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Il blog della Libera Accademia degli Evasi

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Anonimo il 12/08/06 alle 21:50 via WEB
Ringrazio Massimo per l'intervento con alcune precisazioni: 1) L'energia è già vendibile sul mercato, ma il meccanismo dei "certificati verdi" (che garantisce il collocamento dell'energia prodotta con ricavi maggiorati obbligando l'ENEL al riacquisto) si applica solo a chi produce almeno 50 megawatt all'anno (esclude quindi tutte le piccole centrali anche a gestione o capitale comunale che sarebbero veramente compatibili con l'ambiente). D'accordo con le ricadute che sono ben + ampie del Comune che dovrà concedere comunque autorizzazione. Si è chiesto un referendum ma il Comune ha risposto che non ha ancora stabilito i decreti (cioè le modalità attuative) per indirlo. Notizia dei giornali di oggi: Il consiglio Circoscrizionale della zona Voltana-Chiesanuova-Ciribella (zone del comune di Lugo investite dalla ricaduta ambientale e del traffico (1.600 tir non sono pochi per una zona dalla viabilità come la nostra) si è pronunciato contro il progetto. Un piccolo passo ma una dimostrazione di attenzione alle preoccupazioni dei propri residenti. la 220 è un progetto di Legambiente aderendo al quale (alla liberalizzazione dei gestori, mentre il progetto Unigrà riguarda le condizioni di produzione) si è certi di ricevere energia elettrica prodotta solo da fonti rinnovabili (eoliche, ecc). Un pò come i fondi etici per chi investe...Interessa anche me e aderirò appena possibile se in possesso della certificazione). Ultima nota: non sappiamo nulla delle condizioni di produzione nelle piantagioni della Malesia e vorremo che qualche organismo internazionale le certificasse. Grazie per l'attenzione Tiziano

 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 12/08/06 alle 21:49 via WEB
ho visitato per par condicio anche il sito Unigra, ma non v'è traccia dei loro progetti futuri. non mi intendo dell'argomento, a parte dire che sicuramente la cosa farà non poca puzza in ogni caso, anche se le polveri non saranno polveri e via dicendo... basterebbe forse questo a sconcertare gli abitanti della zona. quando poi appare chiaro (secondo me), che qui si tira a produrre energia elettrica o di altro tipo al fine di rivenderla quando il mercato energetico italiano sarà libero (cosa al momento ancora lungi dal divenire, ma sul sito www.la220.it mi sembra ci sia qualcosa in merito...), allora le cose stanno in un altro modo, ovvero: se tu ci guadagni è giusto, ma ti devi basare solo sulle tue risorse in qualsiasi caso e che comunque va valutato insieme con tutti i possibili "vicini di casa" dove la casa è un luogo non solo geografico ma anche sociale, economico etc... in questo caso mi sembra evidente che la ricaduta sulla testa di altri c'è, in modo chiaro. le verifiche a posteriori di chicchessia sono barzellette amare, forse trangugiabili acquistando e consumando un po' di cioccolato prodotto dalla stessa Unigra, tanto per chiudere il cerchio... massimo

 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 12/08/06 alle 21:46 via WEB
Sono perfettamente daccordo con te! Ora , non sono al corrente della situazione particolare di Conselice e di che cosa abbia intenzione di fare "Unigrà" , quello che dico io è che non possiamo continuare a porre veti su tutto solo perchè tocca il nostro Orto... Ora, io ho letto diversi articoli che spiegano abbastanza accuratamente che la combustione di biomasse non produce polveri sottili che sono tipiche dell' incenerimento di sostanze PESANTi , quali metalli o derivati del petrolio.. Oli di colza, ecc.. non dovrebbero avere queste controindicazioni.. almeno ... da quello che ne sò io ... Quello che mi preme ribadire è che l' Italia ha bisogno di rendersi indipendente energeticamente... io sono il primo della fila nella lotta contro gli INCENERITORI o come li chiamano ora termovalorizzatori... ma non conoscendo questo progetto non posso esprimermi correttamente.. certo è un assurdità importare Oli dalla Malesia ... quello che dovrebbero fare è dare incentivi ai coltivatori per produrre biomasse e smaltire le locali ... o al massimo importare qualcosa dal sud italia.. ma non possiamo porre veti ad oltranza ... quello che suggerisco io è di chiedere l' intervento di qualche esperto " idipendente" che valuti correttamente il progetto e il suo impatto ambientale e poi andare ad un tavolo con delle proposte alternative e non con solo dei NO... Ora, probabilmente ho scritto un mucchio di cazzate.. scusatemi ... ;-)) Buone vacanze a tutti!! ciauzzuz Riccardo

 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 12/08/06 alle 21:41 via WEB
Effettivamente il termine "Biomasse" si presta diverse interpretazioni, in particolare con riferimenti alla normativa europea sulla questione (che l'Italia ha adeguatamente stiracchiato su quel che concerne la combustione). Non vi è traccia di questo impianto nella filosofia del Piano di Sviluppo Provinciale. Il dimensionamento a 50 Mega è quello che occorre per poter avere i cosidetti "certificati verdi" cioè vendere energia (assimilata a rinnovabile) all'E.N.E.L. ad un prezzo mi sembra 3 volte superiore a quello pagata all'energia prodotta da fossili (e finanziato dalle bollette di tutti). In sostanza, appare evidente l'intenzione di usufruire di questa normativa e del vantaggio economico derivante (mi sembra circa 8 anni). E poi? La struttura rimane. In altri casi, escludendo la demolizione dell'impianto, maturano le condizioni per una conversione, all'interno del piano Regionale per una conversione in inceneritore (meglio prevenire che curare...) Se sono chiari i benefici aziendali, meno chiaro è il beneficio per la comunità in termini economici o di salute. Torno a sottolineare che anche in incontri pubblici non ci sono state ancora risposte in merito all'impatto delle polveri sottili. L' AUSL in incontro pubblico ha prospetto un controllo di "monitoraggio" a posteriori (per verificare l'evenutale accrescersi di patologie tumorali o respiratorie ad esempio) il che ha lasciato sconcertati molti cittadini. Vorrei chiarire che non ho nulla contro le "energie rinnovabili". Ci mancherebbe! Anzi non vedo alternative. Ma che come anche Riccardo nella replica evidenzia, si parla di riutilizzo di ciò che è prodotto in loco. Non vedo un gran bilancio ambientale nella alimentazione di una centrale con oli che per giungere qui viaggiano per mezzo mondo (Malesia ripeto) non credo su mezzi alimentati a energie alternative. Qual' è l'effettiva impronta energetica di questa operazione? Chiediamo di conoscerne tutti gli aspetti e vogliamo il maggior coinvolgimento possibile di esperti in tutti i settori prima che venga presa una decisione ultimativa. Centrali a biomasse già esistono e sono "piccole centrali" (a volte comportano il teleriscaldamento e vanno a beneficio delle comunità che ne accettano la installazione) in Trentino e in altre parti di Italia. del resto nella conclusione dell'intervento Riccardo conviene con me che le centrali a cui fa riferimento utilizzano biomasse locali, di origine vegetali, caratteristiche (dimensionamento, utilizzo di materia prima locale, esclusiva origine vegetale e non termovalorizzazione) che allo stato attuale il progetto attuale Unigrà el a sua torre di 55 metri con tonnellate di emissione in aria e potenziale ricaduta su un territorio ripeto da Lugo ad Argenta non ha. Lo ringrazio per tempestività con cui è intervenuto. Tiziano

 
lade.blog
lade.blog il 12/08/06 alle 19:56 via WEB
Enno!!! non possiamo così però!! ;-) capisco il rifiuto per un inceneritore ! una discarica, ecc.. ma un generatore a Biomasse no!! I biocombustibili sono un'energia pulita a tutti gli effetti. Liberano nell'ambiente le sole quantità di carbonio che hanno assimilato le piante durante la loro formazione ed una quantità di zolfo e di ossidi di azoto nettamente inferiore a quella rilasciata dai combustibili fossili. Sarebbe come dire ( come perarltro è successo) quell' impianto eolico non lo voglio perchè mi imbruttisce la zona... Raga !! su... preferite avere una centrale nucleare?? Se vogliamo renderci liberi dal petrolio l' energia prodotte con le biomasse è una delle strade piu' percorribili !! Leggi qua: Le biomasse comprendono vari materiali di origine biologica, scarti delle attività agricole riutilizzati in apposite centrali termiche per produrre energia elettrica. Si tratta generalmente di scarti dell'agricoltura, dell'allevamento e dell'industria. legname da ardere residui agricoli e forestali scarti dell'industria agroalimentare reflui degli allevamenti rifiuti urbani specie vegetali coltivate per lo scopo Trarre energia dalle biomasse consente di eliminare rifiuti prodotti dalle attività umane, produrre energia elettrica e ridurre la dipendenza dalle fonti di natura fossile come il petrolio. Una fonte di energia pulita su cui l'UE ha deciso di investire al pari dell'eolico. I biocombustibili sono un'energia pulita a tutti gli effetti. Liberano nell'ambiente le sole quantità di carbonio che hanno assimilato le piante durante la loro formazione ed una quantità di zolfo e di ossidi di azoto nettamente inferiore a quella rilasciata dai combustibili fossili. Le opere di riforestazione in zone semi-desertiche permettono di recuperare terreni altrimenti abbandonati da destinare alla produzione di biomasse e contemporaneamente migliorare la qualità dell'aria che respiriamo. Le piante svolgono infatti un'importante funzione di "polmone verde" del pianeta, riducendo l'inquinamento e l'anidride carbonica contenuta nell'aria. Le coltivazioni dedicate esclusivamente a produrre biomasse da destinare alla produzione elettrica non fanno eccezione a questa naturale caratteristica delle piante. Il fatto che l'energia dalle biomasse si basi soprattutto sugli scarti di produzione delle attività produttive è un'ulteriore vantaggio economico e sociale in quanto il settore riutilizza e smaltisce rifiuti in modo ecologico. La Finlandia rappresenta l'esempio più calzante per descrivere l'importanza delle biomasse e le possibilità di utilizzo. Gran parte degli scarti della lavorazione della carta e del legno dell'industria finlandese sono destinati alle centrali termiche per produrre energia dalle biomasse. Evitando in questo modo di dover stoccare gli scarti in discariche o pagare per il loro incenerimento. Quello che un tempo era un costo da sostenere si è oggi trasformato in un'opportunità da non perdere e da sfruttare per produrre preziosa energia elettrica. Va comunque fatta attenzione al concetto di biomassa, per non confonderlo con quello della termodistruzione dei rifiuti. Le biomasse sono esclusivamente scarti di origine vegetale e non vanno confusi con i rifiuti delle attività umane. Per ridurre l'impatto ambientale è inoltre necessario che le centrali siano di piccole dimensioni ed utilizzino biomasse locali, evitando in questo modo il trasporto da luoghi lontani. -- :::3::D::T::R::E::FREELANCE::DESIGN:::

 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 12/08/06 alle 16:31 via WEB
Terrificante analisi della situazione del cosidetto mondo civilizzato, ma, temo, la situazione sia peggiore di così. Alcuni dati che il cronista riferisce non sono esatti, o perlomeno non sono completi. L'attacco del pezzo, suppongo giornalistico, contiene una imprecisione sostanziale: tutte le malattie mentali, compresa la depressione, hanno una incidenza bassissima, quasi irrisoria, nelle popolazioni in cui il problema principale è la sopravvivenza. Sembra quasi che, in presenza di problemi reali, che poco hanno a che fare con le seghe mentali (mi si passi il francesismo) di chi ha lo stomaco pieno, l'urgente e l'importante coincidano. Nel mondo occidentale, invece, l'importante è rinviato sine die, e l'urgente è solo la gratificazione immediata. Le età che vengono prese in considerazione dal signor George Monbiot sono, per forza di cosa, impressionanti: tutta la fascia adolescenziale della popolazione. Il problema, però, è: fosse solo quella. Uno studio sulla diffusione delle cosiddette "benzodiazepine", il valium e i suoi famigerati fratelli, o sulle nuove molecole, come il prozac, dimostra che sono i prodotti in ASSOLUTO più venduti nelle farmacie italiane. Ovviamente i clienti di questo tipo di farmaci non sono solo gli adolescenti, al contrario, ma le fascie di tutte le età, specialmente tra i 35/55 anni. Preda, come siamo, delle case farmaceutiche, questi dati quasi mai vengono divulgati al grande pubblico, se non in parte e con un capro espiatorio di turno. Cosa significano? Un terrificante insieme di cose: 1) le malattie mentali sono, nel mondo occidentale, estremamente più diffuse di quanto si possa credere, o di quanto risulti dalle varie statistiche 2) le età colpite sono varie, non certo solo l'adolescenza. Semmai, negli adolescenti, il problema è solo più visibile. 3) nei vari tentativi di COPRIRE queste informazioni, c'è la stessa complicità delle vittime, cioè dei malati mentali: infatti, nessuno ammetterebbe di "non farcela" a vivere in un certo modo, quando questo modo è l'unico che viene proposta da tutti i media, compreso il tamtam tra persone. Sintomi estremamente chiari, come il non riuscire a dormire, o l'essere costantemente stressati, sono chiari sintomi del fatto che questo modo di vivere è sempre meno a misura d'uomo. Ma, con un "ma" grande come una casa, anzichè modificare lo stile di vita, si cercano palliativi per continuare a vivere in quel modo. 4) il modello statunitense che, nella costituzione, promette più o meno a tutti la felicità, ha ovviamente le sue colpe, tra le quali quello di essersi imposto come modo di pensare imperante sull'intero mondo occidentale. Attenzione alle mie parole: il modello statunitense è il modello vincente su tutta una serie di stili di vita europei. Vincente, ho scritto, non giusto. Il modello statunitense si è imposto, anche grazie alla vittoria nella seconda guerra mondiale, su tutta l'europa, e si sta imponendo, questo volta anche a causa della caduta del monolite sovietico, su tutti gli stati che tentano di abbandonare lo status di "terzo" mondo per passare al primo. (Attenzione anche a questi numeri, non è una scala di valori, è una indicazione solo in termini di ricchezza). Non c'è nulla di giusto, eticamente o moralmente, nell'imporsi del più forte. 5) sempre il modello statunitense, benchè, nelle intenzioni degli stilatori della loro costituzione, si intendesse una confederazione laica in senso illuminista, ha conseguito, col tempo, una valenza anche mistica: "chiunque (da non confondere con "tutti") puà diventare ricco, se lavora e se è dalla parte giusta" ... la sensazione psicologica statunitense verso chi è riuscito ad arricchirsi, anche parecchio, è che la divinità fosse d'accordo, perchè, se è arrivato fino a lì, doveva essere nel giusto. Mi viene da pensare che un san Francesco avrebbe qualche difficoltà a riconoscersi in questi termini, ma le varie chiese cattoliche statunitensi, e non solo, sono su questa linea. 6) lo stile di vita basato sul consumismo, perchè è di questo che stiamo parlando, implica una struttura sociale a piramide, con pochi, ovviamente, al vertice, e le varie categorie, a scendere, sempre più numerose, fino ad una massa amorfa e valutabile solo in termini di produzione. Dovrebbe essere ovvio a quasi tutti che, se i miei valori sono quelli del denaro e del profitto, farò "quasi" qualsiasi cosa, per arrivare al vertice, o per provarci. Concordo col giornalista che la sindrome è quella giusta, ed è un sistema perfetto: ci fallisce, si sente un fallito, non mette minimamente in discussione il sistema che lo ha PER FORZA fatto fallire: i posti al vertice sono ovviamente limitati. Il meccanismo mentale che si instaura è che sono io ad avere sbagliato, se non sono arrivato sulla vetta, e in questo modo la vittima diventa il primo difensore del carnefice. 7) quella che viene definita nell'articolo come "mobilità intergenerazionale" è, in Italia, alta, più alta che nel resto d'europa. Forse vale la pena di ricordare ciò che, nell'idea originale ebrea, era il significato dell'Anno Santo. Quello che la chiesa cattolica ha fatto diventare una gita a Roma, con i più sentiti ringraziamenti degli operatori turistici, e che ha simboleggiato in una porta aperta e chiusa era, in realtà, un fare i conti con l'oggi. Mi spiego meglio: se, oggi, venisse scoperto che un certo tipo di acqua minerale, con certe caratteristiche chimico-fisiche, fosse la risposta al problema energetico, improvvisamnte, per le leggi di mercato attualmente in circolazione, alcuni diventerebbero proprietari di questo bene NATURALE. La tradizione dell'anno santo ebraico, ogni 40 anni (non 4, come quello cristiano delle indulgenze), avrebbe rimesso in gioco la proprietà di quelle acque. Venivano cancellati i debiti, riequilibrata la ricchezza, si teneva conto delle nuove generazioni (che, invece, nel nostro mondo si trovano semplicemente a dover considerare le generazioni precedenti come nemici, perchè già proprietari di ciò che esiste), e si ripartiva, per altri 40 anni di "mercato". Non intendo dire che fosse un sistema perfetto, tutt'altro, ma da un'idea di quello che volevo spiegare. 8) in questi termini, la leggittima lamentela del giornalista, compie un errore di fondo: sembra proporre che, aumentando il tasso di mobilità nelle classi sociali, tutti starebbero meglio, e non ci sarebbero questi problemi di salute mentale: vale a dire, il giornalista, pur mettendo il dito su una piaga di questo sistema, non mette in discussione il sistema, anzi, ne fa parte. 9) il nostro corpo tenta di mandarci segnali di varia natura, sul nostro livello di salute. Senza arrivare alle stupidaggini di chi è convinto che qualsiasi malattia sia dovuta a qualche errore, facendo coincidere le parole inglesi mistake e error (la prima è un errore, per esempio, grammaticale, la seconda ha una valenza anche morale), come se "se stai male è colpa tua, sempre". Qualche volta, magari molte volte, è senza dubbio vero. Altre volte no. O è vero solo nella misura in cui ci pieghiamo a vivere in modalità che di naturale, e di umano, hanno ben poco. Mantenere certi ritmi, sui posti di lavoro, o passare la vita al cellulare per coordinare i propri affari, o sentire l'ansia di non aver mai fatto abbastanza sono tutti metodi sicuri per arrivare ad un malessere, prima, indubbiamente, fisico, come primo allarme, poi indubbiamente psichico, come secondo allarme, più grave. Se tappiamo anche questo secondo allarme, magari con il Tavor perchè altrimenti non riesco a dormire, così come abbiamo tappato il primo allarme, quello fisico, con farmaci per non sentire la fatica, o non essere indolenziti, allora arriviamo ad un problema, perchè di allarmi non ce ne sono più. Arriviamo ad un disagio mentale che, dai tempo al tempo, diventa mania, diventa psicosi, diventa, appunto, malattia mentale. Per concludere: smettiamo di considerare il mercato come questo mostro che ci domina e ci costringe: è solo un cagnolino maleducato, che usa i nostri soldi contro di noi. Non farebbe nulla, se i nostri soldi non fossero in banca, perchè non avrebbe il denaro per farlo. Prendete in considerazione questo aspetto: i soldi in banca, da un punto di vista economico, non sono nostri. Sono un credito della banca nei nostri confronti. Siete sempre sicuro, di poter disporre dei vostri crediti? Sull'altro fronte: i malati mentali, controllati da farmaci diabolici, sono persone normali e sono ovunque. Io non sono normale, non lo voglio essere. Vanni
 
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