italiadoc

Ci vorrà altro che la mobilitazione del vecchio partito dell’elefantino, o i potentati ebraici e finanziari di Wall Street, comunque spaccati a metà, e neppure il perbenismo conservatore dei protestanti, a bloccare l’ascesa di Donald Trump. E’ anche vero che l’unico settore del partito che lo appoggia formalmente è quello dei “tea party”, con il trio Paul-Palin-Meade, a cui si ispirava il candidato ormai sconfitto, Rubio, che in Europa, la sinistra troppo frettolosamente definisce “populista”, in quanto ha nel suo programma un deciso isolazionismo degli Usa, un ritorno all’America agraria e de-industrializzata, il ripristino dei vecchi principi costituzionali alla Jefferson, un controllo molto più esplicito dell’alta finanza, in funzione anti-massonica.

Donald Trump è arrivato sulla scena elettorale americana come il classico tornado F5, quello che spazza via anche i grattacieli. Dopo averlo annunciato nel 2012, lo ha reso concreto nel 2016, dopo una programmazione e preparazione personale e di staff di grande impatto mediatico. Non dimentichiamo che questo miliardario-immobiliarista (il suo reddito si avvicina ai 10 miliardi di dollari!) è stato attore, divo della TV (famosissimo il suo programma The Apprentice, condotto in Italia su Sky da Briatore!), e perfino campione di wrestling.

Le idee di quest’uomo hanno delle consonanze con le posizioni reaganiane, anche se la caratteristica principale si riallaccia all’isolazionismo classico americano, dalle origini (Monroe) fino al periodo interbellico (Harding-Coolidge-Hoover)-

Trump è odiato in Italia, ovviamente dai progressisti e dall’apparato centrista, perché ha osato mettere in dubbio l’obiettività dei giudici italiani per le conclusioni del processo contro Amanda Knox, chiedendo di  boicottare l'Italia fintantoché questa non abbia fatto la cosa giusta, liberando la ragazza; sostenendo inoltre che dovrebbe essere il pubblico ministero del processo a dover essere imprigionato al posto suo!

Il suo programma si incentra su temi che la politica corrente qui da noi considera di ispirazione populista, forse addirittura “fascista”, ma che è coerente con un ripristino attivo delle antiche regole costituzionali, stravolte da secoli di lassismo democratico e involuzione e mistificazione morali, dovuti alla dipendenza dei presidenti dalle oligarchie finanziarie più letali. Egli si definisce un “uomo fattosi dal niente”, ma dotato di una forza decisionista senza pari. E’ perciò:

-Contrario a qualunque provvedimento di innalzamento della pressione tributaria

-Contrario al controllo delle armi (e quindi favorevole alle tesi propagandate dalla NRA)

-Contrario agli aiuti internazionali

-Contrario all'Obamacare (e quindi favorevole alla sua abolizione e, di conseguenza, alla sua sostituzione con una nuova legge)

-Favorevole a sostenere l'idea che la Cina comunista dovrebbe essere trattata dagli Stati Uniti d'America come un nemico e, quindi, sottoposta a pesanti dazi all'importazione.

In realtà, come dicevamo sopra, Trump è un solido isolazionista, convinto che gli Usa abbiano speso immense risorse per fare da “balia” al mondo, ricavandone solo critiche, e, grazie ai grandi errori di valutazione commessi in quest’ansia imperialista, rinfocolando il terrorismo. Che ritiene il più grande pericolo per l’America, oltre che la forza economica della Cina, alla quale, sconsideratamente, Obama e i suoi predecessori, hanno consegnato l’equilibrio finanziario del dollaro!

Afferma che l'America ha bisogno di un vero leader per ritornare grande. Secondo Trump, le Amministrazioni Obama e Bush hanno permesso il declino economico della classe media americana, imputando inoltre all'elite del partito repubblicano di averla tradita conducendo un'opposizione inefficace al Congresso, dove l’elefantino detiene la maggioranza assoluta. Make America Great Again è appunto il motto della sua campagna elettorale. Trump ha criticato spesso gli accordi commerciali stipulati dagli USA con altri Stati, ai quali ascrive in particolare il declino del settore manifatturiero e della perdita di posti di lavoro a vantaggio di paesi a basso costo di manodopera. Trump si è detto contrario alla ratifica del TTIP. Ma anche al perdurare della Nato, che, secondo lui, non ha più alcuna ragion d’essere!

Famosa è stata la polemica con Barach Obama, raccolta dai c.d. birthers, relativa al fatto che, secondo lui, l’elezione del presidente nero sarebbe invalidata, dal fatto che sarebbe nato in Kenya e non ad Honolulu, fatto comprovato dalla contingenza che la Casa Bianca non ha mai fornito, se non dopo 4 anni il certificato di nascita del suo avversario. Con l’occasione egli dichiarò: « Ho impiegato un'ora per avere il mio certificato. È inconcepibile che dopo quattro anni di interrogativi il presidente non abbia ancora mostrato il suo.»

Una cosa è certa: se Trump dovesse rompere la tradizione che vede gli outsiders espulsi dalla logica bipartitica nelle elezioni americane, allora il mondo cambierà di sicuro. Perché sarà un po’ più libero di adesso, e l’Europa, una volta per tutte perderà l’ombrello finanziario e mistificatore, pensato da Washington, e quindi la classe dirigente a cui questo si ispira. E i popoli potranno riprendersi le loro costituzioni.

Perché non sarebbe mai accaduto prima, che un candidato “anti-politico” diventasse Presidente degli Usa, e questo soprattutto per demerito dei suoi predecessori! (R.S.)