Creato da xxx_bluebaby_xxx il 17/11/2008

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Messaggi del 14/12/2008

Post N° 144

Post n°144 pubblicato il 14 Dicembre 2008 da xxx_bluebaby_xxx

 
 
 

simboli natalizi

Post n°142 pubblicato il 14 Dicembre 2008 da xxx_bluebaby_xxx

La melagrana
Simbolo della terra, questo frutto rappresenta la rigenerazione della natura. Gesù viene spesso dipinto con una melagrana in mano, che in questo caso acquista il significato simbolico di rinascita, resurrezione.
 
 
 
 
tombola Tombola
Il gioco tradizionale del Natale ha nell’antica Roma. Durante i Saturnali, che precedevano il solstizio e sui quali regnava Saturno, il mitico dio dell’Età e dell’Oro, eccezionalmente, si concedeva il gioco d’azzardo, proibito nel resto dell’anno. Il gioco era, quindi, in stretta connessione con la funzione rinnovatrice di Saturno dispensatore della fortuna agli uomini per il nuovo anno; quindi la buona sorte del giocatore non era dovuta al caso, ma al volere della divinità.
 
 
 
regali.jpg
 
 
I regali
In epoca romana, era usanza scambiarsi doni, in occasione dell’anno nuovo: il primo giorno dell’anno al re veniva offerto in dono un ramoscello raccolto nel bosco della dea Strenna.
Un rito benaugurale, che in seguito si diffuse tra la popolazione donando rami di ulivo, di alloro e di fico che non tardarono però ad essere sostituiti da oggetti. Con il Natale, lo scambio dei doni ha acquistato un significato diverso: il regalo di Natale simboleggia il dono che Dio ha fatto all’umanità, suo Figlio.
 
 
 
 
campana
Le campane di Natale
Sul ciglio della strada, dove passavano i pastori che si stavano recando in visita a Gesù Bambino, giaceva un bambino cieco, desideroso anche lui di andare a far visita al neonato Re. Nessuno si curava di lui. Quando scese la notte il bambino sentì in lontananza il rintocco di una campana da bestiame. Pensò che si trattasse della mucca che si trovava nella stalla di Gesù Bambino. Seguendo il suono di quella campana, arrivò fino alla mangiatoia dove si trovava il Piccolo Re.
 
 
 
pallenatale

Le palline colorate

C’era un giocoliere povero a tal punto da non avere niente da portare in regalo a Gesù. Decise, però, di andare a far visita lo stesso a mani vuote, ma facendo ciò che meglio sapeva fare e cioè il giocoliere. Con il suo spettacolo fece ridere Gesù Bambino. Da quel giorno, si dice che le palline colorate che appendiamo sui nostri alberi rappresentano le risate di Gesù Bambino.
 
 
 
 
torrone.gif
 
Il torrone
Siamo abituati, nelle lunghe abbuffate natalizie a mangiare: torrone, panettone, castagne e fichi, ma raramente ci fermiamo a riflettere sul perché di questi cibi. Le castagne, i Marron Glaces o i torroni e in generale tutti i dolci fatti con le mandorle, si pensava favorissero la nascita della prole e la fecondità della terra. Oggi sono simbolo di buona fortuna. L’uvetta del panettone richiama l’immagine delle monete d’oro: è quindi auspicio di ricchezza. Lo stesso si dice delle lenticchie di fine anno.
 
 
 
rudolf
La Storia di Rudolph, la renna dal naso rosso

Questa leggenda americana fu inventata negli uffici di una catena di grandi magazzini americani, la Montgomery Ward, quando nel 1939 si decise di regalare una nuova favola di Natale. Rudolph era una renna come le altre, ma aveva un enorme naso rosso, che purtroppo la rendeva oggetto di scherno ed emarginazione. Ma il simpatico Rudolph entrò nelle grazie del buon Babbo Natale, che la accolse con sè, e così le renne, che da sempre erano state 8, diventarono 9. Il grosso naso rosso dell’ultima arrivata divenne un pregio nelle fredde notti di neve e nebbia.

 
 
 

simboli natalizi

Post n°141 pubblicato il 14 Dicembre 2008 da xxx_bluebaby_xxx

Il vischio
Pianta natalizia per eccellenza. Per le sue virtù magiche, era considerata una pianta divina e miracolosa tanto che era permesso raccoglierla solo ai sacerdoti, utilizzando esclusivamente un falcetto d’oro. Oggi è pianta di buon augurio, simbolo di pace, che protegge perché incarna lo spirito vitale. 
 
 
 
 
ghirlanda
Le ghirlande
Durante la vigilia di Natale, mentre Gesù benediceva gli alberi di Natale, notò nel giardino di una casa un albero ricoperto di ragnatele. Al momento della benedizione di questo albero, le ragnatele si trasformarono in bellissime ghirlande d’oro e d’argento. Da quel giorno le ghirlande furono adoperate per addobbare gli alberi di Natale.
 
 
 
agrifoglioL’agrifoglio e il pungitopo
Considerate portatrici di fortuna, si caratterizzano per le loro foglie dure e con le spine, simbolo di forza e prevenzione contro tutti i mali. Le bacche rosse sono il simbolo del Natale, il simbolo della luce e del buon auspicio, una promessa di abbondanza e fecondità per il nuovo anno che comincia. Secondo la leggenda, le foglie spinose rievocano le spine della corona di Cristo e le bacche il rosso del suo sangue.
dal web

 
 
 

buon natale  nel mondo ...

Post n°140 pubblicato il 14 Dicembre 2008 da xxx_bluebaby_xxx

Arabo: Idah Saidan Wa Sanah Jadidah 
Bulgaro: Tchestita Koleda 
Ceco: Prejeme Vam Vesele Vanoce a stastny Novy Rok 
Cinese: (Cantonese) Gun Tso Sun Tan’Gung Haw Sun 
Danese: Glædelig Jul 
Ebraico: Mo’adim Lesimkha.Chena tova 
Finnico: Hyvaa joulua 
Francese: Joyeux Noel 
Giapponese: Shinnen omedeto. Kurisumasu Omedeto 
Greco: Kala Christouyenna 
Islandese: Gledileg Jol 
Inglese: Merry Christmas 
Irlandese: Nollaig Shona Dhuit, o Nodlaig mhaith chugnat 
Latino: Natale hilare et Annum Faustum 
Norvegese: God Jul, o Gledelig Jul 
Olandese: Vrolijk Kerstfeest en een Gelukkig Nieuwjaar! o Zalig Kerstfeast 
Polacco: Wesolych Swiat Bozego Narodzenia o Boze Narodzenie 
Portoghese: Feliz Natal 
Romeno: Sarbatori vesele 
Russo: Pozdrevlyayu s prazdnikom Rozhdestva is Novim Godom 
Serbo: Hristos se rodi 
Slovacco: Sretan Bozic o Vesele vianoce 
Spagnolo: Feliz Navidad 
Svedese: God Jul 
Tedesco: Froehliche Weihnachten 
Turco: Noeliniz Ve Yeni Yiliniz Kutlu Olsun 
Ukrainino: Srozhdestvom Kristovym 
Ungherese: Kellemes Karacsonyi unnepeket

dal web

 
 
 

SOGNO DI NATALE

Post n°139 pubblicato il 14 Dicembre 2008 da xxx_bluebaby_xxx

Sentivo da un pezzo sul capo inchinato tra le braccia come l'impressione d'una mano lieve, in atto tra di carezza e di protezione. Ma l'anima mia era lontana, errante pei luoghi veduti fin dalla fanciullezza, dei quali mi spirava ancor dentro il sentimento, non tanto però che bastasse al bisogno che provavo di rivivere, fors'anche per un minuto, la vita come immaginavo si dovesse in quel punto svolgere in essi. Era festa dovunque: in ogni chiesa, in ogni casa: intorno al ceppo, lassù; innanzi a un Presepe, laggiù; noti volti tra ignoti riuniti in lieta cena; eran canti sacri, suoni di zampogne, gridi di fanciulli esultanti, contese di giocatori... E le vie delle città grandi e piccole, dei villaggi, dei borghi alpestri o marini, eran deserte nella rigida notte. E mi pareva di andar frettoloso per quelle vie, da questa casa a quella, per godere della raccolta festa degli altri; mi trattenevo un poco in ognuna, poi auguravo: - Buon Natale - e sparivo... Ero già entrato così, inavvertitamente, nel sonno e sognavo. E nel sogno, per quelle vie deserte, mi parve a un tratto d'incontrar Gesù errante in quella stessa notte, in cui il mondo per uso festeggia ancora il suo natale. Egli andava quasi furtivo, pallido, raccolto in sé, con una mano chiusa sul mento e gli occhi profondi e chiari intenti nel vuoto: pareva pieno d'un cordoglio intenso, in preda a una tristezza infinita. Mi misi per la stessa via; ma a poco a poco l'immagine di lui m'attrasse così, da assorbirmi in sé; e allora mi parve di far con lui una persona sola. A un certo punto però ebbi sgomento della leggerezza con cui erravo per quelle vie, quasi sorvolando, e istintivamente m'arrestai. Subito allora Gesù si sdoppiò da me, e proseguì da solo anche più leggero di prima, quasi una piuma spinta da un soffio; ed io, rimasto per terra come una macchia nera, divenni la sua ombra e lo seguii. Sparirono a un tratto le vie della città: Gesù, come un fantasma bianco splendente d'una luce interiore, sorvolava su un'alta siepe di rovi, che s'allungava dritta infinitamente, in mezzo a una nera, sterminata pianura. E dietro, su la siepe, egli si portava agevolmente me disteso per lungo quant'egli era alto, via via tra le spine che mi trapungevano tutto, pur senza darmi uno strappo. Dall'irta siepe saltai alla fine per poco su la morbida sabbia d'una stretta spiaggia: innanzi era il mare; e, su le nere acque palpitanti, una via luminosa, che correva restringendosi fino a un punto nell'immenso arco dell'orizzonte. Si mise Gesù per quella via tracciata dal riflesso lunare, e io dietro a lui, come un barchetto nero tra i guizzi di luce su le acque gelide. A un tratto, la luce interiore di Gesù si spense: traversavamo di nuovo le vie deserte d'una grande città. Egli adesso a quando a quando sostava a origliare alle porte delle case più umili, ove il Natale, non per sincera divozione, ma per manco di denari non dava pretesto a gozzoviglie. - Non dormono... - mormorava Gesù, e sorprendendo alcune rauche parole d'odio e d'invidia pronunziate nell'interno, si stringeva in sé come per acuto spasimo, e mentre l'impronta delle unghie restavagli sul dorso delle pure mani intrecciate, gemeva: - Anche per costoro io son morto... Andammo così, fermandoci di tanto in tanto, per un lungo tratto, finché Gesù innanzi a una chiesa, rivolto a me, ch'ero la sua ombra per terra, non mi disse: - Alzati, e accoglimi in te. Voglio entrare in questa chiesa e vedere. Era una chiesa magnifica, un'immensa basilica a tre navate, ricca di splendidi marmi e d'oro alla volta, piena d'una turba di fedeli intenti alla funzione, che si rappresentava su l'altar maggiore pomposamente parato, con gli officianti tra una nuvola d'incenso. Al caldo lume dei cento candelieri d'argento splendevano a ogni gesto le brusche d'oro delle pianete tra la spuma dei preziosi merletti del mensale. - E per costoro - disse Gesù entro di me - sarei contento, se per la prima volta io nascessi veramente questa notte. Uscimmo dalla chiesa, e Gesù, ritornato innanzi a me come prima posandomi una mano sul petto riprese: - Cerco un'anima, in cui rivivere. Tu vedi ch'ìo son morto per questo mondo, che pure ha il coraggio di festeggiare ancora la notte della mia nascita. Non sarebbe forse troppo angusta per me l'anima tua, se non fosse ingombra di tante cose, che dovresti buttar via. Otterresti da me cento volte quel che perderai, seguendomi e abbandonando quel che falsamente stimi necessario a te e ai tuoi: questa città, i tuoi sogni, i comodi con cui invano cerchi allettare il tuo stolto soffrire per il mondo... Cerco un'anima, in cui rivivere: potrebbe esser la tua come quella d'ogn'altro di buona volontà. - La città, Gesù? - io risposi sgomento. - E la casa e i miei cari e i miei sogni? - Otterresti da me cento volte quel che perderai – ripeté Egli levando la mano dal mio petto e guardandomi fisso con quegli occhi profondi e chiari. - Ah! io non posso, Gesù... - feci, dopo un momento di perplessità, vergognoso e avvilito, lasciandomi cader le braccia sulla persona. Come se la mano, di cui sentivo in principio del sogno l'impressione sul mio capo inchinato, m'avesse dato una forte spinta contro il duro legno del tavolino, mi destai in quella di balzo, stropicciandomi la fronte indolenzita. E qui, è qui, Gesù, il mio tormento! Qui, senza requie e senza posa, debbo da mane a sera rompermi la testa.

di Luigi Pirandello


 
 
 

buona domenicaa!!!

Post n°138 pubblicato il 14 Dicembre 2008 da xxx_bluebaby_xxx

 
 
 

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