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La Thyssen risarcisce le famiglie degli operai uccisi(mai + morti sul lavoro)

Post n°692 pubblicato il 01 Luglio 2008 da hesse8

Thyssen, l'azienda paga un risarcimento da 13 milioni

thyssen krupp vittime sette operai
Le sette vittime del rogo
La
firma c'è. Anche se qualche familiare ha detto sì a denti stretti. I
parenti delle sette vittime del rogo avvenuto nell'acciaieria
ThyssenKrupp di Torino lo scorso 6 dicembre hanno firmato un'intesa con
il Gruppo tedesco per il risarcimento. La cifra è di poco inferiore ai
due milioni di euro a famiglia a seconda della composizione per un
totale di 12 milioni e 970 mila euro. In cambio del risarcimento, i
familiari di Antonio Schiavone, 36 anni; Roberto Scola, di 32; Angelo
Laurino, di 43; Bruno Santino, di 26; Rocco Marzo, di 54; Rosario
Rodinò e Giuseppe Demasi, entrambi di 26, non si costituiranno parte
civile nell'udienza preliminare che inizierà martedì nell'aula 42 del
palazzo di giustizia di Torino, davanti al presidente aggiunto dei Gip
Francesco Gianfrotta.

L'hanno fatto, ma trascinandosi fino all'ultimo
i dubbi, lo hanno chiesto ai loro avvocati: se firmiamo l'accordo e non
ci costituiamo parte civile cambia qualcosa nel processo penale? Perchè
«noi vogliamo giustizia - hanno sottolineato - giustizia e il massimo
della pena per i colpevoli». E il collegio dei legali ha garantito che
il processo penale non verrà inficiato, non sarà modificato se loro non
si costituiranno parte civile, come richiesto in contropartita dalle
acciaierie. Così hanno firmato, qualcuno tra le lacrime.

La
Fiom, pur rispettando la decisione delle famiglie, si dice rammaricata.
Anche se «non entriamo nel merito di valutazioni insindacabili delle
famiglie» e «non sappiamo le motivazioni che le hanno spinte a cambiare
idea», rimane «il rammarico» di fronte alla decisione di accettare il
rimborso e non costituirsi parte civile dalla ThyssenKrupp, afferma
Ciro Argentino, delegato Rsu-Fiom, che in questi mesi si è dedicato
anima e corpo a convincere il maggior numero di operai dell'azienda a
costituirsi parte civile. Ne ha raccolti un'ottantina insieme anche a
Fim-Cisl e a Uilm. «È già un parziale risultato», sottolinea spiegano
che lo scopo era evitare che al procedimento arrivassero come parte
civile solo istituzioni e sindacati.

«Accogliamo
positivamente», continua Argentino, la scelta di regione Piemonte,
provincia e comune di Torino di costituirsi e «ci interessava anche che
ci fosse il sindacato». Ma era importante, sottolinea, arrivare al
procedimento anche con degli operai «con un nome e un cognome». «Oggi
pomeriggio - spiega - concluderemo le firme dei mandati agli avvocati»,
aggiungendo che non è chiaro se l'udienza di domani si concluderà con
una decisione. «Potrebbe esserci - spiega - una nuova udienza entro la
sosta estiva». In ogni caso, sottolinea, «è probabile che l'azienda
punti al rito ordinario».

L'inchiesta
Omissioni, superficialità e leggerezza per risparmiare denaro: è questo
l'atto d'accusa del procuratore aggiunto Raffaele Guariniello e dei pm
Laura Longo e Francesca Traverso nei confronti dei sei dirigenti della
multinazionale messi sotto inchiesta. Nella quindicina di pagine
dell'atto di fissazione dell'udienza preliminare si punta il dito
soprattutto sull'amministratore delegato Harald Espenhahn, accusato di
omicidio con dolo eventuale. Secondo gli accertamenti degli inquirenti,
«prendeva dapprima la decisione di posticipare dal 2006/2007 al
2007/2008 gli investimenti antincendio per lo stabilimento di Torino
pur avendone programmato la chiusura e poi la decisione di posticipare
l'investimento per l'adeguamento dell'Asl 5 di Torino alle indicazioni
tecniche dell'assicurazione, dei vigili del fuoco e del Wsg (Working
Group Stainless) ad epoca successiva al suo trasferimento da Torino a
Terni». Tutto ciò «nonostante la linea 5 fosse ancora in piena attività
e vi continuassero a lavorare gli operai rimasti in uno stabilimento in
condizioni crescenti di abbandono e insicurezza».

Gli altri
cinque imputati - i consiglieri delegati Marco Pucci e Gerald
Priegnitz, 50 e 42 anni, il dirigente ternano Daniele Moroni (48), il
direttore dello stabilimento subalpino Giuseppe Salerno (55) e il
responsabile servizio previsione rischi Cosimo Cafueri (52) -
rispondono di omicidio colposo aggravato dalla previsione dell'evento e
l'omissione dolosa e aggravata di cautele antinfortunistiche. Pur
sapendo, per la Procura, non fecero nulla per evitare la possibilità di
una tragedia che si è poi concretizzata.

Damiano e Giulietti: processo vada in tv
Martedì prossimo a Torino inizierà il processo per la strage della
Thyssenkrupp. «Ci sembra l'occasione migliore - affermano l'ex ministro
al Lavoro Cesare Damiano e il portavoce di Articolo21 Giuseppe
Giulietti - perchè l'intero sistema dei media, e soprattutto la Rai,
promuovano non solo la ripresa in diretta dell'udienza ma soprattutto
una serie di trasmissioni ed eventi legati al dramma delle morti
bianche e alla diffusione di una cultura della prevenzione». I due
ricordano film come "Morire di lavoro", di Daniele Segre o
"Invisibili", il documentario tratto da un'inchiesta del direttore di
Repubblica Ezio Mauro all'indomani della strage di Torino.

«Migliaia
di persone - spiegano - hanno chiesto, anche attraverso il sito di
Articolo21, che la Rai dia la possibilità ai cittadini di poter vedere
questo prodotto. Siamo sicuri che la Rai, a partire dal presidente
Petruccioli, dal direttore Cappon e dai direttori di rete e di testate
recepiranno questa richiesta e questa sensibilità per un tema, quello
delle morti bianche, che ha trovato nel presidente Napolitano il
maggior sostenitore dal primo giorno del suo mandato». «Ed è proprio
per questa ragione - concludono Damiano e Giulietti - che possiamo
annunciare già da adesso che nei prossimi giorni daremo vita ad una
grande manifestazione nazionale sul tema della sicurezza sul lavoro».

 
 
 
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