Così è (se vi pare)

Certi potenti ...

“Dopo che lo Stato cadde in dominio e arbitrio di pochi potenti, furono sempre ad essi  tributari i re, i minori principi; a loro i tesori dei popoli, dei soggetti; noi tutti, i negletti, prodi in guerra, degni in pace, nobili e plebei, fummo spregiato volgo, senza autorità, proni ad essi che dovrebbero temerci, se veramente lo Stato fosse cosa pubblica. Ad essi perciò, o a quelli ch’essi vogliono, ogni dignità, ogni potere, onori, ricchezze; a noi pericoli, repulse; le condanne, la miseria.

Sino a quando lo sopporterete, fortissimi uomini?  

Non è meglio morire da valorosi che perdere nell’obbrobrio una vita ignominiosa e misera, dopo essere stati ludibrio dell’altrui superbia? Ma, per dio, la vittoria è in nostra mano: siamo nel fiore dell’età, nel pieno vigore degli animi; in essi, al contrario, tutto è marcia senilità di anni e di ricchezze. Solo si cominci; l’azione ci darà da sé la vittoria. Chi, del resto, potrà sopportare, se è uomo veramente, che essi nelle ricchezze nuotino, e le profondano nell’innalzare le loro ville sulle onde del mare e appianando i monti, mentre noi del necessario per vivere manchiamo? Essi edificano palazzi su palazzi, l’uno accanto all’altro, noi in nessun luogo abbiamo un focolare domestico. Profondono essi gli averi in quadri, statue, coppe cesellate, abbattono i palazzi che hanno costruito ieri per elevarne oggi di nuovi, insomma sono i dilapidatori, i dissipatori insaziati dei loro tesori, e pur con tutte le loro passioni e follie, delle ricchezze non possono venire al fondo. E noi? In casa miseria, al di fuori debiti, triste presente, avvenire ancor più fosco, che ci resta se non questo misero respiro che ci tiene in vita?”

Sallustio, Discorso di Catilina ai suoi, I sec. a. C.