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Morto a 98 anni Vittorio Foa un compagno

Post n°769 pubblicato il 20 Ottobre 2008 da hesse8

Grande abbraccio a Vittorio Foa Un secolo per la sinistra italianaNapolitano: posto d'onore nella storia

Vittorio Foa e Veltroni - foto Ansa - 250*180 - 20-10-08
Vittorio
Foa è morto nella sua casa di Formia (Latina), aveva 98 anni. Coscienza
critica della sinistra ha fino all'ultimo lottato per la causa del
riformismo. La sua vita è stata interamente dedicata alla causa della
libertà e della democrazia, prima come antifascista, poi come studioso,
sindacalista e politico.

Il suo primo insegnamento è stato quello
di lottare sempre per le cause in cui si crede. Lui lo fece contro il
Fascimo, rimanendo 8 anni in carcere.

La notizia è stata
divulgata, d'intesa con la famiglia, dal segretario del Partito
democratico Walter Veltroni, amico di vecchia data di Foa. «È un
immenso dolore per noi, per il popolo italiano, è un immenso dolore -
afferma Veltroni in una nota - per gli italiani che credono nei valori
di democrazia e libertà, per l'Italia che lavora, per il sindacato a
cui Vittorio Foa ha dedicato la parte più importante della sua vita».
«È un dolore per me personalmente - prosegue Veltroni - perché Vittorio
Foa incarnava ai miei occhi il modello del militante della democrazia,
un uomo con una meravigliosa storia di sofferenza, di lotta e di
speranza, un uomo della sinistra e della democrazia, mosso da un
ottimismo contagioso e da un elevatissimo disinteresse personale».

Tutto
il mondo politico e culturale si sente più solo. Il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano esprime «profonda commozione personale»
per la scomparsa di Vittorio Foa, che «è stato senza alcun dubbio una
delle figure di maggiore integrità e spessore intellettuale e morale
della politica e del sindacalismo italiano del Novecento». «La sua
dedizione alla causa della libertà, cui pagò da giovanissimo un duro
prezzo nelle carceri fasciste - scrive il capo dello Stato in un
messaggio alla famiglia Foa - la sua partecipazione alla Resistenza, il
suo appassionato e illuminato impegno nell'Assemblea Costituente e nel
Parlamento repubblicano, la sua piena identificazione, da combattivo
dirigente della Cgil e da studioso, con il mondo del lavoro, gli hanno
garantito un posto d'onore nella storia dell'Italia repubblicana. Egli
- prosegue Napolitano - ha dato prove esemplari del suo disinteresse e
del suo rigore e ha vissuto i suoi ultimi anni con riserbo e sobrietà,
rompendo in rare occasioni il silenzio per trasmettere messaggi sempre
lucidissimi di fede nei valori democratici e costituzionali. Anche per
il lungo rapporto di fraterna amicizia e di vivissima stima che a lui
mi ha legato - conclude il presidente della Repubblica - mi associo con
affetto al dolore dei famigliari e di quanti gli sono stati più vicini».

«Una
persona straordinaria, fresca, incredibile, originale e di grande
curiosità intellettuale». È il primo ricordo di Sandro Bartolomeo, l'ex
sindaco di Formia, amico da oltre vent'anni del sindacalista e politico
morto oggi nella sua casa nel quartiere vecchio di Castellone, nella
cittadina nel litorale a sud di Latina. «Non sono la persona più
indicata per parlare di Foa come uomo politico - racconta Bartolomeo -
io posso parlare della persona, dell'amico con cui ho trascorso anni di
vacanze, con cui ho passato ore a conversare di politica, di vita, di
tutto». Foa e Bartolomeo si erano conosciuti nel 1983 a Castelforte, in
provincia di Latina, dove Foa aveva una casa in campagna. Nell'89
decise poi di trasferirsi a Formia, «la città che ha scelto per il suo
clima buono, per la vicinanza con Roma e perchè qui - spiega ancora
Bartolomeo - aveva tante persone che lo coccolavano e che gli hanno
reso più facili gli ultimi anni della sua vita». Bartolomeo ricorda le
vacanze estive trascorse con Foa in Val d'Aosta e gli anni di amicizia
rafforzati dal fatto di essere diventati vicini di casa. «Eravamo tutti
una grande comunità allargata - racconta l'ex sindaco - lui e tutti i
suoi amici che arrivavano da tutta Italia». «C'è un insegnamento di
Vittorio - conclude Bartolomeo - che ricordo più di ogni altro: quello
di guardare oltre le cose, perchè c'è sempre una verità da capire, c'è
una strada sconosciuta da seguire con coraggio».

Foa era nato
a Torino il 18 settembre 1910. Antifascista della prima ora, fu
arrestato il 15 maggio 1935 e condannato a 15 anni. Condivise la stessa
cella con Ernesto Rossi, Massimo Mila e Riccardo Bauer, e nel frattempo
sposò il liberalismo di Benedetto Croce.

Dopo essere uscito dal
carcere nell'agosto 1943, nel settembre dello stesso anno entrò nel
Partito d'Azione (PdA), di cui divenne segretario assieme a Ugo La
Malfa, Emilio Lussu, Altiero Spinelli e Oronzo Reale, e per cui fu
rappresentante nel Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), prendendo
parte alla Resistenza.

Fu eletto deputato all'Assemblea
costituente per il PdA, e dopo lo scioglimento di quest'ultimo nel
1947, alla fine dello stesso anno passò al Partito Socialista Italiano
(PSI), per cui fu dirigente nazionale e, per tre legislature
(1953-1968), deputato.

Il 1948 fu l'anno in cui Foa entrò nella
Fiom nazionale; nell'ottobre 1949 entrò nella Segreteria nazionale
della CGIL di Giuseppe Di Vittorio, come vicesegretario responsabile
dell'Ufficio studi, e nel 1955 fu segretario nazionale della Fiom. Foa
divenne uno dei massimi teorici della linea politica dell'autonomia
operaia, che ispirò molti anni dopo la nascita dell'omonimo movimento
politico, e scrisse fra l'altro nel 1961 l'editoriale del primo numero
della rivista di Raniero Panzieri, Quaderni rossi, legata a quest'area.

Nel
1964, da una scissione a sinistra del PSI, nacque il Partito Socialista
Italiano di Unità Proletaria (Psiup), di cui Foa fu un dirigente
nazionale. Nel 1966-1968 cominciò a collaborare con La Sinistra
(giornale nato attorno a Silverio Corvisieri, Augusto Illuminati,
Giulio Savelli e Lucio Colletti) e nel 1969 con Il Manifesto, rivista
mensile omonima del gruppo politico originatosi da una scissione a
sinistra del PCI. Per qualche tempo Foa fu membro della direzione del
giornale, ma nel 1970 si dimise dalla Cgil e uscì dallo PSIUP,
ritirandosi brevemente a vita privata. L'idea di Foa era quella di
creare una forza politica che orientasse i gruppi rivoluzionari verso
una prospettiva di "governo delle sinistre" distogliendole da una
prospettiva rivoluzionaria.

Nel luglio 1974 il PdUP si unificò
al gruppo de Il manifesto e nacque il PdUP per il comunismo: Foa fece
parte, con Silvano Miniati, della sinistra del nuovo partito (circa il
44%). Col PdUP prese parte alla promozione della lista unica della
nuova sinistra, Democrazia Proletaria (DP), avvenuta nel 1975-76: per
questo cartello elettorale fu eletto nelle circoscrizioni di Torino e
Napoli ma rinunciò.

Foa in seguito preferì dedicarsi
all'insegnamento dopo aver accettato la cattedra di Storia
contemporanea nelle università di Modena e Torino.

Il 15 giugno
1987 venne eletto senatore come indipendente nelle liste del Pci, pur
non essendo mai stato comunista. Nel PCI rimase anche quando si
trasformò in Partito Democratico della Sinistra (Pds). Favorevole alla
partecipazione italiana nella Guerra del Golfo, nel 1992 abbandona la
politica attiva per dedicarsi alla stesura di alcuni libri, in gran
parte autobiografici: nel 2003 uscì ad esempio "Un dialogo", edito
dalla Feltrinelli e scritto a quattro mani con Carlo Ginzburg.

 
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