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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

 

 
« L'ATTACCO ALLA CASSA DE...Un referendum con un quo... »

IL M5S passa dalla fase propositiva alla prassi: la conquista del potere

Post n°1315 pubblicato il 15 Aprile 2016 da r.capodimonte2009
 

Solo chi non ha esperienza e quindi conoscenza del sistema politico e mediatico italiano, poteva abboccare alla “parola d’ordine” messa sulla bocca dei principali “opinion leader”, sulla solidarietà multipolare, ed in certo senso, inaspettata, che il regime ha riservato a Gianroberto Casaleggio, anche da parte di chi, di certo, lo preferisce adesso dov’è, piuttosto che prima! In realtà si tratta dell’ennesima ammucchiata “ipocrita “ che si leva dai mercenari filo-governativi, e dagli oppositori più incalliti, che battono e dibattono sui media, come su un’incudine sorda, sul fatto che il M5S possa accusare il colpo e entrare in crisi, magari a cavallo di questo semestre fatale, che comprende referendum sulle trivelle, elezioni amministrative e referendum sulle riforme, che i grillini guidano in prima persona contro Matteo Renzi e i suoi seguaci. Non è difficile cogliere, infatti, questi “lamentosi gufi”, auspicarsi, tra le lacrime di coccodrillo, che la morte di Casaleggio possa causare una rivoluzione all’interno del movimento, o peggio una scissione, o peggio ancora una crisi irreversibile. Come se i tanti eletti, tra parlamentari nazionali e regionali e amministratori locali, possano, essere travolti da questo grave lutto, dismettere il “laticlavio” e tornarsene a casa!

Non per togliere un’oncia da quest’uomo, che ha innovato la politica, immettendola sui binari dell’ esclusiva rappresentanza popolare diretta delle istituzioni (cosa che non accadeva dai tempi dei Gracchi a Roma!), ma casomai la morte (affatto improvvisa) del “guru”, ha ristornato i Pantastelllati da ulteriori prove di governo, sia in ambito locale che nazionale, consegnando loro la definitiva responsabilità di portare il Paese al cambiamento radicale, e se si vuole, rivoluzionario; altre forze non esistendo, attualmente, in Italia, che abbiano o ambiscano di avere una carica altrettanto decisa, e inesorabile, sia da destra che da sinistra, costruita per questo scopo.

C’è, tuttavia, un ulteriore passaggio, da chiarire, in più, adesso che Casaleggio se n’è andato, aldilà delle sue doti professionali e pragmatiche, e che ne facevano l’ “altra faccia” di Beppe Grillo. E’ anche vero che la “coppia”, un bel giorno si è incontrata, per caso, e ha elaborato il progetto delle Cinque Stelle, ma ognuno dei due ha messo qualcosa. Non possiamo dimenticare, quel che ha messo Grillo nell’”amabaradan” che ha poi dato vita alla connotazione politica del movimento: quest’uomo da trent’anni sta trasmettendo, prima attraverso i suoi spettacoli, poi sulle piazze, messaggi di una forza politica ineguagliabile, paragonabili, forse, a quelli che nella storia hanno utilizzato personaggi, che oggi potremmo definire, “carismatici”. E non ci riferiamo solo alla “virulenza” dei discorsi, e a quella pratica di “umiliare e contestare” dalla base il potere  e le sue diramazioni letali senza alcuna remora, ma soprattutto ai contenuti. E vediamoli: la concezione rivoluzionaria di un ritorno all’economia e dell’ecologia delle origini, la visione di una democrazia “organica”, che tutti definiscono “diretta, dal basso”, senza la mediazione dei partiti, almeno nella forma più degenere, ma che in più ha una costruzione rappresentativa delle categorie, ognuna autosufficiente, dal punto di vita sociale e culturale, tutte unite a spingere lo Stato, che non è un’espressione di oligarchie tantomeno di lobby, a coordinarle, verso un progresso tutt’altro che globalista, mai rappresentato da “governi mondialisti”, tantomeno legati all’alta finanza. In economia, il controllo assoluto del credito, da parte dello Stato, la partecipazione degli individui alla gestione del potere e del lavoro, l’abbattimento della speculazione e dell’usura, la riconquista del prodotto nazionale, coi suoi grandi pregi, sia nella manifattura che nell’agricoltura, ridisegnando i territori, restituendoli alla loro bellezza, salubrità, produttività, qualità. Nell’ambiente, la conquista del 100% dell’energia da fonti rinnovabili, e l’eliminazione dei prodotti petroliferi, ma anche la manutenzione reale dei territori, il rispetto della qualità della vita, abbattendo la cementificazione selvaggia, utilizzando l’enorme opera di ristrutturazione da fare nelle città, grandi e piccoli, su milioni di edifici abbandonati, vuoti, spingendo, in quest’opera civile, anche il privato, che non può astenersene, lasciando disabitati e inutilizzati interi quartieri, terreni, strutture industriali. E tra i privati ci sono i soggetti pignoranti, banche e fisco, che dovranno dare l’esempio. Nel sociale, l’abolizione delle differenze troppo marcate tra ricchi e poveri, soprattutto nei confronti di quei “ricchi” che non meritano, aldilà del lavoro e della professione, uno “status” privilegiato: i politici, i manager, i dirigenti pubblici, i burocrati, i pensionati d’oro, il mondo dello sport e dell’arte. Un discorso che la Chiesa non ha saputo o voluto fare, aldilà delle prediche o delle encicliche: il reddito di cittadinanza, in fondo, esiste già in buona parte delle nazioni civili, e non è affatto legato alla generalizzazione a pioggia, ma, a parte l’integrazione di reddito, per chi ne ha già uno sotto soglia, è legato al reinserimento nel mondo del lavoro, pena la decadenza. Ovviamente in un’organizzazione che veda l’eliminazione di strutture inutili come quelle attuali, e offra un’assistenza piena al disoccupato o a chi vuole migliorare la sua posizione!

Ci fermiamo qui, perché Beppe Grillo è così: un vulcano, perché appartiene alla generazione di quelli che la cultura politica se la sono fatta da “autodidatti”, sulla propria pelle, col sacrificio, mai vantandosene! Tuttavia, dietro questa ricchezza di intenti, Grillo nasconde una pelle più ruvida di quella di Casaleggio.

“Vi prego dal profondo dell’anima, diventiamo amore. Solo così potremo farcela. Non distruggete questo sogno, non distruggete l’Italia, non distruggete il nostro pianeta!” Queste sono alcune frasi che si è lasciato sfuggire, prima della morte, il co-fondatore del M5S: e sono congeniali al suo carattere e alla sua profonda cultura di uomo, legato ad un illuminismo di maniera, ad un equo-solidarismo quasi panteistico, in cui uomo e natura si condividono un amore assoluto; quasi un richiamo ai principi dell’induismo delle origini. Manca il piano pragmatico, che, pure, la sua mente lucidissima, aveva elaborato come intuizione. E la prassi, quella è tutta di Grillo: perché il progetto politico innovativo quanto si vuole, strutturato giustamente sul web universale, non è nulla se il potere è delegato ad altri, e costoro si oppongono in ogni modo alla sua realizzazione.

Ed è evidente che, quello che vive l’Italia adesso è uno sbocco autoritario e reazionario, che può essere sconfitto solo ed unicamente, con il ricorso alla politica dell’azione, non solo delle parole e della comunicazione: senza la quale il movimento è cresciuto e continua a crescere, per carità, ma, come giustamente ricordato da Grillo mille volte, non può continuare a trattenere all’infinito le istanze di forze che agiscono, apertamente o nascostamente, per portare il Paese verso soluzioni eversive. O queste forze, come sta accadendo ai nostri confini, andranno al potere, nella piena confusione e strumentalizzazione conservatrice che rappresentano, oppure dovrà essere il M5S, a prendersi carico della conquista del potere, in tutti i modi possibili, affinchè scavalchi queste stesse concorrenzialità, e si faccia prima rivoluzione, e poi Stato. I presupposti di idee, e uomini ci sono!

Tutti coloro che  sono convinti che il M5S non sia di sua natura un movimento democratico, ma un ferreo e pragmatico argine al decadimento della democrazia, e per questo, pur attirati ad aderirvi, ne eccepiscono questo aspetto, si destino finalmente dalle loro illusioni! E’ vero che la morte di Gianroberto Casaleggio cambierà le cose, perchè porterà la politica di questo Paese alla resa dei conti. Si tratterà di decidere chi dovrà cavalcare il cambiamento radicale dell’Italia, o le forze che mascherano e mistificano il “ritorno all’ordine”, e quindi il ripristino della più bieca restaurazione; o quelle che vogliono la rivoluzione, quella scomoda, inesorabile, vendicativa, la “tabula rasa” della storia, in fondo alla quale, però, potranno nascere una nuova democrazia, e nuovi cittadini!

Ed è questa, forse, l’eredità che l’innovatore ha lasciato a chi, con i suoi capelli bianchi, dovrà farsene ancora carico! (R. Scagnoli)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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