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« ILLUSIONEHIROSHIMA »

NOI E LA SOCIETA'

Post n°2 pubblicato il 12 Agosto 2006 da lade.blog
 

DI GEORGE MONBIOT

Cresce il divario tra aspettative e realtà: sempre
più ragazzi con disturbi mentali

Se questo fosse l’Iraq, o la Somalia,
o la Cecenia, l’andamento non sarebbe difficile da capire. Ma questa è
la Gran Bretagna, durante il più lungo periodo di pace interna e di
prosperità della storia moderna. Dopo 36 trimestri successivi di
crescita e bassa inflazione, con alto tasso di occupazione e bassa
probabilità di essere assassinati nel proprio letto, dovremmo essere le
persone più felici, serene, meno preoccupate che abbiano mai vissuto.
Ma qualcosa è andato storto.
Un rapporto pubblicato recentemente dalla
British Medical Association indica che c’è stato un costante aumento di
disordini mentali tra bambini e ragazzi tra i 5 e i 16 anni. Ad oggi,
il 9,6% di loro - quasi uno su 10 - soffre di problemi psicologici
«persistenti, gravi e che influenzano le sue funzioni giornaliere». All’
incirca «1,1 milioni di ragazzi sotto i 18 anni... si avvarrebbero dei
servizi di uno specialista». Non penso che sia un’esagerazione
descrivere tutto ciò come una catastrofe sociale.

Che sta succedendo?
La Bma (British Medical Association) non ne è sicura. Suggerisce che un
fattore potrebbe essere la dieta, in particolare una possibile
deficienza degli acidi grassi Omega 3. Osserva che mentre non c’è stato
aumento nel numero di ragazzi tra gli 11 e i 15 anni che consumano
alcool, il consumo tra coloro che bevono è però raddoppiato in 14 anni.
Ha scoperto che per i bambini che vivono in condizioni di povertà è
molto più probabile sviluppare disordini rispetto a coloro che hanno
genitori più ricchi. Ma visto che la povertà infantile sta diminuendo,
ci si aspetterebbe che questo significhi anche una diminuzione dei
problemi psicologici.

Il Bma indica anche il mutamento della vita
famigliare. Ma un altro rapporto sullo stesso argomento, pubblicato
dalla Nuffield Foundation nel 2004, ha scoperto che «cambiamenti
evidenti nei modelli famigliari... non sono stati la ragione principale
dell’aumento dei problemi comportamentali».

Lo stesso studio contiene
anche una delle affermazioni più sensazionali che abbia mai letto: «La
crescita nei problemi di salute mentale sembra essere associata al
miglioramento delle condizioni economiche». Al crescere del Pil
diventiamo più disturbati. Tra altre possibili cause, si dà la colpa
alle crescenti pressioni scolastiche, ai cambiamenti nella relazione
con altri bambini e ad una diminuzione nelle limitazioni e nelle regole
imposte dai genitori. Ma tutto questo, si ammette, sono «ipotesi non
verificate».

Visto che l’ipotesi di ciascuno è buona come quella di
chiunque altro, mi sento autorizzato ad azzardarne una tutta mia.
Accetto che questo è un problema complesso, e che vi sono indubbiamente
molte cause. Ma propongo che una di esse sia la sindrome di Willy
Loman.

Willy Loman è il personaggio del dramma di Arthur Miller
“Morte di un commesso viaggiatore”. Egli è lacerato dal divario tra le
sue aspettative - la promessa, comune a tutti, di fama e fortuna - e la
realtà. Anche se il suo modesto potere declina e la sua carriera va in
pezzi, egli crede che può ancora essere il numero uno. Si era soliti
chiamarlo Sogno Americano. Adesso è l’incubo di ciascuno di noi.

Una
ricerca pubblicata in aprile dall’economista Tom Hertz ha mostrato che
gli Stati uniti hanno uno dei più bassi livelli di mobilità
intergenerazionale del mondo ricco. Un bambino nato in una famiglia
povera ha l’1% di probabilità di diventare, crescendo, membro del più
ricco 5 per cento, mentre un bambino nato in una famiglia abbiente ha
il 22 per cento della stessa probabilità. Un altro studio, pubblicato
dal Business Week, ha trovato che nel 1978 il 23 per cento dei maschi
adulti i cui padri appartenevano al quartile della distribuzione di
ricchezza più basso sono passati al quartile più alto. Nel 2004 la
stessa cifra era del 10 per cento. Ma la realtà e la pubblica
percezione viaggiano in direzioni opposte. Un sondaggio per il New York
Times pubblicato nel 2005 ha mostrato che l’80 per cento degli
interrogati pensava che fosse possibile per gente povera diventare
abbiente lavorando sodo. Nel 1983 la cifra era solo del 60 per cento.

Hertz ha notato che «tra i paesi ad alto reddito pro-capite per cui
sono disponibili stime confrontabili, solo il Regno Unito aveva un
tasso di mobilità più basso degli Stati uniti». In aprile la fondazione
Joseph Rowntree ha pubblicato uno studio che mostra che i cittadini del
Regno Unito che oggi hanno 30 anni hanno il doppio di probabilità di
rimanere nella stessa classe economica dei loro genitori, rispetto a
persone nate 10 anni prima.

Anche qui, la diminuzione di mobilità è
accompagnata da un aumento di aspettative. In gennaio il Learning and
Skill Council ha trovato che il 16 per cento degli adolescenti
intervistati credevano che sarebbero diventati famosi, probabilmente
tramite l’apparizione in uno spettacolo come “Il Grande Fratello”.
Molti di loro la vedevano come una prospettiva migliore rispetto al
conseguimento di una qualifica; l’11 per cento di loro, si è scoperto,
«se ne stanno senza fare nulla “aspettando di essere scoperti”». Il
Learning and Skill Council ha affermato che la probabilità di essere
scelti da “Il Grande Fratello” e di diventare di conseguenza ricchi e
famosi, è di uno su 30 milioni. Ma la promessa che ci viene fatta è che
può accadere a chiunque. Gli adolescenti sembravano credere che potesse
succedere a tutti.

E questo è sicuramente ciò che nella nostra
economia ora funziona. Una vasta industria si dedica a vendere alla
gente immagini di se stessa che non hanno nessuna relazione con la
realtà. Di queste la più ovvia (e questo non è certo un argomento
originale) è la celebrazione della magrezza estrema proprio quando l’
obesità infantile sta diventando un’epidemia.

Il titolo del numero di
questo mese della rivista per ragazze Sugar è “Ottieni senza sforzo
questo corpo da bikini”. Gran parte delle pagine sono dedicate al corpo
o a celebrità. Un articolo sulla compagna di Theo Walcott, Melanie
Slade, mostra come lei stia per cambiare la sua vita modesta in ville,
macchine sportive, stazioni termali e compere a Bond Street. Il suo
ritratto di tipica “sposa celebre” contiene un allegato per “parenti
brutti”. Una donna grassa viene irrorata con della crema
autoabbronzante da un artista del trucco, che sta «cercando di rendere
la bruttezza fotogenica».

Un paio di lettrici cercano di ribellarsi a
questi sogni impossibili, ma vengono stroncate. «Dopo aver letto “Come
essere sexy come Christina Aguilera”», scrive una ragazza, «ho capito:
come può una ragazza dire di essere un individuo, ma sembrare di
plastica?». Il redattore risponde: «Lei ha un approccio individuale
alla moda, all’immagine, all’atteggiamento - questo è il motivo per cui
noi pensiamo che lei sia eccezionale». In un’altra lettera si chiede:
«Perché c’è sempre una celebrità sulla copertina di Sugar? Anche le
persone che non sono delle celebrità sono persone, e le lettrici
reagirebbero meglio vedendo la sorella più grande della propria amica
piuttosto che una star che invidiano!». A lei viene risposto: «Dalle
nostre ricerche risulta che la maggior parte di voi preferirebbe vedere
in copertina una celebrità».

Uno dei disturbi che sta crescendo più
in fretta, dice la British Medical Association, è l’autolesionismo:
farsi tagli o bruciature, strapparsi i capelli, inghiottire veleni. E’
più comune nelle ragazze che nei ragazzi: una ricerca ha mostrato che l’
11,2 per cento delle ragazze ha commesso un atto di questo tipo. Se le
ragazze aggrediscono o cercano di cancellare il proprio corpo, è
sicuramente perché gli è stato insegnato ad odiarlo.

Il divario tra
ciò che ci dicono che dovremmo essere e ciò che siamo sta crescendo.
Mentre le aspettative dei ragazzi perdono contatto con la realtà, essi
sono lacerati tra la loro vita interiore all’insegna della fama e
fortuna, e la monotona realtà che la loro mente non vive più. La
pubblicità (e gli affari che la sostengono) non è il rumore di un
bastone in un secchio di rifiuti, come diceva Orwell, ma piuttosto la
carota che continua a far muovere l’asino. Non ti sarà mai permesso di
avvicinarti abbastanza per mangiare, per quanto forte tirerai. E’
difficile che un’economia guidata dall’insoddisfazione possa fallire
nel far crescere la malattia mentale.

*** Inviato da Simone Bilotta il 31/07/2006 ***

 
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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 12/08/06 alle 16:31 via WEB
Terrificante analisi della situazione del cosidetto mondo civilizzato, ma, temo, la situazione sia peggiore di così. Alcuni dati che il cronista riferisce non sono esatti, o perlomeno non sono completi. L'attacco del pezzo, suppongo giornalistico, contiene una imprecisione sostanziale: tutte le malattie mentali, compresa la depressione, hanno una incidenza bassissima, quasi irrisoria, nelle popolazioni in cui il problema principale è la sopravvivenza. Sembra quasi che, in presenza di problemi reali, che poco hanno a che fare con le seghe mentali (mi si passi il francesismo) di chi ha lo stomaco pieno, l'urgente e l'importante coincidano. Nel mondo occidentale, invece, l'importante è rinviato sine die, e l'urgente è solo la gratificazione immediata. Le età che vengono prese in considerazione dal signor George Monbiot sono, per forza di cosa, impressionanti: tutta la fascia adolescenziale della popolazione. Il problema, però, è: fosse solo quella. Uno studio sulla diffusione delle cosiddette "benzodiazepine", il valium e i suoi famigerati fratelli, o sulle nuove molecole, come il prozac, dimostra che sono i prodotti in ASSOLUTO più venduti nelle farmacie italiane. Ovviamente i clienti di questo tipo di farmaci non sono solo gli adolescenti, al contrario, ma le fascie di tutte le età, specialmente tra i 35/55 anni. Preda, come siamo, delle case farmaceutiche, questi dati quasi mai vengono divulgati al grande pubblico, se non in parte e con un capro espiatorio di turno. Cosa significano? Un terrificante insieme di cose: 1) le malattie mentali sono, nel mondo occidentale, estremamente più diffuse di quanto si possa credere, o di quanto risulti dalle varie statistiche 2) le età colpite sono varie, non certo solo l'adolescenza. Semmai, negli adolescenti, il problema è solo più visibile. 3) nei vari tentativi di COPRIRE queste informazioni, c'è la stessa complicità delle vittime, cioè dei malati mentali: infatti, nessuno ammetterebbe di "non farcela" a vivere in un certo modo, quando questo modo è l'unico che viene proposta da tutti i media, compreso il tamtam tra persone. Sintomi estremamente chiari, come il non riuscire a dormire, o l'essere costantemente stressati, sono chiari sintomi del fatto che questo modo di vivere è sempre meno a misura d'uomo. Ma, con un "ma" grande come una casa, anzichè modificare lo stile di vita, si cercano palliativi per continuare a vivere in quel modo. 4) il modello statunitense che, nella costituzione, promette più o meno a tutti la felicità, ha ovviamente le sue colpe, tra le quali quello di essersi imposto come modo di pensare imperante sull'intero mondo occidentale. Attenzione alle mie parole: il modello statunitense è il modello vincente su tutta una serie di stili di vita europei. Vincente, ho scritto, non giusto. Il modello statunitense si è imposto, anche grazie alla vittoria nella seconda guerra mondiale, su tutta l'europa, e si sta imponendo, questo volta anche a causa della caduta del monolite sovietico, su tutti gli stati che tentano di abbandonare lo status di "terzo" mondo per passare al primo. (Attenzione anche a questi numeri, non è una scala di valori, è una indicazione solo in termini di ricchezza). Non c'è nulla di giusto, eticamente o moralmente, nell'imporsi del più forte. 5) sempre il modello statunitense, benchè, nelle intenzioni degli stilatori della loro costituzione, si intendesse una confederazione laica in senso illuminista, ha conseguito, col tempo, una valenza anche mistica: "chiunque (da non confondere con "tutti") puà diventare ricco, se lavora e se è dalla parte giusta" ... la sensazione psicologica statunitense verso chi è riuscito ad arricchirsi, anche parecchio, è che la divinità fosse d'accordo, perchè, se è arrivato fino a lì, doveva essere nel giusto. Mi viene da pensare che un san Francesco avrebbe qualche difficoltà a riconoscersi in questi termini, ma le varie chiese cattoliche statunitensi, e non solo, sono su questa linea. 6) lo stile di vita basato sul consumismo, perchè è di questo che stiamo parlando, implica una struttura sociale a piramide, con pochi, ovviamente, al vertice, e le varie categorie, a scendere, sempre più numerose, fino ad una massa amorfa e valutabile solo in termini di produzione. Dovrebbe essere ovvio a quasi tutti che, se i miei valori sono quelli del denaro e del profitto, farò "quasi" qualsiasi cosa, per arrivare al vertice, o per provarci. Concordo col giornalista che la sindrome è quella giusta, ed è un sistema perfetto: ci fallisce, si sente un fallito, non mette minimamente in discussione il sistema che lo ha PER FORZA fatto fallire: i posti al vertice sono ovviamente limitati. Il meccanismo mentale che si instaura è che sono io ad avere sbagliato, se non sono arrivato sulla vetta, e in questo modo la vittima diventa il primo difensore del carnefice. 7) quella che viene definita nell'articolo come "mobilità intergenerazionale" è, in Italia, alta, più alta che nel resto d'europa. Forse vale la pena di ricordare ciò che, nell'idea originale ebrea, era il significato dell'Anno Santo. Quello che la chiesa cattolica ha fatto diventare una gita a Roma, con i più sentiti ringraziamenti degli operatori turistici, e che ha simboleggiato in una porta aperta e chiusa era, in realtà, un fare i conti con l'oggi. Mi spiego meglio: se, oggi, venisse scoperto che un certo tipo di acqua minerale, con certe caratteristiche chimico-fisiche, fosse la risposta al problema energetico, improvvisamnte, per le leggi di mercato attualmente in circolazione, alcuni diventerebbero proprietari di questo bene NATURALE. La tradizione dell'anno santo ebraico, ogni 40 anni (non 4, come quello cristiano delle indulgenze), avrebbe rimesso in gioco la proprietà di quelle acque. Venivano cancellati i debiti, riequilibrata la ricchezza, si teneva conto delle nuove generazioni (che, invece, nel nostro mondo si trovano semplicemente a dover considerare le generazioni precedenti come nemici, perchè già proprietari di ciò che esiste), e si ripartiva, per altri 40 anni di "mercato". Non intendo dire che fosse un sistema perfetto, tutt'altro, ma da un'idea di quello che volevo spiegare. 8) in questi termini, la leggittima lamentela del giornalista, compie un errore di fondo: sembra proporre che, aumentando il tasso di mobilità nelle classi sociali, tutti starebbero meglio, e non ci sarebbero questi problemi di salute mentale: vale a dire, il giornalista, pur mettendo il dito su una piaga di questo sistema, non mette in discussione il sistema, anzi, ne fa parte. 9) il nostro corpo tenta di mandarci segnali di varia natura, sul nostro livello di salute. Senza arrivare alle stupidaggini di chi è convinto che qualsiasi malattia sia dovuta a qualche errore, facendo coincidere le parole inglesi mistake e error (la prima è un errore, per esempio, grammaticale, la seconda ha una valenza anche morale), come se "se stai male è colpa tua, sempre". Qualche volta, magari molte volte, è senza dubbio vero. Altre volte no. O è vero solo nella misura in cui ci pieghiamo a vivere in modalità che di naturale, e di umano, hanno ben poco. Mantenere certi ritmi, sui posti di lavoro, o passare la vita al cellulare per coordinare i propri affari, o sentire l'ansia di non aver mai fatto abbastanza sono tutti metodi sicuri per arrivare ad un malessere, prima, indubbiamente, fisico, come primo allarme, poi indubbiamente psichico, come secondo allarme, più grave. Se tappiamo anche questo secondo allarme, magari con il Tavor perchè altrimenti non riesco a dormire, così come abbiamo tappato il primo allarme, quello fisico, con farmaci per non sentire la fatica, o non essere indolenziti, allora arriviamo ad un problema, perchè di allarmi non ce ne sono più. Arriviamo ad un disagio mentale che, dai tempo al tempo, diventa mania, diventa psicosi, diventa, appunto, malattia mentale. Per concludere: smettiamo di considerare il mercato come questo mostro che ci domina e ci costringe: è solo un cagnolino maleducato, che usa i nostri soldi contro di noi. Non farebbe nulla, se i nostri soldi non fossero in banca, perchè non avrebbe il denaro per farlo. Prendete in considerazione questo aspetto: i soldi in banca, da un punto di vista economico, non sono nostri. Sono un credito della banca nei nostri confronti. Siete sempre sicuro, di poter disporre dei vostri crediti? Sull'altro fronte: i malati mentali, controllati da farmaci diabolici, sono persone normali e sono ovunque. Io non sono normale, non lo voglio essere. Vanni
(Rispondi)
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