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Messaggi di Aprile 2009

27 anni fa'venne assassinato Pio la Torre insieme a Rosario di Salvo

Post n°908 pubblicato il 30 Aprile 2009 da hesse8

Biografia di Pio La Torre

Pio La Torre nasce ad Altarello di Baida, una borgata di Palermo, la vigilia di Natale del 1927. Cresciuto insieme a cinque fratelli in una famiglia di poveri contadini, senza acqua e luce elettrica in casa, La Torre matura il suo interesse per la giustizia sociale e si impegna a combattere per i diritti dei più deboli e bisognosi contro lo sfruttamento dei ricchissimi proprietari terrieri. Il suo impegno politico comincia con l’iscrizione al Partito Comunista nell’autunno del 1945 e la costituzione di una sezione del partito nella sua borgata, la prima delle tante che contribuisce ad aprire anche nelle borgate vicine.

“La terra a tutti”

Il periodo tra il 1945 e il 1950 è caratterizzato dalla lotta per l’effettiva applicazione dei decreti Gullo, provvedimenti legislativi emanati dall’allora ministro dell’agricoltura del governo Badoglio che garantivano ai contadini maggiori diritti e più terre da coltivare. Lo svuotamento delle norme da parte del successore al ministero, il democristiano Antonio Segni, e l’atteggiamento dei proprietari terrieri che non riconoscevano la legittimità delle norme, scatenò, soprattutto nel Meridione, la richiesta di una effettiva riforma agraria e un’ondata di proteste popolari che ebbero la loro concretizzazione nelle occupazioni delle terre incolte da parte dei braccianti agricoli esasperati.

Pio La Torre, divenuto nel 1947 funzionario della Federterra e successivamente responsabile giovanile della Cgil e quindi responsabile della commissione giovanile del PCI, partecipò attivamente a queste proteste.

Nel luglio del 1949 è membro del Consiglio Federale del PCI che dà l’inizio ufficiale all’occupazione delle terre, lanciando lo slogan: “la terra a tutti”. La protesta prevedeva il censimento delle terre giudicate incolte o mal coltivate e l’assegnazione in parti uguali a tutti i braccianti che ne avessero bisogno. Parallelamente partì anche la campagna per la raccolta del grano, che sarebbe servito per seminare le terre occupate. Il 23 ottobre 1949 fu organizzato il I Festival provinciale dell’Unità a Palermo, al Giardino inglese, per sensibilizzare l’opinione pubblica alla protesta.

Il clima di festa fu però presto interrotto dalle notizie che giunsero pochi giorni dopo, il 29 ottobre, dalla Calabria, da Melissa per la precisione, dove le proteste dei contadini erano sfociate in tragedia con l’uccisione da parte delle forze dell’ordine di tre persone, tra cui un bambino e una donna e il ferimento di altri quindici, oltre a numerosi arresti. Quella strage convinse i dirigenti del PCI palermitano ad anticipare la data dell’occupazione delle terre fissandola al 13 novembre successivo.

Proprio il giorno della strage di Melissa, Pio La Torre celebrava con rito civile al municipio di Palermo il suo matrimonio con Giuseppina Zacco, figlia di un medico palermitano. Informato dal segretario della federazione di Palermo, Pancrazio De Pasquale, interrompe il suo piccolo viaggio di nozze e rientra in città per preparare l’imminente lotta per le terre.

L’occupazione delle terre

Il progetto prevedeva che i contadini di dodici paesi (Corleone, Campofiorito, Contessa Entellina, Valledolmo, Castellana Sicula, Polizzi, alcune borgate di Petralia Soprana e di Petralia Sottana, Alia, S. Giuseppe Iato, S. Cipirello, Piana degli Albanesi) confluissero a Corleone da dove, la mattina di domenica 13 novembre 1949, sarebbero partiti una serie di cortei che avrebbero occupato e preso possesso di tutte le terre censite come incolte e mal coltivate. Partecipano quasi seimila persone che all’alba della domenica partono da Corleone e si dirigono verso i feudi da occupare, tra questi anche quello in cui Luciano Liggio era gabellotto, il feudo Strasatto. Dopo la strage di Melissa la polizia aveva qualche remora ad intervenire duramente, così l’occupazione continuò per molti giorni, sviluppandosi anche nei comuni fuori Palermo.

Il governo, viste le dimensioni che la rivolta aveva assunto, decise allora di tentare la via della repressione arrestando alcuni dirigenti sindacali e braccianti agricoli e scatenando scontri, il più grave dei quali, a S. Cipirello, portò in carcere diciotto persone. L’occupazione comunque ebbe successo e quasi tremila ettari di terreno vennero coltivati a grano.

La “pausa invernale” dovuta all’attesa dei frutti della semina servì a La Torre e al partito per organizzare le lotte primaverili, quando si sarebbe dovuto lottare per conservare il diritto di raccolta sugli ettari seminati in autunno e rivendicati dai proprietari agrari.
La data fissata per la ripresa della lotta è il 6 marzo 1950.

L’obiettivo era quello di far ottenere alle cooperative dei contadini l’assegnazione dei tremila ettari occupati e non come aveva proposto l’allora prefetto di Palermo, Angelo Vicari, di affidare ai contadini altri tremila ettari di terreno, scelti dai proprietari, mentre quelli occupati, compresi il loro raccolto, sarebbero stati restituiti ai proprietari terrieri.

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Il nuovo album di Bob Dylan

Post n°907 pubblicato il 29 Aprile 2009 da hesse8

Una sferragliante sinfonia blues per Bob Dylan

di Roberto Brunelli Una voce piena di sangue, uscita dalle viscere della terra. Intorno, una sferragliante sinfonia blues speziata di fisarmonica e trombe, violini e mandolini, intrisa di dolente elettricità e dolorosa saggezza. Bob Dylan nel 2009 canta ancora il suo personalissimo e magico viaggio verso la morte: perché le sue, a quasi cinquant’anni dall’esordio, sono ancora canzoni di amore perduto, di desiderio e struggimento. Certo, è beffardo fino all’ultimo, l’uomo che scelse di chiamarsi Dylan come il poeta Thomas: domenica sera, a Londra, la mitica Roundhouse era stipata all’inverosimile, tra le prime file c’erano Roger Daltrey degli Who e Bill Wyman dei Rolling Stones, c’erano i bellocci Clive Owen e Jude Law. Lui era attesissimo: tutti si aspettavano che suonasse le sue nuove canzoni, quelle di Together Through Life, da venerdì scorso nei negozi, nuovo e inaspettato album di colui che ancora è preso come un vate ma che preferisce raffigurarsi come un suonatore di strada.

ROCK’N’ROLL SURREALISTA
Un suonatore di quelli che attraversano il paese in lungo e largo a cantare di gente che ha perso il lavoro, di pietre che rotolano via e di amori bastardi. E infatti i pezzi erano ancora quelli vecchi - per quanto ontologicamente alterati - da Don’t think twice a I dont’ believe you passando per Tangled Up in Blue, più quelle della sua «rinascita» in terza età, da Aint’ Talking, la sua personalissima Divina Commedia, al rock’n’roll surrealista di Tweedle Dee & Dweedle Dum.
«Un magnifico rottame», definisce un giornale inglese il ruvido vocalizzo di mr. Tambourine Man. «I’ve got the blood of the land in my voice», canta lui: «Ho il sangue della terra nella mia voce». In effetti, Together through Life è l’ennesimo epitaffio blues sul presente. In Modern Times, lo stupefacente disco del 2006 che sbaragliò le classifiche come non mai dai tempi di Desire (1976), cantava «il mondo è diventato nero davanti ai miei occhi». Oggi il vecchio (sta per compiere 68 anni) sceglie un gioco d’amore sul bordo dell’apocalisse: «Mi muovo dopo mezzanotte, lungo viali di macchine rotte. Non so cosa farei senza questo nostro amore. Oltre a qui non giace niente... niente, a parte la luna e le stelle». Questa è Beyond Here Lies Nothin’, che apre l’album ed è forse uno dei suoi pezzi più forti: il benvenuto lo dà la tagliente chitarra di Mike Campbell, fedelissimo di questo suo ultimo tratto di strada, e subito dopo fa il suo malioso ingresso la fisarmonica di David Hildago, preso in prestito dai Los Lobos, e la tromba di Donny Herron.

UN NUOVO CAMBIAMENTO
Immediatamente capisci che sei in un territorio altro, ancora una curva - l’ennesima - nella vita e nella carriera di Dylan. Un gioco a scacchi con la storia fatto di sapori tex-mex, sogni perduti di un passato più metaforico che reale, fotografie in bianco e nero di marginalità e passioni proibite: «Sento che un cambiamento sta arrivando, ma l’ultima parte del giorno è già finita» è il ritornello di I Feel a Change Coming On, scambiata per canzone della speranza obamiana. Nessuna speranza. O perlomeno, non è certo quella la parola più adatta a descrivere l’ultimo Dylan. È che anche questa volta, anche questo suo ennesimo e sorprendente album è un curioso gioco di mistificazioni: come sempre prodotto da Jack Frost (che altri non è che Bobby medesimo), Together Through Life è specie una scatola magica per entrare tra i solchi di un vinile dei primi anni cinquanta, quelli della Chess record, o della Sun, la casa discografica che dette i natali musicali ad un tipetto con la banana chiamato Elvis, modificando però a quella leggenda sonora geneticamente i connotati.

IL GHIGNO BEFFARDO
In It’s All Good Bob tuffa il blues delle origini in una fiera di paese ironizzando sul quel «va tutto bene»: e subito vedi dipingersi sul volto del vecchio Bob quel ghigno beffardo solcato di rughe che è oramai il suo ultimo lasciapassare verso la storia. Come sempre il Dylan più verace è quello paradossale: «Quella porta è stata chiusa per sempre, semmai là ci sia mai stata una porta», sibilla rauco in Forgetful Heart, un altro blues crepuscolare cadenzato dal passo del viandante. Del suonatore di strada, quello che non si ferma mai. Quello che ha fatto un patto col diavolo, quello sgorgato dalle viscere della terra.

 
 
 

Suini malati l' ennesina stronzata per far che vendere vaccini o distogliere l' opinine pubblica da altre cose

Post n°906 pubblicato il 27 Aprile 2009 da hesse8

image1:
pandemia.jpg

Cominciano a montare il caso in TV per spargere panico, dicendo che non c’è nulla da temere…

Intanto il “Virus” si propaga…..in due giorni siamo passati dal Messico agli USA (dichiarato lo stato di emergenza nazionale sanitario) e alcuni casi sono stati segnalati in Europa: Francia in primis.

Riguardo la Francia, un fidato amico che lì risiede, mi scrive:
“Prove generali, per poi applicare la cosa a scala mondiale, molto più efficace di qualsiasi polizia o corpo speciale. In francia hanno appena votato una legge che punisce ” il riunirsi in luoghi pubblici o per strada” con la scusa di voler arginare i conflitti tra bande rivali nelle banlieu ( in realtà é un fenomeno marginale) una specie di coprifuoco camuffato.

QUESTA EPIDEMIA E’ STATA PREDETTA DALLA RETE PIU’ DI SEI MESI FA…
DOPO LA CREAZIONE DELLA CRISI FINANZIARIA….STA SEGUENDO ORA QUELLA REALE….E FRA UN PAIO D’ANNI AVREMO QUELLA ALIMENTARE…
EVVIVA IL NUOVO ORDINE MONDIALE: CREA IL PROBLEMA….E PROPONI LA SOLUZIONE: Cossiga insegna! Un’epidemia di febbre dei maiali mai vista sinora è scoppiata in Messico uccidendo venti persone e infettandone un migliaio e si teme possa espandersi in Nordamerica.

Il Centro Usa per il controllo delle malattie (Cdc) ha detto che potrebbe essere ormai troppo tardi per contenere il diffondersi del morbo negli Stati Uniti, dove già si registrano 8 persone infette, in California e in Texas, tutte ricoverate. Il virus è una miscela mai vista prima di diversi virus tipici in suini, uccelli e umani, ha detto il Cdc.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha espresso preoccupazione per quelli che ha definito 800 casi “simili all’influenza” in Messico, confermando che una variante dell’epidemia è stata registrata negli Usa. L’Oms ha aggiunto che il virus sembra rispondere al Tamiflu.

Il Messico ha lasciato a casa milioni di scolari nel centro del Paese oggi, ma ha annunciato che non ha intenzione di chiudere i confini, aggiungendo che il tasso di mortalità del morbo sta rallentando.

Il governo del Canada ha consigliato ai medici di prestare particolare attenzione ai sintomi lamentati da chi si è recato in Messico di recente, anche se non ha detto di evitare la popolare meta turistica, le cui spiagge sono molto frequentate durante le vacanze estive.

In una nota sul proprio sito, la Coldiretti ha affermato che è necessario estendere immediatamente l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza anche per la carne di maiale — al pari di quanto è stato già fatto per quella di pollo e per quella bovina dopo le emergenze aviaria e mucca pazza –, ricordando però che l”Italia non importa suini o carne di maiale dal Messico, mentre quella arrivata dagli Usa nel 2008 è inferiore alle 100 tonnellate.

 
 
 

Crocetta (deve morire).Solidarieta' ad 1 sindaco compagno che non si arrende

Post n°905 pubblicato il 26 Aprile 2009 da hesse8

Rosario Crocetta nel mirino


"Io non ho paura, vado avanti. Ma per liberare l’Italia dalla mafia non serve la solidarietà, semmai c’è bisogno di ’condivisione’: La politica deve fare di più, facciamo di più tutti, insieme" (articolo di Aprileonline.info)

Due esponenti del clan Emmanuello di Gela sono stati arrestati nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica - Dda di Caltanissetta. Tentavano di ricostituire la consorteria di Cosa nostra di Gela, decapitata da una serie di arresti negli ultimi anni, e chiedevano il "pizzo" non solo a imprenditori e commercianti del posto, ma le estorsioni arrivavano fino a Milano. In più, su mandato di Cosa nostra tramavano l’omicidio del "sindaco rosso" di Gela, vicino agli imprenditori che si sono schierati contro la mafia e da sempre in prima linea contro la criminalità organizzata. "Io non ho paura, vado avanti. Ma per liberare l’Italia dalla mafia non serve la solidarietà, semmai c’è bisogno di ’condivisione’: La politica deve fare di più, facciamo di più tutti, insieme". Crocetta, reagisce così alla notizia dell’attentato che i clan stavano preparando contro di lui.

I boss di Gela stavano organizzando un attentato. Volevano uccidere il sindaco, Rosario Crocetta, e alcuni imprenditori che negli ultimi anni hanno collaborato con le forze dell’ordine e la magistratura nella lotta al racket delle estorsioni. Il piano del gruppo mafioso degli Emanuello è stato però stroncato sul nascere dalla Squadra Mobile di Caltanissetta e dal Commissariato di Gela. Le indagini, coordinate dalla procura distrettuale antimafia di Caltanissetta hanno portato in carcere due persone: stamani le manette sono scattate infatti per Maurizio Saverio La Rosa, di 40 anni e Maurizio Trubia, di 41, tutti e due di Gela. Per entrambi l’accusa è di associazione mafiosa e di estorsione: imponevano il pagamento del pizzo a imprese di Gela che effettuavano lavori pubblici anche a Milano.

Determinanti, oltre alle intercettazioni, sono state le dichiarazioni del pentito Carmelo Barbieri, ex reggente della cosca nissena, che da qualche tempo ha cominciato a collaborare con i pm.E’ il sindaco rosso di Gela Rosario Crocetta, 58 anni, che, eletto per la prima volta nel 2003 dopo un ricorso al Tar, ha posto alla ribalta il suo Comune, ad alta densità criminale, lottando per liberarlo dai condizionamenti mafiosi e per questa sua lotta è nel mirino delle cosche come svelato anche dall’inchiesta "Gheppio" che oggi ha portato all’arresto di due presunti mafiosi nisseni. Crocetta, ragioniere, è stato il primo sindaco dichiaratamente omosessuale nella storia d’Italia e prima di darsi alla politica a tempo pieno ha lavorato all’Eni di Gela e ha collaborato con i quotidiani L’Unità e Il Manifesto.Prima nel Pci Crocetta aderì poi a Rifondazione Comunista (fu assessore alla cultura del comune di Gela dal 1996 al 1998) e nel 2000 s’iscrisse al Pdci partito con cui vinse le elezioni, nella coalizione dell’Ulivo, prima nel 2002 (vincendo il ricorso nel 2003) e poi nel 2007 vincendo con quasi il 65 per cento delle preferenze. Nell’ottobre dell’anno scorso lasciò il Pdci per passare al Pd di Veltroni partito con cui è candidato alle prossime Europee.Da diverse inchieste della procura nissena è emerso che il sindaco gelese è nel mirino delle cosche per la sua intransigenza alla illegalità che ebbe il culmine quando ordinò il licenziamento della moglie di un boss mafioso assunta al Comune perché risultava nullatenente. Il sindaco di Gela, che si muove scortato, si appella spesso alle massime autorità dello Stato "affinché le istituzioni non lascino sola Gela e chi si batte contro la mafia e la criminalità" spiegando che la sua città "è composta per la stragrande maggioranza da lavoratori e gente perbene" ma finisce sulle cronache per i misfatti di pochissimi delinquenti.

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Il nostro 25 Aprile dedicandolo a Luigi Briganti nostro compaesano e medaglia d' oro al valore militare

Post n°904 pubblicato il 25 Aprile 2009 da hesse8

Nato a Lentini (Siracusa) il 24 aprile 1924, medico chirurgo, deceduto a Lentini il 5 aprile 2006, Medaglia d'oro al valor militare.

Al momento dell'armistizio stava svolgendo il servizio militare ad Ivrea, presso il 64° Reggimento Fanteria. Briganti si diede subito ad organizzare un gruppo di soldati per resistere ai tedeschi e più tardi, insieme ad alcuni compagni, raggiunse le formazioni partigiane che si stavano organizzando in Valle di Lanzo, distinguendosi per il suo valoroso comportamento.
La massima ricompensa al valore militare gli è stata conferita con questa motivazione: “Comandante di distaccamento di una formazione partigiana, dà ripetute, vivissime prove di temerarietà ed ardimento, incitando e trascinando i compagni nelle azioni più rischiose. Nel corso di un'azione isolata contro impianti militari delle truppe nazifasciste, compiuta a Casale Monferrato, cade prigioniero in mano nemica. Sottoposto alle più atroci torture nell'intento di ottenere da lui notizie sulla organizzazione delle locali forze partigiane, rifiuta sdegnosamente di fornire la benché minima informazione. Liberato dai suoi compagni, quando già innanzi a lui era stato schierato il plotone di esecuzione, nonostante che le profonde ferite causategli dalle torture non fossero ancora rimarginate, riprende il posto di combattimento con immutato slancio. Ancora convalescente, evita con atto di suprema generosità la certa cattura di un ufficiale delle formazioni garibaldine, cedendo a questi il proprio nascondiglio e volontariamente costituendosi alle truppe nazifasciste. Nuovamente sottoposto ad altre più feroci e beffarde torture, dà, ancora una volta, esempio di altissima fedeltà alla causa, opponendo ai barbari aguzzini il suo eroico, doloroso silenzio. Liberato con uno scambio di prigionieri, seppur costretto a camminare su occasionali stampelle, trova tuttavia la forza di partecipare alle operazioni militari svoltesi nelle giornate conclusive della Liberazione. Esempio veramente luminoso di assoluta dedizione, tenacia e completo sprezzo della vita”.
Nel dopoguerra Luigi Briganti, tornato alla sua Lentini, aveva svolto la professione con tale abnegazione da essere indicato come “il medico dei poveri”.
In occasione dei solenni funerali di Briganti (che durante il XIV Congresso nazionale dell'ANPI, a Chianciano Terme, era stato eletto alla presidenza onoraria), il Presidente Ciampi ha inviato alla moglie (Francesca), del valoroso partigiano, il seguente messaggio: “Ho appreso con tristezza la notizia della scomparsa di Luigi Briganti, Medaglia d'Oro al Valor Militare per meriti acquisiti nella Resistenza. Giovane combattente per la libertà, ottenne questo prestigiosissimo riconoscimento per lo straordinario e generoso slancio con cui seppe affrontare la prigionia e la tortura durante la guerra di liberazione nella zona dell'Alto Monferrato. Difensore della città di Alessandria, che ha voluto conferirgli la cittadinanza onoraria, ha continuato ad ispirare il suo generoso impegno di medico a quei valori di libertà e di solidarietà che avevano segnato il suo percorso di formazione umana e professionale. Con questa consapevolezza rivolgo a lei, gentile signora, ed ai suoi figli l'espressione del mio partecipe cordoglio.”

 

 
 
 

A Palermo in nome di Peppino

Post n°903 pubblicato il 23 Aprile 2009 da hesse8

Libera Palermo e Navarra Editore organizzano a 31 anni dall'assassinio a Cinisi di Peppino Impastato. Appuntamento il 23 aprile alle ore 17:00 alla Bottega dei Sapori e dei Saperi della Legalità in piazza Castelnuovo 13, a Palermo.

PEPPINO è VIVO, un incontro a lui dedicato, con la testimonianza di Salvo Vitale e l'intervento di Ottavio Navarra.

Per maggiori informazioni, 091 322023 - info@liberapalermo.orgIndirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Rivediamoci a Cinisi, in nome di Peppino

Anche quest'anno, in occasione del trentunesimo anniversario della morte di Peppino Impastato, vogliamo rinfrescare la memoria ad un paese come l'Italia che troppo spesso tende ad ignorare e a dimenticare. Ricorderemo Peppino con la sua ribellione contro l'oppressione mafiosa, partendo dalla sua stessa famiglia, e la madre Felicia, con la sua determinazione che l'ha spinta a non mollare mai nell'impegno in difesa della verità. Come sempre, però, il ricordo non sarà l'unica prerogativa del forum, ma il fine sarà quello di creare un'occasione in cui si possa far circolare liberamente le informazioni riguardo le reali condizioni politiche, sociali ed economiche del nostro paese e costruire collettivamente percorsi alternativi per la partecipazione democratica e la sua crescita civile. Peppino resta per noi, e non solo, il punto di partenza, per la sua lucida analisi del fenomeno mafioso e le strategie innovative che ha sperimentato nel fronteggiarlo, che sono ancora attuali.
La tre giorni che avrà luogo a Cinisi dall'8 al 10 maggio 2009 affronterà tematiche quanto mai urgenti, come le speculazioni mafiose che mettono in pericolo gli equilibri ambientali, favorite da politiche di governo compiacenti come il ritorno all'energia nucleare e la costruzione del ponte sullo Stretto; i nuovi equilibri tra il sistema politico ed economico e il potere mafioso; la sempre più pericolosa deriva fascista delle istituzioni nazionali e locali che comporta la limitazione delle libertà e dei diritti, arrivando a ledere quelli fondamentali come il diritto allo sciopero, al lavoro sicuro, alla libertà di espressione, all'uguaglianza.
Non mancherà la musica con il suo importante ruolo di aggregazione e di comunicazione, con il progetto che unirà virtualmente Casa Cervi a Casa Memoria Impastato con l'esibizione dei Modena City Ramblers, per unire la resistenza civile antifascista a quella antimafia. Persistono per noi, purtroppo, le difficoltà economiche che ci costringono a fare di nuovo appello agli amici, ai compagni, a tutti coloro che si riconoscono negli ideali di Peppino, che sono anche i nostri, e che vogliano manifestare la loro vicinanza con un contributo, anche minimo, per coprire le spese di organizzazione del forum.
Certamente sarà difficile raggiungere il livello di partecipazione dello scorso anno, in occasione del trentennale. In quella circostanza abbiamo potuto usufruire di un contributo di 35.000 euro del ministero della Pubblica Istruzione, che ci ha consentito di far fronte alle spese di organizzazione. Quest'anno il contributo non è stato, sino a questo momento, rinnovato e molto probabilmente non lo sarà più. Per questo, come al solito, siamo senza una lira.
Pur rendendoci conto che, in questo momento esistono altre priorità, come quella in Abruzzo, chiediamo un contributo economico anche minimo per ricordare Peppino e per potere ancora andare avanti nella lotta per una Sicilia libera dalla mafia.

http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/argomenti/numer......

 
 
 

Fine della democrazia? Nata con la resistenza partigiano-comunista

Post n°902 pubblicato il 21 Aprile 2009 da hesse8

Che vuole festeggiare il 25 aprile l' ho puo' fare benissimo ,anche se non mi trovo d' accordo questo uomo Berluska ha sempre avuto idee simili a Benito come mai ora lo vuole commemorare dopo che da quando è entrato in politica non ha speso mai una parola sulla resistenza la sua idea credo sia il revisionismo storico(dicendo che è festa di tutti) ma poi lui aspira a diventare presidente della Repubblica(credo vuole fare un presidenzialismo alla francese) quindi presidente di tutti gli italiani. Attenzione ci sara' un effetto boomerang e se poi i partigiani comunisti faranno un po' di casino di chi sara' la colpa penso della sinistra come dice lui, grazie Franceschini.

P.S. Scritto di getto é la mia impressione

 
 
 

Il 25 aprile la nostra Liberazione per sconfiggere il nazi-fascismo

Post n°901 pubblicato il 20 Aprile 2009 da hesse8

25 Aprile – Sgobio: “Chi offende le bandiere rosse offende la Costituzione e la Repubblica”

“Giù il cappello davanti al sacrificio dei comunisti”

Ufficio Stampa

“Vergogna! Chi sta oggi al governo è lontano anni luce dagli ideali e dai valori che ispirarono il 25 Aprile del 1945 e chi, oggi, dall’alto del ruolo che occupa, offende le bandiere rosse dei partigiani, offende la Costituzione, il Paese e la Repubblica che, molto indegnamente, rappresentano. La Costituzione è nata dalla lotta al nazifascismo. La Liberazione è l’apice di quella lotta. I comunisti hanno dato un contributo enorme in termini di vite umane alla libertà. Giù il cappello, quindi, davanti a quelle bandiere. La Russa, Napoli e chi al riguardo la pensa come loro porti rispetto per chi ha lottato per un’Italia libera dall’oppressione fascista. Così libera tanto da far dire loro oggi le cose che dicono…”. E’ quanto afferma Pino Sgobio del PdCI.   

P.S. Anche noi del PdCI di Lentini siamo stati criticati l' anno scorso durante la manifestazione del 25 aprile portavano con orgoglio la bandiera del partito non vi dico da chi ma Vi faccio immaginare.

 
 
 

Ci siamo ovunque rossi + che mai (perchè abbiamo il sangue che scorre nelle vene)

Post n°900 pubblicato il 19 Aprile 2009 da hesse8

taranto18.4.jpg

Al grido di “Non si può morire per il lavoro”, ieri nella città dell’Ilva c’è stata la manifestazione nazionale per la sicurezza dei lavoratori. Presenti familiari delle vittime e operai provenienti da tutta Italia, anche dalla ThyssenKrupp di Torino. Nel corteo che ha sfilato per le strade del capoluogo jonico, uno striscione con su scritto: “Associazione 12 giugno – Familiari vittime del lavoro – Taranto”.

A reggerlo Angelo Franco, padre di Paolo, un ragazzo di 24 anni morto il 12 giugno 2003, schiacciato da un braccio di una gru che si è spezzato piombandogli addosso da 50 metri di altezza. Paolo lavorava all’Ilva di Taranto ed è una delle tante morti bianche avvenute all’interno della più grande industria siderurgica d’Europa.

Il padre Angelo non ha accettato il risarcimento proposto dall’Ilva per convincerlo a non aprire la causa. Nel frattempo ha vinto il processo di primo grado – che si è concluso con la condanna di due dirigenti Ilva e tre della ditta che si occupava della manutenzione del cantiere – e ora, fiducioso, attende un esito positivo anche in appello.
Quella dell’operaio Paolo e di suo padre è solo una delle tante storie presenti ieri tra la gente scesa in strada a Taranto per alzare la voce contro le morti sui posti di lavoro. Al corteo, organizzato dalla Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro (il secondo, dopo quello del 6 dicembre scorso a Torino in occasione dell’anniversario della strage alla Thyssen) hanno aderito i Cobas e lavoratori organizzati provenienti da tutta Italia. Assenti, invece, con grande rammarico da parte degli organizzatori, i sindacati confederali.
È stata scelta la città di Taranto per una manifestazione nazionale sul tema del lavoro perché, come si legge in un comunicato della stessa Rete, <.

In riva allo Jonio, gli operai sono arrivati dal Piemonte e da Milano, da Roma e dalla Sicilia, dal Veneto e dalla Toscana.
Salvatore Abisso è un parente di Roberto Scola, una delle sette vittime dell’incendio alla fabbrica ThyssenKrupp di Torino. Si è sobbarcato 14 ore di viaggio in pullman soltanto per dare il suo < alla lotta contro le morti bianche.
Della Thyssen erano presenti un’altra trentina di persone, tutte appartenenti all’associazione “Legami d’acciaio”, nata proprio in seguito all’incendio mortale nella fabbrica. Tra i familiari delle vittime anche i genitori di Luca Vertullo, operaio ventideuenne morto tre anni fa mentre lavorava al porto di Ravenna. <.

Una strage, appunto. E di vera e propria strage parlano i numeri snocciolati dagli organizzatori del corteo tarantino.
Dall’inizio dell’anno hanno perso la vita, infatti, 309 lavoratori; più di 309 mila, invece, gli infortuni, mentre 7727 sono le persone rimaste invalide. <, ha commentato l’europarlamentare dei Comunisti italiani Marco Rizzo, sceso ieri in riva allo Jonio per dare solidarietà a operai e familiari delle vittime. <.

A finire sotto la luce dei riflettori, in particolare, è il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro che, secondo gli organizzatori della manifestazione, starebbe subendo < da parte dell’attuale governo.

 
 
 

Domani tutti a Roma manifestazione unitaria comunista anticapitalista

Post n°899 pubblicato il 17 Aprile 2009 da hesse8

Ad un anno esatto dal disastro della Sinistra Arcobaleno è arrivato il momento di tirare su la testa!
Domani a Roma ci sarà una importante manifestazione alle ore 15.00 in Piazza Navona per presentare la Lista Comunista e Anticapitalista. Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Socialismo 2000 e Consumatori Uniti insieme per il lancio della campagna elettorale per le elezioni europee del 6 e 7 Giugno. Memori degli errori del passato, questa lista non sarà una sorta di "arcobaleno rosso", un espediente tecnico per superare lo sbarramento elettorale, ma è l'avvio di un percorso per un progetto politico di più ampio respiro: infatti, dopo le europee, ci sarà un coordinamento e un'unità d'azione tra queste forze. In questo modo si compie un primo importantissimo passo che va nella direzione di una ricomposizione della diaspora comunista e della forze anticapitaliste, su contenuti e basi programmatiche forti, in grado di invertire il proccesso centrifugo che abbiamo avuto negli ultimi anni.
Alla manifestazione di Sabato prossimo, parteciperanno anche personalità della politica, della cultura e dello spettacolo. Ferrero e Diliberto concluderanno la manifestazione. Ci vediamo tutti a Roma!

P.S.Se vuoi puoi seguire in registrazione video la manifestazione clicca

Per un giorno Piazza Navona diventa Piazza Rossa(sembra il mio blog)

 
 
 
 
 

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