Creato da xxx_bluebaby_xxx il 17/11/2008

BlueBaby

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Messaggi del 05/03/2009

grazie ..penelope

Post n°557 pubblicato il 05 Marzo 2009 da xxx_bluebaby_xxx

 
 
 

una favola .....

Post n°556 pubblicato il 05 Marzo 2009 da xxx_bluebaby_xxx

C'era una volta un riccio, intelligente e furbo ma molto timido.

 

Viveva nel suo bosco e aveva una bella tana alla base di un alto albero cavo.

Era ben voluto da tutti gli altri animali del luogo, aveva molti amici,
non poteva certo lamentarsi della sua vita, ma in cuor suo sapeva che da qualche
parte, chissà dove, doveva esserci qualcosa di più bello ed appagante.

E così un giorno decise di partire e di cercare oltre il limite del bosco.

Camminò per molto tempo, vide tante cose nuove e belle, conobbe tanti animali
simpatici, qualche volta ebbe paura e voglia di tornare, ma non provò mai
qull'emozione che era sicuro di poter trovare in qualche posto e così non si fermò.

Camminò e camminò ancora finchè un giorno giunse sul ciglio di una scogliera.

Davanti a lui c'era il mare, immenso e azzurro come il cielo sopra il suo bosco
in una mattina di maggio.

Rimase fermo, immobile, a respirare quell'immensità per paura che un movimento
avesse potuto far scomparire tutto.

Sentiva che il grande momento era vicino.

Sentiva che quello era il posto sognato tante volte.

Guardò in basso e laggiù sulla spiaggia vide un animale, non ne aveva mai visti
così, non aveva paura dell'acqua, anzi ci giocava, si tuffava nelle onde e nuotava
con una velocità ed una leggerezza insospettabili.

Faceva capriole, immersioni e salti.

Il riccio era certo che quell'animale gli avrebbe finalmente fatto provare quelle
sensazioni che stava cercando.

Scese sulla spiaggia e si avvicinò al mare, aveva molta paura ma decise di non
indietreggiare.

Dal mare la foca lo vide e ne fu incuriosita, così salì all'asciutto e si avvicinò
al riccio il quale vedendola molto più grande di quel che sembrava dall'alto della
scogliera, si appallotolò spaventato dentro alle sue spine.

La foca provò a farlo schiudere con dei colpetti di pinna ma non ottenne nulla e così
si sdraiò al suo fianco e restò a guardare il tramonto.

La mattina dopo si svegliarono fianco a fianco e il riccio, che forse stava ancora
sognando, si accostò alla foca la quale ne approfittò per sorridergli e strizzargli
l'occhio.

Vissero insieme dei giorni stupendi, ma non perfetti, lei viveva più in mare che sulla
terraferma e così i loro incontri erano intensi ma troppo brevi.

Il riccio era felice ma voleva di più, sapeva che solo vivendo accanto a lei in mare
le cose sarebbero state perfette.

Così un giorno salì sullo scoglio più alto, vide la foca che volteggiava armoniosamente
immersa nel mare trasparente, allora decise: si sarebbe buttato in mare, almeno per un
attimo avrebbe potuto essere vicino a lei e gridarle il proprio amore.

Spiccò il salto e, mentre era in volo, d'incanto si trasformò in un riccio di mare che
visse felice accanto alla sua foca nell'immensità dell'oceano.

by //~barto/stories/

 
 
 

Se ognuno dicesse

Post n°555 pubblicato il 05 Marzo 2009 da xxx_bluebaby_xxx

Se la nota dicesse: non e' una nota che fa la musica
...non ci sarebbero le sinfonie.
Se la parola dicesse: non e' una parola che puo' fare una pagina
...non ci sarebbero libri.
Se la pietra dicesse: non e' una pietra che puo' alzare un muro
...non ci sarebbero case.
Se la goccia d'acqua dicesse: non e' una goccia d'acqua
che puo' fare un fiume
...non ci sarebbe l'oceano.
Se il chicco di grano dicesse: non e' un chicco di grano
che puo' seminare un campo
...non ci sarebbe la messe.
Se l'uomo dicesse: non e' un gesto d'amore
che può salvare l'umanità
...non ci sarebbero mai ne' giustizia, ne' dignità, ne' felicita'
sulla terra degli uomini.
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota
Come il libro ha bisogno di ogni parola
Come la casa ha bisogno di ogni pietra
Come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua
Come la messe ha bisogno di ogni chicco
l'umanita' intera ha bisogno di te,
qui dove sei,
unico,
e percio' insostituibile.

(Michel Quoist)

 
 
 

IL PRINCIPE CHE SPOSO' UNA RANA

Post n°554 pubblicato il 05 Marzo 2009 da xxx_bluebaby_xxx

C'era una volta un Re che aveva tre figli in età da prender moglie. Perché non sorgessero rivalità sulla scelta delle tre spose, disse: - Tirate con la fionda più lontano che potete: dove cadrà la pietra là prenderete moglie.
I tre figli presero le fionde e tirarono. Il più grande tirò e la pietra arrivo sul tetto di un Forno ed egli ebbe la fornaia.
Il secondo tirò e la pietra arrivò alla casa di una tessitrice. Al più piccino la pietra cascò in un fosso.

Appena tirato ognuno correva a portare l'anello alla fidanzata.
Il più grande trovò una giovinotta bella soffice come una focaccia, il mezzano una pallidina, fina come un filo, e il più piccino, guarda guarda in quel fosso, non ci trovò che una rana.

Tornarono dal Re a dire delle loro fidanzate.
"Ora - disse il Re - chi ha la sposa migliore erediterà il regno. Facciamo le prove" e diede a ognuno della canapa perché gliela riportassero di lì a tre giorni filata dalle fidanzate, per vedere chi filava meglio.
I figli andarono delle fidanzate e si raccomandarono che filassero a puntino; e il più piccolo tutto mortificato, con quella canapa in mano, se ne andò sul ciglio del fosso e si mise a chiamare:


- Rana, rana!
- Chi mi chiama?
-L'amor tuo che poco t'ama.
- Se non m'ama , m'amerà
quando bella mi vedrà.

E la rana salto fuori dall'acqua su una foglia.
Il figlio del Re le diede la canapa e disse che sarebbe ripassato a prenderla filata dopo tre giorni.

5 Dopo tre giorni i fratelli maggiori corsero tutti ansiosi dalla fornaia e dalla tessitrice a ritirare la canapa.
La fornaia aveva fatto un bel lavoro, ma la tessitrice - era il suo mestiere - l'aveva filata che pareva seta.

E il più piccino? Andò al fosso:

- Rana, rana!
- Chi mi chiama?
- L'amor tuo che poco t'ama.
- Se non m'ama , m'amerà
quando bella mi vedrà.

Saltò su una foglia e aveva in bocca una noce.
Lui si vergognava un po' di andare dal padre con una noce mentre i fratelli avevano portato la canapa filata; ma si fecero coraggio e andò.

Il Re che aveva già guardato per dritto e per traverso il lavoro della fornaia e della tessitrice, aperse la noce del più piccino, e intanto i fratelli sghignazzavano.

Aperta la noce ne venne fuori una tela così fina che pareva tela di ragno, e tira tira, spiega spiega, non finiva mai , e tutta la sala del trono ne era invasa.
"Ma questa tela non finisce mai!" disse il Re, e appena dette queste parole la tela finì.
Il padre, a quest'idea che una rana diventasse regina, non voleva rassegnarsi.
Erano nati tre cuccioli alla sua cagna da caccia preferita, e li diede ai tre figli: "Portateli alle vostre fidanzate e tornerete a prenderli tra un mese: chi l'avrà allevato meglio sarà regina".

Dopo un mese si vide che il cane della fornaia era diventato un molosso grande e grosso, perché il pane non gli era mancato; quella della tessitrice, tenuto più a stecchetto, era venuto un famelico mastino. Il più piccino arrivò con una cassettina, il Re aperse la cassettina e ne uscì un barboncino infiocchettato, pettinato, profumato, che stava ritto sulle zampe di dietro e sapeva fare gli esercizi militari e far di conto.
E il Re disse: "Non c'è dubbio; sarà re mio figlio minore e la rana sarà regina".

Furono stabilite le nozze, tutti e tre i fratelli lo stesso giorno.
I fratelli maggiori andarono a prendere le spose con carrozze infiorate tirate da quattro cavalli, e le spose salirono tutte cariche di piume e di gioielli.

Il più piccino andò al fosso, e la rana l'aspettava in una carrozza fatta d'una foglia di fico tirata da quattro lumache.
Presero ad andare: lui andava avanti, e le lumache lo seguivano tirando la foglia con la rana. Ogni tanto si fermava ad aspettare, e una volta si addormentò.

Quando si svegliò, gli s'era fermata davanti una carrozza d'oro, imbottita di velluto, con due cavalli bianchi e dentro c'era una ragazza bella come il sole con un abito verde smeraldo.
"Chi siete?" disse il figlio minore.
"Sono la rana", e siccome lui non ci voleva credere, la ragazza aperse uno scrigno dove c'era la foglia di fico, la pelle della rana e quattro gusci di lumaca.
"Ero una Principessa trasformata in rana, solo se un figlio di Re acconsentiva a sposarmi senza sapere che ero bella avrei ripreso la forma umana."

Il Re fu tutto contento e ai figli maggiori che si rodevano d'invidia disse che chi non era neanche capace di scegliere la moglie non meritava la Corona.
Re e regina diventarono il più piccino e la sua sposa.

(Italo Calvino)

 
 
 

.....

Post n°553 pubblicato il 05 Marzo 2009 da xxx_bluebaby_xxx

Un punto importante dell'umana saggezza sta nella giusta proporzione in cui dedichiamo la nostra attenzione, parte al presente, parte al futuro, affinché l'uno non ci guasti l'altro. Molti vivono troppo nel presente: le persone leggere; altri troppo nell'avvenire: i pavidi e gli ansiosi. Raramente uno saprà tenere il giusto mezzo.
Arthur Schopenhauer

 
 
 

buon giovedi 5 marzo

Post n°552 pubblicato il 05 Marzo 2009 da xxx_bluebaby_xxx

 
 
 

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