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Crocetta (deve morire).Solidarieta' ad 1 sindaco compagno che non si arrende

Post n°905 pubblicato il 26 Aprile 2009 da hesse8

Rosario Crocetta nel mirino


"Io non ho paura, vado avanti. Ma per liberare l’Italia dalla mafia non serve la solidarietà, semmai c’è bisogno di ’condivisione’: La politica deve fare di più, facciamo di più tutti, insieme" (articolo di Aprileonline.info)

Due esponenti del clan Emmanuello di Gela sono stati arrestati nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica - Dda di Caltanissetta. Tentavano di ricostituire la consorteria di Cosa nostra di Gela, decapitata da una serie di arresti negli ultimi anni, e chiedevano il "pizzo" non solo a imprenditori e commercianti del posto, ma le estorsioni arrivavano fino a Milano. In più, su mandato di Cosa nostra tramavano l’omicidio del "sindaco rosso" di Gela, vicino agli imprenditori che si sono schierati contro la mafia e da sempre in prima linea contro la criminalità organizzata. "Io non ho paura, vado avanti. Ma per liberare l’Italia dalla mafia non serve la solidarietà, semmai c’è bisogno di ’condivisione’: La politica deve fare di più, facciamo di più tutti, insieme". Crocetta, reagisce così alla notizia dell’attentato che i clan stavano preparando contro di lui.

I boss di Gela stavano organizzando un attentato. Volevano uccidere il sindaco, Rosario Crocetta, e alcuni imprenditori che negli ultimi anni hanno collaborato con le forze dell’ordine e la magistratura nella lotta al racket delle estorsioni. Il piano del gruppo mafioso degli Emanuello è stato però stroncato sul nascere dalla Squadra Mobile di Caltanissetta e dal Commissariato di Gela. Le indagini, coordinate dalla procura distrettuale antimafia di Caltanissetta hanno portato in carcere due persone: stamani le manette sono scattate infatti per Maurizio Saverio La Rosa, di 40 anni e Maurizio Trubia, di 41, tutti e due di Gela. Per entrambi l’accusa è di associazione mafiosa e di estorsione: imponevano il pagamento del pizzo a imprese di Gela che effettuavano lavori pubblici anche a Milano.

Determinanti, oltre alle intercettazioni, sono state le dichiarazioni del pentito Carmelo Barbieri, ex reggente della cosca nissena, che da qualche tempo ha cominciato a collaborare con i pm.E’ il sindaco rosso di Gela Rosario Crocetta, 58 anni, che, eletto per la prima volta nel 2003 dopo un ricorso al Tar, ha posto alla ribalta il suo Comune, ad alta densità criminale, lottando per liberarlo dai condizionamenti mafiosi e per questa sua lotta è nel mirino delle cosche come svelato anche dall’inchiesta "Gheppio" che oggi ha portato all’arresto di due presunti mafiosi nisseni. Crocetta, ragioniere, è stato il primo sindaco dichiaratamente omosessuale nella storia d’Italia e prima di darsi alla politica a tempo pieno ha lavorato all’Eni di Gela e ha collaborato con i quotidiani L’Unità e Il Manifesto.Prima nel Pci Crocetta aderì poi a Rifondazione Comunista (fu assessore alla cultura del comune di Gela dal 1996 al 1998) e nel 2000 s’iscrisse al Pdci partito con cui vinse le elezioni, nella coalizione dell’Ulivo, prima nel 2002 (vincendo il ricorso nel 2003) e poi nel 2007 vincendo con quasi il 65 per cento delle preferenze. Nell’ottobre dell’anno scorso lasciò il Pdci per passare al Pd di Veltroni partito con cui è candidato alle prossime Europee.Da diverse inchieste della procura nissena è emerso che il sindaco gelese è nel mirino delle cosche per la sua intransigenza alla illegalità che ebbe il culmine quando ordinò il licenziamento della moglie di un boss mafioso assunta al Comune perché risultava nullatenente. Il sindaco di Gela, che si muove scortato, si appella spesso alle massime autorità dello Stato "affinché le istituzioni non lascino sola Gela e chi si batte contro la mafia e la criminalità" spiegando che la sua città "è composta per la stragrande maggioranza da lavoratori e gente perbene" ma finisce sulle cronache per i misfatti di pochissimi delinquenti.

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