Mestizaje

Negro africano, asiático oriental, indio americano, africano musulmán, blanco europeo, aborigen australiano, cinco continentes en un mismo corazón

 

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LA GUERRA IN IRAQ

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Numero di vittime dall'inizio della guerra (19 marzo 2003). Dati aggiornati alle 16 del 19 marzo 2008.

Iracheni       81.881-89.760
Soldati USA                   3.990
Soldati altre naz.            308

Fonte: iraqbodycount.net, icasualties.org - da Internazionale

 

PALESTINESI E ISRAELIANI

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Numero di vittime dall'inizio della seconda intifada (28 settembre 2000). Dati aggiornati alle 16 del 19 marzo 2008. Tra le vittime palestinesi sono inclusi i kamikaze, mentre non sono conteggiate le persone accusate di collaborazionismo e uccise da altri palestinesi.

Palestinesi     5.173
Israeliani           1.067
Altre vittime          78
Totale               6.318

Fonte: Afp - da Internazionale

 

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SOLAMENTE PER PENSARE...

Ahi llega un coche official
Con su bandera nacional
Medidas de seguridad
Policia nacional
Al otro lado, la accion
Es una manifestacion
Son antiglobalisacion
CADA DIA SOMOS MAS, CADA DIA SOMOS MAS

YA ESTA BIEN, HAY QUE MATAR LA BESTIA
DESPEREDAD DE VUESTRA INDEFERENCIA
EL PODER CORROMPE LAS CONCIENCIAS
UNETE, AUN QUEDA RESISTENCIA

La cumbre ya termino
Ya ha comenzado el mogollon
Hay mas monos que en el zoo
PROTEGIENDO AL CRIMINAL
Es evidente la opresion
La policia disparò
Carlo Giulani pagò
LA VIOLENCIA POLICIAL DE UN ESTADO CRIMINAL

YA ESTA BIEN, HAY QUE MATAR LA BESTIA
DESPEREDAD DE VUESTRA INDEFERENCIA
EL PODER CORROMPE LAS CONCIENCIAS
UNETE, AUN QUEDA RESISTENCIA, RESISTENCIA

El pasado 20 de julio del año 2001
Fue brutalmente asesinado nuestro compañero carlos giuliani
Por la policia fascista italiana

Solamente por revindicar un reparto mas equitativo de la economia mundial
Solamente por adquirir conciencia,
Solamente por poner voz a la "sin voz"
Solamente por pensar...

YA ESTA BIEN, HAY QUE MATAR LA BESTIA
DESPEREDAD DE VUESTRA INDEFERENCIA
EL PODER CORROMPE LAS CONCIENCIAS
UNETE, AUN QUEDA RESISTENCIA, RESISTENCIA

EH OH, NO CALLES
EH HO, NO TE CALLES
Solamente por pensar...

 

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Alle volte mi ritrovo con la testa tra le mani e penso di essere diventato pazzo mi dico cazzo! non è reale qua mi devo calmare.
[…]
Vai a lavorare, lì ti possono sfruttare, umiliare, sottopagare, cassaintegrare, […] cazzo, morire, cazzo morire per poco più di un milione non può capitare, ma non si sa come succede ogni giorno a ben tre persone e io sarei il pazzo! mille morti l’anno è una guerra perdio ed io sono un pazzo fottuto che con una guerra in corso vado ancora in giro disarmato, un pazzo, un pazzo fottuto!

[…]

Il fatto che non sono diventato pazzo è solo che là fuori c’è qualcuno che si è messo in testa di ammazzarci tutti
[…]
Che poi non è neanche uno, perché sono tanti e sono pure tanto ricchi e potenti e sfacciati maledetti siano loro e chi cazzo li ha creati, avidi assassini senza scrupoli
[…]
I bastardi fottuti, figurati se c’hanno orecchie per sentire chi gli parla di riduzione dell’orario di lavoro, per loro se dopo otto ore di lavoro sei stanco, fai una cazzata e muori, è un peccato e manco per la tua vita quanto per la pensione che hanno cacciato e comunque hanno risparmiato rispetto all’assunzione di nuove persone a pieno salario. È questo lo straordinario obbligatorio, chi vola alle Bahamas e chi va all’obitorio e dovremmo pure dirgli grazie perché “offrono” lavoro

[…]

Alle volte mi ritrovo con la testa fra le mani e penso, penso e rifletto: in Italia c’è un conflitto una guerra che fa più di mille morti all’anno tra lavoro e mala sanità, e dimmi tu se questa qua non è pulizia etnica cos’è come si chiama?
Quando uno che c’ha i soldi può avere tutto e uno che ne ha di meno non ha diritto nemmeno a un letto in un ospedale quando sta male e se vuol farsi curare deve pagare solo che coi soldi che gli danno quelli del lavoro interinale c’è l’affitto da pagare, il bambino da mantenere e cosa cazzo vuoi pagare un dottore quando non sai nemmeno se tra due mesi c’avrai ancora un fottuto lavoro, perché il lavoro interinale non è altro che una prestazione occasionale di lavoro manuale, non qualificato, esattamente il caso in cui il rischio d’incidente sul lavoro è quintuplicato e tutto questo non è capitato, ma è stato pensato, progettato e realizzato dal padronato in combutta con l’apparato decisionale dello stato
[…]
È evidente il disegno criminale o no? O sono io che sono pazzo?
Povera vita mia - 99 Posse

 
 

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COMUNICATO DEI DETENUTI DEL CPT DI VIA CORELLI - MILANO

Post n°34 pubblicato il 10 Luglio 2008 da jackflash77

Noi detenuti di via Corelli siamo in lotta dal 5 luglio contro la nostra carcerazione nel CPT di Milano.
Il nostro crimine è quello di non avere un documento che lo stato italiano non ci concede, e quindi rivendichiamo per tutti il diritto alla libertà.
Vogliamo contrastare la campagna razzista che attraversa l’Italia,  denunciare il carattere fascista del pacchetto sicurezza che discrimina, criminalizza e reprime tutti gli immigrati.

Noi non lottiamo per qualche miglioramento qui dentro. Noi ci battiamo per la chiusura dei CPT.

Tutti devono sapere la profonda ingiustizia che stiamo subendo qui dentro:
Persone, costrette a lavorare in nero, prelevate direttamente dal posto di lavoro.
Persone in possesso di documenti regolari e rinchiuse perché ancora in attesa di un rinnovo.
Persone a cui non è stata convalidata la detenzione, riportate in questura per un nuovo decreto di espulsione, convalidato poi dal giudice successivo.
Tutti devono sapere che qui si subisce un clima costante di razzismo, intimidazione e violenza.
Cibo scarso e di qualità scadente. Condizioni igieniche inaccettabili. Assistenza sanitaria inesistente, in particolare a malati di Aids a rischio di vita.
E ogni nostra osservazione su queste cose serve scatena la reazione rabbiosa della polizia e della Croce Rossa, che non interviene per curare le persone.
Per tutti questi motivi continueremo la nostra agitazione a oltranza e facciamo appello a tutti gli antirazzisti perché sostengano la nostra lotta in nome dei principi di giustizia, uguaglianza e dignità umana che devono essere garantiti a tutti e senza condizioni.

Milano, 8 luglio 2008

SOLIDARIETA' AI DETENUTI RECLUSI!!!

LIBERTA' PER TUTT@!!!

 
 
 

COMUNICATO URGENTE SU MEETING ANTIRAZZISTA DEL 13/14 GIUGNO

Post n°33 pubblicato il 13 Giugno 2008 da jackflash77

Il meeting convocato dal comitato antirazzista milanese per il 13 e 14 giugno sta provocando reazioni provenienti da tutto l’arcipelago politico istituzionale. Alleanza nazionale, Lega Nord, PD e Casa della Carità si sono unite in un unico coro, cercando di far passare l’evento come una scelta di contrapposizione settaria ad una fantomatica iniziativa contemporanea di gruppi fascisti, invocando l'intervento della questura per vietare il corteo di sabato. Mentre sono ancora in corso le trattative per definire il percorso del corteo nel quartiere, in mattinata si è svolto l’ennesimo blitz delle forze dell’ordine con un controllo a tappeto dentro le oltre 120 abitazioni che compongono i 4 campi del Cimitero Maggiore, con un chiaro intento intimidatorio e di dissuasione a partecipare al meeting.
L’operazione è ancora in corso e già si denunciano decine di operai costretti a perdere la giornata di lavoro (se non addirittura il posto), oltre al fatto che alcuni degli abitanti, che si sono opposti verbalmente all’operazione, sono stati immediatamente cacciati dal loro container.
Stessa sorte è toccata a una trentina di rumeni abitanti da oltre 10 anni in un piccolo villaggio nei pressi di Corvetto, confermando che l’operazione “dimezziamo gli zingari” “eliminiamo tutti i campi”, targato Salvini-De Corato-Penati, sta già marciando, sulla pelle delle masse povere di Milano.
Rinnoviamo e rinforziamo l’appello per una partecipazione di massa al meeting antirazzista del 13-14 giugno. Non lasciamo soli i rom, sosteniamo a gran voce il loro bisogno di sfidare il terrore anche si abbatte quotidianamente su di loro, costruiamo un argine unitario alla deriva securitaria che attraversa l’intera nazione, affermiamo senza tentennamenti la prospettiva di una effettiva unità di classe che si costruisce dal basso, unica possibilità di opporsi efficacemente i poteri forti dello stato che,
come sempre, si ergono a difesa del profitto, dei suoi interessi e del suo ordine mortifero.

Venerdì 13 giugno, dalle ore 15, tutti al campo di via Barzaghi

Sabato 14 giugno, corteo in quartiere con concentramento in P.le cimitero Maggiore (capolinea tram 14)

VIA ADDA NON SI CANCELLA

 
 
 

SABATO 14 GIUGNO - MANIFESTAZIONE ANTIRAZZISTA

Post n°32 pubblicato il 13 Giugno 2008 da jackflash77

 
 
 

SENZA PAROLE

Post n°31 pubblicato il 13 Giugno 2008 da jackflash77

 
 
 

NOT IN MY NAME!!!

Post n°30 pubblicato il 11 Giugno 2008 da jackflash77

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L'Italia incrementa le spese militari. È ottava nel mondo.

Un paese in crisi? E' sicuramente così, ma se ci fermiamo a giudicare le spese militari allora il giudizio potrebbe essere diverso. Oggi arriva Bush (l'imperatore) a Roma, vale la pena ricordare a chi lo sa, e informare i tanti che non sanno, i dati contenuti nel Rapporto per i diritti globali presentato l'altro giorno. Con 29,9 miliardi di dollari stanziati nel 2006 il nostro belpaese si piazza all'ottavo posto della classifica mondiale delle spese militari del 2007. E nel 2008 la spesa è destinata ad aumentare di circa 2 miliardi. Tutto questo è avvenuto con il governo Prodi, quello definito di centrosinistra e sotto ricatto dalla sinistra cosiddetta radicale. Ovviamente non va meglio nel resto del mondo, dove negli ultimi 10 anni la spesa militare è cresciuta complessivamente del 37%. In tutto il mondo le spese militari ammontano a circa 1.200 miliardi di dollari ogni anno, con 15 paesi che insieme spendono l'83% del totale. Tra questi gli USA sono nettamente al primo posto col 46% della spesa complessiva. L'amministrazione Bush/Cheney lascerà (sempre troppo tardi) il proprio paese con la spesa militare più alta di sempre: 515 miliardi di dollari per il 2008/2009, con un aumento dell'8% rispetto l'anno precedente.
La situazione economica, delle infrastrutture, per non parlare degli altri mille mila problemi che affligono il nostro paese potrebbe trovare una soluzione o comunque un'ottima ancora di salvataggio se si destinassero la gran parte di quei fondi a servizi e infrastrutture che davvero servono a un paese invece di acquistare caccia militari e asservirci ancora di più a un capo che ormai è allo sbando e i suoi errori sono sotto gli occhi di tutti...anche dei più ciechi! Ormai solo il nano e il suo corrispettivo franscese stanno ancora a sentire quel rincoglionito....

PRIMA DI AVERE UN PAESE MILITARMENTE PRONTO (A NON SI SA QUALE MINACCIA), BISOGNA GARANTIRE INNANZITUTTO A TUTTI I CITTADINI IL DIRITTO AL LAVORO, ALLA CASA, ALLA SALUTE E RISPETTARE UNA BUONA VOLTA LA COSTITUZIONE!

 
 
 

MESSICO: LA NUOVA COLOMBIA?

Post n°29 pubblicato il 10 Giugno 2008 da jackflash77

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Riporto un articolo de Il Manifesto di domenica 8 giugno, si tratta di un'inchiesta sulla situazione della cosidetta lotta al narcotraffico in Messico...già si possono vedere le analogie col più famoso Plan Colombia.

DROGA E NARCOS (+ PETROLIO): GUERRA TOTALE
Decine di morti al giorno, corpi decapitati, giudici e politici corrotti, un clima di violenza generalizzata e sempre più incontrollabile. L'inutile crociata del presidente Calderón, che intanto cerca anche di far passare la privatizzazione di Pemex.
Gianni Proiettis
CITTÀ DEL MESSICO

Con una quindicina di morti ammazzati al giorno, con sparatorie notturne e stragi di poliziotti, città occupate dall'esercito e cadaveri decapitati con messaggi addosso, la «guerra al narco-traffico», cavallo di battaglia di Felipe Calderón in un anno e mezzo di contestata presidenza, ha prodotto solo un aumento geometrico della violenza nelle strade, gravi violazioni dei diritti umani e una crescita senza precedenti del senso di insicurezza nella popolazione.
Intere città - come Tijuana, tequila sexo marijuana, secondo Manu Chao; Ciudad Juárez, tristemente famosa per le centinaia di donne impunemente assassinate; Culiacán, capitale dello stato di Sinaloa, culla dei narcos - sono diventate nelle ultime settimane veri e propri campi di battaglia, con i cittadini che fanno acquisti da panico ed evitano di uscire se non è proprio indispensabile. Nel mezzo di un conflitto armato che oppone i maggiori cartelli della droga in disputa per il territorio e tutti loro contro le forze repressive dello stato, un avventurato passante rischia di fare la fine di un ciego en el tiroteo, un cieco che si ritrova nel mezzo di una sparatoria.
Non c'è bisogno di ricorrere al sensazionalismo, la realtà si incarica di battere tutti i Guinness: sette poliziotti uccisi e quattro feriti in un solo scontro a fuoco, cinque decapitati in una settimana, tre alti funzionari che chiedono asilo negli Stati uniti, una banda di sicari tirata fuori dal carcere da un gruppo armato. Termini come encajuelado (cadavere ritrovato nel bagagliaio di un'auto), encobijado (corpo avvolto in una coperta), narcomensaje (messaggio scritto con un avvertimento dei narcos) sono ormai parte del linguaggio quotidiano.
In questo contesto, sono ormai in molti a parlare di «colombianizzazione», intesa come un processo di crescente militarizzazione sostenuto e diretto da Washington. Di fatto, un «contratto» di assistenza militare al governo messicano nella lotta ai narcos sta per essere sfornato dal Congresso Usa. Con il pudico nome di «Iniciativa Mérida» - ma ribattezzato dall'opposizione «Plan México», sul calco del Plan Colombia - il piano prevede l'erogazione di 350 milioni di dollari l'anno (originalmente dovevano essere 500), ma pone una serie di condizioni così strette che lo stesso governo Calderón, in un residuo sussulto di dignità, si è messo a criticarle come una riedizione della abolita «certificazione», che i gringos rilasciavano annualmente ai paesi latino-americani. Un'umiliante pagellina con cui il governo statunitense premiava o castigava (in dollari) i vari governi del continente per il loro collaborazionismo nella guerra alla droga (ma non solo).
«Stiamo vincendo questa guerra, anche se non sembra», ha dichiarato il procuratore generale Eduardo Medina Mora con un umorismo involontario che ha fatto la delizia dei principali vignettisti. Qualche giorno fa Felipe Calderón, che autorevoli opinionisti continuano a chiamare «presidente de facto», ha puntato il dito contro i media in generale, accusandoli di essere complici della criminalità organizzata. Il giorno dopo, il duopolio televisivo - Televisa e TvAzteca - mostrava obbediente i successi sportivi dei messicani all'estero, omettendo le narco-ejecuciones. Ma è difficile nascondere venti morti in un fine settimana, specie se due erano figli di capos eliminati in un parcheggio a colpi di bazooka.
«Basterebbe promuovere la legalizzazione o la depenalizzazione delle droghe per fermare queste ondate di omicidi in tutto il paese - dice la scrittrice Elena Poniatowska - le droghe sono un business colossale, rappresentano la maggiore entrata dell'economia messicana, prima ancora del petrolio. L'esperienza della legalizzazione dell'alcol negli Stati uniti insegna come si pone fine agli imperi criminali. Non è con la militarizzazione e la guerra che si otterrà qualcosa. Il governo deve rivedere la sua strategia, tenere conto dell'aumento delle esecuzioni, fermare questa violenza dilagante che sta trasformando il paese in un campo di battaglia».
Da quando denunciò con grande coraggio la strage di centinaia di studenti nell'ottobre 1968 a Tlatelolco, Elenita è rimasta una delle voci più autorevoli del Messico libero e pensante.
Oggi fa parte del Comité en defensa del petróleo, formato dai maggiori intellettuali e scienziati messicani contro il tentativo di privatizzare Pemex, la compagnia petrolifera di stato, portato avanti da Calderón.
Eh già, perché dopo le droghe, che danno da vivere a più di un milione di persone e permettono di accumulare fortune che comprano eserciti, politici, giudici e istituzioni intere, il petrolio, con un prezzo inarrestabile, è il boccone più ambito. Lì a farsi la guerra sono due partiti realmente antitetici: da una parte, le multinazionali del petrolio, che già da tempo hanno unto i meccanismi di un potere esecutivo e legislativo facilmente corrompibili.
Dall'altra, però, un movimento popolare che elude le strumentalizzazioni politiche, anche se è stato convocato dal «presidente legittimo» Andrés Manuel López Obrador, e rivendica la «expropiación petrolera» decretata dal presidente Lázaro Cárdenas fin dal lontano 1938. Da allora, il petrolio è diventato un orgoglioso patrimonio di tutti i messicani e un elemento insostituibile dell'identità nazionale, una cosa che i tecnocrati neo-liberisti al governo faticano a capire e tacciano di nazionalismo anacronistico.
Intanto, al movimento in difesa del petrolio, che conta già centinaia di migliaia di «brigadistas» impegnati nella propaganda porta a porta, si è affiancato da subito un fronte istituzionale: i 156 deputati del Fap - il Frente amplio progresista, formato dal Prd, il Pt e Convergencia - hanno occupato per due settimane in aprile la tribuna del Congresso, paralizzando l'attività legislativa. E questo malgrado l'irreparabile spaccatura del Prd di López Obrador, il maggiore partito d'opposizione.
Il Pan, espressione dell'estrema destra cattolica e neoliberista al governo, e il Pri, l'ex partito-stato, il dinosauro in attesa di rivincita ma con alcune contraddizioni interne in tema petrolifero, stavano per passare la «riforma energetica» di Calderón - leggi svendita di Pemex al capitale multinazionale. Il «sequestro delle istituzioni», come il Pri e il Pan chiamarono il blocco delle due Camere, servì in realtà a imporre un dibattito nazionale, condotto da politici, intellettuali e scienziati nel Senato. Oltre a ritardare di 70 giorni qualunque votazione sul tema del petrolio, il dibattito sta rafforzando l'opposizione alle proposte di legge governative e mostra la povertà di argomenti dei privatizzatori, che a volte ricorrono a dati palesemente falsi o all'insulto puro e semplice.
La festa che i piani neo-liberisti credevano vicina - lo stesso commissario europeo del commercio Peter Mandelson ha espresso «l'approvazione europea alla riforma energetica del presidente Calderón», forse con la speranza di una fetta della torta - subirà quanto meno un certo ritardo. Il sindaco della capitale, Marcelo Ebrard, ha annunciato un referendum per fine luglio a Città del Messico sul tema del petrolio. Anche se l'attuale legislazione non riconosce validità giuridica al risultato di una consultazione popolare, la volontà della maggioranza non potrà essere ignorata. Mentre la metà dei 31 governatori messicani ha già anticipato la sua adesione al referendum il governo sbraita sulla sua «incostituzionalità».

 
 
 

FLASH NEWS

Post n°28 pubblicato il 06 Giugno 2008 da jackflash77

Un mio amico (zè city) mi segnala questa autrice...davvero molto brava; riporto un suo post e vi consiglio di andare a leggere altri suoi scritti/racconti. Li potete trovare qua.

SCHEGGE TAGLIENTI

International Flash news

Viva preoccupazione viene espressa dalla comunità internazionale per la decisione dell’Italia di dare il via alla costruzione di centrali nucleari. Il timore condiviso è che l’annunciata intenzione di dotarsi di energia atomica a scopi civili nasconda in realtà quella di servirsene a scopi militari. L’imposizione italiana del segreto di Stato su luoghi e metodi di stoccaggio delle scorie alimenta ulteriormente questi sospetti. “Il regime italiano non offre sufficienti garanzie democratiche. Oltre a governare senza nessuna vera opposizione, Berlusconi controlla già tutta l’informazione, e buona parte del mercato italiano, ed è collegato alle autorità religiose più integraliste del paese – ha dichiarato il portavoce dell’ONU – Non possiamo permettere che abbia anche la bomba atomica”.

Dawn of the PDead

Il principale esponente dell’esiguo schieramento dei neuroni di Veltroni ha partorito di recente un’altra delle sue fantozziane imitazioni anglofile: tentare di copiare il britannico Shadow Cabinet, nominando per ognuno dei ministri del Berluscony Flying Circus un finto omologo PiDino, che si aggiri simulandone le attività, ovviamente però senza poterle svolgere realmente. Un po’ come i morti viventi di Dawn of the Dead si aggiravano vanamente attorno al supermercato nel quale da vivi facevano la spesa. Il Governo Zombie.
Questo spiega anche la sempre crescente fuga dei cervelli dall’Italia.
Se restassero, finirebbero mangiati.

Spazio Pubblicità
Nuovi scrittori sul mercato.

- Hai appena detto o fatto un’enorme cazzata che devi assolutamente negare contro ogni evidenza?
Chiamaci, ti scriveremo una smentita così appassionata e indignata da far passare da stronze le tue vittime, e qualsiasi testimone oculare e/o televisivo del fattaccio! –

- Amico parroco, hanno appena sgozzato qualcuno nel tuo ridente paesino, e sai che tutti i Tg ne riprenderanno il funerale celebrato da te? Rivolgiti a noi, ti scriveremo un’omelia da applauso, piena di vibrante denuncia e sentita partecipazione, facendoti fare un figurone degno d’un cardinale! -

- Ti stanno sui coglioni gli appartenenti a una particolare minoranza, vuoi usarli come capro espiatorio? Assumici, compileremo un’abile rassegna stampa che saprà rivitalizzare anche la più arcaica e demenziale leggenda razzista contro di loro! Politici, opinionisti, e semplici cittadini si strapperanno le fiaccole di mano a vicenda nella gara a chi accende il primo rogo!

Tg 4 Flash news

Un’altra verità troppo a lungo nascosta dalla disinformazione comunista viene finalmente a galla. Nessun movente politico all’origine dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Il massacro di 335 italiani da parte delle truppe naziste al comando di Herbert Kappler ed Erich Priebke fu soltanto un tragico episodio di bullismo.

di Alessandra Daniele

 
 
 

SOLIDARIETA' AI COMPAGNI DELLA FORNACE!

Post n°27 pubblicato il 28 Maggio 2008 da jackflash77

ARRIVA L'EXPO...COMINCIA LA PULIZIA
RESISTIAMO COMPAGNI!


Centinaia di persone hanno partecipato ieri sera (27 maggio) alle 21.00 in Piazza Visconti, davanti al Comune di Rho, all’assemblea lanciata dopo lo sgombero del Centro Sociale SOS FORNACE avvenuto ieri mattina.
Dopo gli interventi delle realtà presenti i partecipanti all’iniziativa si sono mossi in corteo per le vie principali della città, per ricordare che gli spazi sociali vivono all’interno dei percorsi che costruiscono quotidianamente.
Al termine della manifestazione, che si è sciolta nella stessa piazza di partenza è stato rilanciato l’appuntamento per sabato 31 maggio alle ore 15 davanti alla stazione di Rho per un corteo che attraversi ancora una volta le strade e le piazze della città, perchè non è con gli sgomberi che si fermano i movimenti e i percorsi che portano avanti.

Di seguito comunicati di solidarietà ai compagni della Fornace da parte di alcune realtà del territorio milanese.

Guai a chi ci tocca... Giù le mani dalla Fornace!
Nella città vetrina dell’Expò e delle politiche securitarie gli spazi sociali sono luoghi di alternativa alla precarietà, alla speculazione su corpi, diritti e bisogni. Luoghi evidetemente scomodi per chi costruisce la Milano del produci e crepa, delle politiche razziste e xenofobe, della creazione continua di paure.
La costruzione in autonomia di un’altra metropoli non è solo possibile ma necessaria.
Le nostre lotte non si fermano, siamo accaniti a vivere e sognare, continueremo ad esseci dove meno ci aspettate.

Un abbraccio dalle sorelle e dai fratelli del Cantiere.
Abbiamo appena saputo dello sgombero alla Fornace, ennesimo attacco agli spazi sociali, unici luoghi di libertà ed autonomia nelle nostre città, unici ostacoli per chi vuole trasformarle in vetrine, in salotti da rivista patinata, in bocconi di un "McMondo" omogeneizzato e precotto dove la creatività, la socialità e il pensiero critico non hanno diritto di cittadinanza. L’Expo e la Fiera, mostruosi figli di chi immagina e vuole uno sviluppo fatto solo di cemento&fatturato, esigono il loro tributo di spazi liberi, ma continueremo a resistere: dentro e fuori dai centri sociali riprenderemo le nostre città.

Un abbraccio alle sorelle ed ai fratelli della Fornace

coll. Corsari, hacklab Gnufunk, ciclofficina pop. I Ciclopi @ CSA Barattolo
Esprimiamo la nostra solidarietà e abbracciamo i fratelli e le sorelle della Fornace, sgomberati oggi da solerti omini in divisa. Uno sgombero contro chi ha saputo costruire in questi anni socialità, sovversione, gioia e ribellione. Uno sgombero contro chi si oppone alla speculazione in arrivo con l’Expo e la sua fiera. Uno sgombero che non fermerà mai la storia di chi in questi anni ha dato tanto per rendere migliore e solidale la propria città. Siamo con voi pronti a mobilitarci.
CSOA Crocevia Alessandria

 
 
 

27 maggio 2008 - Rho (MI) - Sgomberato il Centro Sociale SOS FORNACE

Post n°26 pubblicato il 28 Maggio 2008 da jackflash77

Questa mattina all’alba è stato sgomberato il Centro Sociale SOS Fornace di Rho.
In un territorio già sconvolto dalla Fiera e che si appresta a nuove speculazioni in vista dell’Expo 2015 continuano le politiche securitarie che tanto vanno di moda in questa metropoli. I primi effetti dell’Expo sono la conferma di questo modello fatto di espulsioni di immigrati, sgomberi di centri sociali e campi rom, funzionale alla trasformazione di Milano e dei Comuni situati a ridosso del luogo in cui sorgerà l’esposizione universale, in una “città vetrina” del lusso e del consumo, con prezzi delle case accessibili solo alle fasce sociali più ricche e dove nel giro di pochi anni saranno realizzate immense operazioni immobiliari.
Il Centro Sociale SOS Fornace da tre anni occupato lotta sul territorio, costruisce socialità e aggregazione alternativa.
Da: globaloproject.info

Questo il comunicato dei ragazzi del CS:

Questa mattina alle 7:00, senza alcun tipo di preavviso, una ventina di camionette della polizia e dei carabinieri hanno eseguito lo sgombero del Centro Sociale SOS Fornace di Rho. Dopo 3 anni in cui abbiamo riportato alla vita una spazio in disuso, riempendolo di iniziative politiche, artistiche, culturali partecipate da centinaia di giovani del territorio, con un’operazione di polizia si è cercato di spegnere i desideri e i bisogni delle forze più vitali della città, per riconsegnare quest’area all’ennesima speculazione. Nella città vetrina di Expo 2015 non c’è spazio per le voci critiche e per il dissenso verso il modello delle grandi quanto inutili opere, della cementificazione selvaggia, del saccheggio dei beni comuni del territorio e delle politiche securitarie e razziste che colpiscono i rom, i migranti e chiunque sia diverso. I percorsi politici di autogestione e di difesa del territorio intrapresi in questi anni non si fermano con uno sgombero: le tante aree dismesse di questa città già destinate alle speculazioni di Expo 2015 attendono solo di essere liberate!

Gli sgomberi non spengono la Fornace!
La nostra lotta continua!

 
 
 

POLIZIA DAPPERTUTTO, GIUSTIZIA NO!!!

Post n°25 pubblicato il 26 Maggio 2008 da jackflash77

Testimonianza da Napoli: cariche a freddo e falsità sulla violenza dei dimostranti

MARANO. 23 maggio 2008, ore 18:30. Anno primo della nuova era fascista.

Sono poche ore, ero lì, ho visto e so.
Vi diranno che c'erano manifestanti che lanciavano pietre sulla polizia. Non è vero. Vi diranno che le forze dell'ordine erano venute pacificamente e che sono state provocate. Non è vero.
Vi diranno che hanno fermato cinque pericolosi teppisti. Non è vero.
Vi diranno che ci sono feriti tra i poliziotti. Non è vero.
Vi diranno che un giornalista del Tg3 ha perso la telecamera negli scontri e che la polizia l'ha ritrovata e gliel'ha conservata. Non è vero.
Vi diranno che sono intervenuti perchè c'era un blocco stradale. Non è vero.
Vi diranno di tutto come tutto vi hanno già detto.
Io, però, c'ero. Poche ore fa, ero lì. Il presidio della Rosa dei Venti era tranquillissimo. Dalla mattina, addirittura, viaggiava ottimismo. Arrivavano posizioni di apertura sulla vicenda Chiaiano. Molti esponenti politici dicevano che erano una follia mettere una discarica in una cava di tufo. Addirittura il cardinale Martino aveva rilasciato una dichiarazione dicendo che "non possono esserci discariche vicino alle case e agli ospedali".
La giornata sembrava davvero pacifica. Chiaiano era nel decreto di Berlusconi come discarica ma Bertolaso aveva tranquillizzato: "non tutti i siti indicati saranno aperti. Su Chiaiano dobbiamo fare ancora tutte le verifiche tecniche e ambientali". Tutte queste voci, al presidio, avevano iniettato ottimismo. Poi, verso le diciotto di ieri sera, è cambiato improvvisamente il vento. Una voce da Chiaiano: arrivano i blindati della polizia, sono decine, vengono dritti alla cava. E' scattato subito l'allarme, sui volti si è dipinta di colpo la tensione. Dai gazebo la gente si è portata alla strada e da lontano ha cominciato a vedere i lampeggianti. Si sono fatti tutti in prossimità dei cassonetti che chiudevano la via. Qualcuno ha detto "sediamoci a terra, non possono certo passarci sopra".
Così si sono seduti e hanno alzato le mani. C'erano signore anziane, bambini, molte donne, in prima fila colleghi assessori e consiglieri comunali.
Non possono passarci addosso.
Sbagliato.
Arrivano ad un passo dal presidio. Vomitano dai cellulari decine di divise con casco, manganello e scudo. Si posizionano e avanzano, incuranti della gente. Si fiondano sulla folla inerme, li bastonano nei fianchi e li tirano via come sacchi dalla strada. Ho visto coi miei occhi una divisa picchiare col manganello sul braccio di una signora anziana (avrà avuto 75 anni) fino a che questa non si è staccata da una sua amica, anziana come lei, e si è lasciata trascinare via.
Ho visto manganellate nei fianchi ad assessori comunali, ho visto manganellate in testa ad un contadino (che difende un pezzo di terra coltivato a pesche attiguo alla cava), l'ho visto sanguinare. Ho visto un giornalista del Tg3 (Romolo Sticchi) picchiato con un manganello e privato violentemente della telecamera. Ho visto centinaia di persone sbigottite, spaventate, in lacrime che correvano via impietrite dalla paura e dal disgusto.
Questo è lo Stato?
Sì, eccolo. Non l'avevamo mai visto qui.
Lo avevamo sognato fare il suo ingresso trionfale per battere la camorra, per mettere in galera in delinquenti, per proteggerci.
Lo vediamo, al suo debutto, picchiare a sangue gente che ha la sola colpa di non voler 700mila tonnellate di rifiuti in una cava di tufo con una falda acquifera sotterranea a dieci metri, con un gravissimo dissesto idrogeologico e quattro ospedali a 300 metri in linea d'aria e 200mila persona tutt'intorno.
Gente che si ostina a dire no a una bomba ecologica nel cuore di Napoli, ieri sera, alle 18 e 30, è stata aggredita a freddo dalle forze dell'ordine.
Gente colpevole di essersi seduta a terra. Per questa ragione, cinque persone sono state prese di peso e portate in Questura.
Vi diranno che erano facinorosi. Non è vero.
Vi diranno che la polizia ha agito per la legalità. Non è vero.
Hanno picchiato gratuitamente, in una giornata tranquilla, nell'orario di maggior affluenza al presidio, in modo plateale e nel time giusto per i telegiornali della sera, per dare un segnale a tutti: attenti a contestare, sarete massacrati. E' il metodo delle dittature militari.
Niente dialogo ma violenza, repressione, carcere, carri armati e menzogne di Stato. Le forze dell'ordine hanno avuto presto la meglio sulla resistenza passiva dei manifestanti. Hanno avanzato a colpi di manganello e si sono posizionati sulla Rosa dei Venti. da lì, almeno fino alle tre di stanotte, non si sono più mossi. A dirigere le operazioni, una bella figura di poliziotto: Sossio Costanzo. Ex dirigente della Squadra Mobile di Napoli, Costanzo fu arrestato nel 1997, insieme a 19 colleghi poliziotti del commissariato di Portici, perchè sospettato di aver favorito i clan camorristici della zona. Costanzo rimediò un rinvio a giudizio e perfino una condanna in primo grado a un anno e dieci mesi per favoreggiamento. Verdetto poi cancellato in appello, quando Costanzo è stato assolto e restituito al servizio. Ben trovato, dottore. In gran forma.
Lo Stato ha fatto il suo ingresso a Marano. Ma si è accontentato di picchiare un po' di gente. Si è fermato al Titanic. Per tutta la notte si sono rincorse voci di un possibile nuovo attacco alla parte più avanzata del presidio. Ma fino a quando scrivo non è successo più nulla. Intanto, la tensione resta alta. In tanti sono rimasti sul presidio a fare un'assemblea permanente. Marano è rimasta isolata per tutta la notte. Posti di blocco dei carabinieri si sono posizionati a corso Europa, imbocco con via Morelli, via Merolla, via Lazio. Non facevano entrare nessuno nel perimetro della Rosa dei Venti mentre a quelli che uscivano prendevano le generalità.
Sul presidio abbiamo stazionato in tanti: il sindaco di Marano, quello di Mugnano, alcuni consiglieri comunali di Napoli e Mugnano e moltissimi colleghi consiglieri comunali di Marano, alcuni dei quali in prima fila nella battaglia. La presenza continuerà nei prossimi giorni. Ci sarà da battere una voglia muscolare di spazzare via il dissenso da parte di un governo tanto inconsistente quanto costretto a raccontarsi come decisionista e solido. Ci sarà da battere una informazione faziosa, a tesi, che ha già deciso di stare da parte della linea dura: bomba ecologica nella zona ospedaliera, a qualunque costo, perchè bisogna togliere la spazzatura dalle strade.
Un senso di solitudine invade chi a notte fonda prende la via di casa guardandosi alle spalle, tentennando, volendo per certi versi restare lì e per altri ragionare sul fatto che domani è un altro giorno e la lotta non è finita.

da: http://www. antomenna. blogspot. com

 
 
 

mestizaje presenta: ALTROGOVERNO!

Post n°24 pubblicato il 16 Maggio 2008 da jackflash77

Un governo ombra non si nega a nessuno. E allora, complice una pausa pranzo con ze city e donnadonnissima, ecco l'idea di varare ALTROGOVERNO, con nomi incasellati per piacer nostro, ma anche secondo un certo susseguirsi di pensieri.
Naturalmente, l'iniziativa è aperta al dibattito, quindi le nomine potete farle anche voi, commentando qui o sui vostri blog. Non ci si guadagna niente, e nemmeno consola. Tuttavia, è piuttosto interessante, come gioco di società.
E almeno questo, non è una cosa seria.

Nota bene: (1) il Presidente del Consiglio e un paio di altre nomine indicate col punto interrogativo sono quelle che non convincono appieno nessuno dei tre; (2) tra parentesi quadra in qualche caso è indicata la prima scelta, scartata per motivi di anzianità anagrafica; (3) la Rai si intende prima della riforma, quindi con nomina parlamentare.

Presidente del Consiglio: ?Nichi Vendola
Vicepresidenti: Tana de Zulueta (con delega alle politiche comunitarie), Paolo Ferrero (delega all'immigrazione)

Presidente del Senato: [Pietro Ingrao] Francesco Saverio Borrelli
Presidente della Camera: Rossana Rossanda

Commissario Europeo: ?Lilli Gruber, ?Ivan Scalfarotto

Interni: Rita Borsellino (criminalità organizzata: Roberto Saviano)
Esteri: Giulietto Chiesa
Difesa: Lidia Menapace (servitù militari: Cinzia Bottene - NoDalMolin)
Giustizia: Ilda Bocassini (riforma Giustizia: Piercamillo Davigo)
Economia e Finanze: Giulio Marcon - portavoce Sbilanciamoci
Attività Produttive: Galapagos - pseudonimo per articoli su Il Manifesto
Lavoro e Affari sociali: Gianni Rinaldini (Casa: Sandro Medici; politiche giovanili: Umberto Galimberti)
Ambiente: Luca Mercalli (Acqua e Territorio: Alex Zanotelli)
Infrastrutture e Trasporti: Antonio Ferrentino - NoTav
Sanità/Salute:
?Ignazio Marino (dipendenze: Patrizio Gonnella - Antigone)
Comunicazioni: Sabina Guzzanti
Pubblica Istruzione e Beni culturali: Dario Fo (editoria: Giovanna Zucconi)
Università e Ricerca: [Margherita Hack] Umberto Guidoni
Sport: Oliviero Beha

Rai
Presidente: Serena Dandini
Rai 1: Gianantonio Stella (direttore tg Ennio Remondino)
Rai 2: Michele Santoro (direttore tg Sandro Ruotolo)
Rai 3: Bianca Berlinguer (direttore tg Giovanna Botteri)

 
 
 

SOLIDARIETA' A MARCO TRAVAGLIO

Post n°23 pubblicato il 12 Maggio 2008 da jackflash77

 

Ancora una volta bisogna esprimere solidarietà nei confronti di un giornalista per il semplice fatto che ha svolto il proprio lavoro in modo onesto e sincero; le dichiarazioni (in realtà ha letto un brano del suo nuovo libro “Se li conosci li eviti”) fatte da Fazio l'altra sera erano già state pubblicate e non smentite, lui le ha soltanto riportate in tv...ma è proprio questo il punto...in TV certe cose non si possono dire, perché chissenefrega se sono state pubblicate, (tanto chi legge più un libro in Italia?) però se una cosa viene detta o viene vista in TV allora per la gente è reale (sennò no?!?) e quindi bisogna affrettarsi a dire che non si fa, che mica si può accusare qualcuno senza contraddittorio…??? Ma…ma…allora tutte le volte che si parla di un fatto di cronaca, per esempio di una rapina in una villa, bisogna intervistare anche il rapinatore perché se no non è informazione? l'ipocrisia galoppa...comunque se si mantiene un minimo di raziocinio si può vedere e smascherare chiaramente che tutti (ovviamente bipartisan...in nome del nuovo modello tutti amici e nessuna protesta) lo attaccano, ma nessuno gli risponde nel merito delle cose che ha detto….PERCHE’ SONO VERE!!!!!!!!!!!!!
Questi episodi non possono essere taciuti solo perchè ErRiporter è diventato presidente del Senato e quindi solo per questo cancellare la sua storia e il suo passato.
QUESTO E’ UN GOVERNO DI MAFIOSI A PARTIRE DAL PREMIER!!!

Riporto la “carta d’identità” di ErRiporter come è stata pubblicata nel libro di Travaglio…potete trovare altre info anche qua.

Schifani Renato Giuseppe (FI)
Anagrafe: nato a Palermo l'11 maggio 1950.
Curriculum: laurea in Giurisprudenza; avvocato; dal 2001 capogruppo di FI al senato; 3 legislature (1996, 2001, 2006).
Segni particolari: porta il suo nome, e quello del senatore dell'Ulivo Antonio Maccanico, la legge approvata nel giugno del 2003 per bloccare i processi in corso contro Silvio Berlusconi: il lodo Maccanico-Schifani con la scusa di rendere immuni le "cinque alte cariche dello Stato" (anche se le altre quattro non avevano processi in corso). La norma è stata però dichiarata incostituzionale dalla consulta il 13 gennaio 2004. L'ex ministro della Giustizia, il palermitano Filippo Mancuso, ha definito Schifani "il principe del Foro del recupero crediti", anche se Schifani risulta più che altro essere stato in passato un avvocato esperto di questioni urbanistiche. Negli anni Ottanta è stato socio con Enrico La Loggia della società di Villabate, Nino Mandalà, poi condannato in primo grado a 8 anni per mafia e 4 per intestazione fittizia di beni, e dell'imprenditore Benny D'Agostino, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo il pentito Francesco Campanella, negli anni Novanta:
il piano regolatore di Villabate, strumento di programmazione fondamentale in funzione del centro commerciale che si voleva realizzare e attorno al quale ruotavano gli interessi di mafiosi e politici, sarebbe stato concordato da Antonio Mandalà con La Loggia. L'operazione avrebbe previsto l'assegnazione dell'incarico ad un loro progettista di fiducia, l'ingegner Guzzardo, e l'incarico di esperto del sindaco in materia urbanistica. In cambio, La Loggia, Schifani e Guzzardo avrebbero diviso gli importi relativi alle parcelle di progettazione Prg e consulenza. Il piano regolatore di Villabate si formò sulle indicazioni che vennero costruite dagli stessi Antonino e Nicola Mandalà [il figlio di Antonino che per un paio d'anni ha curato gli spostamenti e la latitanza di Bernardo Provenzano, nda], in funzione alle indicazioni dei componenti della famiglia mafiosa e alle tangenti concordate.
Schifani che effettivamente è stato consulente urbanistico del comune di Villabate, e La Loggia hanno annunciato una querela contro Campanella.

 
 
 

QUESTO BLOG E' D'ACCORDO CON L'APPELLO QUA RIPORTATO

Post n°22 pubblicato il 09 Maggio 2008 da jackflash77

Appello per una Manifestazione nazionale contro la mafia in occasione del Forum sociale antimafia 2008 a 30 anni dall’assassinio di Peppino Impastato

Sono passati ormai trent’anni dall’assassinio politico-mafioso di Peppino Impastato e 29 dalla manifestazione nazionale contro la mafia che abbiamo organizzato a Cinisi in occasione del primo anniversario della sua morte.
Non possiamo dire che da allora nulla sia cambiato; abbiamo raggiunto obiettivi importanti con il nostro impegno e con la lotta quotidiana che abbiamo condotto io, mia madre, i compagni di Peppino, Umberto Santino e Anna Puglisi fondatori del Centro siciliano di documentazione di Palermo, successivamente dedicato a Peppino, seguiti da una parte della sinistra e dei movimenti legati alla nostra storia e alla nostra lotta.
Abbiamo affrontato un lungo percorso di fatica e di sofferenza che ci ha portato anche a sperimentare l’amarezza e la rabbia quando abbiamo toccato con mano le collusioni tra la politica, le istituzioni e la mafia.
Il lavoro di memoria e le attività portati avanti in questi anni sono stati difficili, ma non certo inutili: hanno contribuito a sviluppare una coscienza antimafiosa nelle nuove generazioni che hanno recepito positivamente il nostro messaggio.
Il pensiero, le idee di Peppino e la sua esperienza di militante comunista che guardava tutte le sfaccettature della realtà lo conducevano a partire dal basso, riprendendo la linea delle lotte contadine, anticipando i tempi e accelerando un processo di crescita e di presa di coscienza rispetto al pericolo costituito dalla mafia, fino ad allora volutamente sottovalutato: la sua era una vera e propria lotta di classe contro un sistema criminale basato sullo sfruttamento e sulla sopraffazione.
Non è stato facile per lui, così come non è stato facile per noi: abbiamo raccolto la sua eredità e siamo andati avanti, cercando di continuare giorno dopo giorno per costruire un progetto di antimafia sociale che partisse dall’esperienza di Peppino, dalle sue lotte nel territorio contro la speculazione edilizia, contro la disoccupazione, a fianco dei contadini di Punta Raisi che venivano affamati dall’esproprio delle proprie terre.
Peppino era in prima fila a Palermo nelle lotte studentesche del 1968 e nei movimenti del 1977, sempre alla ricerca di metodi innovativi, sfruttando al meglio con la sua fantasia e la sua passione i poveri mezzi di comunicazione che aveva a disposizione.
Facendo tesoro delle sue scelte e del suo percorso nel 1979 abbiamo sfilato per le troppo silenziose strade di Cinisi nella prima manifestazione nazionale contro la mafia, organizzata da Radio Aut, dal Centro di documentazione di Palermo, assieme ai compagni di Democrazia Proletaria e a quella parte di movimento che era rimasta profondamente colpita dall’uccisione di Peppino. Eravamo in duemila: persone che venivano da ogni parte d’Italia, con un misto di rabbia, dolore, determinazione ed entusiasmo per i nuovi contenuti che portavamo in piazza.
La mafia non era più un fenomeno locale, circoscritto alla Sicilia, ma un fenomeno che aveva invaso pericolosamente tutto il territorio nazionale, coniugandosi con ogni forma di speculazione, di corruzione, di collusione con le istituzioni e con il potere politico ed economico, accumulando grandi masse di capitale con il traffico di droga che provocava migliaia di morti per overdose.
Siamo stati poi catapultati in una situazione pesante; ci siamo scontrati con una realtà drammatica: la mafia aveva alzato il tiro uccidendo chiunque tentasse di ostacolare il suo processo di espansione. Giudici, poliziotti, politici, militanti della sinistra, giornalisti, tutti ammazzati uno dopo l’altro in una mattanza che è durata molti anni, troppi, ed è culminata con la strategia dello stragismo.
Abbiamo vissuto tutto questo sulla nostra pelle mentre eravamo impegnati nella ricerca della verità e non solo riguardo l’omicidio di Peppino, denunciando e mettendo in evidenza gli ostacoli più turpi, quelli più dilanianti, quelli causati dalla collusione mafiosa con una parte delle istituzioni.
Le vicende giudiziarie riguardo il “caso Impastato” lo dimostrano: forze dell’ordine, magistrati, politici hanno tentato in tutti i modi di non farci arrivare alla giustizia, orchestrando un depistaggio vergognoso e tacciando Peppino di essere un terrorista-suicida. Non ci sono riusciti.
Parlare di legalità oggi significa anche riportare alla luce la versione veritiera di quanto è accaduto a Peppino e più in generale dal dopoguerra in poi, da quei grandi movimenti di liberazione che furono la Resistenza antifascista e il Movimento contadino. Le stragi di stato e le trame nere hanno insanguinato il nostro paese: Portella della Ginestra, le bombe nelle camere del lavoro, l’eliminazione di circa 40 sindacalisti e militanti della sinistra, il piano Solo, Piazza Fontana, il golpe Borghese, Piazzale della Loggia, l’Italicus, il sequestro Moro, il ruolo di Gladio, la stazione di Bologna, il Rapido 904 ed altri eventi sono tappe fondamentali nel nostro vissuto, nel vissuto di un paese costretto con la violenza a rispettare gli equilibri e gli accordi internazionali e bloccato nel suo processo di rinnovamento.
L
a repressione del sistema è scattata costantemente e in maniera scientifica ogni qualvolta si è cercato di apportare dei cambiamenti nel sistema sociale e ogni qualvolta il regime democristiano è stato messo in crisi. L’intolleranza rispetto ad una vittoria delle sinistre alle elezioni e alla loro avanzata ha scatenato la violenza del potere reazionario e dei gruppi fascisti contro ogni tutela democratica.
Non parliamo di vicende remote e lontane nel tempo: ancora oggi pesano le impunità delle azioni criminali fasciste dovute alle coperture e complicità istituzionali, ed è per questo che è necessario insegnare l’antifascismo nelle scuole come uno dei pilastri fondamentali della nostra Costituzione.
Negli ultimi anni la violenza di Stato ha attaccato i movimenti di lotta sociale, come è accaduto a Napoli e a Genova in occasione del G8, riapplicando lo stesso schema e le stesse strategie repressive che hanno coinvolto istituzioni, gruppi dell’estrema destra, servizi segreti e mafia.
Ecco perché bisogna gettare luce anche su alcuni lati oscuri dell’omicidio di Peppino: dai processi è venuta fuori solo una verità parziale, anche se fondamentale, una grande vittoria, ma non le motivazioni che hanno condotto al depistaggio. La Relazione della Commissione parlamentare antimafia sul “caso Impastato” ha ricostruito le dinamiche e le responsabilità del depistaggio, ma i responsabili sono rimasti impuniti.
Oggi, a distanza di tanti anni da quei fatti, viviamo una realtà che non si è affatto riassestata. Il sistema mafioso prolifera e i conflitti sociali non si sono mai assopiti: per far fronte alle degenerazioni della società, da cui scaturiscono le fortune politiche di personaggi come Berlusconi e di tanti altri, i movimenti continuano a mettere in pratica l’impegno dal basso ricoprendo un ruolo centrale nel mantenere viva l’autodeterminazione dei cittadini. È arrivato, però, il momento che acquisiscano una maggiore consapevolezza sulla centralità dell’impegno nella lotta alla mafia.
Bisogna rendesi conto che dopo il crollo del cosiddetto “socialismo reale” viviamo in una sistema di globalizzazione capitalistica, poco importa se la definizione più giusta sia imperialista o imperiale, che ricicla anche le forme più primitive di schiavitù, rilancia la guerra come forma di imposizione del dominio, rinfocola fanatismi e terrorismi, impone la dittatura del mercato e vuole cancellare le conquiste del movimento operaio, approfondisce squilibri territoriali e divari sociali, emarginando la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, esalta la finanziarizzazione speculativa. In questo quadro le mafie si moltiplicano, con fatturati del cosiddetto “crimine transnazionale” che raggiungono più di mille miliardi di dollari, e con la formazione di veri e propri Stati-mafia.
Le analisi condotte in questi anni dal Centro Impastato di Palermo, da La borghesia mafiosa a Mafie e globalizzazione, si sono dimostrate le più aderenti alla realtà.
I movimenti noglobal degli ultimi anni rappresentano una forma di resistenza al neoliberismo e al pensiero unico ma non hanno sviluppato un’analisi adeguata del ruolo delle mafie nel contesto attuale.
Nel nostro Paese le mobilitazioni di questi ultimi mesi che hanno visto centinaia di migliaia di persone scendere in piazza per chiedere di rispettare il programma di governo, per pretendere giustizia e verità sui fatti di Genova, per difendere i diritti delle donne hanno mostrato che è presente nei cittadini la volontà di cambiare lo stato di cose. In questa prospettiva di mutamento la lotta alla mafia è uno dei terreni decisivi della lotta per il soddisfacimento dei bisogni e per la democrazia.
Ecco perché è importante che tutte le realtà impegnate nella lotta dal basso (No GLOBAL, No TAV, No PONTE, No TRIV, No al DAL MOLIN, e gli altri) garantiscano la loro presenza a Cinisi il 9 maggio 2008 in occasione del trentennale dell’omicidio di Peppino, per iniziare un nuovo percorso, per costruire e dare la spinta ad un movimento di lotta alla mafia che segua un programma rivoluzionario, non astratto e sloganistico, ma concreto e praticabile, e che si ponga l’obiettivo di battere definitivamente il fenomeno mafioso.
Non possiamo continuare ad aspettare, abbiamo perso troppo tempo.
Se non riusciamo a costruire un progetto e a trasmettere un messaggio di fiducia e di speranza alle nuove generazioni, bombardate da una strategia della diseducazione che indica come esempi da seguire personaggi di successo cinici e sfrontati, politici e rappresentanti delle istituzioni spesso sotto processo o condannati per mafia, come Dell’Utri e Cuffaro, difficilmente riusciremo a far crescere in loro una coscienza democratica e antimafiosa.
E non possiamo rimanere inerti al cospetto dei più di 1300 morti l’anno sul lavoro, un’autentica vergogna nazionale, delle migliaia di morti per l’amianto, delle vittime della malasanità, delle vittime dei soprusi e delle violenze nei paesi emarginati.
Non possiamo rimanere inerti rispetto alle devastazioni dell’ambiente e della natura che stanno letteralmente distruggendo il nostro pianeta.
Non si può sorvolare sulla necessità della laicità dello Stato come forma di garanzia per l’uguaglianza sociale e giuridica di tutti, al bando delle differenze sessuali, etniche e religiose.
Facciamo appello a tutte le associazioni che lottano per una legalità non retorica e formale, sparse sul territorio nazionale, affinché ci diano il loro contributo di idee e di azioni per lo svolgimento della manifestazione del prossimo 9 maggio.
Qualcosa comincia a muoversi: i movimenti anti-pizzo hanno ottenuto i primi risultati, promuovendo il consumo critico e l’associazionismo, i senzacasa di Palermo chiedono e ottengono le case confiscate ai mafiosi, le scuole si impegnano in prima linea, una parte del mondo religioso ha mostrato di volersi impegnare.
Facciamo appello all’informazione democratica e ai mezzi di comunicazione liberi affinché ci sostengano e sviluppino una conoscenza reale delle mafie e dell’antimafia, mentre troppo spesso assistiamo a trasmissioni e servizi che danno un’immagine suggestiva di feroci criminali e riducono l’antimafia alle iniziative più spettacolari.
Chiediamo il loro contributo agli artisti che si dichiareranno disponibili affinché con la musica, il cinema, il teatro e lo sport si cominci un’opera di sensibilizzazione e di educazione adeguate.
È importante che anche i Comuni che hanno intitolato una strada a Peppino partecipino al trentennale, così come gli iscritti alle sedi dei partiti della sinistra a lui dedicate.
Facciamo appello alle scuole, agli insegnanti e agli studenti, affinché siano al nostro fianco  in questo difficile percorso.
Facciamo appello alle donne, ancora imbrigliate dai comportamenti  maschilisti della nostra società, affinché partecipino numerose per rinnovare la rottura di mia madre Felicia rispetto all’immobilismo culturale, bigotto e reazionario, e per ripercorrere i passi delle tante donne, madri, figlie, sorelle, che hanno fatto dell’impegno antimafia la loro ragione di vita.
Anche i sindacati devono assumersi le proprie responsabilità, mettendo al centro i problemi del lavoro nero, precario, ultraflessibile, riprendendo le battaglie che furono di Peppino e dei suoi compagni. E chiediamo alle forze politiche che si dicono democratiche di operare un taglio netto con mafie e corruzione.
Si parla tanto di criminalità, di riciclaggio, di lavoro nero, di immigrazione clandestina, di sfruttamento minorile, di violenza sulle donne, di violenza razziale e di altre problematiche che non ci danno respiro: troppe volte ci si ferma alle parole o si adottano strategie più deleterie degli stessi problemi che dovrebbero risolvere, come i cosiddetti “provvedimenti per la sicurezza dei cittadini”  che finiscono per annullare diritti umani fondamentali.
Esistono percorsi ben più sostenibili e compatibili con il benessere e il rispetto di tutti, che vengono però esclusi perché non fanno gli interessi dei soliti noti.
Aspettiamo ancora il perfezionamento della legge sulla confisca dei beni mafiosi, la legge 109 del ’96, proposta da Libera di Don Ciotti con una petizione popolare che ha raccolto un milione di firme sull’onda emotiva delle stragi di Capaci e via D’Amelio. L’intento era di avviare un nuovo percorso di sviluppo economico antimafioso, ma si è arenato negli scogli della burocrazia, del lasciar correre e degli interessi mafiosi.
Il 9 maggio a Cinisi, nell’ambito delle iniziative del Forum antimafia “Peppino e Felicia Impastato”, sarà un’occasione per riflettere su tutte queste tematiche, per far sentire la propria voce, per ribellarsi: siamo convinti che costruire un mondo senza mafia è possibile. Non solo, è necessario: un mondo senza questa “montagna di merda” che ci travolge. Il luogo scelto per la nuova Manifestazione Nazionale Contro la Mafia è Cinisi, non solo perché è lì che Peppino è nato ed ha svolto le sue attività, ma anche perché è da sempre una roccaforte dell’organizzazione mafiosa; lo fu ai tempi di Cesare Manzella prima e di Tano Badalamenti poi.
Ma tuttora il nostro paese è un pilastro del controllo mafioso: i clan locali sono rappresentati nella “commissione regionale” ed hanno un rapporto diretto con i capimafia; così è stato con  Provenzano e con Lo Piccolo fino a poco fa. È ora di attivarsi: dal 9 maggio in poi vogliamo cominciare a respirare aria pura, intrisa di libertà; vogliamo iniziare a vivere la gioia della bellezza.
Peppino, con il suo sacrificio, ci ha dato tanto. Non basta ricordarlo. Bisogna raccogliere quanto ci ha lasciato e continuare; dare nuova vita al suo pensiero e alla sua azione di uomo libero, ma soprattutto di siciliano libero.

Giovanni Impastato

Pensate che sia cambiato qualcosa?

 
 
 

Post n°21 pubblicato il 09 Maggio 2008 da jackflash77

FORUM SOCIALE ANTIMAFIA 2008, TRENTENNALE DELL’OMICIDIO DI PEPPINO
(9 Maggio 1978 – 9 Maggio 2008)

 
 
 

SENSIBILIZZAZIONE SOCIALENO ACTION...NO FUTURE!

Post n°20 pubblicato il 02 Maggio 2008 da jackflash77

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: jackflash77
Data di creazione: 20/02/2008
 

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IL POPOLO È UN BAMBINO

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Il popolo e' un bambino. Fa tante domande e tu non gli puoi dire la verità sennò quello ti mette in difficoltà. Per esempio io c'ho un figlio si chiama Robertino Casoria, è il peggiore della classe. Mi ha detto "papà cosa sono i terroristi?" Io gli ho dovuto dire la verità, gli ho fatto:
"ti ricordi quando eri bambino e a Natale ti ho detto che sarebbe arrivato Babbo Natale?
Tu eri un bambino intelligente e non ci hai creduto. Ma poi la notte io sono andato a mettere i regali sotto l'albero e la mattina appresso quando li hai visti hai subito cominciato a credere che li aveva portati Babbo Natale. Hai pensato che se c'è il regalo significava che c'è anche il barbone che lo porta con la slitta e le renne.
E invece ero sempre io.
E i terroristi sono la stessa cosa.
Qualcuno dice che ci sono i terroristi e tu non ci credi. Poi scoppia 'na bomba, crollano un paio di grattacieli e tutti pensano che se c'è l'attentato significa che ci stanno anche i terroristi che l'hanno fatto....ma è tutta una bugia, è sempre papà che zitto zitto di notte fa scoppiare la bomba e poi dà la colpa ai terroristi"

...

Il popolo è come un bambino.
Se gli metti paura ti ubbidisce subito.

Ascanio Celestini

 

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Dicono che non puoi fumare erba, dicono che è illegale, che ti rende ribelle.... ribelle contro chi?

 

SONO STATO QUI PRIMA E TORNERÒ QUI DI NUOVO.

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"Sei andato a scuola? Sai contare?"
"Come contare?"
"Come contare? 1, 2, 3, 4, sai contare?"
"Sì, so contare"
"Sai camminare?"
"So camminare"
"E contare e camminare insieme lo sai fare?"
"Sì! Penso di sì!"
"Allora forza! Conta e cammina! Dai...1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8..."
"Dove stiamo andando?"
"Forza! Conta e cammina! 9...90, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 97, 98, 99 e 100! Lo sai chi ci abita qua? A? U zù Tanu ci abita qua!"
"Cento passi ci sono da casa nostra,cento passi!"

E’ nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio. Negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di Giustizia che lo portò a lottare. Aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell'ambiente da lui poco onorato. Si sa dove si nasce, ma non come si muore e non se un'ideale ti porterà dolore. "Ma la tua vita adesso puoi cambiare, solo se sei disposto a camminare, gridando forte senza aver paura contando cento passi lungo la tua strada".
Allora…1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi!

"Noi ci dobbiamo ribellare"

 

Poteva come tanti scegliere e partire, invece lui decise di restare. Gli amici, la politica, la lotta del partito…alle elezioni si era candidato. Diceva da vicino li avrebbe controllati, ma poi non ebbe tempo perché venne ammazzato. Il nome di suo padre nella notte non è servito, gli amici disperati non l'hanno più trovato. "Allora dimmi se tu sai contare, dimmi se sai anche camminare, contare, camminare insieme a cantare la storia di Peppino e degli amici siciliani"
Allora…1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi!

Era la notte buia dello Stato Italiano, quella del nove maggio settantotto. La notte di via Caetani, del corpo di Aldo Moro, l'alba dei funerali di uno stato. "Allora dimmi se tu sai contare, dimmi se sai anche camminare, contare, camminare insieme a cantare la storia di Peppino e degli amici siciliani".
Allora…1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! ...1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi!

"E' solo un mafioso, uno dei tanti"
"E' nostro padre"
"Mio padre! La mia famiglia! Il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare!”

I Cento Passi - Modena City Ramblers

 
 

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