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Appello in favore di Pierluigi Cappello

Post n°27 pubblicato il 07 Gennaio 2012 da trixty
 

Raccolgo e posto da HansSchnier  e MARIONeDAMIEL l'appello in favore di Pierluigi Cappello,uno degli ultimi poeti veri di questo nostro strano Paese che troppo spesso nobilita e rende eroi nazionali i senza arte né parte, lasciando ingiustamente al margine quelle genialità che ancora potrebbero salvarlo.

 

 

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Un vitalizio per il poeta Pierluigi Cappello: è l’appello rivolto dalla Regione FriuliVenezia Giulia, che chiede che Cappello, vincitore del premio Bagutta (nel 2006) e del Viareggio Repaci (nel 2010), possa usufruire della Legge Bacchelli.

Friulano, 44 anni, Cappello è indigente e costretto su una sedia a rotelle da quando, nel 1983, ebbe un incidente in moto con un amico. Per sopravvivere, paralizzato, ha bisogno di assistenza 24 ore su 24.

Fino a dicembre Cappello ha vissuto in un prefabbricato del terremoto a Tricesimo, in provincia di Udine, una baracca, scrive Repubblica, infestata dai topi.

Oggi il poeta vive con la madre in un piccolo appartamento senza neppure il collegamento ad Internet, nell’isolamento. Non ha alcun reddito, solo una pensione di invalidità.

Per questo la Regione Friuli Venezia Giulia ha deciso di chiedere la concessione del vitalizio previsto dalla Legge Bacchelli per Cappello.  L’appello è stato sottoscritto anche dall’Accademia della Crusca e dalle Università di Siena, Firenze, Udine, Roma Tre, oltre che da migliaia di privati cittadini e intellettuali.

Il vitalizio previsto dalla Legge Bacchelli viene concesso dopo un iter burocratico che coinvolge il presidente del Consiglio dei ministri e lo stesso presidente della Repubblica.

In passato ne hanno beneficiato gli scrittori Anna Maria Ortese e Gavino Ledda, la poetessa Alda Merini, i cantanti Umberto Bindi, Ernesto Bonino e Joe Sentieri, le attrici Alida Valli e Tina Lattanzi, il pugile Duilio Loi, l’attore Salvo Randone, la prima annunciatrice della Rai, Fulvia Colombo, l’eroe di guerra Giorgio Perlasca e il poeta Federico Tavan.

 
 

 

 

 

Ombre


Sono nato al di qua di questi fogli
lungo un fiume, porto nelle narici
il cuore di resina degli abeti, negli occhi il silenzio
di quando nevica, la memoria lunga
di chi ha poco da raccontare.
Il nord e l'est, le pietre rotte dall'inverno
l'ombra delle nuvole sul fondo della valle
sono i miei punti cardinali;
non conosco la prospettiva senza dimensione del mare
e non era l'Italia del settanta Chiusaforte
ma una bolla, minuti raddensati in secoli
nei gesti di uno stare fermi nel mondo
cose che avevano confini piccoli, gli orti poveri, le cataste
di ceppi che erano state un'eco di tempo in tempo rincorsa
di falda in falda, dentro il buio. E il gatto che si stende
in questi posti, sulle lamiere di zinco, alle prime luci
di novembre, raccoglie l'aria di tutte le albe del mondo;
come i semi dei fiori, portati, come una nevicata leggera
ho sognato di raggiungere i miei morti
dove sono le cose che non vedo quando si vedono
Amerigo devoto a Gina che cantava a voce alta
alla messa di Natale, il tabacco comprato da Alfredo
e Rino che sapeva di stallatico, uomini, donne
scampati al tiro della storia
quando i nostri aliti di bambini scaldavano l'inverno
e di là dalle montagne azzurrine, di là dai muri
oltre gli sguardi delle guardie confinarie
un odore di cipolle e di industria pesante premeva,
la parte di un'Europa tenuta insieme
da chiodi ritorti e bulloni, martelli e chiavi inglesi.
Il futuro non è più quello di una volta, è stato scritto
da una mano anonima, geniale
su di un muro graffito alla periferia di Udine,
il futuro è quello che rimane, ciò che resta delle cose convocate
nello scorrere dei volti chiamati, aggiungo io.
E qui, mentre intere città si muovono
sulle piste ramate degli hardware
e il presente irrompe con la violenza di un tavolo rovesciato,
mio padre torna per sempre nella sua cerata verde
bagnata dalla pioggia e schiude ai figli il suo sorridere
come fosse eternamente schiuso.
Se siamo ancora cosa siamo stati,
io sono lo stare di quell'uomo bagnato dalla pioggia,
che portava in casa un odore di traversine e ghisa
e, qualche volta, la gola di Chiusaforte allagata dall'ombra
si raduna nei miei occhi da occidente a oriente, piano piano
a misura del passo del tramonto, bianco;
e anche se le voci del mondo si appuntiscono
e qualcosa divide l'ombra dall'ombra
meno solo mi pare di andare, premendo un piede
dopo l'altro, secondo la formula del luogo,
dal basso all'alto, seguendo una salita.

 

COPIATE-INCOLLATE E ADERITE AL GRUPPO FACEBOOK PER LA CONCESSIONE DEL VITALIZIO "ex lege Bacchelli" A PIERLUIGI CAPPELLO:

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