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Messaggi di Gennaio 2009

Sulla discarica di amianto che dovra' sergere a Lentini

Post n°826 pubblicato il 16 Gennaio 2009 da hesse8
Foto di hesse8



 



Partito dei Comunisti Italiani



 Sezione di Lentini



Comunicato stampa



Il Partito dei Comunisti Italiani,
in relazione alla gravosa questione riguardante la realizzazione di una
discarica di amianto in territorio di Lentini, invita i cittadini ad aderire
alla raccolta firme che continuerà Sabato 17 Gennaio dalle ore 16.30 in Via Garibaldi presso
la propria sede politica, e al tempo stesso fa’ appello alla cittadinanza tutta
di partecipare al Consiglio Comunale straordinario convocato per giorno
19/01/2009 alle ore 19.00 dove si discuterà al riguardo la problematica con la
presenza dell’assessore Regionale al ramo Sorbello.



Proviamo pertanto rammarico per la
non convocazione attiva dei Comunisti Italiani come forza politica partecipe al
C.C. sopra citato, dove il  modesto contributo
apportatovi, poteva risultare prezioso nell’ approfondire i temi in
discussione, considerando che, è stato proprio l’impegno dei Comunisti Italiani
a far emergere la problematica, intraprendendo alcune vertenze in merito, fra
cui aver promosso la petizione popolare in essere, coinvolgendo le varie
associazioni locali.



Teniamo inoltre a precisare che non
è nostro intento politicizzare o “colorizzare” l’impegno delle associazioni, ma
trattandosi di una problematica collettiva frutto di scelte politiche, riteniamo
doveroso far emergere le responsabilità politiche di chi effettua determinate
scelte a svantaggio della collettività e del territorio; ragione per la quale
continueremo il nostro impegno e la nostra lotta nel contrastarle.



Lentini 16-01-2009



  Il Coordinatore



     Ivan Strano



 



 

 
 
 

L'amianto e la nostra salute e quella dei lavoratori/ci

Post n°825 pubblicato il 14 Gennaio 2009 da hesse8


Amianto, procedura Corte Ue contro il governo italiano








Il porto di Trieste



Dopo
la denuncia presentata lo scorso novembre la Corte europea per i
diritti dell'Uomo ha avviato la procedura contro l'Italia. Per
l'avvocato delle persone ammalate per il contatto con la fibra killer
«lo Stato ha esposto i lavoratori al rischio deliberatamente»

Notizia Chiuso il fallimento Eternit



 





La
Corte europea per i diritti dell'Uomo ha avviato la procedura contro il
governo italiano sulla base di una denuncia presentata dagli "esposti"
all'amianto. Lo ha reso noto oggi, a Trieste, l'avvocato Ezio Bonanni,
intervenuto all'assemblea dell'Associazione esposti amianto del Friuli
Venezia Giulia (Aea), che aveva presentato lo scorso novembre la
denuncia, assieme all'Aea nazionale e al Comitato degli operai della
Breda Fucine e di altri stabilimenti di Sesto San Giovanni (Milano).


"Le vittime dell'amianto - ha detto Bonanni - sono oggetto di
discriminazione e di un'evidente responsabilità collettiva dello Stato
italiano, che ha deliberatamente violato gli articoli 32 e 41 della
Costituzione lasciando esposti i lavoratori per decine di anni
all'amianto, di cui conosceva - ha aggiunto - il carattere
cancerogeno". Secondo Bonanni, inoltre, la questione è stata affrontata
"solo sotto il profilo assicurativo. Quindi, ha esposto i lavoratori al
rischio deliberatamente e per questo noi siamo ricorsi a Strasburgo. Il
cancelliere - ha concluso - mi ha scritto informandomi dell'avvio della
procedura".

 
 
 

Una lettera di de Andrè a suoi ammiratori

Post n°824 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da hesse8
Foto di hesse8

Fabrizio de Andrè

 Miei cari ammiratori,


da tempo volevo scrivere qualche riga su di un fenomeno che, sia
pure con il distacco che la mia distanza m’infonde, un poco mi
inquieta: la mia santificazione.


Il pungolo che mi ha spinto a decidermi è stata la notizia
dell’ennesima mostra su di me, con tanto di patrocini, e di un
dibattito, cui parteciperanno il direttore di un giornale e un prete,
sul mio modo di intendere il vangelo. Il colmo della misura, si sa, è
un sentimento dell’animo affatto misterioso, per cui non saprei dire
come mai proprio ora, dopo una folta schiera di articoli, libri,
documentari, tributi, esposizioni, conferenze e persino lezioni
universitarie, ho deciso di prender la penna. Quale uomo come sono e
soprattutto fui, ho provato sulle prime un certo piacere nel vedere la
mia assenza colmata dalla passione e dalla curiosità. Ma da spirito
appartato e discreto quale ho sempre cercato di essere, ora comincio a
sentirmi offeso.


Se ho sempre cantato i soli, gli ultimi, i poveri, i delinquenti e i
disertori, non è stato solo per ragioni poetiche («chi costruisce
prigioni si esprime sempre meno bene di chi costruisce la libertà»,
diceva il mio amico Stig Dagerman) e nemmeno perché, nel mondo in cui
vivevo e voi tuttora vivete, tale ‘materiale’ non rischiava né rischia
di scarseggiare. Si è trattato di una scelta etico-sociale ben precisa,
ancorché, nel mio caso, più ai margini che ‘attiva’.


Quando vedo strofe delle mie canzoni scritte sui muri dei quartieri
popolari, piccolo segno contro la città dei benpensanti e della
polizia, sempre mi rallegro e mi conforto. Quando mi citano i notabili,
i direttori di gazzette o gli altri salariati del circo culturale,
arrossisco e scalpito.


Mentre si ghigliottina ogni pensiero solitario e difforme, mentre
anarchici e ribelli sono perseguitati, calunniati e stretti in cella,
qualche buffone così bene accasato in questo mondo elogia il mio
spirito libertario, rendendolo inoffensivo e mummificato. I poeti,
queste brave persone…


Il vangelo che sento mio non è certo quello delle chiese, delle
«monachelle e dei fratacchioni» (Manganelli), dei ventri obesi e dei
cuori a forma di salvadanai, né quello degli imbrattacarte
incravattati. Io sto sulla cattiva strada — quella di Gherardino
Segalello, di Margherita e di Dolcino, quella delle scelte pericolose
contro la ricchezza e contro il potere. È alla Fortuna di chi ha
profanato gli antichi templi, di chi sfida i roghi moderni e fa di se
stesso fiamma che ho intonato i miei canti.


Non intendevo allietare le serate dei soddisfatti, accompagnare la
loro direzione assolata di servi obbedienti alle leggi del branco, né
portare un poco di grazia in un mondo (di parole e di musica) sempre
più misero. Di fronte all’orrore che ci circonda, a quella catastrofe
che è ogni giorno in cui non accade nulla, come ebbe a scrivere un
altro ligure celebre, non c’è bisogno di Fondazioni, miei cari, bensì
di serie rovine.


Anche se vagabondo sopra una selva di sguardi obliqui e rancori
organizzati; anche se converso solo con i muti e i malinconici,
fuggendo le cornacchie, i professori e i noiosi; anche se non vedo
ancora crescere quel coro di vibrante protesta che vagheggiavo, la mia
lingua è sempre adatta per il vaffanculo…Da nessun luogo,

Fabrizio De André"[ps_ nei giorni della sua santificazione mi è parso obbligato ri-pubblicare la lettera]"

 
 
 

Poesia x Gaza (P.Ingrao)

Post n°823 pubblicato il 11 Gennaio 2009 da hesse8
Foto di hesse8




E non vedete, non sperate



altra salvezza



per l'uomo e per il figlio dell'uomo



che la morte corale.



Voi che venite da un cammino di lagrime



e ora senza lume di tregua



seminate nuovo pianto innocente.



Da lontano



vi scrutiamo impotenti:



e null'altro sappiamo



che invocare da voi l'elemosina della pace.



Noi che veniamo da lotte di secoli



condotte per tutte le terre infinite di questo
globorotondo



in cui dato a noi



fu di vivere,



e sembriamo ora



solo capaci



di educarci all'indifferenza.



O scrutare allibiti.



 



 

 
 
 

Anche gli studenti aderiscono al "NO alla discarica di amianto"in Lentini

Post n°822 pubblicato il 09 Gennaio 2009 da hesse8

Contro l’insediamento della discarica di Rifiuti Pericolosi in contrada Grotte S.Giorgio a Lentini (SR)


Lentini ha un’alta percentuale di decessi infantili per leucemia, tra
le più alte d’Italia, è proprio necessario installare questa discarica
proprio nel nostro territorio? FIRMA LA PETIZIONE


giovedì 8 gennaio 2009, di Giuseppe Castiglia - 27 letture


La
Rete degli Studenti Medi di Lentini aderisce alla piattaforma
costituita da molte associazioni del territorio di Lentini sulla
decisione della Regione Siciliana di far insediare una discarica di
Rifiuti Pericolosi (Amianto) in contrada Grotte S.Giorgio a Lentini (SR)






Lentini ha un’alta percentuale di decessi infantili per
leucemia, tra le più alte d’Italia, è proprio necessario installare
questa discarica proprio nel nostro territorio?



Il problema è soprattutto nostro, di noi giovani che
dovremo passare a Lentini il nostro futuro, per questo motivo proprio
noi giovani dobbiamo essere i primi promotori di questa iniziativa.



E’ necessario mobilitarsi, sottoscrivendo la petizione
popolare, che verrà poi inviata a diversi organismi nazionali e
regionali.



Scarica la petizione su www.redslentini.altervista.org, oppure in allegato qui , firmala e falla firmare ai tuoi amici, parenti, vicini, lentinesi o non.



La petizione può essere firmata anche dai ragazzi dai 14 anni in su.





Petizione popolare



NO ALLA DISCARICA DI RIFIUTI PERICOLOSI IN C.DA S.GIORGIO, TERRITORIO DI LENTINI

- Al Presidente della Regione Siciliana.

- All’Assessore Regionale Territorio e Ambiente.

- Al Presidente della Provincia di Siracusa.

- Al Ministro dell’Ambiente.

- Al Ministro della Salute.

- Al Presidente della Commissione Nazionale antimafia.

- Al Presidente della Commissione Regionale Antimafia

- Agli On.li deputati della Provincia di Siracusa eletti all’Assemblea Regionale



Da qualche tempo, quando il legislatore regionale pensa a Lentini, lo fa per insediarvi una discarica.



Così è avvenuto con la discarica per lo stoccaggio
delle ceneri del termovalorizzatore di Augusta prevista dal Piano
Cuffaro, così avviene adesso con la previsione di una discarica per
rifiuti speciali e di Eternit da creare in contrada Grotte s. Giorgio,
in prossimità della S.S 194, in territorio di Lentini (l’unica
discarica in Sicilia e la seconda, per dimensioni, dell’intero
meridione).



Se a questo aggiungiamo i due termovalorizzatori di
Augusta e Paternò e la zona industriale di Priolo a quindici chilometri
in linea d’aria, il quadro diventa veramente inquietante. E’ bastata
un’offerta della ditta che gestisce nello stesso sito l’attuale
discarica del Comune di Catania, al di là di alcuno studio del
territorio e delle compatibilità ambientali, a determinare
l’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente in questa decisione,
nonostante i pareri contrari espressi a più riprese dal Comune di
Lentini.



Tutti sanno invece che a Lentini i decessi infantili
per leucemia raggiungono percentuali di gran lunga più elevate rispetto
a quelle che si riscontrano sul territorio nazionale. E’ un fenomeno su
cui sta indagando persino la magistratura siracusana. Più che di
discariche, il territorio, necessita di bonifiche e di una politica più
accorta nella destinazione degli stessi rifiuti solidi urbani. Questo
ci aspettiamo da un governo che guarda con preoccupazione al futuro di
un’intera comunità.



Pertanto,



i sottoscritti cittadini esprimono la loro più decisa
contrarietà alla decisione della Regione Siciliana di realizzare in
c/da S. Giorgio, tenere di Lentini, una discarica di rifiuti speciali
contenenti amianto E CHIEDONO al Presidente della Regione Siciliana di
annullare tutti i provvedimenti che hanno portato a questa decisione.


 
 
 

Le isole Eolie rischiano di venire esclusi

Post n°821 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da hesse8

HTML clipboardI sindaci di Pantelleria e Ustica, Salvatore Gabriele e Aldo Messina, si sono
incatenati davanti alla sede del ministero dei Trasporti, dove in tarda
mattinata è prevista una riunione per affrontare la vicenda dei collegamenti
con le isole minori siciliane, a rischio dal 14 gennaio per via del mancato
rinnovo della convenzione tra lo Stato e la Tirrenia.



Assieme ai due sindaci si è incatenato anche il presidente del Consiglio
comunale di Pantelleria, Leonardo Giglio. All'incontro dovrebbe partecipare
anche il vice presidente della Regione siciliana e assessore ai Trasporti, Titti
Bufardeci.



Attesi a Roma altri sindaci, tra cui quelli di Favignana e delle isole Eolie,
oltre a delegazioni di isolani.



"Il governo faccia un passo indietro e revochi il disastroso taglio ai
collegamenti marittimi con la Sicilia e le sue Isole. Il Sud del nostro paese è
vessato costantemente da una politica nazionale che sfoga le proprie tare
amministrative sui territori più bisognosi di sviluppo e di investimenti
strategici".



Lo dice il portavoce nazionale dell'Italia dei Valori Leoluca Orlando, che
presenterà alla Camera una interrogazione urgente ai ministri Matteoli e
Scajola sull' annunciata privatizzazione della flotta pubblica.



"Vogliamo uno standard dignitoso, accettabile, efficiente di servizi e di
collegamenti. Non faremo una guerra tra poveri, oggi è in discussione il
diritto di cittadinanza nelle isole e noi ci batteremo affinchè ci venga
riconosciuto".



Lo dice il sindaco di Pantelleria, Salvatore Gabriele, che si trova a Roma
assieme agli altri sindaci delle isole minori per partecipare a una riunione al
ministero dei Trasporti sui collegamenti marittimi messi a rischio dal mancato
rinnovo della convenzione con la Tirrenia.



I sindaci, che si sono incatenati in attesa dell'incontro, hanno elaborato una
piattaforma con alcune richieste che presenteranno al ministro Altero Matteoli.

 
 
 

Gaza:Un giorno sull' autombulanza

Post n°820 pubblicato il 06 Gennaio 2009 da hesse8

Vittorio Arrigoni



Diario da Gaza,
un giorno in ambulanza





«Alla gente innocente di Gaza: la nostra guerra non è contro di voi ma
contro Hamas, se non la smettono di lanciare razzi voi vi troverete in
pericolo». E' la trascrizione di una registrazione che è possibile
ascoltare rispondendo al telefono queste ore a Gaza. L'esercito
israeliano la sta diffondendo illudendosi che i palestinesi non abbiano
occhi e orecchi. Occhi per vedere che le bombe colpiscono quasi
esclusivamente obiettivi civili, come moschee (15, l'ultima quella di
Omar Bin Abd Al Azeez di Beit Hanoun) scuole, università, mercati,
ospedali. Orecchie per non udire le urla di dolore e terrore dei
bambini, vittime innocenti e eppure predestinate di ogni bombardamento.
Secondo fonti ospedaliere, nel momento in cui sto scrivendo sono 120 i
minori rimasti uccisi sotto le bombe, su un totale di 548 morti, più di
2700 feriti, decine e decine di dispersi.
Due
giorni fa all'ospedale della mezzaluna rossa nel campo profughi di
Jabalia, la notte non è mai calata. Dal cielo gli elicotteri Apache
hanno lanciato ordigni illuminanti in continuazione, tanto da non farci
accorgere di una qualche differenza tra giorno e notte. Il
cannoneggiare ripetuto di un tank posto a meno di un chilometro
dall'ospedale ha crepato seriamente le mura dell'edificio, ma abbiamo
resistito fino alla mattina. Verso le 10 circa, bombe sul campo incolto
adiacente all'edificio, fuoco di mitragliatrice tutt'attorno: per i
medici della mezzaluna rossa quello era un messaggio dell'esercito
rivolto a noi -evacuazione immediata, pena la vita. Abbiamo trasferito
i feriti in altre strutture ospedaliere e ora la base operativa delle
ambulanze è sulla strada di Al Nady, il personale medico sta seduto sui
marciapiedi in attesa delle chiamate, che si susseguono febbrilmente.

Per
la prima volta dall'inizio dell’attacco israeliano ho visto negli
ospedali dei cadaveri di membri della resistenza palestinese. Un numero
piccolo, di fronte alle centinaia di vittime civili, che dopo
l'invasione di terra si sono moltiplicate esponenzialmente. Dopo
l'attacco alla moschea di Jabalia (coinciso con l'entrata dei tank) che
ha causato 11 morti e una cinquantina di feriti, per tutta la notte di
sabato scortando le ambulanze ci siamo resi conto della tremenda
potenza distruttiva dei proiettili sparati dagli israeliani. A Bet
Hanoun una famiglia che si stava scaldando nella propria casa dinnanzi
ad un fornellino a legna è stata colpita da uno di questi micidiali
colpi di cannone. Abbiamo raccolto 15 feriti, 4 casi disperati. Poi
verso le 3 del mattino abbiamo risposto ad una chiamata d'emergenza:
troppo tardi, davanti alla porta di un'abitazione tre donne in lacrime
ci hanno messo in braccio una bambina di quattro anni avvolta da un
lenzuolo bianco, il suo sudario, era già gelida. Ancora una famiglia
colpita in pieno, questa volta dall'aviazione, a Jabalia, due adulti
con in corpo schegge di esplosivo. I due figli hanno riportato ferite
lievi, ma da come strillavano era evidente il trauma psicologico che
stavano vivendo, qualcosa che li segnerà indelebilmente per tutta la
vita più di uno sfregio su una guancia. Anche se nessuno si ricorda di
citarli, sono migliaia i bambini afflitti da gravi turbe mentali
procurate dal terrore dei continui bombardamenti, o peggio dalla vista
dei genitori e dei fratellini dilaniati dalle esplosioni.
I crimini
di cui si sta macchiando Israele in queste ore vanno oltre i confini
dell'immaginabile. I soldati non ci permettono di andare a soccorrere i
superstiti di questa immensa catastrofe innaturale. Quando i feriti si
trovano in prossimità dei mezzi blindati israeliani che li hanno
attaccati, a noi sulle ambulanze della mezzaluna rossa non è concesso
avvicinarci, i soldati ci bersagliano di colpi. Avremmo bisogno della
scorta di almeno un'ambulanza della croce rossa, in coordinamento con i
comandi militari israeliani, per poter correre a cercare di salvare
vite: provate a immaginare quanto tempo porterebbe via una procedura
del genere, una condanna a morte certa per dei feriti in attesa di
trasfusioni o di trattamenti di emergenza. Tanto più che la croce rossa
ha i suoi di feriti a cui pensare, non potrebbe in nessun modo rendersi
disponibile ad ogni nostra chiamata. Ci tocca allora stazionare in una
zona «protetta», eufemismo qui a Gaza, e attendere che i parenti ci
portino i congiunti moribondi, spesso in spalla.
Così è andata verso
le 5.30 di stamane, abbiamo arrestato col motore acceso l'ambulanza al
centro di un incrocio e indicato tramite telefono la nostra posizione
ad uno dei parenti dei feriti. Dopo una decina di minuti di snervante
attesa, quando aveva già deciso di ingranare la marcia ed evacuare
l'area per andare a rispondere ad un'altra chiamata, abbiamo visto
girare l'angolo e dirigersi verso di noi, lentamente, un carretto
carico di persone sospinto da un mulo. Una coppia con i suoi due
figlioletti. La migliore rappresentazione possibile di questa
non-guerra.

Questa non è una guerra perché non ci sono due
eserciti che si danno battaglia su un fronte; è un assedio unilaterale
condotto da forze armate (aviazione, marina, ed esercito) fra le più
potenti del mondo, sicuramente le più avanzate in fatto di
equipaggiamento militare tecnologico, che hanno attaccato una misera
striscia di terra di 360 kmq, dove la popolazione si muove ancora sui
muli e dove c'è una resistenza male armata la cui unica forza è quella
di essere pronta al martirio.
Quando il carretto si è fatto
abbastanza vicino gli siamo andati incontro, e con orrore abbiamo
scoperto il suo macabro carico. Un bimbo stava sdraiato con il cranio
fracassato, gli occhi letteralmente saltati fuori dalle orbite, lo
abbiamo raccolto che ancora respirava. Il suo fratellino invece
presentava il torace sventrato, gli si potevano distintamente contare
le costole bianche oltre i brandelli di carne lacera. La madre teneva
poggiate le mani sul quel petto scoperchiato, come se cercasse di
aggiustare qualcosa.
Un ulteriore crimine, e nostro ennesimo personale lutto.
L'esercito
israeliano continua a prendere di mira le ambulanze. Dopo il dottore e
l'infermiere morti a Jabalia 4 giorni fa, ieri è toccato ad un nostro
amico, Arafa Abed Al Dayem, 35 anni, che lascia 4 figli. Verso le otto
e mezza di ieri mattina abbiamo ricevuto una chiamata da Gaza city, due
civili falciati dalla mitragliatrice di un tank; una delle nostre
ambulanze della mezzaluna rossa è accorsa sul posto. Arafa e un
infermiere hanno caricato i due ferti sull'ambulanza, hanno chiuso gli
sportelli pronti a correre verso l'ospedale, quando sono stati centrati
in pieno da un proiettile sparato da un carro armato. Il colpo ha
decapitato uno dei feriti e ha ucciso anche il nostro amico;
l’infermiere se l'è cavata ma è ora ricoverato nello stesso ospedale
dove lavora. Arafa, maestro elementare, si offriva come volontario
paramedico quando c'era carenza di personale. Siamo sotto una pioggia
di bombe, nessuno se l'era sentita di chiamarlo in una situazione di
così alto rischio. Arafa si era presentato da solo, e lavorava conscio
dei pericoli, convinto che oltre la sua famiglia c'erano anche altri
essere umani da difendere, da soccorrere. Ci mancano le sue burle, il
suo irresistibile e contagioso sense of humor che rallegrava l'intero
ospedale Al Auda di Jabalia anche nelle sue ore più cupe e drammatiche,
quando sono più i morti e i feriti che confluiscono, e ci sente quasi
colpevoli, inutili per non aver potuto fare qualcosa per salvarli,
schiacciati come siamo da una forza micidiale inesorabile, la macchina
di morte dell'esercito israeliano.
Qualcuno deve arrestare questa
carneficina, ho visto cose in questi giorni, udito fragori, annusato
miasmi pestiferi, che se avessi mai un giorno una mia progenie, non
avrò mai il coraggio di tramandare. C'è qualcuno là fuori? La
desolazione del sentirsi isolati nell'abbandono è pari alla veduta di
un quartiere di Gaza dopo un'abbondante campagna di raid aerei. Sabato
sera mi hanno passato al telefono la piazza di Milano in protesta, ho
passato a mia volta il cellulare agli eroici dottori e infermieri con
cui stiamo lavorando, li ho visti rincuorarsi per un breve attimo. Le
manifestazioni in tutto il mondo dimostrano che esiste ancora qualcuno
in cui credere, ma le manifestazioni non sono ancora abbastanza
partecipate per esercitare quella pressione necessarie affinché i
governi occidentali costringano Israele in un angolo, ad assumersi le
sue responsabilità come criminale di guerra e contro l'umanità.
Moltissime
le donne gravide terrorizzate che in queste ore stanno dando alla luce
figli frutti di parti prematuri. Ne ho accompagnate personalmente tre a
partorire. Una di queste, Samira, al settimo mese, ha dato alla luce
uno splendido minuscolo bimbo di nome Ahmed. Correndo con lei a bordo
verso l'ospedale di Auda e lasciandoci dietro negli specchietti
retrovisori lo scenario di morte e distruzione dove poco prima stavamo
raccogliendo cadaveri, ho pensato per un attimo che questa vita in
procinto di fiorire potesse essere il beneaugurio per un futuro di pace
e speranza. L'illusione si è dissolta col primo razzo che è caduto a
fianco della nostra ambulanza, tornando da Auda al centro di Jabalia.
Queste madri coraggio mettono tristemente al mondo creature le quali
assorbono come prima luce nei loro occhi, nient'altro oltre il verde
militare dei tanks e delle jeep e i lampi intermittenti che precedono
le esplosioni. Quali prospettive di vita attendono bimbi che fin dal
primo istante della loro nascita avvertono sofferenza e urla di
disgrazia?
restiamo umani.

 
 
 
 
 

Post N° 818

Post n°818 pubblicato il 04 Gennaio 2009 da hesse8



Scoperta bisca clandestina a Lentini


(SIRACUSA) - Una maxi bisca clandestina è stata scoperta la notte
scorsa dai carabinieri in un attico del centro di Lentini: oltre 60 le
persone identificate, di cui 55 denunciate per esercizio di gioco
d'azzardo.

Gli investigatori sono riusciti ad infiltrarsi nella
confusione ed a sorprendere i partecipanti, alcuni dei quali erano
insieme ai figli in tenera età, attorno al "banco"  realizzato su un
tavolo lungo una quindicina di metri.

Tra i giocatori d'azzardo,
composti da una buona metà di donne, sono stati sorpresi
professionisti, insegnanti, dipendenti pubblici, pensionati,
imprenditori e qualche pregiudicato. Diversificate le poste a
disposizione: alcuni hanno detto di aver giocato la "tredicesima", una
donna anziana ha ammesso di avere perso al tavolo verde tutta la
pensione.

Nel corso della perquisizione, le unità cinofile dei
carabinieri hanno scoperto una certa quantità di hashish, posta sotto
sequestro insieme a 10mila euro riferibili alle puntate, vari mazzi di
carte e sabot.












ord=Math.random()*10000000000000000;
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Informazione del ritrattista Stefano Lattanzio

Post n°817 pubblicato il 03 Gennaio 2009 da hesse8

Stefano Lattanzio ritrattista Lentinese tel.095 7835328

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