Criticità idrogeologica: in Campania ci sono un milione e 110mila persone (576mila nella sola provincia di Napoli), che corrono rischi legati all'elevata criticità idrogeologica. Una situazione che storicamente ha anche un costo molto elevato: secondo i dati forniti dall'assessorato regionale alla Protezione civile, infatti, tra il 1946 e il 1990 sono stati spesi 510 miliardi di lire a seguito di dissesto idrogeologico; tra il 1997 e il 2013 sulla base delle ordinanze di protezione civile sono stati spesi per danni 390 milioni. In totale tra il 2002 e il 2012 in Campania sono stati pubblicati 1.191 bandi di gara per lavori di sistemazione e prevenzione delle situazioni di dissesto idrogeologico per un importo complessivo di 908 milioni per appalti pubblici. Il costo della difesa del suolo è altissimo: lo stanziamento complessivo nell'ambito del Por Campania 2000-2006 di 268 milioni di euro per interventi di mitigazione del rischio idraulico e di frana in Campania ha avuto l'effetto di produrre la mitigazione del rischio frana per circa 24 km quadrati pari all'1,5% delle aree di criticità idrogeologica nel territorio, raggiungendo gli obiettivi previsti dal programma
Tra i prossimi progetti messi in campo ci sono 217 milioni di euro per la messa in sicurezza del fiume Sarno. "La Campania dal punto di vista di rischi naturali non si fa mancare niente ma siamo molti avanti rispetto al resto dell'Europa", spiega l'assessore alla Protezione civile e difesa del suolo Edoardo Cosenza. Oltre alla zona di Sarno, dove è stato costruito un sistema di vasche di contenimento, l'altro territorio più a rischio è la costiera amalfitana: "Perché - spiega Cosenza - nel 79 quando ci fu l'eruzione pliniana del Vesuvio, il vento soffiava in quella direzione e quindi ci sono metri e metri di materiale piroclastico di copertura che può generare frane e colate di fango. Un esempio lo abbiamo avuto con la frana di Atrani nel 2010. Ma dal 1900 ci sono stati tre eventi con oltre 100 vittime in costiera amalfitana, quindi siamo molto attenti su quella zona". Una zona di paesaggi meravigliosi che quindi difficilmente può essere protetta con i sistemi di vasche: "Sulla costiera - spiega l'ex preside della facoltà di ingegneria dell'università Federico II di Napoli - è assurdo pensare a grandi opere di ingegneria come le vasche che si forse migliorerebbero la sicurezza ma devasterebbero il territorio. Bisogna quindi pensare a un insieme di azioni di prevenzione dell'uomo e ingegneria naturalistica che proteggano il suolo e prevengano eventi catastrofici".