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Creato da hesse8 il 04/02/2007
Federazione della sinistra di Lentini
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Ultimi commenti
Contro la pena di morte nel mondo
Messaggi di Gennaio 2009
Post n°826 pubblicato il 16 Gennaio 2009 da hesse8
Partito dei Comunisti Italiani Sezione di Lentini Comunicato stampa Il Partito dei Comunisti Italiani,
Proviamo pertanto rammarico per la
Teniamo inoltre a precisare che non
Lentini 16-01-2009 Il Coordinatore Ivan Strano
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Post n°825 pubblicato il 14 Gennaio 2009 da hesse8
Amianto, procedura Corte Ue contro il governo italiano ![]() Dopo
La
"Le vittime dell'amianto - ha detto Bonanni - sono oggetto di
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Post n°824 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da hesse8
Fabrizio de Andrè Miei cari ammiratori, da tempo volevo scrivere qualche riga su di un fenomeno che, sia
Il pungolo che mi ha spinto a decidermi è stata la notizia
Se ho sempre cantato i soli, gli ultimi, i poveri, i delinquenti e i
Quando vedo strofe delle mie canzoni scritte sui muri dei quartieri
Mentre si ghigliottina ogni pensiero solitario e difforme, mentre
Il vangelo che sento mio non è certo quello delle chiese, delle
Non intendevo allietare le serate dei soddisfatti, accompagnare la
Anche se vagabondo sopra una selva di sguardi obliqui e rancori
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Post n°823 pubblicato il 11 Gennaio 2009 da hesse8
E non vedete, non sperate altra salvezza per l'uomo e per il figlio dell'uomo che la morte corale. Voi che venite da un cammino di lagrime e ora senza lume di tregua seminate nuovo pianto innocente. Da lontano
vi scrutiamo impotenti: e null'altro sappiamo che invocare da voi l'elemosina della pace. Noi che veniamo da lotte di secoli condotte per tutte le terre infinite di questo
in cui dato a noi fu di vivere, e sembriamo ora solo capaci di educarci all'indifferenza. O scrutare allibiti.
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Post n°822 pubblicato il 09 Gennaio 2009 da hesse8
Contro l’insediamento della discarica di Rifiuti Pericolosi in contrada Grotte S.Giorgio a Lentini (SR) La
Lentini ha un’alta percentuale di decessi infantili per
Il problema è soprattutto nostro, di noi giovani che
E’ necessario mobilitarsi, sottoscrivendo la petizione
Scarica la petizione su www.redslentini.altervista.org, oppure in allegato qui , firmala e falla firmare ai tuoi amici, parenti, vicini, lentinesi o non. La petizione può essere firmata anche dai ragazzi dai 14 anni in su.
Petizione popolare
NO ALLA DISCARICA DI RIFIUTI PERICOLOSI IN C.DA S.GIORGIO, TERRITORIO DI LENTINI
Da qualche tempo, quando il legislatore regionale pensa a Lentini, lo fa per insediarvi una discarica. Così è avvenuto con la discarica per lo stoccaggio
Se a questo aggiungiamo i due termovalorizzatori di
Tutti sanno invece che a Lentini i decessi infantili
Pertanto, i sottoscritti cittadini esprimono la loro più decisa
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Post n°821 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da hesse8
HTML clipboardI sindaci di Pantelleria e Ustica, Salvatore Gabriele e Aldo Messina, si sono
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Post n°820 pubblicato il 06 Gennaio 2009 da hesse8
Vittorio Arrigoni «Alla gente innocente di Gaza: la nostra guerra non è contro di voi ma contro Hamas, se non la smettono di lanciare razzi voi vi troverete in pericolo». E' la trascrizione di una registrazione che è possibile ascoltare rispondendo al telefono queste ore a Gaza. L'esercito israeliano la sta diffondendo illudendosi che i palestinesi non abbiano occhi e orecchi. Occhi per vedere che le bombe colpiscono quasi esclusivamente obiettivi civili, come moschee (15, l'ultima quella di Omar Bin Abd Al Azeez di Beit Hanoun) scuole, università, mercati, ospedali. Orecchie per non udire le urla di dolore e terrore dei bambini, vittime innocenti e eppure predestinate di ogni bombardamento. Secondo fonti ospedaliere, nel momento in cui sto scrivendo sono 120 i minori rimasti uccisi sotto le bombe, su un totale di 548 morti, più di 2700 feriti, decine e decine di dispersi. Due giorni fa all'ospedale della mezzaluna rossa nel campo profughi di Jabalia, la notte non è mai calata. Dal cielo gli elicotteri Apache hanno lanciato ordigni illuminanti in continuazione, tanto da non farci accorgere di una qualche differenza tra giorno e notte. Il cannoneggiare ripetuto di un tank posto a meno di un chilometro dall'ospedale ha crepato seriamente le mura dell'edificio, ma abbiamo resistito fino alla mattina. Verso le 10 circa, bombe sul campo incolto adiacente all'edificio, fuoco di mitragliatrice tutt'attorno: per i medici della mezzaluna rossa quello era un messaggio dell'esercito rivolto a noi -evacuazione immediata, pena la vita. Abbiamo trasferito i feriti in altre strutture ospedaliere e ora la base operativa delle ambulanze è sulla strada di Al Nady, il personale medico sta seduto sui marciapiedi in attesa delle chiamate, che si susseguono febbrilmente. Per la prima volta dall'inizio dell’attacco israeliano ho visto negli ospedali dei cadaveri di membri della resistenza palestinese. Un numero piccolo, di fronte alle centinaia di vittime civili, che dopo l'invasione di terra si sono moltiplicate esponenzialmente. Dopo l'attacco alla moschea di Jabalia (coinciso con l'entrata dei tank) che ha causato 11 morti e una cinquantina di feriti, per tutta la notte di sabato scortando le ambulanze ci siamo resi conto della tremenda potenza distruttiva dei proiettili sparati dagli israeliani. A Bet Hanoun una famiglia che si stava scaldando nella propria casa dinnanzi ad un fornellino a legna è stata colpita da uno di questi micidiali colpi di cannone. Abbiamo raccolto 15 feriti, 4 casi disperati. Poi verso le 3 del mattino abbiamo risposto ad una chiamata d'emergenza: troppo tardi, davanti alla porta di un'abitazione tre donne in lacrime ci hanno messo in braccio una bambina di quattro anni avvolta da un lenzuolo bianco, il suo sudario, era già gelida. Ancora una famiglia colpita in pieno, questa volta dall'aviazione, a Jabalia, due adulti con in corpo schegge di esplosivo. I due figli hanno riportato ferite lievi, ma da come strillavano era evidente il trauma psicologico che stavano vivendo, qualcosa che li segnerà indelebilmente per tutta la vita più di uno sfregio su una guancia. Anche se nessuno si ricorda di citarli, sono migliaia i bambini afflitti da gravi turbe mentali procurate dal terrore dei continui bombardamenti, o peggio dalla vista dei genitori e dei fratellini dilaniati dalle esplosioni. I crimini di cui si sta macchiando Israele in queste ore vanno oltre i confini dell'immaginabile. I soldati non ci permettono di andare a soccorrere i superstiti di questa immensa catastrofe innaturale. Quando i feriti si trovano in prossimità dei mezzi blindati israeliani che li hanno attaccati, a noi sulle ambulanze della mezzaluna rossa non è concesso avvicinarci, i soldati ci bersagliano di colpi. Avremmo bisogno della scorta di almeno un'ambulanza della croce rossa, in coordinamento con i comandi militari israeliani, per poter correre a cercare di salvare vite: provate a immaginare quanto tempo porterebbe via una procedura del genere, una condanna a morte certa per dei feriti in attesa di trasfusioni o di trattamenti di emergenza. Tanto più che la croce rossa ha i suoi di feriti a cui pensare, non potrebbe in nessun modo rendersi disponibile ad ogni nostra chiamata. Ci tocca allora stazionare in una zona «protetta», eufemismo qui a Gaza, e attendere che i parenti ci portino i congiunti moribondi, spesso in spalla. Così è andata verso le 5.30 di stamane, abbiamo arrestato col motore acceso l'ambulanza al centro di un incrocio e indicato tramite telefono la nostra posizione ad uno dei parenti dei feriti. Dopo una decina di minuti di snervante attesa, quando aveva già deciso di ingranare la marcia ed evacuare l'area per andare a rispondere ad un'altra chiamata, abbiamo visto girare l'angolo e dirigersi verso di noi, lentamente, un carretto carico di persone sospinto da un mulo. Una coppia con i suoi due figlioletti. La migliore rappresentazione possibile di questa non-guerra. Questa non è una guerra perché non ci sono due eserciti che si danno battaglia su un fronte; è un assedio unilaterale condotto da forze armate (aviazione, marina, ed esercito) fra le più potenti del mondo, sicuramente le più avanzate in fatto di equipaggiamento militare tecnologico, che hanno attaccato una misera striscia di terra di 360 kmq, dove la popolazione si muove ancora sui muli e dove c'è una resistenza male armata la cui unica forza è quella di essere pronta al martirio. Quando il carretto si è fatto abbastanza vicino gli siamo andati incontro, e con orrore abbiamo scoperto il suo macabro carico. Un bimbo stava sdraiato con il cranio fracassato, gli occhi letteralmente saltati fuori dalle orbite, lo abbiamo raccolto che ancora respirava. Il suo fratellino invece presentava il torace sventrato, gli si potevano distintamente contare le costole bianche oltre i brandelli di carne lacera. La madre teneva poggiate le mani sul quel petto scoperchiato, come se cercasse di aggiustare qualcosa. Un ulteriore crimine, e nostro ennesimo personale lutto. L'esercito israeliano continua a prendere di mira le ambulanze. Dopo il dottore e l'infermiere morti a Jabalia 4 giorni fa, ieri è toccato ad un nostro amico, Arafa Abed Al Dayem, 35 anni, che lascia 4 figli. Verso le otto e mezza di ieri mattina abbiamo ricevuto una chiamata da Gaza city, due civili falciati dalla mitragliatrice di un tank; una delle nostre ambulanze della mezzaluna rossa è accorsa sul posto. Arafa e un infermiere hanno caricato i due ferti sull'ambulanza, hanno chiuso gli sportelli pronti a correre verso l'ospedale, quando sono stati centrati in pieno da un proiettile sparato da un carro armato. Il colpo ha decapitato uno dei feriti e ha ucciso anche il nostro amico; l’infermiere se l'è cavata ma è ora ricoverato nello stesso ospedale dove lavora. Arafa, maestro elementare, si offriva come volontario paramedico quando c'era carenza di personale. Siamo sotto una pioggia di bombe, nessuno se l'era sentita di chiamarlo in una situazione di così alto rischio. Arafa si era presentato da solo, e lavorava conscio dei pericoli, convinto che oltre la sua famiglia c'erano anche altri essere umani da difendere, da soccorrere. Ci mancano le sue burle, il suo irresistibile e contagioso sense of humor che rallegrava l'intero ospedale Al Auda di Jabalia anche nelle sue ore più cupe e drammatiche, quando sono più i morti e i feriti che confluiscono, e ci sente quasi colpevoli, inutili per non aver potuto fare qualcosa per salvarli, schiacciati come siamo da una forza micidiale inesorabile, la macchina di morte dell'esercito israeliano. Qualcuno deve arrestare questa carneficina, ho visto cose in questi giorni, udito fragori, annusato miasmi pestiferi, che se avessi mai un giorno una mia progenie, non avrò mai il coraggio di tramandare. C'è qualcuno là fuori? La desolazione del sentirsi isolati nell'abbandono è pari alla veduta di un quartiere di Gaza dopo un'abbondante campagna di raid aerei. Sabato sera mi hanno passato al telefono la piazza di Milano in protesta, ho passato a mia volta il cellulare agli eroici dottori e infermieri con cui stiamo lavorando, li ho visti rincuorarsi per un breve attimo. Le manifestazioni in tutto il mondo dimostrano che esiste ancora qualcuno in cui credere, ma le manifestazioni non sono ancora abbastanza partecipate per esercitare quella pressione necessarie affinché i governi occidentali costringano Israele in un angolo, ad assumersi le sue responsabilità come criminale di guerra e contro l'umanità. Moltissime le donne gravide terrorizzate che in queste ore stanno dando alla luce figli frutti di parti prematuri. Ne ho accompagnate personalmente tre a partorire. Una di queste, Samira, al settimo mese, ha dato alla luce uno splendido minuscolo bimbo di nome Ahmed. Correndo con lei a bordo verso l'ospedale di Auda e lasciandoci dietro negli specchietti retrovisori lo scenario di morte e distruzione dove poco prima stavamo raccogliendo cadaveri, ho pensato per un attimo che questa vita in procinto di fiorire potesse essere il beneaugurio per un futuro di pace e speranza. L'illusione si è dissolta col primo razzo che è caduto a fianco della nostra ambulanza, tornando da Auda al centro di Jabalia. Queste madri coraggio mettono tristemente al mondo creature le quali assorbono come prima luce nei loro occhi, nient'altro oltre il verde militare dei tanks e delle jeep e i lampi intermittenti che precedono le esplosioni. Quali prospettive di vita attendono bimbi che fin dal primo istante della loro nascita avvertono sofferenza e urla di disgrazia? restiamo umani. |
Post n°819 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da hesse8
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Post n°818 pubblicato il 04 Gennaio 2009 da hesse8
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Post n°817 pubblicato il 03 Gennaio 2009 da hesse8
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Inviato da: lo_snorki
il 28/08/2014 alle 03:29
Inviato da: hesse8
il 23/04/2013 alle 12:50
Inviato da: hesse8
il 07/01/2013 alle 14:42
Inviato da: hesse8
il 09/11/2012 alle 14:02
Inviato da: perpiuzza
il 06/11/2012 alle 20:48