KiPiu Comunica

Area Kipiu dedicata a progetti e comunicazione

 

KIPIUNEHAPIUNEMETTA APRE LE PORTE AI REDATTORI

 KIPIUNEHAPIUNEMETTA comunica il 2008

 Dopo le soddisfazioni ottenute nel 2007, il nuovo anno porta Kipiu ad aprire le porte del proprio Blog a nuovi redattori.

Vogliamo che tutti possano dare un contributo sia alla conoscenza sulle tematiche del Blog, sia al dibattito che costituisce la linfa vitale per la creatività dei nostri Artisti.

Per scrivere sul Blog, inviare una mail a comunicazione@kipiu.org.

Grazie

Ki+Comunica

 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

FACEBOOK

 
 

 

Riciclaggio latinoamericano: dal basso

Post n°78 pubblicato il 12 Marzo 2008 da Triskelle
 
Tag: NOTIZIA

Notizie di Pace dalla Colombia

da "il manifesto" del 12 Marzo
2008

terraterra
 

 

Antonio Graziano



Il primo incontro mondiale dei raccoglitori informali di rifiuti solidi
si è concluso a Bogotà il 4 marzo. Un evento di quattro giorni alla
presenza di oltre 700 delegati, attivisti ed esperti provenienti da
America Latina, Africa, Asia ed Europa. Si sono incontrati per
condividere esperienze e conoscenze per rafforzare la rete mondiale sui
rifiuti.

È
l'altra faccia della Colombia. Diversa da quella violenta che sacrifica
vite umane al servizio degli interessi imperialisti e del predominio
sulle risorse naturali. È la Colombia dei movimenti sociali e dei beni
comuni. La Colombia che dà voce ai più poveri tra i poveri, quelli che
vivono nelle baraccopoli delle periferie del sud del mondo e hanno
trovato nei rifiuti un'alternativa di sopravvivenza. Il loro lavoro
rappresenta, in più, un valido esempio di sostenibilità ambientale.

Proprio
nella regione latinoamericana si trovano alcune tra le esperienze più
importanti di gestione dei residui «dal basso». In Argentina si
chiamano cartoneros, in Brasile catadores, in Uruguay clasificadores in
Colombia recicladores. Fanno parte dell'esercito di lavoratori
informali del continente. I più fortunati non vivono nelle discariche e
svolgono il lavoro in tre tappe: raccolta per strada, classificazione
davanti al cortile di casa e vendita agli intermediari, a prezzi
stracciati, per racimolare quei pochi spiccioli che servono ad andare
avanti. In aggiunta, spesso i raccoglitori di rifiuti devono fare i
conti con la discriminazione, i rischi e le politiche non sempre
amichevoli delle istituzioni locali.

Proprio in Colombia nel 1992
nell'Università di Barranquilla furono ritrovati i corpi di undici
raccoglitori. I cadaveri erano stati sezionati ed utilizzati in
laboratorio da studenti di medicina, gli organi venduti all'interno di
una rete internazionale. In Cile l'anno passato sei raccoglitori sono
morti bruciati all'interno di un deposito di rifiuti, a causa
dell'assenza di strutture idonee al lavoro. A Buenos Aires, il nuovo
governatore (berlusconiano) Macri ha avviato politiche di taglio alle
spese pubbliche e conseguente privatizzazione dei servizi di gestione
dei rifiuti, con l'esclusione di molti cartoneros.

Exequiel Estay,
segretario generale della Rete Latinoamericana di Riciclatori,
intervistato dal quotidiano colombiano El Expectaor, spiega che il
problema rifiuti in America Latina e nel resto del mondo è grave e che
le conseguenze per l'ambiente saranno nefaste se i governi non
prenderanno le misure necessarie. In America Latina «non c'è ancora una
cultura del riciclaggio e della gestione dei rifiuti» spiega Estay. Di
fatto, nel sud del mondo non esistono ancora politiche solide mentre
nei paesi del nord l'incremento dei beni di consumo e la loro
eliminazione sta provocando un'accumulazione esponenziale dei rifiuti.
Il Brasile è una delle poche eccezioni. In città come San Paolo si
ricicla fino al 20%, e a Porto Alegre i catadores servono l'80%
dell'area urbana, costituita da oltre 1 milione di abitanti.

Uno
sguardo globale mostra che gli Stati uniti e l'Europa producono in
media 1.5 kg di rifiuti pro capite al giorno, mentre il Benin ne
produce solo 0.125 kg. In India, nella città di Mumbai, lavorano
250.000 raccoglitori che producono 1 miliardo di dollari all'anno. Nei
paesi in via di sviluppo il 2% della popolazione vive di raccolta e
riciclaggio dei rifiuti. La gestione dei rifiuti è un problema globale
che richiede azioni globali. Il tema interessa anche gli Obiettivi di
sviluppo del millennio delle Nazioni Unite, in particolare l'obiettivo
7 che riguarda la sostenibilità ambientale e auspica una riduzione
delle emissioni di gas serra. Tra questi il metano, tra i principali
prodotti di decomposizione che si originano dalle discariche. Perciò,
Estay è convinto che «se non si avviano misure di riciclaggio
consistenti si incrementeranno i gravi problemi ambientali legali al
riscaldamento globale».

 
 
 

TRE GIORNI PER LA DIFESA DEI BENI COMUNI NEL LAZIO, 14\15\16 marzo.

Post n°77 pubblicato il 08 Marzo 2008 da Triskelle
Foto di equipoA

Prove di democrazia dal basso.

I fatti di Napoli, il tentativo di criminalizzazione delle lotte

territoriali, l’approvazione del piano territoriale provinciale (che

prevede l’inceneritore di Albano), la recentissima approvazione del

piano regolatore di Roma (ultimo regalo di Veltroni ai costruttori) e

la critica situazione politica che preannuncia una svolta autoritaria

verso le battaglie territoriali ( così affermano i leaders del Pdl e

del Pd), dimostrano come la questione della tutela dei beni comune sia

centrale. In questo quadro, ci preoccupa il rischio di essere

schiacciati e messi a tacere da questo clima di emergenza incentrato

sulla paura “di finire come Napoli”. Le comunità resistenti vengono

tacciate di antisviluppismo, invertendo così l’ordine delle

responsabilità. Il vero responsabile dei disastri ambientali è chi ci

governa, mentre le comunità sono l’unica garanzia di un progresso degno

di questo nome.

Per questo come movimenti territoriali del Lazio ci siamo incontrati

al fine di rafforzare le nostra relazioni e costruire un percorso

comune.

Gli obiettivi comuni non mancano.

• E’ chiaro che le nostre battaglie, seppur legate a contesti


territoriali, riguardano una questione comune. La speculazione, che

spesso ha come protagonisti sempre gli stessi attori (Acea, Ama,

Sorgenia, Caltagirone ecc..). La totale assenza di partecipazione dei

cittadini nelle scelte. La mancanza di progettazione e programmazione

sulle politiche riguardanti i beni comuni (assenza del piano energetico

regionale, dei rifiuti ecc…). Tale situazione favorisce una logica

speculativa ed esclude la "P"olitica dalle scelte considerando

esclusivamente gli interessi dei poteri forti.

• Non è facile costruire un salto di qualità nella relazione
tra i

movimenti territoriali. E allora iniziamo dal “fare”: nei momenti
di

mobilitazione e di azione dirette il "fare rete" risulta
più

praticabile. Come è avvenuto il 2 dicembre del 2006 dove 5 movimenti

territoriali (Colleferro, Civitavecchia, Malagrotta, Aprilia e

Ciampino) sono scesi in piazza contemporaneamente, denunciando con

radicalità l'attacco che i cittadini subiscono quotidianamente (in

tutti i luoghi) dai poteri forti , riappropriandosi del diritto alla

vita, e rispedendo al mittente le accuse di “nimbysmo”.

• L’azione è il punto di partenza. Ma auspichiamo di andare
oltre.

Fare assieme comunicazione ( un sito, un bollettino comune ecc..), per

dare la sensazione, sia ai politici che ai cittadini, che non si tratta

solo di presidiare dei territori ma di scegliere un modello di sviluppo

a misura dei cittadini.

• E poi la formazione. Mettere assieme i saperi accumulati
nelle lotte

e nelle tradizioni territoriali. I nostri “SI” che i poteri forti

mascherano da “NO”. Si all’efficienza energetica, Si all’energie

rinnovabili, SI alla raccolta differenziata porta a porta, SI al

trasporto su ferro, SI ad un’altra idea di città e di viabilità, SI

alla ripubblicizzazione dell’Acqua.

Proponiamo di mettere in rete tutte le iniziative a tutela dei beni

comuni che si svolgeranno il prossimo fine settimana.

Costruire una tre giorni di mobilitazione comune il 14, 15, 16 marzo

in concomitanza con il primo corteo dei no-Inceneritore di Albano (il

15), il compleanno dell’occupazione del presidio no-turbogas di

Aprilia, l’iniziativa dei no-corridoio al parco di Decima e la

partecipazione di altri movimenti (come i No-Fly di Ciampino) al corteo

di Albano. In più il 16 marzo si terrà sempre ad Aprilia il corteo

nazionale del forum dei movimenti dell’Acqua e stiamo capendo come

poter intersecare gli eventi. Altri movimenti stanno ragionando su come

dare un contributo.

Invitiamo, le altre realtà che si battono per i beni comuni e a difesa

del territorio e dell’ambiente, a prendere in considerazione il

progetto di generalizzare le giornate del 14\15\16 marzo e farne una

tre giorni di mobilitazione comune in tutta la Regione, con la

determinazione di opporci allo stupro dei nostri territori e con l’

ambizione di dare vita ad una rete di solidarietà e di azione che possa

essere uno strumento utile a tutti.

Tutto è utile: un volantinaggio, una megafonaggio, un graffito, un

articolo di giornale, un assemblea.

Per tre giorni vogliamo affogare nella democrazia, perché siamo stufi

delle bugie.



Rete cittadini contro la turbogas di Aprilia, Action-diritti in

movimento, Coordinamento contro l’inceneritore di Albano, Assemblea

permanente NO-Fly di Ciampino, Comitato No corridoio Roma-Latina.



Per adesioni

bartolomancuso@tiscali.it

marcofilippetti83@yahoo.it

 
 
 

TRE GIORNI PER L’ACQUA PUBBLICA

Post n°76 pubblicato il 08 Marzo 2008 da Triskelle

14 - 15 - 16 MARZO 2008
FORUM ITALIANO DEI DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA
ACQUA PUBBLICA, DAL BASSO SI PUÒ!





- per
fare il punto sul percorso sin qui compiuto e sulle prossime tappe da
intraprendere per consolidare ed estendere le battaglie condotte dal
popolo dell’Acqua;


- per dare forza alla vertenza in corso sul territorio della provincia di Latina;


- per
dimostrare con la presenza concreta che la battaglia per la
ripubblcizzazione dell’Acqua nell’Ato di Aprilia-Latina è una vertenza
di tutto il movimento per l’Acqua.


BASSIANO (LT) 14 MARZO Ore 16.00


 RIPUBBLICIZZARE L’ACQUA, RICOSTRUIRE LA DEMOCRAZIA LOCALE


CONVEGNO / DIBATTITO

Auditorium Comunale

Leggi il programma



ROMA 15 MARZO Ore 13.00


ASSEMBLEA NAZIONALE


FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA

Rialtosantambrogio

Via di S. Ambrogio 4

Ordine del giorno



APRILIA (LT) 16 MARZO Ore 14.00


MANIFESTAZIONE NAZIONALE


ACQUA: GESTIONE PUBBLICA E PARTECIPATA

I 2 cortei partiranno da PIAZZA DEI BERSAGLIERI e da PARCO FRIULI per convergere in PIAZZA ROMA

Come raggiungere Aprilia
Per saperne di più:www.acquabenecomune.org

 
 
 

Guatemala: Si consolida la cultura della morte

Post n°75 pubblicato il 08 Marzo 2008 da Triskelle
 
Tag: NOTIZIA



Martedì 13 febbraio 2008, dovrà essere ricordato come il giorno
dell'ignominia legislativa. Con 140 voti a favore, su 143 deputati
presenti, il parlamento ha approvato il Decreto 6-2008, che restituisce
il ricorso all'indulto o alla grazia presidenziale per i condannati a
morte. In questo modo, implicitamente si sta ristabilendo la pena
capitale in Guatemala.

L'ex generale Otto Perez Molina, ex candidato
presidenziale del PP, l'ha descritta come "l'unica misura per
dissuadere i delinquenti".

Questa misura irresponsabile è la prova evidente della cultura della
morte che impera in Guatemala. Internazionalmente si da un'immagine
pessima, mentre la maggior parte delle nazioni hanno abolito la pena di
morte o stanno per farlo. E' una manovra di distrazione, che si avvale
della frustrazione cittadina, nei confronti dell'aumento
incontrollabile della violenza criminale. Ed è irresponsabile visto che
non prende in considerazione le condizioni di ingiustizia sociale e
d'impunità che dominano. Neanche orienta verso una politica di riforma
integrale e strategica che porti alla soluzione delle cause generatrici
della violenza e della delinquenza.



Migliaia di assassini, alcuni di questi pluriomicidi, camminano
liberamente per le strade e occupano posti nel Congresso. La maggiore
responsabilità dei massacri si usa darla agli esecutori, ma hanno la
stessa responsabilità quelli che hanno pensato e finanziato dai loro
lussuosi uffici la repressione ed il genocidio e devono essere
giudicati nello stesso modo. Legittimare la pena di morte, serve
solamente per distrarre l'opinione pubblica dallo stato d'impunità che
regna nel paese.



Ricorrere alle esecuzioni è l'espressione tragica del fracasso dello
Stato nelle politiche di sicurezza. E conferma l'essenza repressiva
della visione dello Stato da parte dei partiti politici che appoggiano
una misura tanto orribile.



L'opposizione alla pena di morte si fonda sul principio d'inviolabilità
del diritto alla vita. Non essendo la società creatrice della vita, non
può disporre di questa, anche se lo facesse attraverso lo Stato.



La pena di morte viola gravemente i trattati internazionali sui diritti
umani dei quali il Guatemala è un paese firmatario. E va contro una
moratoria universale, adottata in una risoluzione dell'Assemblea
Generale delle Nazioni Unite, il 18 dicembre 2007.



La pena di morte non è ne sarà la soluzione. Non dissuade da futuri
reati, distrae solo l'opinione pubblica. Radicalizza il disprezzo della
vita e consolida la cultura della morte. Senza considerare le grandi
risorse che si spenderanno nei processi legali, che potrebbero essere
utilizzate meglio per rafforzare il sistema giuridico e far scomparire
l'impunità.



I firmatari, persone ed organizzazioni, rifiutano categoricamente la
pena di morte. E chiedono al Presidente della Repubblica, una presa di
posizione aperta e chiara attraverso un modo di agire che sancisca il
compromesso del governo con il rispetto alla vita e la costruzione di
una vera pace sociale, sulla base della giustizia civile e la fine
delle impunità.



No alla morte, si alla giustizia sociale.



No all'impunità, al genocidio e alla criminalità..



Per un Guatemala pacifico, prospero e civilizzato che sia rispettato internazionalmente.



Giornata per la Vita e la Pace

Da:www.asud.net

 
 
 

18 marzo ore 10.30

Post n°74 pubblicato il 07 Marzo 2008 da Kimue

(Segnalatomi da Arturo Di Corinto)

La Repubblica del software Free, Open Source Software nella Pubblica Amministrazione italiana Presso la cattedra di Comunicazione mediata dal computer della facoltà di Scienze della Comunicazione alla Sapienza di Roma, docenti Arturo Di Corinto e Francesca Comunello, il giorno 18 marzo alle ore 10:30, verrà presentato il film "La Repubblica del Software" con contributi di Richard Stallman, Bruce Perens,
Ippolita, Renzo Davoli, Salvatore Tucci, Wikimedia,  Pietro Folena, Vincenzo Vita,
Flavia Marzano.
L'evento, in collaborazione con la Free Hardware Foundation, l'Associazione per il
Software Libero, il Linux User Group della Sapienza, , sarà l'occasione per conoscere
la storia e l'evoluzione del free, open source software, concetti che hanno
rivoluzionato la comunicazione a base informatica.

Durante la giornata, in cui si discuteranno le differenze fra il software libero e il
software proprietario, verranno presentati i lavori della Commissione per la
promozione dell'Open source nella Provincia di Roma.
Dopo un breve saluto del preside di Sc. della Comunicazione, prof. Mario Morcellini,
i docenti terranno una lezione sul software libero che terminerà con una sessione di
domande e risposte da parte del pubblico. In seguito, verrà proiettato il film
realizzato da OnScreen Television.
L'evento, gratuito e aperto al pubblico, avrà luogo il 18 marzo dalle 10:00 alle
13:00 presso il Centro congressi d'Ateneo di via Salaria 113.
Il luogo è raggiungibile dalla Stazione Termini con le linee 86 e 92.
Negli spazi della conferenza sarà allestito un punto di distribuzione di materiali
informativi della Provincia di Roma con distribuzione di penne USB con software
libero precaricato sul modello adottato dall'amministrazione parigina dell'Ile de
France.

 
 
 

NON FERMATE LA DECRESCITA! INTERVISTA A SERGE LATOUCHE

Post n°73 pubblicato il 05 Marzo 2008 da Triskelle
 

Serge Latouche è l'intellettuale francese che ha teorizzato, con intento provocatorio, il concetto di "decrescita". Greenplanet lo incontra a Pordenone, all'annuale corso di geopolitica organizzato
dall'associazione di studi storici Historia. Serge Latouche interverrà al prossimo Congresso mondiale Ifoam di Modena.

"La rivoluzione che auspichiamo è innanzitutto culturale e quindi infinitamente più difficile da realizzarsi delle rivoluzioni politiche.
Siamo profondamente tossicodipendenti dalla società della crescita, ha spiegato durante l'incontro, e l'educazione di cui abbiamo bisogno assomiglia sempre più a una cura di disintossicazione, a una vera e propria terapia.

L'utopia concreta della decrescita è il progetto di costruire una società autonoma capace di superare le aporie della modernità. Così Ilich proponeva in alternativa quella che ha chiamato 'società conviviale'. Una società che conosce un'autolimitazione ed è fondata su un 'tecnodigiuno', una pratica che prevede la riduzione del ruolo del mercato, della divisione del
lavoro, dell'onnipresenza dell'economia."

Professore, a che punto è la decrescita? Quali effetti sta producendo il dibattito del quale lei è l'interprete più conosciuto?

Il progetto è molto recente nella forma attuale. Si è diffuso molto velocemente nello spazio di tre, quattro anni in Francia, Italia e Germania.
Oggi comincia a essere discusso anche in Spagna. Allo stesso tempo abbiamo scoperto che altri progetti, che forse non corrispondono alla decrescita, anche perché la parola non è traducibile, ma che si configurano come progetti di uscita dalla società della crescita, sono stati messi in moto per esempio in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Canada e in altri paesi.
La decrescita, a livello della politica ufficiale, al momento è oggetto di curiosità. Sono stati infatti invitato a parlarne in sede parlamentare.
Possiamo affermare che è già un bel successo.

Non dobbiamo vergognarci nel riconoscere che è un progetto retrogrado, nel senso che quando si è imboccata una via senza uscita, si deve per forza arretrare. Inoltre, ha spiegato, quando si arretra chi è dietro si ritrova davanti. Potremmo con un gioco di parole affermare che i retrogradi
saranno i nuovi progressisti. Ma non si tratta di immaginare una diversa mondializzazione, una diversa globalizzazione, una diversa mercificazione, semplicemente di segno opposto a quelle attuali. Né di tornare, come dicono i giornalisti all'età della pietra. Non avrebbe senso. Noi dobbiamo cercare di demercificare, di deglobalizzare, di demondializzare. Inventare un diverso futuro che non è una semplice inversione di marcia sulla stessa strada, ma abbandonare una strada sbagliata, individuando una nuova e diversa direzione. È sbagliato, e credo impossibile, tornare semplicemente indietro. Quello che abbiamo di fronte è il compito di inventare un altro
futuro.

Quali saranno le difficoltà che si incontreranno nella realizzazione del progetto?

Ah! Le difficoltà sono gigantesche perché c'è il potere degli interessi economici, delle imprese trasnazionali. Per esempio, ho parlato del problema della moria delle api in relazione alle lobby dei produttori dei pesticidi e delle sementi, che rappresentano un potere enorme. Non dimentichiamo i politici che sono al loro servizio. Poi vanno considerati tutti i cittadini e gli agricoltori che sono tossicodipendenti del sistema. Siamo in una battaglia di titani!
Allo stesso tempo incombono minacce enormi sul pianeta. E ci sono forti contraddizioni. Prendo ad esempio Al Gore, fa una bella propaganda in difesa del pianeta ma è contemporaneamente un miliardario. La distanza fra la sua diagnosi e i rimedi che propone è enorme. E siamo tutti così, siamo tutti più o meno schizofrenici.

Quale senso assumono alcune pratiche quotidiane di consumo nella prospettiva della decrescita? Pensiamo ad esempio alla scelta dell'alimentazione biologica e biodinamica oppure alla costituzione di gruppi di acquisto solidale.

Se tutti scegliessero l'alimentazione biologica, allora l'agricoltura produttivista, sviluppata con concimi chimici e pesticidi, non esisterebbe più. Ma non credo molto in una visione ideale come questa. Infatti ora vediamo che la stessa agricoltura biologica è recuperata e strumentalizzata
anche dai supermercati. Ma ha un ruolo importante per mostrare la strada.
Occorre avere sempre un obiettivo molto più ambizioso a livello simbolico, come esempio. Tutte queste iniziative, a mio avviso, non devono essere sminuite. È vero che sono piccole cose ma sempre molto importanti.

I momenti di crisi economica come quella che si profila in questo momento, o pensiamo anche a crisi molto gravi come quella argentina, possono giocare un ruolo nel processo di uscita dalla società della crescita?

Sicuramente. Oggi la principale speranza è che nei momenti di difficoltà e crisi i cittadini siano spinti a fare scelte diverse.

È possibile che le persone, trovandosi in condizioni di maggiore povertà reale, si sentano invece spinti nel senso opposto?

Sì, certo. Di fronte a una catastrofe, la reazione può essere assumere due direzioni contrarie. Per esempio, in occasione del gran caldo dell'estate 2003, ci si può rendere conto della necessità di modificare i consumi energetici e attivarsi contro i cambiamenti climatici, oppure andare a
comprare un condizionatore! (Fiorenzo Fantuz)
Un ringraziamento particolare a Guglielmo Cevolin e Arturo Pellizzono di Historia di Pordenone).

 
 
 

Post N° 72

Post n°72 pubblicato il 29 Febbraio 2008 da equipoA
Foto di equipoA


Roma, i sigilli a Rialto riportano l’attenzione sugli spazi della cittá
    
DI ERIKA GERARDINI*–
Una spada di Damocle pende sui luoghi di aggregazione sociale di Roma Una riflessione giovane sugli spazi della Capitale. Chiuso il centro sociale Rialto, sulla porta compare un cartello: "Chiuso su disposizione del questore"

L’Italia é in fermento, Roma é in fermento e i movimenti sociali rimangono orfani di luoghi di aggregazione. Ieri l’ennesima notizia: sono stati posti i sigilli al centro sociale Rialto Sant’ambrogio, un luogo di produzione artistica e culturale ma soprattutto sede di centinaia di associazioni e movimenti sociali. Sulla porta compare un cartello: "Chiuso su disposizione del questore" e da ieri sera é severamente proibito organizzare feste, eventi musicali e messa in scena di opere teatrali. La disposizione é la conseguenza di una raccolta di firme e di una serie di denunce dei vicini della zona del quartiere ebreo, con i quali i rapporti erano minati da tempo. Le motivazioni sono chiare: "Grave pregiudizio per l’ordine pubblico e per la sicurezza dei cittadini” data la "loro potenziale pericolosità, ai sensi dell’art 100 del Testo unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (relativo a tumulti o gravi disordini, che costituiscano un pericolo per l’ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini)". All’indomani delle dimissioni dell’ex sindaco Veltroni, viene a decadere infatti anche il decreto legge che dava spazio a tutte le associazioni culturali e centri sociali della provincia di Roma, tra cui anche il Rialto Sant’Ambrogio, nato nel 1999 dall’occupazione dell’ex cinema presente nel borgo, teatro di eventi culturali che ormai da anni spaziano dal teatro, alla musica, alle arti visive, punto di riferimento sul territorio locale, ma anche nazionale, per tutte quelle esperienze artistiche “non convenzionali” e di ricerca.
Stop all´attività, dunque, almeno per ora. Perché i ragazzi del Rialto certo non si arrendono: promettono di proseguire le attività e si dicono pronti anche a riprendere l´occupazione che «già da tempo abbiamo dato disponibilità di superare». Ma s’interrogano anche i movimenti che hanno sede all’interno dello stabile: il coordinamento romano acqua pubblica, che lavora per la ripubblicizzazione dell’acqua in Italia, si chiede se, l’atto forza di ieri sia l’inizio di una serie di chiusure forzate di spazi liberi di aggregazione e si unisce ad altri movimenti sul territorio, come Action per il diritto alla casa che ha dato, in questi anni, un tetto a centinaia di persone senza dimora. La questione che vede in primo piano i beni comuni, acqua, aria, ambiente, salute, casa, rifiuti é strettamente connessa al concetto di luogo e di mobilitá. In un concetto piú ampio, i sigilli a Rialto riportano l’attenzione sugli spazi della cittá che le persone come cittadini hanno a disposizione ma che spesso divengono spazi virtuali e poco sicuri. Le occupazioni del 2007, dal castro occupato all’istituto ex zecca, cosí come i centri sociali che vivono il gioco-forza tra istituzioni e movimenti giovanili sono l’emblema di un’amministrazione che si trova disorientata nei confronti di una cittadinanza che la cittá la vuole vivere e vuole contribuire a farla vivere a sua volta, dai colori della gente stessa. Ci interroghiamo quindi se sia giusto che la caduta della giunta comunale porti a conseguenze sociali drastiche e se esiste una reale alternativa al caos politico di oggi. E ci chiediamo se, la spada di Damocle che pende sulle teste degli spazi sociali sia un’ulteriore arma da parte di chi la possedeva fino a pochi giorni fa, verso quei giovani che, ignari di certi meccanismi sottili, chiedono concretezza e spazi di confronto.

*Coordinamento romano acqua pubblica

 
 
 

Post N° 70

Post n°70 pubblicato il 29 Febbraio 2008 da equipoA
Foto di equipoA

Corte Europea: diritto a trasmettere e risarcimento dallo Stato per Europa7
Il parere richiesto dal Consiglio di Stato può sbloccare la vicenda dopo 10 anni.


I sogni – scriveva Montanelli – muoiono all’alba. Quelli di Europa 7 di Francesco Di Stefano non ebbero nemmeno il tempo di cominciare. Nel 1999 la notizia passò in sordina e oggi forse nessuno ricorda che rete Europa 7 vinse una regolare gara che le dava diritto alle frequenze nazionali. Nessuno ha mai potuto vedere il palinsesto presentato che avrebbe dovuto sostituire quello di Rete4, che quella stessa gara la perse.
Il 31 gennaio 2008 la sentenza della Corte di Giustizia Europea di Lussemburgo ha condannato il regime italiano di assegnazione delle frequenze radiotelevisive dichiarandolo “contrario al diritto comunitario”.
Nello specifico: “le norme che consentono agli occupanti di fatto delle frequenze (l’attuale Rete4, ndr) di continuare le loro trasmissioni nonostante i diritti dei nuovi titolari di concessioni (Europa7 ndr) sono contrarie al diritto comunitario”, dunque illegali. La Corte esprime un duro giudizio sul regime italiano, che “non rispetta il principio della libera prestazione dei servizi e non segue criteri di selezione obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati”.
E ancora, secondo la Corte, “l'applicazione in successione dei regimi transitori – che hanno permesso il persistere delle reti senza concessione – ha avuto l'effetto di impedire l'accesso al mercato degli operatori privi di radiofrequenze”.
Le leggi che negli ultimi anni hanno portato avanti questo regime transitorio (dalla legge Maccanico del 1997 al Testo Unico della legge Gasparri del 2003, definito dallo stesso Di Stefano, il decreto “salva rete4) hanno cristallizzato l’offerta televisiva e frenato qualsiasi iniziativa da parte di quelle emittenti che, nel frattempo, hanno compiuto passi da gigante nel digitale terrestre. Le reti Mediaset e Rai trasmettono invece con il sistema analogico, dove è possibile ancora incamerare gli attuali introiti pubblicitari, al centro delle polemiche della riforma che dovrebbe regolamentare l’attuale sistema televisivo.
La sentenza Europea non arriva a caso: è infatti il frutto di un’estenuante battaglia legale (durata 9 anni) intrapresa da Di Stefano che, piano piano, ha comunque raccolto le sue vittorie. Racconta l’editore in una video intervista (al link http://www.youtube.com/watch?v=_XiCi3sqxjE) che, quando nel 99 il governo di allora non spense Rete4 a favore di Europa7, non rispettando quindi il periodo di transizione previsto di 6 mesi, lui ha atteso e nel frattempo ha strutturato, come previsto dalla legge, i propri studi, i programmi approvati dalla gara d’appalto e un’organico di professionisti pronti a trasmettere. Ma nel 2002 si rivolge alla Corte costituzionale che stabilisce la data della fine del regime transitorio: 31 dicembre 2003. Il 23 dicembre di quello stesso anno arriva la discussa legge Gasparri che Ciampi incredibilmente firma, decretando – commenta l’ditore – “che nemmeno una sentenza della Corte Costituzionale puó nulla dinanzi al decreto berlusconi”.  
Dal 2003 ad oggi la battaglia di Europa7 non si è fermata. Quando la causa arriva alla Consiglio di Stato Europeo che mette in mora il governo Italiano, nemmeno la sinistra fa nulla anzi, pur ammettendo, lo stesso Ministro Gentiloni, che la legge Gasparri non rispetta le direttive Europee, il governo finanzia l’avvocatura di Stato per difenderla ottenendo così un ulteriore protrarsi dei tempi, sino ad oggi.
Mediaset si difende, sicura che Rete4 non corre rischi: “La sentenza della Corte di Giustizia Ue non può comportare alcuna conseguenza sull'utilizzo delle frequenze nella disponibilità delle reti Mediaset”. Lo dichiara l'azienda in una nota diffusa poco prima dell'ufficializzazione della posizione della Corte, anticipata da alcuni giornali.
”Il giudizio cui la sentenza si riferisce riguarda infatti esclusivamente una domanda di risarcimento danni proposta da Europa 7 contro lo Stato italiano e non può concludersi in alcun modo con pronunce relative al futuro uso delle frequenze”. Niente di piú vero, visto che sarà proprio il Consiglio di Stato, nè il Governo Italiano, nè la stessa Mediaset, a decidere l’entità finale del risarcimento e la concessione definiiva delle frequente spettanti a Di Stefano.
“quanto all'insinuazione che Rete4 occuperebbe indebitamente spazi trasmissivi a danno di europa 7», aggiunge il portavoce , «Mediaset ribadisce che Retequattro è pienamente legittimata all'utilizzo delle frequenze su cui opera (legge Gasparri ndr)”.
Una sentenza durissima che piomba direttamente dalle alte sfere Europee e che chiama in causa non solo il sistema radiotelevisivo Italiano, ancora in fase di discussione e da anni in attesa di una riforma generale, bensí l’intero Governo, attualmente in stallo.
Di Stefano è intenzionato a chiedere fino 3 milardi di Euro come risarcimento per 9 anni di ritardo e non è disposto a rinunciare a trasmettere la sua TV nazionale. Alla domanda: ma se fosse costretto a scegliere, soldi o frequenze? – risponde - "Non scelgo. Ho diritto ad avere sia il risarcimento sia le frequenze".
Le frequenze radiotelevisive sono in concessione, significa che sono di proprietà dello Stato, che può decidere liberamente a chi assegnarle. Sono quindi dei cittadini, che di questa vicenda pagheranno comunque lo scotto: o dovranno rinunciare al pluralismo, se continuerà a perdurare il regime transitorio, oppure sacrificare una consistente parte dei contributi versati, per risarcire Europa7 del danno subito.

Per leggere la sentenza: sito della Corte di giustizia delle Comunità europee http://www.curia.europa.eu/it/index.htm

Erika Gerardini
Riccardo Iorio

 
 
 

Nuovo rapporto: gli OGM aumentano l’uso dei pesticidi

Post n°68 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da Triskelle
 
Tag: NOTIZIA


Fonte : FOE International (Friends of the earth Internazionale)

Un nuovo rapporto di Friends of the Earth International rivela che la coltivazione di OGM ha portato ad un massiccio rialzo nell’utilizzo di pesticidi nocivi nei principali paesi produttori di colture geneticamente modificate. Si tratta dell’edizione 2008 del rapporto degli Amici della Terra Internazionale «Chi trae profitto dalle colture GM ?». Il rapporto conclude che gli OGM commercializzati attualmente hanno aumentato globalmente l'uso di pesticidi tossici invece di diminuirlo. In particulare, vi si afferma che l’uso del diserbante RoundUp (glifosato) è aumentato con l’uso della soia Roundup Ready resistente al glifosato, che è la pianta GM più coltivata al mondo. Secondo il rapporto, uno studio di un’Agenzia governativa brasiliana del 2007 ha rivelato che l’uso del glifosato è aumentato del 79,6 % dal 2000 al 2005, molto più velocemente rispetto all’espansione della superficie coltivata a soia RR. Inoltre in Argentina nel 2007 un’infestante resistente al gli, chiamata erba di Johnson, ha infestato 120 000 ha . Si stima che, per risolvere il problema, occorrerà usare 25 milioni di litri di erbicidi diversi dal glifosato. Dopo più di un decennio di coltivazione di piante GM, più del 70 % delle superfici piantate ad OGM sono concentrate in due soli paesi, gli Stati Uniti e l’Argentina, precisa il rapporto che sostiene che oggi, le piante GM non hanno affatto ridotto la fame e la povertà in Africa o altrove. Secondo Nnimmo Bassey, coordinatore di Friends of the Earth International per gli OGM in Nigeria: « L’industria biotecnologica dice agli Africani que noi abbiamo bisogno degli OGM per rispondere ai nostri bisogni alimentari. Ma come si fa a credere a tali affermazioni, quando la maggior parte degli OGM sono utilizzati per nutrire il bestiame dei paesi ricchi o per produrre agrocarburanti e, nel complesso, non hanno affatto un rendimento superiore rispetto alle colture convenzionali? ». Il rapporto sfata le argomentazioni di chi sostiene che l’uso della soia Roundup Ready e del cotone Bt migliora le rese.

Per consultare il comunicato stampa in versione originale (in inglese) e accedere al rapporto integrale di FOE International, cliccare sul link riportato qui sotto.

http://www.foei. org/en/media/ archive/2008/ gm-crops- increase- pesticides

 
 
 

SABATO 23 FEBBRAIO

Post n°67 pubblicato il 17 Febbraio 2008 da Triskelle


Mi sembra un'iniziativa interessante..per leggere clicca qui






 
 
 

Post N° 66

Post n°66 pubblicato il 16 Febbraio 2008 da equipoA
 

Tutti contro il Pd o la sinistra muore


13 Febbraio 2008 - Articoli, Democrazia 




veltroni3.jpgdi
G.Chiesa - Non c’è più tempo per l’analisi e, del resto, non ce n’è
nemmeno troppo bisogno. Perché le cose sono divenute chiare da sé. E’
tempo di decisioni e di chiarezza. Dò il mio contributo, anche perché
sollecitato a farlo da più parti.

Andiamo a elezioni che significheranno una grave sconfitta dell’intero
movimento democratico, non soltanto della sinistra. Chi ha provocato
questa catastrofe? L’elenco dei responsabili è lungo. In esso trovano
posto anche tutti e quattro i soggetti della “cosa rossa”. Ma il posto
principale è tutto del Partito Democratico di cui, non a caso, il
portabandiera oggetto delle più ampie lodi dei poteri forti, è Walter
Veltroni. Lasciamoglielo!


Incredibile a dirsi c’è ancora gente che pensa che
il Partito Democratico sia un partito di sinistra. Moderato ma di
sinistra. Invece  l’operazione – di successo – che questa sigla ha
compiuto è quella di traghettare al centro una parte dell’ex elettorato
di sinistra.  Non c’è scusante per chi finge di non accorgersene. Il
Partito di Montezemolo non può rappresentare gli operai della
Thyssengroup, o i precari.

Veltroni annuncia di correre da solo, scaricando tutti gli alleati del
centro-sinistra che si sono dissanguati e anche abbastanza sputanati a
sua difesa. I partiti della “cosa rossa” vanno a pietire alla sua corte
invece di capire, finalmente, che i giochi sono stati chiusi.
Balbettano perché non si rendono conto, nemmeno adesso, che non c’è più
partita alle vecchie condizioni. Subita la sconfitta pensano a un nuovo
centro-sinistra con Il Partito Democratico. Non vedono che sarà il
Partito Democratico a negarglielo. E ciò è tanto più inescusabile di
fronte all’evidenza: dopo le elezioni Berlusconi e Veltroni si
metteranno d’accordo per cambiare insieme la Costituzione e la legge
elettorale. Per questo, se lo scarto tra la destra e il PD sarà
contenuto, potranno ancora meglio coprire l’inganno, dicendo che non se
ne può fare a meno. A quel punto potranno, con vantaggio reciproco,
chiudere i conti con tutte le opposizioni, privare i cittadini di ogni
possibilità di reazione organizzata e democratica, blindare, con un
bipartitismo tanto perfetto quanto truffaldino, la scena politica del
paese. Poi si combatteranno, come si combattono democratici e
repubblicani in America, ma all’interno della Casta, pronti a bastonare
chiunque si opporrà ai loro termovalorizzatori, alla privatizzazione
dell’acqua, alla privatizzazione della giustizia, al monopolio
dell’informazione. 


C’è una sola risposta possibile, opposta a quella
che alcuni della “cosa rossa” stanno già avanzando: Veltroni corra da
solo dappertutto. Nessuna convergenza, nessuna alleanza, a nessun
livello.  Non a Roma, in nessun posto.

Che è la condizione  per non ricadere nella trappola del “grande babau”
Berlusconi, nella quale da un decennio siamo stati tutti rinchiusi. Per
non rimanere muti, per non essere costretti a fare sconti. Per non
eleggere persone di cui non abbiamo stima e fiducia.

L’attacco politico deve essere concentrato infatti proprio sul Partito
Democratico. Per molte e convergenti ragioni. La più importante  delle
quali, tattica, è che una parte non indifferente del suo elettorato
potenziale è ancora “di sinistra” e si illude. Per questo è necessario
e possibile tentare di recuperarla. Ma ciò è possibile solo non
lasciando equivoci al riguardo del PD. Inoltre andare alle elezioni
attaccando solo Berlusconi significa perdere le elezioni e perdere
anche la faccia.

E così veniamo alla “cosa rossa”.


Il popolo democratico e della sinistra aspettava un
segnale chiaro e non lo ha ancora avuto. Mi domando se vi sia ancora lo
spazio. Il rischio di un astensionismo di massa a sinistra è altissimo.
E giustificato.

Dunque alla “cosa rossa” io dico: avete ancora la possibilità di dare
questo segnale. Una sola. Non presentatevi al paese come la sommatoria
di quattro apparati. Non rappresentate che una parte – per quanto
importante e gloriosa - del vasto popolo della sinistra, ma non potrete
costituire, da soli, il punto di aggregazione per tutti. E’ vostro
dovere politico e morale contribuire a crearlo. Sarebbe deleterio, per
tutti, se pretendeste di esaurire in voi le speranze di coloro che
hanno ormai ingoiato tutte le medicine più amare in questi anni.


Dovete accettare la formazione di liste aperte,
decise in primarie dove chiunque potrà candidarsi, da farsi con una
consultazione di massa sul web, nelle forme della maggiore trasparenza.
I candidati che ne usciranno saranno i candidati di tutti, dei partiti,
dei cittadini, dei movimenti.

Se queste condizioni non saranno prese in considerazione io,
personalmente, non vi voterò.  Non costringete il popolo della sinistra
e democratico a voltarvi le spalle.


dal Manifesto (13-02-2008

 
 
 

Post N° 65

Post n°65 pubblicato il 11 Febbraio 2008 da equipoA
Foto di equipoA

IL RITORNO DEI CIP6 e
il gioco linguistico


Un accorato appello
di padre Alex Zanotelli riporta a galla la discussa questione dei contributi
Cip6 ("contributi alle fonti di energia assimilabili alle energie
alternative
") che i cittadini italiani pagano per le energie
rinnovabili (maggiorazione del 6% del prezzo dell'elettricità pagato dai
consumatori finali) secondo quanto stabilito nel lontano 1992 dal Comitato
Interministeriale Prezzi (CIP). Il Governo Italiano s’impegnava ad acquistare
energia dai produttori ad un prezzo superiore a quello di mercato e, attraverso
i Cips6, agevolare le stesse a riorientare la loro produzione verso le energie rinnovabili,
in primis, solare ed eolico.
L'anno scorso lo Stato ha ottenuto circa 3 miliardi di euro accumulati in un fondo da ripartire
poi a fine anno attraverso bandi pubblici. Il 31 dicembre scorso l''ex presidente del
Consiglio Prodi ha firmato il decreto per sbloccare il fondo con una destizione
precisa: la gara per la costruzione di inceneritori, nello specifico per
terminare i lavori dell’inceneritore di Acerra (costruito nel territorio più
inquinato d'Europa) e dare il via a quelli di Santa Maria La Fossa e Salerno (in costruzione dal 2000), al centro delle polemiche della questione rifiuti di
oggi. Il bando di gara, indetto piú volte negli anni dall'allora commissario
straordinario Pansa, è sempre andato deserto per il ritiro delle uniche due
ditte che si erano presentate: la A2A
(la potente municipalizzata di Brescia e Milano) e la Veolia (ex-Vivendi), la più
potente multinazionale dell'acqua al mondo che gestisce anche i rifiuti
(seconda al mondo in questo settore).
I piú importanti scienziati e studiosi italiani hanno da subito fatto notare che la direttiva Europea (2001/77, decreto attuativo n°387/2003) che vincoló l’Italia negli investimenti per le energie rinnovabili non ammetteva
che gli stessi Cips6 fossero girati alla costruzione di inceneritori che, smaltiscono
l’accumulo dei rifiuti bruciandoli ma, al contrario, non restituiscono energia
bensí le tanto temute nano-particelle tossiche (il 30% di ció che è contenuto
nei rifiuti smaltiti). L’economo ambientale Guido Viale e padre Alex hanno
dialogato a lungo, durante tutte le trattative per la finanziaria 2007 e poi
per quella 2008, facendo notare che la direttiva Europea parlava di "energie
rinnovabili
" ma la riformulazione della norma Italiana ha aggiunto
l'estensione "o assimilate". Un termine che ha creato un
effetto boomerang in un’iniziativa attraverso la quale l’Italia avrebbe davvero
potuto farsi baluardo Europeo dell’eco-sostenibilitá e dell’investimento verde.
Sul reale significato dell'aggettivo "assimilate" e sui
criteri per l'identificazione delle energie "assimilate alle
rinnovabili
", non è mai stata fatta chiarezza, con la conseguenza che
il 75% dei 40 miliardi di euro raccolti con i Cip6 è stato utilizzato per
produzioni energetiche tutt'altro che "rinnovabili". Dopo i
vari richiami sia dall’Europa che dagli ingegneri ambientali, la Finanziaria 2007
stabilí quindi che i contributi sarebbe andati solo a quegli impianti
“autorizzati”. Sfortunatamene anche il termine autorizzati ha rivelato essere un gioco linguistico “a doppio
taglio”. In Italia esistono da decenni impianti autorizzati ma mai realizzati
che aspettavano che, solo un sottile gioco di parole, sbloccasse una situazione
economicamente interessante per tutti.


I Cip6 corrispondono
a circa 60€ in piú pagati da ogni cittadino Italiano in un anno e l’Unione
Europea ora ha appena dato un ultimo out
out
al nostro governo per risolvere la situazione dei rifiuti e
dell’inquinamento ambientale. L’appello del prete comboniano è chiaro: le
energie rinnovabili son rimaste al punto di partenza rispetto alla direttiva in
questione e l’ex presidente Prodi non ha commissariato tutti quei comuni che
non hanno raggiunto il 35% di raccolta differenziata come previsto dalla
finanziaria di quest'anno. Al contrario ha riaperto le porte a un’azienda come la Veolia, che ha avuto la scorsa settimana sei dirigenti di Acqualatina, l’azienda che gestisce l’acqua
in tutto l’agro-pontino (49% della Veolia), arrestati a Latina? Rifiuti e acqua
ormai non si distinguono piú, le multiutilities inglobano tutto. Insomma, i soldi per
gli inceneritori ci sono e finiscono agli attori di sempre a prescindere da
arresti ed indagini ma, per educare e agevolare i cittadini alla raccolta
differenziata in casa e alle municipalizzate per quella “porta a porta”, no.




Erika Gerardini

 
 
 

IL GIORNO DEL RIFIUTO

Post n°64 pubblicato il 08 Febbraio 2008 da Triskelle

 
 
 

 

Post n°63 pubblicato il 06 Febbraio 2008 da Triskelle


Appello al popolo campano






IL RITORNO DEI CIP6: POLITICA DA INQUINAMENTO







 
L’ex
presidente del Consiglio Prodi ha firmato il decreto per sbloccare i contributi
alla costruzione degli inceneritori. Avevamo tanto lottato durante il lungo dibattito
parlamentare sulla Finanziaria di quest’anno contro questi contributi, i
cosiddetti Cip6, ed avevamo ottenuto che non fossero più dati ai nuovi
inceneritori. I Cip6 sono i contributi che i cittadini italiani pagano per le
energie rinnovabili (l’anno scorso lo Stato ha avuto circa 3 miliardi di
euro da questi proventi). Purtroppo, per un’errata interpretazione della
direttiva europea, questi soldi sono stati usati anche per gli inceneritori,
perché, bruciando i rifiuti, producono energia che è “assimilata”
alle energie rinnovabili.



L’intervento
di Prodi è
stato finalizzato a riaprire il bando di gara e così terminare i lavori
dell’inceneritore di Acerra (in costruzione dal 2000!). Infatti il bando
di gara, indetto dall’allora commissario straordinario P
ansa , che scadeva il 31 dicembre, è andato deserto
per il ritiro delle uniche due ditte che si erano presentate: la A2A (la
potente municipalizzata di Brescia e Milano) e la Veolia (ex-Vivendi), la più
potente multinazionale dell’acqua al mondo che gestisce anche i rifiuti
(seconda al mondo in questo settore). La ragione data per il ritiro del bando
dalla gara era che non c’erano più i contributi governativi, i Cip6. Così
si capisce perché gli industriali vogliono gli inceneritori. Ci guadagnano infatti
55 euro per ogni tonnellata che bruciano. Peccato che non ci dicono che il 30%
dei rifiuti bruciati rimane come residuo tossico che dovrebbe essere sepolto in
Germania nella cave di salgemma.



La decisione
di Prodi di dare i contributi
Cip6 ai tre inceneritori della Campania (Acerra, Santa Maria La Fossa e
Salerno) e in particolare all’inceneritore di Acerra, costruito nel
territorio più inquinato d’Europa, apre la porta per il ritorno in gara
di A2A e di Veolia. Cade così la foglia di fico che copre tanta propaganda
industriale a favore degli inceneritori. La verità è che gli industriali
vogliono gli inceneritori solo se ci sono i soldi del Cip6. E’ un altro
enorme business anche quello degli inceneritori.



Tutta questa vicenda
rivela ancora una volta che coloro che governano non sono più i politici, ma i
potentati economico-finanziari. I nostri politici, se vogliono governare,
devono obbedire.



Rimaniamo
esterrefatti davanti a tale comportamento del decaduto governo Prodi e ci
poniamo tutta una serie di domande.



Come può un
governo che sta per cadere o è caduto modificare le decisioni parlamentari
contenute nella Finanziaria?



Perché aprire
la strada a una multinazionale come la Veolia, che ha avuto la scorsa settimana
6 dirigenti che lavorano per Acqualatina (49% della Veolia) arrestati a Latina?



Perché aprire
la porta a Veolia che dopo i rifiuti si prenderà anche l’acqua di Napoli
e della Campania?



Perché il
governo trova soldi per la Veolia e non per la raccolta differenziata casa per
casa?



Perché Prodi
non ha commissariato tutti quei comuni che non hanno raggiunto il 35% di
raccolta differenziata come previsto dalla finanziaria di quest’anno?



Ha ragione
l’economista ambientale Guido Viale quando afferma:
“L’inceneritore è tossico, soprattutto perché inquina il cervello
di molti amministratori locali e governanti nazionali che aspettano da quella
macchina - e non dalla riorganizzazione dei ciclo dei rifiuti attraverso la
partecipazione e il coinvolgimento diretto dei cittadini - una miracolosa
soluzione del problema”.


 Alex
Zanotelli


Aderiscono:

Vittorio
Agnoletto
, europarlamentare Gue –
Sinistra unitaria europea

Ninni Vinci e
Barbara Grimaudo - I
Cittadini Invisibili - Sicilia

Sandra Cangemi, giornalista,
Milano

Francesco Cicchetti
Paola D'Alconzo -Napoli
Consiglia Salvio
-rete lilliput Napoli
Isa
Giudice

Comitato Civico contro l'inceneritore di San
Salvatore Telesino
Maria Pia Cutillo - san
salvatore telesino bn

Alberto De
Monaco
Mirella De Gregorio - milano
Pietro

Fattori

Silvana Risi
Pietro

Scola

Nunzia gatta

– GMA Napoli
Marco Sodi - Formatore alla
Nonviolenza(Firenze)

Luciano D'Antonio del Coord. Unitario Acqua Pubblica Firenze
Paolo Attanasio – Napoli
Enrico Del Vescovo
Mauro Chessa - Officina
Politica Pistoiese
lucia capriglione salerno




 
 
 

 La Politica che vogliamo

Post n°62 pubblicato il 06 Febbraio 2008 da Triskelle

Si tratta di un appello che sta girando tra le mailing-list di varie associazioni..dato il momento politico italiano, anche ki+ può avviare una riflessione sul ruolo della politica e sulla sua posizione ideale e discutere sulla possibilità di entrare in questa rete..??



La situazione italiana ed internazionale negli ultimi mesi non fa che peggiorare. Ciascuno di noi in Italia sta cercando di proporre e alternative culturali, politiche, economiche, di produzione, di partecipazione e di promozione dei diritti per tutti/e mentre il sistema politico italiano – al pari di quello di molti altri paesi- prosegue su una vecchia strada autoreferenziale e separata dalla società.

Ci sentiamo lontani da quelle scelte politiche che in questi anni hanno reso ancora più evidenti le logiche militariste e di guerra, le privatizzazioni dei beni comuni, la discriminazione e l'intolleranza verso immigrati e stranieri, la precarizzazione del lavoro. Il nostro Paese vive un declino politico economico, sociale e culturale che è frutto della palese incapacità delle classi dirigenti in ogni campo della società (la politica, l'economia, la cultura e i media) di dare risposte innovative, e centrate sul principio della solidarietà, della responsabilità, della cultura civile, alle sfide ed emergenze che viviamo. Tutto ciò che di nuovo e di solido emerge nasce da una creatività e progettualità condivisa tra i movimenti, le mille forme della protesta e della proposta, e singole persone responsabili che pure nelle istituzioni riusciamo a raggiungere, ma con crescente fatica.

A livello internazionale i rischi di guerra, a partire dall'Iran, e le conseguenze di un potere economico neoliberista fallimentare, ma pur sempre dominante, che alimenta povertà e diseguaglianze e concentrazione di potere in poche mani, stanno mettendo a rischio quelle esperienze e speranze di cambiamento che si sono fatte carico delle nuove e sistemiche emergenze ambientali e sociali, ma anche di disinnescare i prossimi conflitti e la corsa al riarmo, mosse con forza dalla società civile internazionale negli ultimi anni e che hanno generato, per la prima volta dopo decenni, nuove dinamiche politiche in alcune regioni del Sud del pianeta.

Dobbiamo lavorare tutti insieme, a partire dalle persone, i piccoli gruppi, reti, comitati, iniziative locali, unire le forze subito e darci un "programma minimo" assicurando centralità alle mobilitazioni locali per i beni comuni e contro le grandi opere, la devastazione del territorio, le basi militari, nello spirito del movimento di Genova, e rilanciare le nuove forme della democrazia partecipata e deliberativa e – contro ogni collateralismo o cooptazione subalterna nelle istituzioni - la proposta di una autonoma identità politica delle soggettività sociali e dei movimenti.

Non c'è bisogno di una nuova organizzazione o di un coordinamento intergruppi, ma - rispettosi dell'autonomia e dell'indipendenza delle nostre esperienze e di ciascuno – crediamo che sia cruciale cercare legami comuni per andare oltre il frammento, e costruire tra di noi modalità nuove di relazione e di rete che ci diano più forza nella nostra pressione verso le istituzioni ed il sistema politico del paese.

Rivendichiamo la nostra autonoma soggettività politica come persone ed organizzazioni che si vogliono impegnare per il cambiamento. Fuori dai partiti e fuori dal sistema della rappresentanza –che rappresentano comunque aspetti determinanti della formazione della volontà politica generale- si sono diffuse in questi anni forme nuove di politica dal basso che hanno dato vita a sedi e spazi di democrazia partecipata: chiediamo pari dignità tra le diverse forme della politica impegnate nella costruzione del bene comune e dell'interesse generale. Sappiamo bene anche che la politica non è altro che lo specchio della società: ed è per questo che ci sentiamo anche parimenti impegnati verso una trasformazione sociale, economica, dei comportamenti quotidiani, capace di ricostruire una politica nuova, come servizio e gratuità, come adempimento dei doveri di solidarietà e del bene comune.

Perciò vogliamo proporre l'avvio di un processo condiviso per costruire uno spazio comune dove praticare e proporre forme autentiche di democrazia, aperto a quelle organizzazioni, campagne, movimenti, ed associazioni della società civile italiana che noi crediamo siano pronte per condividere azioni e strumenti di mobilitazione ed iniziative sui temi che insieme decideremo come prioritari.



Primi firmatari della società civile :

Alessandro Santoro (Comunità le Piagge) Alberto Castagnola (Formin) Alex Zanotelli (Missionario Comboniano) Alberto Zoratti (Fair) Antonio Tricarico Andrea Baranes (CRBM) Chiara Sasso (NO-Tav) Antonio Vermigli, Sergio Lomi , Antonio Savio (Rete Radiè Resch di Quarrata) Andrea Morniroli (Cantieri Sociali ) Pierluigi Sullo (Carta) Carmela Galeone (campagna WNairobiW.) Davide Biolghini ( Res) Francuccio Gesualdi (Cnms) Monica De Sisto (Fair) Giulio Marcon, Tommaso Rondinella ,Alessandro Bagnuolo (Lunaria) Gianni Fazzini (Bilanci di Giustizia) Bruno Amoroso, Rosario Lembo (UBC) Riccardo Petrella (UBC) Riccardo Troisi (Reorient) Nicola Capone (l'Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia) Gianni Mina e Loredana Macchietti (Latinoamerica e tutti i sud del mondo) Bruno Volpi (Associazione Mondo di Comunità e Famiglia) Giuseppe De Marzo (A Sud) Francesco de Carlo ( Megachip Patrizia Gentilini Giovanni Malatesta, Mario Musumeci (Punto Pace del x Municipio Roma) Massimo Paolicelli (AON) Francesco Vignarca (Rete Disarmo) Giorgio Beretta (Coordinatore Campagna Banche Armate) Gianni Tarquini (Terre Madri) Antonella Rossi (Insieme nelle Terre di Mezzo onlus) Antonio Calabrò (As. Condividi)

P.s

Per segnalarci il vostro interesse a partecipare a questo percorso inviate una mail a: agirepolitico@gmail.com

Assieme alle realtà che condividono questa riflessione sceglieremo un giorno e un luogo per incontrarci .

 
 
 

Post N° 61

Post n°61 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da equipoA
 
Foto di equipoA

CRAP - Coordinamento
Romano Acqua Pubblica

6
Febbraio 2008 

Comunicato
stampa

 Il Coordinamento Romano Acqua
Pubblica aderisce alla manifestazione indetta per sabato 9 febbraio a Firenze
dai Movimenti per l'Acqua pubblica della Toscana contro la Legge regionale sui servizi
pubblici locali e per difendere la democrazia nei luoghi di lavoro delle
multinazionali dell'Acqua e quella dei cittadini-utenti di un bene pubblico
comune.


Toscana: una Regione a rischio
legale e democratico nella corsa alle
privatizzazioni.

 

E' ormai storia la sentenza dell'Antitrust relativa
alla gara per l'acquisizione del 40% di Publiacqua spa. Sentenza che ha
condannato Acea S.p.A. e Suez Environment al pagamento di due multe,
rispettivamente di 8,3 e 3,0 milioni di euro, per aver costituito assieme una
intesa restrittiva della concorrenza nel mercato delle gestioni idriche.


E' noto il tentativo, parzialmente respinto per l'opposizione dei
cittadini e dei Movimenti, dei comuni di Firenze, Prato, Pistoia, Empoli, Pisa,
Siena, Grosseto di fondere gli Ato 2,
3, 6
e di affidare la gestione del servizio idrico integrato ad
un gestore unico, in  cui il socio privato, detentore del 40 % del capitale,
sarebbe costituito dalla cordata Acea S.p.A. - Suez Environment.

E'
cronaca di questi giorni l'arresto di 5
dirigenti ed ex dirigenti di Aqualatina S.p.A., tra cui Edmondo
Besson
, e le conseguenti dimissioni di quest'ultimo
da amministratore delegato di Sorical S.p.A. e da vicepresidente di Idrolatina
S.p.A..

E' battaglia quotidiana la vertenza dei lavoratori di Publiacqua
S.p.A
., contro le decisioni della dirigenza aziendale, che, a
seguito di una riorganizzazione, ha ridotto il numero dei lavoratori all'interno
degli impianti di potabilizzazione, sino ad uno durante i turni notturni,
mettendo così a grave rischio la sicurezza e l'incolumità sia del servizio, che
del lavoratore di turno, quest'ultimo costretto a svolgere la sua mansione in
solitudine, col rischio di gravi e certe conseguenze per la sua salute in caso
di incidente.

I lavoratori toscani, inoltre, hanno denunciato
innumerevoli volte le diversità di
trattamento
sia in termini di salario che di mansioni,
riconosciute ad alcuni lavoratori di Publiacqua da parte di alcuni dirigenti,
nei confronti di attività lavorative analoghe nonché gli atteggiamenti coercitivi e di vero
mobbing
nei confronti dei lavoratori impegnati con i cittadini
nella difesa dell'Acqua come Bene pubblico e comune.

Di fronte a questo
quadro gravissimo di selvaggia deregulation, resa ancora più temibile dalle
prospettive politiche che si profilano per il dopo elezioni, il Coordinamento
Romano Acqua Pubblica, offre il pieno sostegno a tutte le iniziative che i
lavoratori di Publiacqua decideranno di adottare. Inoltre, ritenendo questa
lotta cruciale e pertanto di valenza nazionale per il Movimento per l'Acqua
pubblica in Italia.

 

aderisce e partecipa alla Manifestazione indetta a
Firenze per sabato 9 febbraio

 

Si scrive Acqua, ma si legge
DEMOCRAZIA!



Coordinamento Romano Acqua
Pubblica





Coordinamento Romano Acqua Pubblica

acquapubblicaroma@yahoo.it
Erika 339 1964454 - Claudio 320
4113410
06 68136225 (segreteria)
L'acqua
è un diritto, non una merce

 


 
 
 

Post N° 60

Post n°60 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da equipoA
 
Foto di equipoA







La società civile mondiale contro Telecom




La risposta della società civile alla denuncia nei confronti del governo boliviano di Telecom
è una petizione firmata da 800 organizzazioni civili di 59 Paesi,
recapitata a Roberto Zoellick, presidente della Banca mondiale, il cui
tribunale per la risoluzione delle controversie sugli investimenti
internazionali (Ciadi) dovrà giudicare il caso. A maggio dello scorso
anno il Governo della Bolivia è diventato il primo Paese al mondo a
ritirarsi dal Ciadi: riteneva il tribunale prono agli interessi delle
multinazionali, a discapito dei beni pubblici globali. Il Ciadi, però,
si rifiuta di rispettare le azioni dell’esecutivo boliviano e ha
ritenuto ammissibile il ricorso della Euro Telecom International
(sussidiaria di Telecom Italia) contro la Bolivia.




http://www.altreconomia.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=325

 
 
 

COMUNICATO STAMPA

Post n°59 pubblicato il 04 Febbraio 2008 da Triskelle
 
Tag: NOTIZIA

Il coordinamento romano acqua pubblica, dati i recenti eventi giudiziari
relativi ad Acqualatina spa, chiede le immediate dimissioni del consigliere di
amministrazione di Acea Ato 2, Raimondo Besson.Raimondo Besson, ex dirigente regionale, autore della legge regionale
istitutiva degli Ato nel Lazio, nel lontano 1996, vicepresidente nonchè
consigliere di amministrazione di Acqualatina spa, quindi amministratore
delegato di Sorical spa (di cui il 75% è di Veolia) società che gestisce il
servizio idrico in Calabria, ma soprattutto consigliere di amministrazione di
Acea Ato2, il gestore del servizio idrico nell'Ato 2 di Roma, è stato
recentemente posto agli arresti domiciliari per un sistema di appalti
truccati..Attraverso tale sistema tutti gli appalti della società Acqualatina spa, venivano
vinti solo dalle società satellite dei soci privati di Acqualatina (Veolia,
Siba, Enel Hydro), attraverso delle offerte così basse da essere fuori mercato;
le società affidatarie poi, attraverso false fatture, svuotavano le casse di
Acqualatina e quindi della Provincia, quest'ultima obbligata a ripianare i
debiti della prima, in base agli accordi fissati nella convenzione di gestione.


Per questi e per altri fatti il Besson assieme ad altri 5 fra dirigenti ed ex di Acqualatina, tra i quali Paride Martella, Silvano
Morandi, Giansandro Rossi, Bernard Cynà e Louis-Marie Pons, è indagato per associazione
a delinquere, abuso di ufficio, frode nelle pubbliche forniture, falsità
ideologica in appalti pubblici e truffa aggravata per il conseguimento di
erogazioni pubbliche.

Di fronte a questi gravi fatti, il Coordinamento romano acqua pubblica chiede
le immediate dimissioni del consigliere di amministrazione
di Acea Ato2, Raimondo Besson, in quanto risultano venuti meno quegli elementi
di legalità e trasparenza necessari ad una corretta interpretazione della
carica da lui ricoperta.



COORDINAMENTO ROMANO ACQUA PUBBLICA



Roma, 26 Gennaio 2008





Coordinamento Romano Acqua Pubblica

acquapubblicaroma@ yahoo..it

Erika 339 1964454 -
Claudio 320 4113410

06 68136225
(segreteria)

L'acqua è un diritto, non una merce



 
 
 

Cosenza 2 Febbraio 2008

Post n°58 pubblicato il 31 Gennaio 2008 da Triskelle
 
Foto di equipoA

Corteo contro la repressione,per le libertà,per la giustizia sociale
APPELLO ALLA MOBILITAZIONE

Erano passati pochi giorni dalla manifestazione di un milione di persone contro la guerra in Iraq che aveva concluso il Forum Sociale Europeo di Firenze, una delle più importanti esperienze di partecipazione democratica realizzate nel nostro paese.

La notte del 15 novembre 2002 venti persone che erano state fra gli organizzatori di quel Forum furono arrestate dai reparti speciali dei ROS e dei GOM. Ad altri cinque furono notificati gli arresti domiciliari. Quarantatre persone finirono indagate nel filone di inchiesta. Le irruzioni di uomini armati fino ai denti e con il volto coperto terrorizzarono molte famiglie a Cosenza, Napoli e Taranto.

Tredici persone furono rinviate a giudizio, accusate di aver voluto "sovvertire violentemente l'ordine economico costituito nello stato" per essere stati fra gli animatori delle grandi manifestazioni di popolo in occasione del vertice OCSE di Napoli e del G8 di Genova nel 2001.

Quel processo, iniziato il 2 dicembre 2004 presso la Corte di Assise di Cosenza, è alle sue battute finali. La requisitoria del Pubblico Ministero è prevista per il 24 gennaio, e poco dopo sarà emessa la sentenza.

Solo un mese fa il Tribunale di Genova ha comminato più di un secolo di carcere a ventiquattro manifestanti. Sono stati inflitti fino a 11 anni di carcere utilizzando reati da codice di guerra come l'accusa di "devastazione e saccheggio".

Al contrario, nessuno ha pagato per le inaudite violenze compiute dalle forze dell'ordine sui manifestanti a Genova, giudicate da Amnesty International la più grave violazione dei diritti umani in Europa dal dopoguerra.

Nessuno dei dirigenti responsabili ha dovuto rendere conto degli errori ed orrori commessi: al contrario, sono stati tutti promossi. I processi per la macelleria della Diaz e le torture a Bolzaneto si avviano alla prescrizione per decorrenza dei termini. L'omicidio di Carlo Giuliani è stato archiviato senza un processo. Il Parlamento ha respinto la richiesta di istituzione di una Commissione di Inchiesta. Al contrario, gli imputati di Cosenza rischiano pene severissime.

Ancora una volta c'è bisogno di difendere la dignità calpestata del nostro paese e le garanzie democratiche - nel sessantesimo della Costituzione. Una volta ancora bisogna pretendere verità e giustizia sui fatti di Genova, e difendere il diritto a costruire un "un altro mondo possibile".

Il nostro paese è pieno di lotte, vertenze nazionali e locali, resistenze e proposte per i diritti umani, sociali, civili, politici, ambientali, per la difesa dei beni comuni, contro la guerra e il riarmo. L'attivismo civile e la mobilitazione sociale dovrebbero essere considerati una risorsa di questo paese.

Al contrario, questi conflitti finiscono sotto processo e tante persone rischiano di vedersi rovinata la vita per il loro impegno sociale. Crediamo sia necessario allargare la riflessione, la solidarietà e l'iniziativa unitaria di fronte ai segnali di una deriva securitaria e repressiva contro ogni forma di diversità e di dissenso.

Agli imputati di Cosenza viene contestato di essere protagonisti attivi del movimento altermondialista e delle lotte per il cambiamento, attività che viene quindi considerata sovversiva e cospirativa.

Questo processo riguarda perciò fino in fondo tutti coloro che credono doveroso impegnarsi per una società e un pianeta più giusti e che vogliono per tutti e per tutte il diritto ad agire, ad opporsi, a praticare e vivere alternative.

E' tempo di tornare a Cosenza da ogni parte d'Italia, come facemmo il 23 novembre del 2002 protestando insieme a tutta la città.

Costruiamo insieme una nuova grande manifestazione a Cosenza sabato 2 febbraio per liberare chi è sotto processo da accuse inaccettabili.

DIFENDIAMO IL DIRITTO A VOLER CAMBIARE IL MONDO

Le adesioni collettive e individuali vanno inviate a: liberitutti@inventati.org
Per info:www.cosenza2febbraio.org

 
 
 

Post N° 57

Post n°57 pubblicato il 26 Gennaio 2008 da equipoA
 
Foto di equipoA

Giornata di Azione globale.
per capire se un altro mondo è possibile.

26 Gennaio 2008. Si celebra su tutto il pianeta la Giornata di Azione globale del Forum Sociale Mondiale.

Lanciata l'anno scorso dal Forum Sociale Mondiale di Nairobi, la Giornata di Azione Globale nasce dall’unione di tutti i forum sociali, le vertenze, i comitati e le ong che quest’anno propongono la sinergia delle lotte sul territorio e applicano la strategia della coesione di rete. Comunicazione web a macchia d’olio, un sito internet open source (www.wsf2008.net) come strumento per dare visibilità a tutte le iniziative, anche le più piccole e decentrate. Una fotografia in tempo reale del pianeta in movimento, nelle molte lingue dei Paesi coinvolti, che permetterà a tutti di visualizzare i luoghi degli eventi, ma anche la rete delle mobilitazioni permanenti, i documenti e gli appelli.
Bypassando gli organi di stampa tradizionali, la notizia si è infilata in ogni sito, in ogni blog, in redazioni alternative e indipendenti rispettando la filosofia di base: ’accesso alla informazione è condizione della partecipazione.
Senza dimenticare che il 22 gennaio si è tenuta una vera e propria staffetta di 21 conferenze stampa per presentare le iniziative tra Atlanta, Channai, Mumbai, Bangalore, Roma, Bruxelles, Niamey, Sao Paulo, Rio De Janeiro, Belem, Fortaleza, Natal, Città del Messico, Barcellona, Seoul (Korea), Zurigo, Manila, l'Avana e luoghi di conflitto come Erbil (Iraq), Ramallah (Palestina), Beirut (Libano). Altre si stanno organizzando in queste ore. Un pool di uffici stampa di tutto il mondo sta lavorando insieme per connettere e coprire tutti gli eventi in una chat globale permanente via internet.

I capofila per l’italia saro Arci, Attac, Espace populaire, Legambiente, Mir, Gruppi di Acquisto Solidale, Comitati per la difesa dei valloni, Adret, Coordinamento No Tir.
“Il 26 gennaio in tutto il mondo la gente si chiederà se un altro mondo è possibile e se davvero sapremo costruire un futuro a misura di pianeta”, spiegano gli organizzatori.

America Latina, Stati Uniti, Canada, Europa, Russia, Asia, Africa, Oceania, MedioOriente: tutti e tutte sono stati invitati a dare vita ad azioni visibili, grandi piccole e piccolissime, ciascuno per quello che ha voluto e che ha potuto, ciascuno evidenziando i contenuti che ha voluto denunciare e approfondire.

Una settimana impegnativa per il mondo sociale e politico, in Italia centinaia di eventi, seminari, conferenze stampa e manifestazioni hanno colorato piazze e luoghi di aggregazione.
Il mondo si mobilita per la giustizia sociale. Per ironia della sorte, proprio durante la settimana in cui il Governo Italiano cade e il vero significato di politica viene chiuso definitivamente in un cassetto fino a nuova data.

Erika Gerardini

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: equipoA
Data di creazione: 28/02/2007
 

SPAZIO ECOESOLIDALE, ATTO PRIMO


EcoEsolidale
è uno sguardo sul mondo, con occhi di chi ha a cuore la madre terra e gli esseri umani con disagi, è un allargamento della coscienza dal proprio orto a quello dell'altro

Hai letto di un'iniziativa ecologica o solidale che si terrà a ... per salvare un animale, oppure salvare la zona verde .... anche le notizie di eventi gia avvenuti!


scrivici a comunicazione@kipiu.org
 

I PROGETTI CHE SOSTENIAMO

- Il prog. di Simona WATOTO
- Il prog. di Francesca F4W
- Il prog. di Fabrizio Colosseo  
- Il prog. di Anna  SCONFINE
- il prog. di Marica ASUD
- Il PROGETTO DI TUTTI acquabenecomune.org per la RIPUBBLICIZZAZIONE dell'acqua e di tutti i beni comuni
- il progetto ZERO, Investigation on 9/11 un film di Franco Fracassi e Giulietto Chiesta di cui siamo co-produttori (con grande orgoglio)
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

angelo.sersalemariateresa.savinomi.citopepetta6agalasso84hopelove10taranto.martinacaterina.matacenaseminomusicalucadep1968emanuele.nicolottilellarudibubbuhlari69sebregon
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963