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Don Giussani

Post n°140 pubblicato il 24 Febbraio 2005 da john.keating
Foto di john.keating

Trovo sinceramente stucchevole l'unanime cordoglio che il mondo politico e culturale sta manifestando per la morte di Don Giussani. Tanto per non usare giri di parole.
Ora, che il cordoglio per la scomparsa di qualcuno sia un atto dovuto, l'ho messo persino come sottotitolo del blog. Ma una cosa è la scomparsa di un uomo, di una persona; altra cosa è la beatificazione post mortem dei suoi atti.

Personalmente, questa storia che tutti i morti sono uguali, non mi va giù. Sono uguali in quanto uomini, ma gli uomini sono tali innanzitutto e perlopiù perché producono significati. I loro atti, ciò che gli uomini compiono in vita, sono il senso stesso del loro essere umanità, così che ciò che un uomo ha compiuto in vita non può passare in secondo piano all'atto della sua scomparsa.

Don Giussani non era un santo. Non lo era. Il movimento che ha fondato e guidato ha avuto commistioni col potere politico pesantissime, collusioni con organizzazioni mafiose, ed è stato al centro di scandali economici e finanziari. Era un centro di potere che ha pesantemente condizionato la vita di questo paese, secondo una logica e un'ottica tutt'altro che largamente condivisa.

Ma al di là di questo, l'ideologia di Don Giussani era fermamente antimoderna, conservatrice e per certi tratti persino reazionaria. Esso si è battuto contro la modernizzazione dei costumi, contro le conquiste civili e sociali; era contro l'ideale illuminista e democratico largamente alla base del nostro concetto di "società civile".
Ed ancor più di questo, era per un ideale di religione tutt'altro che maggioritario, con dei tratti aggressivi, intolleranti, certamente e dichiaratamente integralisti. Se gli ideali di Don Giussani avessero preso il sopravvento, la nostra società avrebbe subìto una involuzione oscurantista, proibizionista, reazionaria, che non avrebbe tenuto in nessun conto delle diverse istanze e del diverso sentire e della diversa storia di una larga parte di essa.
Egli rappresenta molto di quello contro cui la parte più illuminata di questo paese si è battuta e si batte.

Mi spiace, non è morto un Santo. Morire è semplicemente una condizione fondamentale dell'Uomo. Ma questo non significa assolvere ciascuno dalla responsabilità delle sue azioni: queste egli è stato. Di queste si deve parlare. Di questo si deve giudicare.

 
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