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Il "sì" al referendum: un alibi per l'alta finanza e i poteri forti, per continuare a profanare l'Italia

Post n°1395 pubblicato il 17 Agosto 2016 da r.capodimonte2009
 

In un articolo di tipo terroristico, che l’establishment democratico, ad un passo dalla riconferma, ha voluto “trasmettere” al popolo italiano, con la solita carica di menzogne e ipocrisia, il Wall Street Journal mette in guardia dal bocciare il referendum istituzionale, definendolo “molto più strategico della Brexit”, o in grado, se approvato, di far riprendere all’Italia il cammino per la ripresa economica.

In poche righe, questo ambulacro newyorkese dell’alta finanza massonica, ha detto contemporaneamente due verità, ma anche due bugie, tralasciando, tuttavia, di descrivere l’orizzonte economico europeo se vincesse il no, evidentemente arcisicuro di contribuire a scardinarlo, cosi come è riuscito a fare con il candidato repubblicano Donald Trump, affogato di menzogne e dure contestazioni; privilegiando le caste lobbistiche di cui si circonda, e non da oggi, la famiglia Clinton.

In realtà che il risultato del referendum istituzionale renziano sia strategico come non mai, per il perdurare, asfittico, di una UE ormai alla frutta, è certo: e più è asfittica l’UE più Wall Street può tirare un sospiro di sollievo, in quanto il dollaro riesce a sottostare all’euro, e quindi a favorire i prezzi delle materie prime, che gli europei stanno strapagando (oltre alle tasse che gli gnomi di Junker ci caricano sopra con le politiche deflazionistiche!); almeno fino a che la Federal Reserve non sarà costretta a rivalutarlo, per offrire una sponda ai 10.000 miliardi di carta straccia, il debito pubblico americano, che tutti, ad iniziare dai cinesi, stanno mettendo sul mercato, bombardando una politica economica americana del tutto fuori controllo!

Perché un’Italia, che conta in Europa come il due a briscola, e nel mondo come una marionetta nel teatro dei pupi, dovrebbe riuscire, se saltasse il governicchio che la gestisce, a destabilizzare l’Europa peggio della stessa Brexit?

Il primo motivo è che la Brexit non ha intaccato la moneta unica, in quanto la GB non la riconosceva, e quindi, nonostante il tentativo dei conservatori di “fregare” chi ha votato per la Brexit, allungando i tempi del distacco, evitando a Bruxelles di abbassare il sipario prima del tempo; lo scossone, pur violento, non ne ha determinato la caduta (anche se la sterlina e in genere i titoli inglesi stanno crescendo!). Il  secondo motivo è relativo allo stretto rapporto tra l’economia italiana e quella tedesca, la prima in subordine della seconda, grazie alla supervalutazione dell’euro tedesco, e alla sottovalutazione dell’euro italiano, a cui si sono aggiunti i “vari compiti in casa” di Monti, Letta e, per ultimo, di Renzi, che hanno portato nel nostro Paese solo povertà, disoccupazione e recessione. Se, per ipotesi, il Governo Renzi cadesse, e le elezioni portassero al potere il M5S da solo o in compagnia (ipotesi che si sta concretizzando questi giorni di ferragosto, sempre che Renzi non metta mano alla legge elettorale!), è ipotizzabile che un altro referendum sarebbe lanciato, istantaneamente, quello contro la permanenza dell’Italia nell’eurozona, e tempi molto più bui della crisi greca sovrasterebbero i cieli europei. Questo determinerebbe almeno altri quattro o cinque referendum, in altrettanti paesi sull’orlo dell’Eurexit,  e sarebbe la fine.

Il terzo incubo, che il giornale americano ha sottinteso, è il cambiamento di strategie internazionali che accompagnerebbe la caduta di Renzi: innanzi tutto l’immediato ritiro dei nostri 10.000 soldati dai teatri bellici del mondo, dove fanno funzione di mercenari per conto di un’organizzazione, la Nato, che da tempo ha esulato dalle proprie funzioni; e quindi, metterebbe in crisi anche l’appartenenza dell’Italia, e quindi di tutte le basi americane che ospita, a questo trattato ormai inutile, con un avvicinamento conseguente alla Russia. Da non dimenticare che il prossimo anno ci saranno le elezioni in Francia e in Germania,  e l’aria che tira per le grandi coalizioni  catto-socialiste non è buona. La stessa Clinton, che andrà probabilmente a vincere le presidenziali, si troverà le due Camere senza la maggioranza, e una situazione economica terrificante, con una Borsa, da capo, grazie alle scelleratezze di suo marito, prima e di Obama poi, talmente ripiena di titoli tossici (poi trasmessi, come metastasi, alle grandi banche europee, dalla Deutsche Bank alla Societè Generale!), che quelli che la fecero crollare nel 2008 erano una bazzecola!

Quarto, lo accennavamo sopra, la tentazione di emulare un’ eventuale ribellione italiana contro l’UE, che questa volta non vedrebbe certo uno Tsipras, quale testa di ponte, per divorarsi la Grecia, ma tanti Varoufakis, compreso Di Maio o chi per lui, a sostenersi a vicenda, per uscire dal pasticcio letale dell’euro, creato, ormai lo hanno capito anche i polli, da un “entente cordiale” tra uomini di potere europei, in primis, da noi,  Prodi, Amato e Ciampi, e uomini di potere americani.

L’uscita dell’Italia, o la sola indizione di un referendum, causerebbe, dopo la Brexit, un sobbalzo da infarto per Bruxelles, e la Germania si vedrebbe costretta a fare la stessa cosa, per evitare di finire divorata da tante economie ribelli e nemiche. di nuovo libere!

E che queste quattro ipotesi stiano sul gozzo al WSJ lo dimostra la conclusione ipocrita e bugiarda che ne fa: con il “sì”, l’Italia si avvierebbe verso la ripresa economica.

Ma non ci spiega come, visto che in due anni e mezzo Renzi non ne ha imbroccata una, anzi la situazione del Paese, in base agli ultimi, definitivi risultati, è drammatica, e senza appello, se non il cambio radicale delle regole.

E le regole non si cambiano con i dieci miliardi pietiti col gioco della “flessibilità di bilancio”, perché questa esiste già da un pezzo, basti guardare l’aumento ormai irreversibile del debito pubblico, e un Paese non può risorgere dal baratro senza una domanda interna che si riavvii, lavori pubblici che non vadano ad ingrassare le mafie e la corruzione (quindi piccole, non grandi opere, si pensi solo al rilancio dell’edilizia popolare!), un utilizzo del debito come moneta parallela nell’interscambio delle imprese, il rilancio delle energie alternative, con la trasformazione degli impianti di incenerimento in riciclo attivo (questa “sciocchezza” da sola vale 200 miliardi!); e l’abbattimento radicale delle posizioni di privilegio, l’introduzione del reddito sociale, l’accorciamento dell’età pensionabile, per diminuire la disoccupazione.

Le uniche riforme che a questo punto dovrebbero essere realizzate sarebbero poche, ma concentrate in quattro punti: la riforma del Senato e della Camera riducendo della metà i parlamentari, e della metà i loro incassi, anche vitalizi, allargando la durata dei tempi di formazione e discussione delle leggi; la realizzazione degli arti. 39-42-43 e 46 della Costituzione, con il controllo pubblico sui sindacati, l’introduzione delle cogestione nelle aziende sane e dell’autogestione in quelle in stato di crisi, riducendo al minimo gli ammortizzatori sociali. In campo finanziario, riportare allo status pubblico la Banca d’Italia, nazionalizzando , nell’ambito della CDP, le banche in  default, e ricavandone una sola, simile alla KfW tedesca, responsabile della struttura sociale e del finanziamento della pmi. Azzerando l’azionariato vecchio, e sostituendolo con quello del nuovo istituto; scambiando le obbligazioni e i titoli tossici, venduti ai risparmiatori con l’inganno (non certo quelli in mano agli speculatori!), con BOT redimibili.

Peccato che il WSJ, non abbia neppure accennato a come l’Italia dovrebbe rialzarsi dopo le batoste inflittele  dai suoi amici italiani, almeno da una decina d’anni: e il motivo è sempre lo stesso. Chi racconta la balla più grossa, vince! (R.SCAGNOLI)                                                                                

 

 

 

 
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