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Le elitè oligarchiche che il Governo favorisce

Post n°1309 pubblicato il 07 Aprile 2016 da r.capodimonte2009
 

Nell legge bancaria passata ieri alla camera (con la fiducia dei verdiniani!), non c’è traccia dell’emendamento che dovrebbe restituire ai 130.000 risparmiatori truffati almeno i 100 milioni pattuiti, la cui destinazione è stata affidata all’Autorità Anti-Corruzione di Raffaele Cantone: il quale si sarà ormai accorto che sta facendo la stessa fine istituzionale della Corte dei Conti, un organo previsto dalla Costituzione, al quale i poco saggi padri costituenti, preoccupati che i loro figli e nipoti assomigliassero a Matteo Renzi, tolsero ogni potere esecutivo, e quindi assegnarono ad essa solo il compito di sagace imbrattacarte.

Dopo questa ennesima sciagura che trasforma il sistema bancario italiano decotto, in un’ennesima associazione a delinquere, privatizzando brutalmente le banche popolari e le banche cooperative (ricordate Bersani, glielo impediremo a tutti i costi, disse in TV!), un’altra serie di lobby ben pasciute, quella dei dirigenti bancari, è sistemata a dovere, e sarà grata all’ex-rottamatore, di averla non solo protetta ma anche ricompensata, per gli immensi favori arrecati alle imprese amiche, comprese quelle di suo padre e del padre della Boschi; anche se questi favori, ma è solo una facezia, sono costati il fallimento di molti istituti, e non parliamo certo solo dei 4 di cui sopra.

Il motivo per cui il premier si sta affrettando a convertire immensi debiti e altrettanti bilanci falsificati in merce avariata da vendere a saldo, è uno solo: salvare gli oligarchi che si sono predati interi patrimoni, dopo aver traferito nei paradisi off-shore (non solo quelli panamensi, gestiti dalla Cia) profitti e laute prebende, a scapito degli azionisti e dei risparmiatori, dopo averli consegnati, anima e corpo ai burocrati usurai di Bruxelles e al loro “bail-in”. Salvarli, cedendo quel che resta del sistema bancario italiano, non certo ad investitori esteri “cretini”, che non saprebbero poi cosa farci di platee di impiegati inaffidabili e patrimoni immobiliari travolti da debiti e truffe (questa era la situazione dei 4 istituti che Renzi ha salvato con i soldi degli investitori!); ma ai famosi “hedge fund” che stanno sorvolando la brughiera in cui è ridotta l’Italia, come avvoltoi a caccia di carogne, per comprare questi “avanzi di magazzino” e infilarli nei patrimoni tossici dei loro clienti speculativi, è la parola d'ordine del Governo; giocando con gli ultimi, inossidabili clienti che ancora si attardano in fiducia a tenere là i loro conti e il loro denaro!

La prova di quanto detto, è quel che accade in Banca Popolare di Vicenza, da poco Spa “renziana”, ancora feudo indissolubile della famiglia dei cantinieri Zonin: già perché il fallimento dell’istituto, molto opportunamente salvato dalla legge approvata sei mesi fa, non solo ha lasciato al potere i predatori che l’hanno ridotta al lumicino, tutto lo staff precedente, anche se al posto di Gianni Zonin, il capo della cupola, ci sono le sue scatole cinesi intestate alla famiglia; non solo ha distribuito loro, nel passaggio tra nuova e vecchia banca decine di milioni di buonuscite, di cui la magistratura non trova niente da ridire, anche perché l’intervallo che questa manovra truffaldina ha procurato, servirà a farli sparire dalla circolazione; ma ha costretto l‘81,36% degli azionisti a sottostare alla volontà del 18,64, cioè dei “grandi azionisti” collusi con la dirigenza, e che obbligheranno i piccoli a versare altro denaro per un aumento di capitale perfettamente inutile; appunto, costruito solo per guadagnare tempo.

Casa Vinicola Zonin, Mobiliare Montebello, Giovanni Zonin Sas, Azionaria Conduzioni Terreni Agricoli. Gianni Zonin Vineyards Sas, Tenuta Rocca di Montemassi: non è l’elenco delle imprese della Camera di Commercio di Vicenza, ma l’universo di cellette e controcellette che l’impero vinicolo del grade truffatore veneto, accusato dai giudici per reati sulla vigilanza, mantiene pressocchè intatto (circa 40 milioni di € di valore), dopo averlo distribuito equamente in famiglia, e appesantito, rendendolo perciò intoccabile, da affidamenti di tre volte le garanzie. Così, anche se volessero,  gli azionisti che si trovano in mano il valore di 1/10 dei loro investimenti, e pure nell’impossibilità di venderlo a terzi, non potranno mai effettuare azioni revocatorie per danni subiti!

Nel frattempo, però, in questa moratoria generale, che ha visto “salvaguardati” i vari Zonin, Iorio, De Francisco, Sorato, Braganze, Monorchio (ex-ragioniere generale dello Stato –sic!, Zamberlan e Dolcetta, sono stati attribuiti ad-personam una decina di milioni tra buonuscite e rientrate, mentre l’autorità di Cantone fa spallucce, e il ministro dell’Economia si sfrega le mani, perché è riuscito ancora una volta a salvare i criminali e a turlupinare gli italiani.

Adesso poi che la “cordata” ha conseguito il suo risultato alle spalle di tanta povera gente che ha perso tutto, fidandosi del “patriarca del vino”, si è messa a cercare chi possa comprare la frittata: perché non c’è nessuno che la vuole, e i tempi del capitombolo definitivo stringono, All’appello mancano 1,75 miliardi che nessuno è disposto a sborsare, tantomeno con le stesse “iene” che continuano a scorrazzare sulla carogna: ed ecco allora la pensata! La Cassa Depositi e Prestiti, che Renzi ha provveduto ad intestare al suo “giglio magico” immettendo uomini fidati. Una specie di “bancomat pubblico” a disposizione dei truffatori e dei mafiosi.

Vedremo come andrà a finire, sotto l’egida della “santa alleanza” Renzi-Bersani-Alfano-Verdini. Perché è questo il quartetto che sta decidendo il destino finanziario del Paese, e il reddito di milioni di famiglie frodate e il futuro di milioni di disoccupati, perché tali saranno i giovani depredati delle disponibilità delle famiglie.

Finche quella benedetta “campana” non inizierà a suonare, chiamando a raccolta il popolo... (ST.JUST)

 
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