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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

 

 
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Insistiamo: i giudici fanno la cernita di denunce ed esposti "secondo convenienza ed impatto politici"

Post n°1482 pubblicato il 20 Dicembre 2016 da r.capodimonte2009
 

 Nel settembre 2012, il direttore del Blog Italiadoc, Riccardo Scagnoli, anche grazie a “rumours” captati da persone amiche entro lo stesso MPS (suoi ex-colleghi), spedì un esposto-denuncia avvalorato da vasta documentazione alla Procura di Roma, contro l’allora PdC Mario Monti, a quel tempo anche ministro dell’Economia ad interim, PER AGGIOTAGGIO E SPERPERO DI DENARO PUBBLICO. Nella documentazione non sono risultava che la banca aveva operato manifestamente in mala fede nell’acquisizione di Banca Antonveneta, ma che per nasconderne il nesso, aveva falsificato i bilanci, immettendo al nero alcuni derivati di appoggio, poi clamorosamente andati all’incasso. E quindi la banca era compromessa, tanto che, già allora, l’UE la teneva costantemente sott’occhio, e valutava attentamente se essa dovesse proseguire, dopo aver ricevuto AIUTI DI STATO attraverso l’emissione di 4,45 miliardi di “Monti Bond”, in altre operazioni su un capitale ormai a precipizio. Nell’esposto si evidenziava anche l’inconsistenza della Vigilanza di Bankitalia e della Consob, che non solo non avevano approfondito i bilanci e le operazioni truffaldine (solo dopo quasi un anno, quando lo scandalo contro Mussari si evidenziò, vennero fuori i “derivati” non segnalati a bilancio che l’esposto denunciava!), ma erano prone a tal punto da concedere successivi aumenti di capitale: il che provocò un vero e proprio “insider trading” e le azioni dell’istituto crebbero di oltre il 30%!

Scagnoli venne convocato a Roma, in procura, il 13 gennaio 2013, dai procuratori Nello Rossi e Michele Nardi, i quali, di fronte alla sua pesante documentazione, restarono “basiti” (o forse “recitarono solo una parte”!), perché c’erano tutti gli estremi, su opinione anche di altri legali, che si procedesse, non solo alla denuncia contro il PdC Monti, del vice-ministro dell’economia Grilli (attualmente ceo della banca J.P.Morgan, banca, guarda caso, incaricata di salvare il MPS!), dell’intera dirigenza, e della Fondazione MPS, ma si sospendesse immediatamente l’operazione di finanziamento (prima imposta al Parlamento in forma di decreto singolo, non passato in Commissione –sic!-, poi infilata nella “legge di stabilità” solo parzialmente e insufficientemente spiegata nei termini tecnici così generici, che alla fine si dimostrò effettivamente una forzatura, se è vero che fu parzialmente insolvente!).

Alla domanda degli inquirenti su cosa sarebbe potuto accadere dell’istituto così malmesso, Scagnoli rispose che la soluzione ottimale era quella di “nazionalizzarlo” visto che il passaggio finanziario, già effettuato, un vero e proprio palliativo di  esclusiva convenienza politica, avrebbe permesso, tuttavia, allo Stato di trasformarsi in primo azionista, recuperando immediatamente le risorse.

I due procuratori lasciarono la stanza per una buona mezz’ora, poi rientrarono, con un sorriso di circostanza sulle labbra. “Non si può procedere” inventarono, “perché l’operazione è già in corso, e vi potrebbero essere turbative di mercato. “E per quel che riguarda i modi e i termini di comportamento di Monti e degli altri soggetti implicati?” eccepì Scagnoli. “Noi riteniamo che non ci siano i presupposti per allargare un’inchiesta di questo tipo, in questo momento particolare. In ogni caso acquisiamo la documentazione, riservandoci di utilizzarla” risposero.

Da allora di acqua “sporca” sotto i ponti ne è passata e oggi il MPS, dopo aver divorato altri 15 miliardi, grazie al “bail in” si appresta a turlupinare definitivamente non solo gli azionisti, dopo gli ultimi, disastrosi aumenti di capitale, ma anche i risparmiatori, 40.000, impelagati in miliardi di “obbligazioni subordinate” fasulle, per lo più emesse per pagare la truffa di Antonveneta (2008!), che si vuole forzosamente costringere (sotto ricatto di finire come quelli delle 4 famigerate banche), a con-cambiare carta da giornale con carta igienica, cioè le azioni dell’istituto, attualmente, ai valori minimi di cinque anni fa!

Immaginate solo se i due procuratori Rossi e Nardi, avessero allora proceduto, almeno in indagini più serrate, quanto denaro pubblico, quanti danni erariali, quanta corruzione e concussione (indagini e processi, finora hanno comminato solo pene pecuniarie, ma neppure un giorno di galera!), si sarebbero risparmiati, per poi arrivare al punto di partenza!

Agganciamo questa lunga premessa per citare le ultime parole di Beppe Grillo, subito dopo che la sindaca di Roma Virginia Raggi, si è trovata la centro del solito attacco mediatico per aver “toppato” nella scelta di un funzionario pubblico, oltretutto non licenziabile, poi risultato, su decisione della magistratura e su denuncia di terzi, corrotto: “CI STANNO COMBATTENDO CON TUTTE LE ARMI COMPRESE LE DENUNCE FACILI CHE COMUNQUE COMPORTANO ATTI DOVUTI COME L'ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI O GLI AVVISI DI GARANZIA. NESSUNO PENSI DI POTERCI FERMARE COSÌ.”

Qual’ è il motivo che lega il primo episodio all’ultimo?

Risponde a verità che le procure debbano procedere “con atto dovuto” nei confronti delle denunce e degli esposti? Oppure di questi atti pubblici viene fatta una “cernita” tra quelli convenienti a creare “caos e confusione, anche politica”, e quelli, come quello pesantissimo dello Scagnoli, opportunamente ignorato per mera interpretazione politica, a favore degli esponenti al potere?

Non è per caso che gli esposti sono accolti, e aprono quindi ad indagini e poi ad “avvisi di garanzia” solo se sono “congeniali” a determinate situazioni? E perché, se il segreto stesso che dà vita alla procedura giudiziaria, non viene rivelato neppure a chi ci si trova in mezzo, i tribunali e gli stessi giudici avallano le fughe di notizie verso la stampa?

Pensiamo che il gioco ormai sia scoperto, perché uomini come Grillo non scoprirebbero certi “sepolcri imbiancati” dove è l’anonimia a lavorare per la legge, e la partigianeria a muovere certi procuratori, IN SENSO SCANDALOSAMENTE DIFFORME, DA CASO A CASO. Se si tratta di denunce perpetrate da posizioni politiche della maggioranza, allora vengono accolte; se si tratta di denunce perpetrate da posizioni politiche della minoranza o in genere anti-potere, allora vengono, come nel caso dello Scagnoli, respinte!

E’ evidente che anche tra tutti coloro che si definiscono “garantisti”, e si schierano apertamente con la magistratura, perché la considerano sacra e inviolabile, si dovrà pure accendere un dibattito, se questa sta agendo con una libertà e una indipendenza che le Costituzione stessa non gli concede, ma forse il Codice Rocco, sì.

Quello portato in questa vicenda, e che riguarda un singolo cittadino, pure preparato e affatto perditempo, è un esempio che fa pensare, e che ci deve mettere in guardia. Sia sulla “qualità” del denunciante e dell’esponente (se solo di parte, perché ammetterli, se poi si respingono chi di parte non è!), sia sull’equa operatività del magistrato; il quale oggi sa bene di non poter essere né criticato, né tanto meno perseguito, e le sue azioni e prestazioni restano nell’ombra, lo ripetiamo, anche nei confronti di chi si trova indagato senza saperlo, e resta nella gogna mediatica, in attesa del “giudizio di Dio”: indagato, solo per accertamenti o indagato con avviso di garanzia, sospeso a babbo morto, o indagato, con i carabinieri già per le scale...

Diteci se questa è giustizia, o non è piuttosto una sottile e ipocrita forma di corruzione di tipo autoritario. (ITALIADOC)

 

 

 
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