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Messaggi di Maggio 2009

Funerali dei tre operai in Sardegna "che sia l' ultima volta"

Post n°925 pubblicato il 31 Maggio 2009 da hesse8

Migliaia di persone a Sarroch per i funerali dei tre operai morti alla Saras

Migliaia di persone hanno dato l'addio questo pomeriggio ai tre operai morti martedì scorso nell'incidente alla Saras di Sarroch. I funerali di Gigi Solinas, Daniele Melis e Bruno Muntoni, si sono svolti questo pomeriggio nella chiesa di San Pietro a Villa San Pietro, loro paese natale, distante pochi chilometri dalla raffineria.

Erano presenti amici, parenti, compaesani, compagni di lavoro, sindacalisti, esponenti politici e autorità. Tra questi il presidente della Regione Ugo Cappellacci, il presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo e il segretario del Pd Dario Franceschini, il sottosegretario al Lavoro Pasquale Viespoli e l'amministratore delegato della Saras Massimo Moratti.


Davanti alle tre base bianche l'arcivescovo di Cagliari Giuseppe Mani ha definito i tre operai vittime della tragedia «simbolo della fratellanza e della dignità nel lavoro». Il sindaco di Villa San Pietro, Matteo Muntoni, parlando durante la cerimonia, ha proposto la creazione di una fondazione «26 maggio 2009», giorno della morte dei tre operai, che curi, ogni anno in quella data, un monitoraggio del rispetto delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro.

Hanno parlato il padre e il fratello di Daniele Melis ricordando che il loro congiunto oggi avrebbe compiuto 29 anni e rimarcando l'appello del presidente della Repubblica del primo maggio per una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro. Massimo Moratti ha lasciato i banchi dove assisteva alla cerimonia per stringere le mani a tutti i parenti dei tre operai che sedevano alla destra della tre bare poste al centro della chiesa.


La cerimonia si è conclusa  e le tre bare con i corpi degli operai della Comesa sono state portate fuori tra gli applausi delle migliaia di persone che si accalcavano all'esterno della parrocchia.

 
 
 

Abruzzo: ma quale crociere vogliamo le case (il Berluska credo che sia fuori dal mondo)

Post n°924 pubblicato il 30 Maggio 2009 da hesse8

L'Aquila, la protesta dei residenti
"No alle crociere, rivogliamo le case"

Forte tensione a L'Aquila dove alcune centinaia di cittadini aderenti al comitato  'L'Aquila un centro storico da salvare', hanno cercato di entrare in corteo nella "zona rossa" del centro storico rivendicandone la "proprietà". Il sindaco, Massimo Cialente, ha bloccato la folla e spiegato che non era possibile accedervi per motivi di sicurezza viste le scosse di questa notte. Alla fine si è tenuto un piccolo corteo che però non ha calmato la rabbia degli aquilani. E si ironizza sull'ultima promessa del premier: "Rinunciamo alle crociere per rientrare nelle nostre case"
(foto Amalia Matteucci) (foto Amalia Matteucci)

Momenti di tensione all'Aquila in occasione del corteo organizzato dall'associazione "L'Aquila un centro storico da salvare". I proprietari delle case hanno cercato di entrare in corteo nella "zona rossa" del centro storico rivendicandone la "proprietà". Il sindaco, Massimo Cialente, ha bloccato la folla parlando da un megafono e spiegando che non era possibile accedere al centro per motivi di sicurezza, viste anche le continue scosse. Alla fine si è tenuto un piccolo corteo che però non ha calmato la rabbia degli aquilani. E si ironizza sull'ultima pormessa del premier: "Rinunciamo alle crociere per rientrare nelle nostre case". 

AUDIO "Rivogliamo le nostre case, le crociere ci fanno sorridere"

Sono state circa 500 le persone del comitato che si sono date appuntamento nei pressi della Fontana Luminosa per dare vita a una manifestazione. Di qui, in corteo, avrebbero dovuto raggiungere via Strinella, senza percorrere le strade del centro. Poi hanno cambiato idea e cercato di violare la zona rossa.

Il sindaco, Massimo Cialente, ha cercato di convincerli ricordando pure che, date le ultime scosse di questa notte, non è possibile entrare nel centro storico per motivi di sicurezza. I manifestanti, tutti muniti di casco, hanno quindi urlato all'indirizzo di Cialente "La città è nostra!".

Appellandosi ai manifestanti, Cialente ha fatto sapere, tra l'altro, che la scossa di 3.5 registrata questa notte alle 4.55 ha provocato ulteriori danni nella cosiddetta "zona rossa". Nella notte infatti sono state registrate altre 6 scosse, tutte al di sotto dei 3 gradi di magnitudo, che non sono state avvertite dalla popolazione.

Dopo l'iniziale stop, le forze dell'ordine insieme al sindaco, alla presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, al deputato Giovanni Lolli e a esponenti della Fiom-Cgil, hanno quindi organizzato dei cordoni di sicurezza intorno ai manifestanti ed è partito un corteo che dalla Fontana luminosa attraverso corso Federico II e i Quattro cantoni, è arrivata alla piazza del Municipio per poi tornare indietro.



I manifestanti - compresi sindaco e la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane - si sono poi riuniti nel parco del castello dove si susseguono interventi per discutere le richieste da presentare al Governo e alla Protezione Civile.

"Le crociere ci fanno sorridere - ha commentato Luisa Leopardi, la presidentessa dell'associazione "L'Aquila un centro storico da salvare" -. Noi rivogliamo le nostre case. Occorre spendere i soldi per ricostruire il centro dell'Aquila. Rinunciamo volentieri alle vacanze. Anche oggi le aspettative di rientrarvi sono state frustrate, sebbene ci sia stato concesso un breve corteo. Qui ocorre ancora mettere in sicurezza le principali strade della città perché si possa ragginugere le nostre case".

 
 
 

L'oscuramento della lista comunista dalla Rai

Post n°923 pubblicato il 28 Maggio 2009 da hesse8

Europee, Rai - Lista Comunista incontra Garimberti: "Siamo oscurati"

Sit in in tutta Italia per protestare contro l'oscuramento mediatico: la lista comunista passa al contrattacco e chiede la fine delle discriminazioni. Il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero, accompagnato dal leader di Socialismo 2000 Cesare Salvi e dal responsabile Comunicazione ei Comunisti italiani Jacopo Venier, è stato ricevuto oggi dal presidente della Rai Paolo Garimberti. Sotto la sede centrale della Rai in viale Mazzini, intanto, un gruppo di militanti manifestava con uno striscione che riporta la scritta: 'Perché imbavagliate la lista comunista?'.

"A Garimberti - spiega Ferrero - abbiamo detto che i dati che emergono dalle analisi del Garante sono vergognosi. Abbiamo l'1,6% di presenze sulla tv pubblica, l'1% su quella privata. C'è un palese oscuramento nei Tg, e nei contenitori di approfondimento delle palesi discriminazioni. Ho fatto il mio esempio personale: a Ballarò, negli ultimi tre anni, due da ministro uno da segretario del partito sono stato invitato una sola volta, mai da quando sono segretario di Rifondazione. Il presidente della Rai - continua il leader del Prc - ha preso atto. Era accompagnato da due dirigenti, nessuno ha controbattuto, del resto i dati sono inconfutabili, hanno detto che si sarebbero attivati per segnalare il problema e chiedere di porre rimedio. Si vedrà subito se c'è una risposta reale, se non ci fosse la prossima settimana ci mobiliteremo con altre iniziative".

Sulla stessa lunghezza d'onda Salvi, che lancia un avvertimento: "Questa settimana vedremo se ci sarà una forma non dico di risarcimento perché è troppo tardi ma almeno di ripristino di condizioni normali, perché ora come ora noi facciamo una campagna elettorale con le mani legate. C'è una nostra assenza totale dal sistema mediatico. Ma se sulla stampa ognuno fa quello che vuole, nel servizio pubblico questo atteggiamento è scandaloso". Tra l'altro, ricorda Salvi, "parliamo di elezioni europee, di gruppi fortemente rappresentati nell'europarlamento uscente. E che tre anni fa rappresentavano più del 10% degli italiani. E comunque c'è il diritto a concorrere ad armi pari: devono essere gli elettori a giudicare la nostra proposta politica, non la Rai". A una domanda su quali potranno essere le prossime mosse della lista unitaria comunista se nemmeno questo incontro con il vertice Rai sortirà gli effetti sperati, Salvi replica: "Noi cerchiamo di percorrere la via istituzionale, ma viene il dubbio che sia necessario ricorrere a mezzi estremi: Marco Pannella ce l'ha fatta a sfondare il muro e sono contento per lui. Non escludo affatto si decida di chiedere un incontro al capo dello Stato".

Jacopo Venier, responsabile comunicazione del Pdci, denuncia l'esistenza di "un regime mediatico che mira a creare le condizioni per completare la svolta autoritaria in questo paese e per cancellare ogni voce critica e ogni possibile aggregazione del conflitto sociale". In questo quadro, dice, "c'è prima di tutto un tentativo di liquidare i comunisti, che potrebbero essere un ostacolo sulla strada di questa svolta autoritaria".

Secondo l'esponente comunista "i Tg della Rai non fanno più informazione, sono contenitori di propaganda politica. Peggio di così - aggiunge - non possono fare, quindi probabilmente correggeranno leggermente il tiro negli ultimi giorni di campagna elettorale, ma certamente non potranno risarcire i danni che ci hanno fatto. Abbiamo registrato un minimo di disponibilità, anche perché è talmente palese la censura nei nostri confronti che diventa controproducente per loro stessi".

La lista comunista però guarda avanti, e si attrezza per arrivare agli elettori anche in altro modo: "Oggi siamo sulla home page di You Tube, milioni di persone vedranno il nostro video, è un modo per rompere la censura e l'oscuramento".

 
 
 

In Sardegna morire di lavoro

Post n°922 pubblicato il 27 Maggio 2009 da hesse8

Tre morti alla raffineria Saras, in migliaia al presidio: sciopero di 8 ore


Un migliaio di persone stanno presidiando da poco dopo le 7 i cancelli della raffineria di Saras di Sarroch (Cagliari), su cui sono state legate tre rose rosse e tre rose bianche in omaggio e ricordo dei tre operai di un'impresa d'appalto morti ieri in una cisterna mentre erano impegnati in un intervento di manutenzione programmata. Nella zona industriale è in corso lo sciopero di otto ore proclamato da Cgil-Cisl-Uil che hanno indetto per la settimana prossima un'assemblea nello stabilimento per discutere di sicurezza e infortuni.

Il giorno dei funerali (che non è stato ancora fissato, in attesa dell'esame autoptico) ci saranno altre quattro ore di sciopero per permettere ai lavoratori di partecipare al rito che si svolgerà a Villa San Pietro, il piccolo paese confinante con Sarroch dove vivevano le vittime. Nel piazzale della Saras, oltre a lavoratori e rappresentanti sindacali, c'è qualche amministratore e politico, ma nessuna bandiera, né comizi.

Il presidio - hanno annunciato i sindacati - si protrarrà per tutto il giorno, mentre l'astensione dal lavoro sarà di otto ore. I corpi dei tre, morti per asfissia o per aver respirato un gas nocivo in un accumulatore di gasolio svuotato per manutenzione, sono stati portati via dallo stabilimento ieri sera, dopo un lungo sopralluogo cui hanno partecipato anche carabinieri e vigili del fuoco. Stamane è prevista un'ulteriore verifica sull'area dell'incidente affidata alla squadra di specialisti del nucleo Nbcr (Nucleare biologico chimico radiologico).

Sono diversi gli aspetti da chiarire: se il mega-serbatoio fosse stato adeguatamente bonificato da residui di anidride solforosa prima della manutenzione; se la squadra di tecnici esterni avesse i permessi per procedere all'operazione di routine di pulizia; se i tre indossassero gli appositi segnalatori della presenza di C02 e H2S nell'aria. La procedura non prevede l'uso di mascherine di protezione né, d'altra parte, quella antipolvere indossata dal terzo operaio entrato nella mega-cisterna per soccorrere i due compagni rimasti all'interno è servita a salvargli la vita. Elementi importanti emergeranno dall'autopsia affidata al medico legale Roberto Demontis.

I carabinieri dovranno ascoltare anche Gianluca Fazio, 31 anni, residente a Capoterra, l'unico sopravvissuto della squadra della Comesa srl di Sarroch all'incidente di ieri. Il giovane è ricoverato in osservazione all'ospedale San Giovanni di Dio. Intanto, ieri a tarda sera, Gian Marco e Massimo Moratti, proprietari della Saras, hanno incontrati i rappresentanti sindacali dei chimici nello stabilimento.

È stata rinviata, intanto, la seduta solenne del Consiglio regionale della Sardegna prevista per domani per celebrare il 60esimo anniversario della prima seduta dell'Assemblea. «In un momento come questo», ha spiegato la presidente Claudia Lombardo, «in cui il nostro popolo è affranto per la perdita di tre lavoratori. Il Parlamento sardo esprime cordoglio e in silenzio si stringe idealmente alle famiglie degli scomparsi».

 
 
 

Eternit l' INPS si costituisce parte civile

Post n°921 pubblicato il 26 Maggio 2009 da hesse8

Eternit, l'Inps si costituisce parte civile, risarcimento per tre mld

Stephan Schmidheiny e Louis De Cartier De Marchienne accusati di disastro colposo. Udienza aggiornata al 1° giugno

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Nella nuova sessione dell'udienza preliminare svoltasi ieri l'Inps ha chiesto di costituirsi parte civile nel processo Eternit

Gli imputati sono il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, i manager della multinazionale accusati di disastro colposo per la morte di circa 3000 persone e centinaia di malati a causa dell'esposizione all'amianto. L'Inps, secondo il legale Maurizio Greco, parla di un danno «legato all'erogazione anticipata delle prestazioni ai lavoratori, in relazione a un fatto illecito», la cifra richiesta sarebbe di 3 miliardi di euro.

Il processo era partito a Torino lo scorso 7 aprile. Un processo record con 2889 persone offese nel capo d'accusa; 500 richieste di costituzione di parte civile tra Enti pubblici, associazioni e persone fisiche; dall'Inail è stata fatta una richiesta di risarcimento per 246 milioni; al processo si sono presentati esponenti di associazioni da tutta Europa; un record anche l'Italia per l'utilizzo dell'amianto dagli anni '50 al 1992 anno in cui fu dichiarato materiale pericoloso e cancerogeno; le zone più colpite i comuni di Rubiera (Reggio Emilia), Casale Monferrato e Cavagnolo, dove stavano gli stabilimenti Eternit-Spa fino al 1986

. Ricordiamo che in Italia fino al 1992 sono state utilizzate più di 20 milioni di tonnellate di amianto nelle attività di coibentazione e della produzione di manufatti in cemento-amianto. E proprio per questo i ricercatori dell'Istituto superiore per la prevenzione e sicurezza del lavoro hanno evidenziato come l'Italia sia «uno dei paesi occidentali più colpiti dall'epidemia di malattie asbesto-correlate». La pericolosità della polvere d'amianto e dell'esposizione ad esso comincia ad essere nota fin dagli anni '70, ma non ne derivò una diminuzione del suo utilizzo.

Ha coordinato le indagini e sostenuto l'accusa il pubblico ministero Raffaele Guarriniello, punta di diamante per i processi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, affiancato dai pm Fanelli e Colace. E proprio Guariniello si era auspicato  «tempi brevi e la possibilità di un risarcimento per le vittime e i parenti oltre che l'accertamento delle responsabilità penali».
Ma chi sono le vittime dell'amianto? La malattia colpisce soprattutto i lavoratori dei settori dei cantieri navali, della riparazione e manutenzione dei rotabili ferroviari, dell'industria del cemento-amianto, ma il quadro è molto articolato e comprende numerosi casi di esposizione. Di amianto si continua a morire, addirittura il picco di moralità si verificherà tra il 2010 e il 2020.

Per Guariniello l'indagine inizia da lontano e va avanti a lungo: nel 1999 il pm ancora chiedeva alle Ferrovie di eliminare i vagoni in cui c'è amianto, dopo aver scoperto che molto di questo materiale anziché essere dismesso era stato solo “declassato”. Poi la polvere bianca stava sulla strade vicino agli stabilimenti, stava sui campetti dove giocavano i ragazzi, nelle scuole. Stava sulle tute degli operai che venivano lavate a casa dalle mogli, anche per loro c'è la polvere killer, c'è la morte, c'è il lavoro che uccide anche fuori dai cancelli dello stabilimento e non fu facile, in un primo momento, correlare la loro malattia con quei panni da lavare.

Per Ciro Argentino, candidato alle elezioni europee nella lista Pdci-Prc, ed in prima linea sulle questioni della sicurezza nei luoghi di lavoro, si tratta di «un processo di rilevanza strategica per tutti i casi di morti sul lavoro. Il fatto che Inail ed Inps, cioè istituzioni, enti, chiedano un risarcimento e si costituiscano parte civile è una circostanza senza precedenti. Ci auspichiamo - ed insieme alla Associazione delle vittime dell'amianto - ci stiamo battendo affinché non si modifichi il Testo Unico sulla sicurezza nella direzione di  garantire immunità ai padroni e ai manager».

In tribunale il prossimo appuntamento sarà con l'udienza aggiornata al 1 giugno.

Alessandra Valentini

 
 
 

L' omicidio Rostagno* finalmente la verita' dopo 21 anni

Post n°920 pubblicato il 24 Maggio 2009 da hesse8


Omicidio Rostagno*(clicca), due boss mafiosi fecero uccidere il giornalista

L'omicidio di Mauro Rostagno sarebbe stato deciso ed eseguito da capimafia trapanesi. L'inchiesta della polizia di Stato ha portato alla conclusione che furono i boss ad ordinare l'agguato la sera del 26 settembre 1988, uccidendo così il giornalista-sociologo, uno dei fondatori della comunità Saman. Il gip del tribunale di Palermo, Maria Pino, ha emesso due ordini di custodia cautelare su richiesta dei pm della Dda, Antonio Ingroia e Gaetano Paci. I provvedimenti riguardano Vincenzo Virga, già capo del mandamento mafioso di Trapani, attualmente detenuto a Parma, indicato come il mandante, e Vito Mazzara, accusato di essere l'esecutore materiale, detenuto a Biella. I due indagati avrebbero proceduto in concorso con il vecchio capomafia trapanese, Francesco Messina Denaro, deceduto durante la latitanza, e padre di Matteo, ricercato da 16 anni.

Il provvedimento è stato emesso dal gip in seguito ai risultati delle indagini condotte della Squadra mobile di Trapani, con il supporto di nuovi accertamenti balistici del Gabinetto regionale di polizia scientifica di Palermo. L'analisi sui tre bossoli trovati sul posto dell'agguato ha accertato che erano stati sparati dalla stessa arma utilizzata all'epoca in altri delitti di mafia nel trapanese.

L'ordine di uccidere Mauro Rostagno sarebbe dunque partito dai vertici della famiglia mafiosa trapanese, in particolare da Vincenzo Virga, considerato il mandante, mentre Vito Mazzara è indicato come l'autore materiale dell'omicidio. Sul delitto del sociologo-giornalista, che da un'emittente televisiva privata, di cui era direttore, denunciava le collusioni fra mafia e politica, hanno anche parlato i collaboratori di giustizia Vincenzo Sinacori e Francesco Milazzo, entrambi ex capimafia trapanesi.

Con questa indagine, che riscontra molte similitudini con il modo di operare dei sicari che avevano messo a segno altri delitti all'epoca, viene scartata una volta per tutte il sospetto di una pista interna alla comunità Saman. Rostagno, coniugando cronaca e denuncia, muovendo forti ed esplicite accuse nei confronti di esponenti di Cosa nostra e richiamando in termini di speciale vigore l'attenzione dell'opinione pubblica, aveva toccato diversi uomini d'onore e generato nell'ambito del contesto criminale un risentimento diffuso.

 
 
 

Grazie a Berluska l' Italia viene denigrata all' estero

Post n°919 pubblicato il 22 Maggio 2009 da hesse8

Berlusconi - Valerio Evangelisti: "All'estero l'Italia è una barzelletta. Stiamo vivendo una specie di commedia"

Ufficio Stampa

“In Italia, più che fantascienza, stiamo vivendo in realtà una specie di commedia, che dall’estero è ritenuta tale. Sono tornato da poco dal Messico. I giornali messicani hanno parlato due o tre volte dell’Italia in prima pagina. Hanno parlato della moglie di Berlusconi e del fatto che un pittore aveva dipinto Berlusconi nudo. Praticamente a livello di barzelletta. Questa è l’immagine che stiamo dando all’esterno. Le battute del premier, che fanno ridere in Italia, all’estero fanno sghignazzare. Questa è l’immagine che stiamo dando. Un’immagine penosa, che spero venga cancellata”. E' quanto afferma Valerio Evangelisti, uno dei più noti scrittori italiani di fantascienza, fantasy e horror, padre dell’inquisitore Nicolas Eymerich, candidato della lista comunista alle elezioni europee nella circoscrizione nord est, in un'intervista a PdCITV (www.pdcitv.it).

 
 
 

A cannes portano un film sulla strage di piazza fontana

Post n°918 pubblicato il 21 Maggio 2009 da hesse8

Cannes, la strage di piazza Fontana diventa un film

di ma.ge.

Fare i conti con il passato, quello delle bombe, delle stragi, degli anni di piombo. Quello di piazza Fontana: 12 dicembre 1969, Milano. Un ordigno contenente sette chili di tritolo esplode alle 16 e 37 nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Il bilancio delle vittime è di 16 morti e 87 feriti. Una delle pagine più buie della storia italiana.

Una delle pagine più buie della storia italiana ora diventerà un film. A produrlo sarà la casa cinematografica Cattleya. «Molte delle principali teorie e tesi sono ora conosciute. Così è ormai il tempo di fare i conti con quel passato», spiega lo stesso produttore Riccardo Tozzi, parlando di questo progetto che il momento è ancora senza titolo. Ma si muove già nei binari del classico. Con tanto di scenaggiatura affidata a Stefano Rulli e Sandro Petraglia. E cast ancora tutto da definire. Regista compreso.

Piazza Fontana in pellicola, dunque. E ovviamente alle due illustri penne della cinematografia italia sarà affiata anche la ricostruzione della vicenda dell'anarchico Giuseppe Pinelli e quella del commissario Calabresi.

 
 
 

Scuola:generalmente sono i genitori a parlare con i presidi qui è al contrario

Post n°917 pubblicato il 20 Maggio 2009 da hesse8

Scuole senza soldi, i presidi scrivono ai genitori

Cari genitori, non c’è più un centesimo. Trecento presidi aderenti all’Asal, associazione scuole autonome del Lazio, hanno preso carta e penna e hanno rivolto un drammatico appello alle famiglie per spiegare che in cassa non ci sono soldi per garantire il normale funzionamento delle scuole. Non un centesimo per pagare i supplenti, né i fondi per le visite fiscali. «Da settembre la bolla finanziaria - scrivono i presidi - comincerà a scoppiare negli istituti con un effetto domino.  Chi non potrà più pagare fallirà come succede nelle imprese.  Bisogna intervenire prima».
E infatti già da stamattina sono partite 41.739 lettere. «Un fatto storico, che non ha precedenti», ha detto Paolo Mazzoli, preside del 115° circolo e presidente dell’Asal. Per imbucarle, qualche preside si è autotassato, da qualche parte ha pagato il comune.
Nella lettera i dirigenti spiegano le ragioni dell’emergenza: per il 2009 non ci sono fondi per il funzionamento (quelli con cui si compra tutto il materiale, anche quello per le pulizie), i soldi per le supplenze sono stati ridotti del 40%, quelli per i corsi di recupero non ci sono e neppure per le visite fiscali che il ministro Renato Brunetta ha reso obbligatorie anche dopo un giorno di assenza.

Casse vuote dunque e lo Stato deve oltre un miliardo di arretrati alle scuole per i soldi che hanno anticipato negli scorsi anni per le supplenze. Una situazione già critica a cui si aggiungono i tagli della ministra Gelmini e l’insicurezza degli edifici (il 52% nel Lazio non ha certificato di agibilità).

E dunque dall’anno prossimo, avvertono i presidi, «le scuole saranno costrette a elemosinare più soldi alle famiglie, gli alunni senza supplenti saranno smistati altrove, il recupero sarà un terno al lotto e in molte scuole non si potrà fare l'ora alternativa alla religione.

«La situazione è gravissima- insiste Pietro Perziani, preside del Viscontino di Roma- le scuole del Lazio hanno un credito di oltre 170 milioni di euro nei confronti dello stato per spese anticipate, in Italia fanno 1,5 miliardi, ma i soldi non arrivano».  «Per le visite fiscali ad oggi non stiamo pagando le Asl - aggiunge Mazzoli -. Tra poco o falliranno loro o falliamo noi».

 
 
 

Manifestazione Fiat Torino "Chi è stato?"

Post n°916 pubblicato il 18 Maggio 2009 da hesse8


Nessuna aggressione a Rinaldini!

Provocatori tra i confederali innescano il parapiglia

OCCORRE UNA LOTTA UNITARIA DEI LAVORATORI CONTRO LA FIAT

E I LICENZIAMENTI PROGRAMMMATI DA MARCHIONNE!

 


 Senza nemmeno contattarci per confrontare la nostra versione dei fatti, si è costruita ad arte la falsa notizia di un attacco preordinato e organizzato per gettare dal palco della manifestazione operaia di Torino il segretario della Fiom Rinaldini. 
 Lo Slai Cobas è sceso in piazza contro la Fiat e per una lotta unitaria dei lavoratori contro la ristrutturazione e i licenziamenti programmati da Marchionne. 
 Al termine del corteo contro la Fiat si chiedeva a gran voce, con l’approvazione degli operai presenti in piazza, che potessero parlare anche lo Slai Cobas e i lavoratori delle fabbriche Fiat colpite dalla ristrutturazione e dalla minaccia di chiusura, in primo luogo gli operai di Pomigliano deportati da oltre un anno allo stabilimento confino di Nola (anche grazie a un accordo siglato dai confederali).
 Stabilimento confino di Nola che ripete l’esperienza vergognosa dei reparti confino fatti dalla Fiat di Valletta negli anni ’50 a Mirafiori, dove venivano rinchiusi tutti gli operai non disposti a subire passivamente lo sfruttamento padronale. 
 Quando con i dirigenti confederali presenti sul palco era stato concordato che avrebbero potuto parlare anche lo Slai Cobas e gli operai di Nola, qualcuno dei confederali, che evidentemente non condivideva questa decisione, ha innescato una violenta provocazione per impedirlo. Nel parapiglia che ne seguiva Rinaldini cadeva e veniva aiutato a rialzarsi da lavoratori dello Slai Cobas. 
 Quando, poi, un rappresentante dello Slai Cobas e uno degli operai di Nola stavano per parlare, come concordato con i dirigenti confederali, qualcuno tra di loro strappava violentemente i fili del microfono per impedirlo. Abbiamo dovuto così parlare, dopo che i dirigenti confederali hanno abbandonato il palco, con il nostro impianto voce e abbiamo parlato ai lavoratori che nella quasi totalità sono rimasti in piazza. 
 Nessuna aggressione preordinata contro Rinaldini, quindi. Quanto accaduto è stata una scelta deliberata di chi tra i confederali, innescando la violenta provocazione sul palco, vuole continuare ad impedire che i lavoratori possono prendere direttamente la parola e continuino a rimanere succubi di accordi concertativi, a perdere e calati dall’alto. 
 Lo Slai Cobas ribadisce la necessità di una lotta ampia e unitaria degli operai, dei lavoratori, contro la Fiat e il piano di ristrutturazione e licenziamenti delineato da Marchionne. 
 Una lotta che deve articolarsi sul netto rifiuto della chiusura di qualsiasi stabilimento, sulla redistribuzione del lavoro tra le fabbriche Fiat, sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, sul salario garantito ai disoccupati, sul blocco degli straordinari negli stabilimenti. Misure che potrebbero essere realizzate
utilizzando i profitti fatti dai padroni in questi anni.

 

Milano 16/5/2009

Slai Cobas www.slaicobas.it

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