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La vera storia di come il catto-socialismo intende l'economia

Post n°1551 pubblicato il 06 Aprile 2017 da r.capodimonte2009
 

SECONDA PUNTATA

Col tempo, ma anche con accordi “sottobanco”, il cooperativismo “cattolico” e quello “rosso” hanno marciato assieme, fino al momento in cui hanno deciso di unirsi, dopo che sono stati disintegrati i principi di solidarietà cristiana delle origini, sostituiti da quelli finanziari e speculativi delle 9 branche in cui Confcooperative è suddivisa (soprattutto il settore bancario, con le famose  Casse Rurali o Banche Cooperative): L’Alleanza delle Cooperative Italiane, formalmente già esiste, ma di fatto è stata bloccata da tutta una serie di polemiche (ma anche di divisioni politiche tra la “destra” che controlla il business attraverso la diaspora nei partiti di centro, e la “sinistra” ormai inghiottita dal PD), dovuta alle innumerevoli indagini e condanne penali cui si sono trovate travolte le coop rosse. C’è inoltre un particolare di non poco conto, quello della “liquidità”: lo dicevamo nella prima puntata, problema che investe la Lega Coop, anche nelle sue più importanti espressioni, come la edile CMC o la Manutencoop di servizi, dal momento in cui sono state chiamate in correo e hanno visto annullate molte gare d’appalto vinte illegalmente; mentre Federcasse, il salvadanaio di Confcooperative, pur essendo travolto anch’esso dalla crisi bancaria (tanto che il Governo a breve dovrebbe varare una legge di ristrutturazione delle Banche Cooperative), continua a foraggiare la casa-madre.

Lo scandalo CONSIP è diventato, a questo proposito, un po’ la goccia che ha fatto traboccare il vaso: i media di regime si sono guardati beni dal rivelare che alla base dell’inchiesta delle procure di Roma e Napoli, contro l’imprenditore Alfredo Romeo, non ci sono solo i vari generali, i Lotti, la famiglia Renzi, cioè quelli che erano accorsi a bloccare le indagini giudiziarie in corso, ma soprattutto Manutencoop, che non è solo una delle mega-strutture di Lega Coop, ma un vero e proprio “sistema corruttivo”, così come è risultato dall’inchiesta: oltre alle intercettazioni fortunatamente già effettuate, prima che il generale dei carabinieri, Del Sette, facesse la spia a papà Tiziano Renzi, certo Pietro Coci, titolare di una impresa di Servizi, la Euroservizi Group, era stato arrestato in fragranza di reato (per aver corrotto con 200.000 € la stazione appaltante, l’Ospedale Pediatrico Santobono di Napoli), dopo essersi “consultato” proprio con i dirigenti della coop rossa, a sua volta vincitrice di 18 lotti del famoso appalto CONSIP da 3,5 miliardi: i quali lo avevano edotto su “sistema imperante”, quello di cedere in mazzette non il 4% richiesto dagli esosi amministratori sanitari napoletani, ma un 2-2,5 che è quello che manutencoop paga ogni volta che si aggiudica (illegalmente) un appalto! Tanto che lo stesso Coci, alla fine, si era rifiutato di pagare l’intera tangente, ma solo l’importo indicato dai “compagni”, cioè 55.000 €...

Nelle pastoie della “sanitopoli campana”, ma anche di questo i media di regime si guardano bene dal parlare, sono finiti l’avvocato Guglielmo Manna, il faccendiere di punta, marito del giudice Anna Scognamiglio, che assolse il Governatore De Luca da tutti i reati ascrittigli, e che Renzi ha nominato “commissario alla sanità” della Regione Campania; e il camorrista Giorgio Poziello, inviato a casa Coci a minacciarlo per ottenere l’intera mazzetta. Ovviamente De Luca resta fuori dall’inchiesta, mentre i tre “piccioncini” finiscono rinviati a giudizio!

L’appalto di “appena” 11 milioni scoppiato in mano al povero Coci, non è altro, quindi, della punta dell’iceberg del sistema economico che il PD e i suoi bracci finanziari hanno introdotto nel Paese da anni; e adesso si comprendono bene le motivazioni per cui era stato tenuto fuori da Tangentopoli, perché si rischiava di abbatterlo, e di innestare una crisi finanziaria e occupazionale da brividi. Questo Berlusconi, che ne uscì’ vincitore, lo sapeva molto bene, ma in vent’anni, per convenienza, lasciò le cose esattamente al loro posto!

In realtà quando sta emergendo dallo scandalo CONSIP dimostra che lo Stato italiano è succube, e non da oggi, di un sistema di potere economico devastante, nato da un “accordo leonino” tra grandi potentati, dove la criminalità regna sovrana, pur rilevata dalle stesse autorità fiscali, in primis la GdF: Confindustria  che gode della legislazione più ad essa favorevole, come il Jobs Act, e un sistema di “concertazione sindacale” che carica sulle spalle del cittadino i costi della disoccupazione cronica, dovuta alla fuga di capitali, alla “vera” evasione fiscale (che non è certo quella “terroristica” che si ricava dalle cartelle rottamate di Equitalia!), e all’impatto devastante degli ammortizzatori sociali, che gravitano sull’INPS; e la Lega Coop, uno strumento “alieno” creato in provetta dalla peggiore politica, ma che entra a forza e con ogni mezzo nel mercato, accaparrandosi appalti su appalti, corrompendo domineddio, e distruggendo la media e piccola impresa, tagliata fuori dagli affari!

Manutencoop è dentro fino al collo nell’operazione CONSIP, se è vero che anche la “ondivaga” ANAC di Raffaele Cantone ha aperto un’istruttoria, proprio sulle gare d’appalto vinte, 18 su 30, cioè quasi 2 miliardi; così come ha fatto l’Authority Antitrust che la accusa di aver costituito un “cartello” di imprese terze (tutte o quasi, tuttavia, riferentesi a sue partecipate!) per aggiudicarsi il mega-appalto di 1,6 miliardi, per la pulizia delle “scuole belle renziane”, che, come si può facilmente arguire, sono nate in funzione, non certo della sicurezza degli alunni, ma degli introiti del massimo sponsor della Fondazione Open, sotto dettatura di un “ministro” del Lavoro concusso!

Così le inchieste vanno avanti, ma sotto silenzio dei media: e il popolo viene tenuto all’oscuro, ma non solo lui, lo dicevano nella prima puntata, ma migliaia di piccole e medie imprese che, strangolate dalle banche, dal fisco, ma anche da questi monopoli mostruosi, muoiono (spesso coi loro titolari), e gettano nella disperazione milioni di disoccupati (checchè ne dica l’Istat, coi suoi trucchi statistici, in aumento vertiginoso!). Disintegrando un modello di sviluppo e di qualità che era vanto dell’Italia.

(ITALIADOC)

 
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