Per spiegarci meglio, polizia, carabinieri, guardia di finanza, che manganellano i cortei operai o studenteschi, spesso senza alcuna motivazione di carattere emergenziale; ma che si astengono dal difendere a fondo le città devastate dai vandalismi delle truppe cammellate di certe frange violente, tanto da far pensare che, quasi quasi, ci sia sotto un tacito accordo tra Stato e disordine!

A questo proposito, da cinquant’anni si parla insistentemente di “strategie della tensione”, di elementi, cioè, delle varie polizie infiltrati nell’eversione rossa o nera, non importa, gli “stati maggiori” sostengono, “per motivi di spionaggio”, altri giurano, per imporre strategie collusive e autoritarie dirette a rafforzare lo Stato o addirittura certi partiti: queste “interposizioni” si sono perse nella stagione degli attentati, in quella delle organizzazioni criminali politiche, ripetiamo, rosse e nere, tra Brigate Rosse e Nar, tra Lotta Continua e Ordine Nuovo. E poi si sono dispiegate in decine e decine di processi, in cui la verità, di questa commistione tra legalità e illegalità, non è mai venuta in superficie!

Poi, di quanto in quanto, ecco strani episodi, che dimostrano il grado di tensione che ormai insiste tra i ranghi: agenti che si tolgono i caschi e parteggiano con i cittadini; altri che denunciano lo stato di arretratezza e di funzionalità dei reparti, lasciati praticamente nell’indigenza strutturale; altri ancora che vengono puntiti, come è accaduto con quei militari che hanno protestato perché accampati nel fango e nella pioggia a “difendere” l’Expo dai presunti guerriglieri dell’Isis; infine, altri ancora, come il sindacalista dei SAP, Gianni Tonelli, che dopo 43 giorni di sciopero della fame per protestare proprio su tutto quel di cui si è parlato, adesso è in ospedale in gravi condizioni, senza che i giornali di regime, tanto prodighi per altri “scioperi della fame a vermouth e brioche”, di tipo politico, abbiano minimamente parlato!

Sapete qual è la risposta degli “stati maggiori”, dove si percepiscono “quattro paghe per il lesso”, così come recitava Carducci? “Scarso senso di responsabilità e inosservanza dei regolamenti in materia di trattazione pubblica di argomenti inerenti al servizio”; insomma, “condotta contraria ai principi dell’etica e della disciplina militare.”

Ci si chiede, allora, valgono le stelle querelle, quando a finire nella pentola sono generali della GdF o capi dei servizi segreti o faccendieri para-militari? Perché il “segreto istruttorio” dev’essere applicato anche a quel che accade in mezzo ai reparti, siano o no operativi? Cosa c’è da nascondere?

E’ vero, quel che si dice, che la crisi economica è direttamente responsabile al decadimento morale della nostra bandiera? Si tratta di un’ interpretazione data dal “famigerato” M5S: l’uniforme ormai è la soluzione economica alla disoccupazione delle giovani generazioni, specie quelle che nel Mezzogiorno, ormai, sono costrette a scegliere tra la malavita organizzata o una divisa. Gli ideali di un tempo, stanno a zero! E, quindi , anche le motivazioni, le spinte ideali, l’impegno, stanno a zero, se non per quel che riguarda “la ordinaria amministrazione”. Insomma dare manganellate a dei poveri liceali che sfilano in pace, è come prendersela col gelataio che si è dimenticato di rilasciare lo scontrino fiscale. Intanto, però i black bloc mettono a ferro e fuoco Milano, e il grasso imprenditore evasore, viene “preavvertito” prima della visita di controllo.

E’ chiaro che il marcio non è dovunque, ma avanza a macchia d’olio, sono i dati a confermarlo: si parla da mezzo secolo di “contrasto all’evasione fiscale”, ma si continuano ad emettere bugie, mescolando quella vera, che odora di politica, a quella finta, che è causata dall’indigenza. Certo, ogni tanto nella rete finiscono grandi patrimoni malavitosi, ma mai un patrimonio “imprenditoriale” di quelli “noti o legati al regime”: e le cifre non diminuiscono, casomai aumentano: adesso il fisco “militare” è entrato nei conti correnti bancari, dopo che sono stati già sgonfiati da chi è furbo o privilegiato, da aver fatto le valigie per i paradisi fiscali, ovviamente intoccabili. E’ un po’ lo stesso che faceva Banca Etruria con le sue “obbligazioni tossiche”: si rifiutava di vendere quelle della povera gente, trovatasi poi con le pezze nel di dietro, ma vendeva quelle dei big, come il noto giornalista Bruno Vespa, pochi giorni prima!

Questa squalificazione delle uniformi si rispecchia poi, pienamente, sulla loro gestione. Se andiamo ad approfondire il settore “investigativo” c’è da mettersi le mani sui capelli! Per lo più si agisce su basi esclusivamente indiziarie, e i teoremi spesso arcigogolati delle procure, si intersecano con le analisi difettose se non artefatte di questi “CSI all’italiana”: il risultato sono poi i “processi indiziari” in cui si ribaltano clamorosamente le sentenze, dal I° al II° grado, fino alla Cassazione. Nulla c’è di più certo nel destino di un incriminato, a mano che non si tratti di un banchiere o di un politico o amministratore di lungo corso: in questo caso le indagini procedono a lumaca, tutti d’accordo, dai piani alti delle procure fino ai piani bassi degli ispettori, per arrivare alla prescrizione! I colpevoli diventano innocenti come per miracolo, attraverso decine di processi, in cui entrano ed escono centinaia di indiziati, per lo più rovinati, nella loro vita professionale o familiare!

Non gliene frega niente a nessuno: mettere in una busta un proiettile e indirizzarlo ad un infame, è lo stesso che sgozzare una povera ragazza o sfigurare un ex-fidanzato. C’è un colpevole? Ne siamo certi? Intanto mettiamo il “mostro” in prima pagina, e forse la carriera, in polizia o in magistratura è assicurata, poi vedremo! C’è un caso, clamoroso, quello del dirigente del MPS suicidatosi, che una magistratura “evidentemente collusa” aveva considerato chiuso, archiviandolo; ma che, guarda caso un altro giudice ha riaperto, addirittura ordinando la riesumazione: ma gli inquirenti cosa ci stavano a fare, se i bigliettini d’addio risultano estorti, sul cadavere si rintraccia un colpo alla testa, e Rossi, questo il nome del morto, ha vari segni di ritenzione ai polsi, prima di “cadere” dal terzo piano della banca?

Un velo di compatimento, ma anche di vergogna, è quello che, poi, si deve stendere sulle nostre Forze Armate: dove nugoli di alti ufficiali, perfettamente inutili e superpagati, riempiono file di sedie, occupano centinaia di edifici, comandano battaglioni e divisioni, squadre aere e navali, come quelle che immagina Hitler dentro il bunker, mentre i Russi erano già a Berlino!

Un esercito dove si contano più ufficiali che soldati semplici, più sottufficiali amministrativi e di servizio, che operativi: un enorme organizzazione elefantiaca, dove, a mala pena, si elevano alcuni reparti che per tradizione, ancora, sono degni del tricolore (ricordate, il decadimento morale della nostra bandiera?). La quale, giustamente, è stata presa, armi e bagagli, per fare ciò per cui non era stata pensata: servire lo straniero come mercenaria, trasformarsi in “volontariato di soccorso”. Aggiungiamo come postilla, fare da collaudatrice a macchine  da guerra obsolete, come gli F-35.

Nel frattempo, però, l’unica cosa veramente dignitosa che avrebbe dovuto fare, difendere con unghie e con denti, la sorte amena dei due poveri marò detenuti e strapazzati dagli indiani da quattro anni, questo “esercito di franceschiello” non ci ha neppure provato, assuefancendosi all’ignavia dei politici!

E così, mentre la magistratura più fanatica e inadeguata del mondo, mette in galera il cittadino che osa difendersi dal delinquente, o libera il delinquente che commette reato, perché trova appigli di buonismo ideologico, trattando la giustizia come materia da interpretare e non da applicare, il Paese è scosso dall’inefficienza e dal decadimento dell’apparato di sicurezza, fidando sulla paura del popolo italiano di correre alle armi, come Cicerone ammoniva, nella sua intelligente deduzione: fiat Justitia, ne cives arma ruant. Un problema che ha l’America, dove accade esattamente l’opposto, perché là il popolo è in armi. Eppure l’Italia è uno dei pochi esempi al mondo in cui c’è il bisogno che il popolo abbia il diritto all’autodifesa, e non solo per quanto detto sopra.

E siamo più che certi che lo sforzo che uniformi e magistratura fanno ogni giorno per strappare di mano questo sacrosanto diritto a chi, ormai, è indifeso, e non gode di migliaia e miglia di uomini di scorta (un altro “lodo” vergognoso, contro la dignità della nostra bandiera!), concedendo, al contrario, alla malavita e ai malintenzionati di goderne liberamente, si frantumerà, quando il Paese vedrà, prima o poi, la ribellione: allora non siamo più tanto certi che basteranno, manganelli ed infiltrati, a fermare la disperazione della gente.

E, forse, le “uniformi” capiranno finalmente, da che parte stare.

(ROBESPIERRE)

 
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