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Messaggi di Dicembre 2008

Palestina mon amour

Post n°815 pubblicato il 29 Dicembre 2008 da hesse8

 
 
 

Con il popolo della Palestina che cessi il fuoco

Post n°814 pubblicato il 28 Dicembre 2008 da hesse8





Strage a Gaza, oltre 270 morti e 620 feriti. Carri armati e truppe israeliane al confine












Oggi
manifestazioni di solidarietà al popolo palestinese a Roma, Milano,
Pisa Padova e Napoli. Domani sit-in all'ambasciata israeliana nella
Capitale e presidi a Bologna e Genova

Image

Continuano
i raid dell'aviazione israeliana su Gaza e il lancio di razzi da parte
di Hamas contro città del sud di Israele. Israele ha allertato migliaia
di riservisti e la minaccia di un’offensiva via terra nella Striscia di
Gaza si fa sempre più concreta. Secondo fonti militari, riferite dal
quotidiano Haaretz, centinaia di soldati israeliani della
fanteria con mezzi blindati si stanno concentrando alla frontiera sud
di Israele. Non esclude un’eventuale invasione terrestre contro Hamas
il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, mentre il primo
ministro Ehud Olmert parla di una durata «non prevedibile»
dell’operazione.



Alle ore dieci e trenta di sabato 27 dicembre, l’aviazione militare
israeliana ha sferrato una quarantina di raid contro le sedi
dell'esecutivo palestinese a Gaza. Un attacco preparato a sangue freddo
dal governo israeliano: così come afferma Olmert, il primo ministro
uscente, «è stato deciso mercoledì sera» con il pretesto di «fermare la
pioggia dei missili palestinesi» e dare sicurezza ai cittadini
israeliani. Parole già sentite dal suo vecchio maestro del terrore, il
morente Sharon, quando nel 2001 scatenò una vera e propria guerra di
sterminio nei Territori occupati, senza però riuscirvi.

L’offensiva
israeliana persegue, come sempre, l’obiettivo di liquidare la questione
palestinese attraverso una guerra - che dura ormai da più di sessanta
anni - finalizzata alla pulizia etnica di questo popolo. Basti pensare
al criminale embargo imposto a Gaza ultimamente, che ha privato la
popolazione di acqua, luce, cibo e medicinali. Misure che ricadono
direttamente sulla popolazione inerme e non sulla leadership di Hamas,
come dichiarano strumentalmente i dirigenti israeliani supportati dai
media.

Alla gravità dell’embargo si è aggiunto l’inganno
umanitario del ministro della guerra Barak, che ha autorizzato
l’apertura dei valichi con la scusa di permettere il rifornimento di
mezzi di prima necessità, in primis cibo e medicinali,  per poi dare il
via, il giorno dopo, al bombardamento. Lo stesso Barak dichiara che
l’azione militare continuerà finchè ci sarà bisogno, nonostante le
proteste internazionali, i dissensi interni allo stesso Stato
israeliano, le manifestazioni palestinesi a Nazaret e nella Galilea.

Non
sfugge agli osservatori della politica israeliana che siamo vicini a
due importanti eventi: il prossimo insediamento di Barack Obama alla
Casa Bianca e le elezioni politiche israeliane previste per il 10
febbraio. Appare evidente che la competizione elettorale fra i partiti
israeliani si gioca sulla «pelle» dei palestinesi, e che è nel loro
interesse creare condizioni e fatti nuovi su cui dovrà cimentarsi il
neopresidente americano. È all’interno di questo scenario che vanno
lette le continue violazioni e provocazioni da parte israeliana della
tregua raggiunta a Gaza attraverso la mediazione dall’Egitto sei mesi
fa.  Inoltre, contrariamente alle organizzazioni palestinesi rispettose
della tregua, l’esercito d’occupazione ha continuato le operazioni di
arresto e di eliminazione fisica dei dirigenti palestinesi giudicati
«pericolosi»; e lo ha fatto non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania.

In
questo ennesimo momento tragico per Gaza, che subisce le conseguenze di
un lungo ed ingiustificato embargo imposto da uno Stato a dir poco
criminale, rimanere in silenzio significa essere complici. Pertanto la
comunità internazionale è chiamata, ancora una volta, a mobilitarsi per
fermare questo genocidio. Non bastano più dichiarazioni di condanna e
richiami alla calma, bisogna reagire convocando il Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite affinché emani una risoluzione non solo
di condanna ma di piena applicazione di tutte le sue risoluzioni
disattese. Ricorrendo, se necessario, anche all’articolo 7 che prevede
l'utilizzo della forza Onu per fare rispettare la volontà
internazionale.

A sostegno del popolo palestinese e per
un'immediata cessazione dell'aggressione israeliana a Gaza, sono state
indette mobilitazioni in tutta Italia. Manifestazioni di protesta si
terranno oggi, 28 dicembre, a Pisa alle 11.30 davanti alla sede del
Comune, a Padova alle 15 davanti al Comune, a Roma alle 16 in piazza
Navona, a Milano a piazza S. Babila e a Napoli alle 16.30 a piazza
Carità. Per lunedì 29 dicembre è previsto un sit-in presso l'ambasciata
israeliana a Roma, e ancora presidi a Bologna alle 16 a piazza Nettuno
e a Genova alle 17 davanti alla Prefettura.

Per informazioni su mobilitazioni, presidi e sit-in in tutte le città d'Italia, www.forumpalestina.org .

Bassam Saleh

 
 
 

In Florida se dici "Buon Natale" ti licenziano

Post n°813 pubblicato il 27 Dicembre 2008 da hesse8

Un'impiegata di una ditta immobiliare della Florida
Usa: rispondeva «buon Natale»
al centralino, licenziata in tronco
Avrebbe dovuto augurare il politicamente corretto «buone vacanze»: si è rifiutata di obbedire










Tonia Thomas (da Fox News)
Tonia Thomas (da Fox News)

WASHINGTON - Un'impiegata di una ditta immobiliare della
Florida è stata licenziata perché salutava i clienti al telefono con
«buon Natale» anziché «uone vacanze». Tonia Thomas, 35 anni, sposata e
con un figlio di 6, si dice «profondamente cristiana», e aveva
ripetutamente rifiutato di obbedire ai superiori. Il Liberty Counsel,
un gruppo che combatte la discriminazione religiosa, ha fatto ricorso
per lei alla Commissione sull’eguale opportunità di impiego.



RICORSO - «È inaccettabile», ha
detto un portavoce, «“perdere il posto perché si osserva la propria
fede». A quanto dichiarato dalla Thomas, appartenente alla Chiesa
battista di Panama City, la Counts Oakes resort properties, una ditta
che affitta case e appartamenti per le vacanze, la licenziò il 10
dicembre. «Dall’inizio del mese», ha detto, «rispondevo al telefono
“buon Natale”. Mi obbiettarono che non tutti i clienti sono cristiani,
e che non potevo offendere seguaci di altri fedi. Spiegai che non
potevo dire “buone vacanze” perché per me è una festività cristiana. Mi
buttarono fuori e chiamarono la polizia affinché me ne andassi senza
troppe proteste. Un trattamento incredibile».





«NON ERA UNA BUONA IMPIEGATA» -
Andy Phillis, il presidente della Counts Oakes resort, ha contestato
l’ex dipendente. «Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il
vaso», ha ribattuto. «La Thomas non era una buona impiegata, e ha
esagerato. Noi siamo una ditta cristiana, ma dobbiamo tenere conto di
chi non lo è». In America il caso ha destato enorme scalpore: è un caso
estremo di political correctness
o perbenismo politico, una dottrina secondo cui non si possono imporre
ad altri le proprie convinzioni. Il Natale della Thomas non è stato
totalmente rovinato: anche se il momento è difficile – aumenta la
disoccupazione - la donna ha trovato un altro lavoro, ma a meno dei
dieci dollari all’ora che riceveva dalla Counts Oakes resort, e spera
di ricevere un risarcimento danni dalla Commissione sull’eguale
opportunità di impiego. Come la maggioranza degli americani, ha fatto
un Natale molto più modesto del consueto, con poche compere natalizie,
e a differenza del passato trascorrerà il Capodanno a casa.

 
 
 

Post N° 812

Post n°812 pubblicato il 25 Dicembre 2008 da okkiverdigg



Istat, tre milioni di italiani non hanno soldi per mangiare

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Peggiorano le condizioni di vita delle famiglie italiane. Aumenta il numero di quelle che non arrivano a fine mese. Si allarga il divario tra ricchi e poveri e tra gli abitanti del Sud e quelli del Nord Italia. Nel 2007 il 5,3 per cento ha dichiarato di non avere avuto risorse sufficienti per l'acquisto del cibo e il 15,4% di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese. È questa la fotografia del rapporto Istat sulla distribuzione del reddito e le condizioni di vita in Italia su un campione di 20.982 nuclei familiari.

 

Quasi un terzo delle famiglie ha dichiarato di avere difficoltà a sostenere spese impreviste per 700 euro (32,9%), la percentuale al Sud arriva al 46,4 per cento.

Il 5,3 per cento delle famiglie, sempre nel 2007, ha avuto, negli ultimi dodici mesi, momenti di insufficienti risorse per l'acquisto di cibo, l'11,1 per cento per le spese mediche e il 16,9 per cento per l'acquisto di abiti necessari. Mentre l’8,8 per cento ha avuto difficoltà a pagare le bollette e il 10,7 a riscaldare la propria casa.

Nel 2006 il 50 per cento delle famiglie ha guadagnato meno di 1.924 euro al mese (meno di 23.083 euro di reddito annuo, +2,8 per cento rispetto al 2005), un valore in aumento del 2,8% rispetto all'anno precedente, più dell'inflazione che era aumentata del 2,1%..

Mentre resta alto il divario Nord-Sud e la distanza tra i ricchi e poveri nel Sud è maggiore rispetto al nord.

Continua ad essere elevato il divario tra ricchi e poveri, con una forte diseguaglianza Nord-Sud, ma la distanza è più ampia all'interno dello stesso Sud rispetto al Nord. Aumenta la percentuale di chi trova difficoltà ad affrontare le spese mediche, non solo al Sud ma addirittura anche al Centro Nord.

Complessivamente, al Sud il reddito mediano è di circa tre quarti del reddito del nord, e sia al Sud che nelle Isole i redditi si concentrano nella fasce più basse. La regione in cui la condizione più critica è la Sicilia, dove l’indagine Istat rileva «segnali di disagio particolarmente marcati» con il 10,1 per cento di famiglie con problemi di risorse per il cibo

 

mentre le regioni con la migliore situazione sono la Provincia autonoma di Bolzano e l'Emilia Romagna.

Sono gli anziani soli a percepire un reddito netto meno elevato. Il 50 per cento di queste tipologie di famiglie ha avuto nel 2006 meno di 11.458 euro (995 euro al mese). In generale le famiglie con un anziano a casa percepiscono redditi meno alti.

Altro dato allarmante è che le famiglie monoreddito, già le più colpite dalla crisi, arrivano ad un reddito di due terzi inferiore se a portare lo stipendio a casa è la donna e non l’uomo. D’altro canto, a proposito di fonti di reddito, il 31 per cento delle famiglie il cui reddito deriva da lavoro autonomo appartiene al quinto più ricco della popolazione, al contrario del 23,1 per cento di quelle con il reddito principale da lavoro dipendente e al 13,1 per cento di quelle che vivono di pensione.

 dicembre 2008

 
 
 

Auguri a tutti/e sperando sempre in meglio

Post n°811 pubblicato il 25 Dicembre 2008 da hesse8
Foto di hesse8

Oggi come duemila anni fa' è nato un rivoluzionario dell' interiorita', Uno che diceva ama il prossimo come te stesso(questa è una bella frase).Sperando che i grandi(potenti)  capiscono questo messaggio e almeno aiutino (senza ipocrisia) chi veramente soffre nel mondo come in Italia precari, disoccupati, anziani e chi vive di stenti.E' per finire la cosa che mi sta + a cuore ridurre gli armamenti nel mondo e ricovertire gli strumenti di morte in aiuti umanitari e sicurezza sul lavoro(+ di mille morti nel 2008).Sperando sempre in un futuro migliore.Un Augurio di cuore a tutti/e e anche i miei nemici/che.Ciao

 
 
 

Iraq:15 anni per un paio di scarpe lanciate nohhhhhhh 

Post n°810 pubblicato il 22 Dicembre 2008 da hesse8

Il giornalista Muntadhar Al Zeidi rischia da 5 a 15 anni di reclusione
L'accusa è di "aggressione contro capo di Stato straniero durante una visita ufficiale"
Iraq, istruttoria finita: il 31 dicembre
il processo per le scarpe contro Bush







Iraq, istruttoria finita: il 31 dicembre il processo per le scarpe contro Bush

Manifestazione di solidarietà con Montazer Al Zaidi











BAGDAD - E'
in calendario per il 31 dicembre a Bagdad il processo contro Muntadhar
Al Zaidi, il giornalista iracheno che una settimana fa in occasione
della visita di George W. Bush ha lanciato le sue scarpe contro il presidente statunitense.






"L'inchiesta è terminata e il fascicolo è stato trasmesso alla corte
criminale centrale dell'Iraq. Il processo inizierà mercoledì 31
dicembre. Si svolgerà presso questa corte in presenza dei media", ha
detto il giudice istruttore Dhiya Al Kenani, aggiungendo che "non
abbiamo modificato i capi d'accusa contro (il giornalista) Montazer Al
Zaidi", che sarà giudicato per il reato di "aggressione contro capo di
Stato straniero durante una visita ufficiale". Un reato per il quale
rischia, sulla base del codice penale iracheno, dai cinque ai 15 anni
di reclusione.





Bush, in visita di commiato a Bagdad prima della fine del proprio
mandato a gennaio, pur colto di sorpresa, si abbassò in tempo, evitando
di essere raggiunto dalle scarpe scagliate da Montazer. Nel frattempo
il giornalista autore del clamoroso gesto è diventato un simbolo in
tutto il mondo arabo dove si sono svolte numerose manifestazioni di solidarietà nei suoi confronti.

 
 
 

Il Natale di un cassintegrato

Post n°809 pubblicato il 20 Dicembre 2008 da hesse8

Ci sono centinaia di migliaia di italiani per i quali precipitare
dai dignitosi sacrifici alla disperazione è un attimo. Ecco una storia

"Vi racconto il mio Natale
in cassa integrazione"

di PAOLO GRISERI

Quando Laura chiama, cade subito la linea. Il telefono fa un solo
squillo, il tempo di un'unica vibrazione. Poi torna silenzioso. Allora
Giuseppe sorride e chiama Laura. Così la ricarica di lei dura di più:
"Capita - dice lui - che metto nel suo telefono dieci euro ad agosto.
Poi può succedere a giugno dell'anno successivo. Perché non devi mai
far passare dodici mesi senza mettere almeno dieci euro. Se no il
numero si blocca". Laura osserva il marito che racconta i trucchi del
povero. È pensierosa. Parla poco: "Non mi piace che gli altri
sappiano".
Come si vive con
600 euro al mese? Si vive in una casa con pochi mobili e i muri che un
tempo sono stati bianchi: "Per ritinteggiarli, togliere quelle macchie
nere sopra i termosifoni, bisogna aspettare tempi migliori". Il tempo
presente è fatto di calcoli che non tornano. Prendiamo l'affitto: 425
euro per due camere e cucina in una zona non periferica. Non molto.
Troppo per la famiglia di Giuseppe. Perché con le spese si arriva a 475
euro medi al mese e già a questo punto ne resterebbero solo 125 per
vivere in tre trenta giorni. Ma siamo solo all'inizio del calcolo.
Le bollette si
portano via un'altra fetta: 55-60 euro per luce e gas. Si tira sui
consumi: "Abbiamo il boiler elettrico. Lo accendiamo solo di notte
perché dicono che così si spende meno". Ma il vero spauracchio è il
riscaldamento: "Eh, su quello c'è poco da fare. Quando vedo la bolletta
nella buca mi prende l'ansia. Non dipende da noi. C'è il
teleriscaldamento, non possiamo risparmiare. Ci sono mesi che arrivano
bollette enormi, anche 180 euro. Per fortuna non è sempre così. A
ottobre, ad esempio, è arrivata da 35 euro". Con le bollette se ne
vanno in tutto 95 euro. Ne restano trenta per dar da mangiare e per
vestire tre persone.
A questo punto lasci cadere la penna e guardi Giuseppe negli occhi:
"Diciamolo, è impossibile". Certo che è impossibile. Laura annuisce, la
piccola Simona nasconde la testa tra le braccia abbandonate sul tavolo.
E si spera che lo faccia perché ha sonno. Chi fa quadrare i conti in
questa famiglia? "Mia madre. È vedova, ha 61 anni e la pensione di
reversibilità di mio padre. È vero che si tiene in casa mio fratello ma
ogni mese le arrivano 1.000 euro. Così certe volte ci troviamo al
supermercato. Mettiamo le cose nel carrello. Poi, arrivati alla cassa,
lei mi dice: ?Passa, faccio io'".
Non bisogna
immaginare che il carrello della mamma, la signora Teresa, sia
stracolmo come quelli della pubblicità. Per Giuseppe e Laura la spesa
la fa un particolare personal shopper: "Il volantino, quello che ti
mettono nelle buche. È fondamentale. Serve per approfittare
dell'offerta del momento e anche per scegliere il supermercato. Che non
è sempre lo stesso. In certe settimane conviene comperare la pasta da
una parte e la bottiglia di pomodoro dall'altra". Non c'è volantino che
riesca a superare certi vincoli del mercato: "La pasta è sempre
l'alimento più conveniente. Certe volte con un euro riesci a portarne a
casa due pacchi da mezzo chilo". E la carne? "Beh, quella non possiamo
permettercela". È un lusso, come dare il bianco alle pareti. Come fate
con la bambina? "Ci pensa mia mamma. Prepara la bistecca quando andiamo
a mangiare da lei o ce la compera quando ci incontriamo al
supermercato".
I cassintegrati
italiani sono in pauroso aumento. Il 20 per cento in più nel quarto
trimestre 2008, secondo le stime della Cgil. Nelle tabelle non
compaiono le persone ma i milioni di ore di cassa. Dietro quelle cifre
ci sono 1.300 aziende in cassa integrazione straordinaria e centinaia
di migliaia di italiani che fanno la vita di Giuseppe. Solo in Fiat i
cassintegrati sono 50 mila. La differenza, si spera, è nella durata.
Perché a 700-800 euro puoi sopravvivere per due-tre mesi al massimo.
Poi devi sperare nella pensione della nonna. Precipitare da una vita di
dignitosi sacrifici alla disperazione è un attimo.
Quando
lavorava in fabbrica Giuseppe guadagnava 1.200 euro. A questi si
dovevano aggiungere i 135 di assegni familiari perché Laura, sua
moglie, è disoccupata. In tutto 1.335 euro. Ma con la cassa, anche
quando l'Inps si deciderà a pagare, il salario scenderà a 750 euro, che
con gli assegni diventeranno 885. Nel passaggio dal lavoro alla cassa
la perdita netta è di 450 euro, un terzo della busta paga complessiva.
In queste condizioni per Giuseppe e chi vive come lui l'unica alternativa alla
paghetta della mamma pensionata è il lavoro clandestino. Chi è in cassa
integrazione non può svolgere altre attività: "Rischiamo il
licenziamento". Finora i tentativi di Laura sono andati a vuoto: "Una
mattina - dice il marito - l'ho accompagnata a un colloquio al Bennet
qui sotto casa. Cercavano commesse. Ci speravamo. Nelle nostre
condizioni 5-600 euro in più al mese avrebbero fatto comodo. Quando è
uscita ha raccontato: ?Mi hanno fatto un po' di domande e poi mi hanno
detto: ?Le faremo sapere'. Allora io le ho risposto di mettersi l'anima
in pace. Quando dicono così è perché non ti prenderanno mai". Trovare
lavoro, anche in nero non è semplice: "La crisi c'è per tutti, anche
per i clandestini". E accettare un impiego provvisorio può essere
rischioso: "Ho risposto all'annuncio di un'agenzia interinale. Mi
offrivano uno stipendio dignitoso ma ho rifiutato perché era un lavoro
precario. Per accettare avrei dovuto rinunciare al posto alla Bertone.
Non posso permettermi il lusso di rimanere senza busta paga".
Così l'unico introito extra sono i sussidi straordinari. Vanno bene tutti: quelli
della Regione, che in Piemonte è in mano al centrosinistra, e quelli
del governo di Berlusconi. Si partecipa ai bandi e si spera di vincere
la lotteria: "Certe volte ti dicono che hai i requisiti ma che siccome
hai già preso l'assegno l'anno precedente finisci in coda agli altri
quello successivo". Se fosse per i requisiti, Giuseppe vincerebbe
sempre: "Ho un reddito Isee di 9.800 euro. La soglia per partecipare è
di 17.000. Straccio tutti". Si ride per non piangere nell'alloggio del
quartiere di Santa Rita. Impressiona il fatto che la povertà abiti qui,
in una zona di media borghesia e non solo nei palazzoni delle
periferie. Impressiona il fatto che tra queste mura si sia dovuto
aspettare il bonus della Regione (3.100 euro) per regalare a Simona la
cameretta nuova. Nel discorso finale, quella specie di confessione che
Giuseppe fa, solo, in fondo alle scale del condominio, c'è posto per
l'ultima rivelazione: "Oggi sono contento. Ho sentito mia sorella al
telefono. Ha promesso che mi passa 100 euro per i regali alla bambina.
Così Babbo Natale arriverà anche per Simona. Le porterà una bella
Barbie e il cd di Kung Fu Panda".

 
 
 

In America sembra l' inizio di 1 grande primavera

Post n°808 pubblicato il 18 Dicembre 2008 da hesse8

Il Pentagono prepara i piani per chiudere Guantanamo

 

Il
ministro della Difesa Usa, Robert Gates, ha chiesto al Pentagono di
mettere a punto piani per la chiusura del carcere di Guantanamo, ha
annunciato il portavoce del Pentagono Geoff Morrell. La chiusura di
Guantanamo è tra le promesse elettorali del presidente eletto Barack
Obama che ha confermato Gates all'incarico di ministro della Difesa.



Il problema della chiusura di Guantanamo è però quello di trovare una
sistemazione ai circa 250 detenuti, ancora ospiti del carcere nella
base militare Usa sull'isola di Cuba.

A quanto si dice, nell’insolito pranzo che Bush offrirà a Obama
invitando i precedenti presidenti, (Jimmy Carter, Bill Clinton e suo
padre George Bush senior, che di solito si incontrano solo ai
funerali), Guantanamo sarà uno dei temi “caldi”, insieme alle altre
pesanti eredità, dalle guerre

in Iraq e Afghanistan alla sfida planetaria contro il terrorismo, dalla
grave crisi economia al compito di ripristinare l'immagine dell'America
nel mondo.

E intanto sul carcere nel territorio di Cuba, sulla sua illegalità
diffusa, persino sulle sevizie, trapelano continuamente notizie.

Il quotidiano spagnolo “El Pais” nell’edizione di giovedì ha pubblicato
in apertura nuove indiscrezioni sui voli della Cia che trasferivano
segretamente sospetti terroristi a Guantanamo,

facendo scalo in svariati aeroporti europei. Il governo di Josè Maria
Aznar – scrive “El Pais” - autorizzò espressamente gli Stati Uniti a
fare atterrare gli aerei della Cia in Spagna, con una decisione presa
l'11 gennaio 2002. Ufficialmente, «istanze politiche hanno autorizzato
i voli

americani diretti a Guantanamo a fare scalo in Spagna».

Soprattutto, però, nelle ultime ore Mustafa Ait Idir, uno dei cinque
detenuti di origine algerina rilasciati da Guantanamo, ha raccontato
all'agenzia France Presse la sua esperienza negli orrori del carcere
militare statunitense. «Neanche il diavolo avrebbe saputo creare un
luogo così tremendo – ha detto -, non si può immaginare quanto fosse
terribile».

Idir - cittadino bosniaco, ritornato a Sarajevo due giorni fa dopo
esser stato rilasciato martedì scorso - ha raccontato di essere stato
interrogato e picchiato oltre 500 volte da carcerieri che utilizzavano
anche gas lacrimogeni: «Le guardie avevano l'abitudine di arrivare in
gruppi di sei o sette e di utilizzare spray col gas, è allora che
iniziava il pestaggio», ha ricordato Idir, intervistato telefonicamente
da France Presse. L'uomo era stato arresto alla fine del 2001 dalle
autorità bosniache insieme ad altre cinque persone, accusate di voler
preparare un attentato contro l'ambasciata degli Stati uniti a
Sarajevo: nel gennaio del 2002 i sospetti erano stati trasferiti a
Gauntanamo, dove uno di loro è ancora detenuto.


 
 
 

I diversi modi "vedere" il Natale

Post n°807 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da hesse8

L'articolo dal sito di una delle 5mila scuole del progetto RepubblicaScuola
Le feste e la crisi economica raccontate con gli occhi di una adolescente
Per papà un Natale da cassintegrato
e noi con l'albero felici lo stesso





Per papà un Natale da cassintegrato e noi con l'albero felici lo stesso










 

E' buio, quando papà rientra a casa. Ha un'aria strana, forse è stanco
o infreddolito. Si avvicina, ci dà un bacio sulla fronte come al solito
e va in cucina da mamma. Io e mio fratello continuiamo ad addobbare
l'albero, mio fratello un po' si stufa, perché dice che è sempre lo
stesso da molti anni. Mamma allora, per accontentarlo, ha comprato
cinque decorazioni nuove in quei negozietti da 50 centesimi, ma a lui
non bastano, è un periodo nero, non gli va mai bene niente, non gli
vanno bene i vestiti che ci hanno regalato delle amiche di mamma dei
loro figli più grandi di noi, non gli va bene mangiare verdure per
secondo, non gli va bene non avere il telefonino o la play station di
ultima generazione, insomma è incontentabile! Mamma dice che è l'età e
bisogna capirlo.

Finalmente abbiamo terminato e, anche se è sempre lo stesso, il mio
albero è bellissimo. Distrattamente guardo in cucina e vedo papà che si
mantiene la fronte, ma anche mamma ha un'aria strana, direi
preoccupata. Allora furtivamente ascolto cosa stanno dicendo, ora
capisco : papà sarà in cassa integrazione dalla prossima settimana,
perché, a causa della crisi economica, non c'è richiesta di lavoro.
Mamma allora gli si avvicina, gli accarezza i capelli e gli dice di non
preoccuparsi, che rinunceremo ai regali, tireremo la cinghia, ma
andremo avanti. Potrebbe anche trovare lavoro come donna delle pulizie,
in fondo, in questo periodo sono tante le persone che vogliono avere la
casa "linta e pinta" ma che non hanno voglia o il tempo per farlo.










Ma papà non sembra consolarsi, dice di essere un fallito, perché non è
riuscito a dare tranquillità e sicurezza alla sua famiglia. Si sente un
fallito, perché ha caricato mamma di mille preoccupazioni e, nonostante
gli sforzi, con quel misero stipendio di operaio, che portava in casa,
non si riusciva ad arrivare a fine mese. Si sente un fallito perché non
riesce a dare ai suoi figli un futuro sereno: non può portarci al
cinema o al ristorante, ma neanche comprarci dei vestiti nuovi o una
fetta di carne in più al posto delle solite verdure. Mamma allora si
siede accanto a lui, lo guarda negli occhi e gli dice determinata e
lucida: "E' LO STATO CHE HA FALLITO" non tu, lo Stato che non riesce a
dare benessere ai suoi cittadini e sta producendo sempre più "nuovi
poveri".





Papà allora la guarda e le chiede se c'è speranza che le cose cambino e
mamma gli risponde che a Natale tutto può succedere, i desideri possono
avverarsi. Corro in cucina, li abbraccio forte e mi rendo conto di aver
avuto dalla vita il regalo più bello: la mia famiglia, povera ma
dignitosa, ed è una ricchezza che nessuno potrà mai togliermi.

 
 
 

Una scarpata(astensionismo) batte Veltroni e vince Chiodi

Post n°806 pubblicato il 16 Dicembre 2008 da hesse8





Abruzzo, vince Chiodi. Tracollo del Pd mentre il sindaco democratico di Pescara viene arrestato












 Diliberto, «il Pdci tiene. Ora riunificazione per una forza comunista meno piccola»

Image
Le elezioni amministrative in Abruzzo, anticipate a causa della bufera
giudiziaria sulle presunte tangenti nella sanità che si è abbattuta
sulla giunta regionale e sul presidente del Del Turco (Pd)



sono state caratterizzate da un forte astensionismo, con
un’affluenza alle urne del 52,98% rispetto al 68,5% registrato nel 2005.
Meno
sorprendente invece il risultato, che rispetta le previsioni dei giorni
scorsi. Gianni Chiodi, candidato del Pdl, è stato eletto presidente con
il 48,81% dei voti, l’avversario di centrosinistra, Carlo Costantini,
dell'IdV, ha ottenuto il 42,67%, circa il 6% in meno.

Nonostante
la sconfitta l’Idv è il partito che cresce di più, sale al 15,03%
salendo di 10 punti percentuali rispetto alle politiche e
quintuplicando il risultato nelle scorse amministrative in Abruzzo. Il
Pdl è il primo partito con il 35,18% dei voti, ma scende rispetto alle
politiche. Grande sconfitto il Pd che pede 14 punti e passa dal 33,7%
al 19,61%. Ad influire certamente la situazione nazionale, che vede
l’Idv fare da sola opposizione in Parlamento, ma anche la particolare
realtà dell’Abruzzo e la vicenda Del Turco, che riapre nel Pd il
dibattito sulla questione morale. «C’è stato un forte astensionismo,
vuol dire che c’è malessere, stanchezza e critica anche nei nostri
confronti. Dobbiamo fare di più sulla questione etica». Parole sagge
quelle di Veltroni ed anche profetiche. Dopo poche ore da tali
dichiarazioni arriva la notizia dell'arresto del sindaco di Pescara e
segretario regionale del Pd, Luciano D'Alfonso, con l’accusa di
associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla
concussione, truffa, falso e peculato.

Tornando all’Abruzzo e
agli altri partiti in lizza, resta ferma l’Udc al 5% mentre i partiti
della sinistra, che nelle politiche si erano presentati uniti
raggiungendo il 3,2% dei voti, riguadagnano in parte consensi. Se
infatti il Prc delude e prende solo il 2,84% dei voti, 2 punti in meno
rispetto alle scorse amministrative, tengono i Comunisti italiani, che
si attestano all’1,83%.
«Il Pdci tiene, al contrario di altri a
sinistra» dichiara Oliviero Diliberto complimentandosi per l’impegno
dei dirigenti abruzzesi del Pdci e rilanciando la riunificazione «per
una forza comunista meno piccola». Diliberto parla poi del Pd, di «un
gruppo dirigente irresponsabile. Quanto a lungo farà ancora danno al
Paese? Se continuano i danni rischiano di essere irreparabili».

La canzone è 1 sottile ironia a Walter

 
 
 
 
 

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