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I MISTERI DEI TEMPLARI

Post n°390 pubblicato il 13 Maggio 2007 da io_deifobe

I TEMPLARI: CHI ERANO COSTORO?
Nel Medioevo, strano a dirsi, divennero famosi i "monaci combattenti" e tra questi gli "Ospitalieri" ed i "Templari" 
(1). Il nome completo di questi ultimi suonava "Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone". La loro sede Gerosolimitana si trovava, infatti, sulla vetta del Monte Moriah, dove - fino al 587 a.C. - era stato il Tempio di Salomone distrutto dai Babilonesi.
L’Ordine religioso-militare aveva lo scopo di proteggere i pellegrini che si recavano in Terra Santa.
I cavalieri dell’ordine erano nobili, di origine francese (provenienti dalla Champagne) la cui presenza a Gerusalemme si giustificava con il fervore, cavalleresco quanto religioso, che si collega al movimento di revanscismo nei confronti dell’Islam, germinato in occasione e per gli effetti della Crociata di Goffredo di Buglione.
Si trattava chiaramente di movimenti di contro-imperialismo collegati alla riconquista di Gerusalemme così come, mutatis mutandis, si ascrivono al grande movimento anti-Islam collegato - in maniera più o meno diretta - al Santo sepolcro di Cristo.
In origine del movimento verso la Terrasanta si erano resi interpreti essenzialmente poveri, dalla vita stentata, cadetti senza lignaggio, nobili decaduti e squattrinati in cerca di nuovo lustro per un blasone svilito; tutti a fianco di delinquenti in cerca di riscatto e mistici in cerca di realizzazione.
Un monaco, Pietro, detto "l’Eremita", che aveva cercato di dare un senso a superficialità ed approssimazione di un riluttante "popolo di Dio", si mise a capo di una prima crociata "popolare" ritenendo la fede unico requisito indispensabile per abbattere le mura di Gerusalemme come Giosuè, in antico, aveva fatto a Gerico. Fu la crociata variamente detta dei "fanciulli" o degli "straccioni" conclusa in un inutile quanto disastroso bagno di sangue.
Ma ormai il dado era tratto. Alla Crociata "degli straccioni" fu necessario far seguire un serio impegno militare organizzato.
Nel 1099 si imbarcarono gli eserciti di Goffredo di Buglione, Roberto di Fiandra, Raimondo di Saint-Gilles, Boemondo di Taranto e tanti altri che riconquistarono d’impeto la Gerusalemme terrena.
Goffredo di Buglione fu di fatto il primo re, anche se volle essere chiamato con l’appellativo di "difensore del Santo Sepolcro"; purtroppo morì dopo poco più di un anno.
Gli succedette Baldovino I (Re Latino di Gerusalemme) che estese le conquiste a Beirut e Sidone, a Tripoli e alla Transgiordania.
L’entusiasmo del momento impedì ogni seria considerazione sul modo in cui si era realizzata la riconquista. Nessuno rilevò che il successo era stato dovuto, in massima parte, alla impreparazione ed alla litigiosità degli arabi, divisi, demotivati, impreparati per quella che era divenuta, di fatto, una guerra santa.
D’altra parte nessuno pensò che conquistare un territorio semidesertico era stato certamente più facile che conservarlo senza un esercito professionale e permanente in loco.
È evidente che le cose cominciarono ben presto a complicarsi e re Baldovino Il 
(2), a sua volta impegolato in diatribe interne ed in contestazioni col patriarcato di Costantinopoli, a malapena riusciva a mantenere i territori occupati pur non potendo evitare attacchi ed imboscate a pellegrini ed armigeri.
Fu in questo clima che la difesa dei pellegrini venne assunta dal nuovo tipo di milizia, quella dei monaci combattenti "Ospitalieri, Templari e altri ordini minori" 
(3).
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I TEMPLARI NELLA STORIA:
SAN BERNARDO, HUGH DE PAYNS E L’ORDINE DEL TEMPIO

Occorre pregiudizialmente precisare che buona parte della storia dei Templari, in effetti, è legata ai "si dice" di cronisti disinteressati ed alle colpevoli reticenze del Vaticano.
Orbene, i si dice raccontano che correva l’anno 1118 quando Hugh(ues) de Payns 
(4), Geoffroy de Saint-Omer (5) ed altri sette cavalieri, su ispirazione di fra’ Bernardo da Clairvaux (Chiaravalle) si presentarono alla corte del re latino di Gerusalemme mettendosi a sua disposizione per garantire l’incolumità dei pellegrini diretti al Santo Sepolcro (6).
Giacomo di Vitry, storico e vescovo di S. Giovanni d’Acri ne parla con queste parole:
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"Alcuni cavalieri armati da Dio e ordinati al suo servizio rinunciarono al mondo e si consacrarono a Cristo. Con voti solenni … si impegnarono a difendere i pellegrini contro briganti e predatori, a proteggere le strade e a fungere da cavalleria del Re Sovrano. … All'inizio, solo nove 
(7) presero una così santa decisione, e per nove anni servirono in abiti secolari e si vestirono di quel che i fedeli davano loro in elemosina. Il re, i suoi cavalieri, e il signore patriarca provarono grande compassione per questi uomini nobili che avevano abbandonato tutto per Cristo, e donarono loro alcune proprietà e benefici per provvedere ai loro bisogni, e per le anime dei donatori. E … il re li alloggiò nel suo palazzo, vicino al Tempio del Signore. L'abate e i canonici regolari del tempio diedero loro, per le esigenze del loro servizio, un terreno non lontano dal palazzo; e, per questa ragione, furono chiamati più tardi Templari."
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Per parte sua fra’ Bernardo aggiungeva il proprio anatema alla cavalleria secolare:
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"Voi appesantite i vostri cavalli con tessuti di seta, coprite le vostre cotte di maglia con chissà quali stoffe, dipingete le vostre lance, i vostri scudi e le vostre selle, tempestate d’oro, d’argento e di pietre preziose i finimenti dei vostri cavalli. Vi adornate sontuosamente per la morte e correte alla vostra perdizione con una furia senza vergogna e una insolenza sfrontata. Gli orpelli sono degni dell’abito di un cavaliere oppure della vanità di una donna? Credete che le armi dei nemici temano l’oro, risparmino le gemme, non trapassino la seta? D’altronde, ci è stato spesso dimostrato che tre cose principali sono necessarie in battaglia: che il cavaliere sia pronto a difendersi, rapido in sella, sollecito nell’attacco. Ma voi, invece, vi acconciate come delle femmine, avvolgete i piedi in tuniche lunghe e larghe, nascondete le mani delicate e tenere in maniche ampie e svasate. E così infagottati vi battete per le cose più vane, come un corruccio ingiustificato, la brama di gloria o la cupidigia di beni temporali."
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In effetti i Templari facevano voto di castità, obbedienza e povertà; vestivano una cappa bianca con una croce rossa sul petto, erano divisi in Cavalieri, Cappellani, Sergenti, Artigiani, ed erano posti gerarchicamente sotto un Gran Maestro ed un Concilio alle dirette dipendenze del Papa.
Primi problemi: quanti erano effettivamente gli armati che si presentarono a Baldovino? Secondo la tradizione sarebbero stati in totale undici, ma già Vitry non era d’accordo: sarebbero stati nove solo quelli che assunsero la santa decisione.
Quanti? Non domandatelo non lo sa nessuno e la cosa non fa molta differenza perché in ogni caso erano uno sparuto manipolo con la pretesa straordinaria di controllare un territorio immenso rispetto alla forza effettiva.
Di fatto qui cominciano gli eventi misteriosi o quanto meno inspiegabili. Ad esempio cosa fecero i nove cavalieri chiusi nelle loro "stanze" per nove anni?
Si badi bene che, in questo periodo si sarebbero sottratti al compito di difendere pellegrini al quale provvidero i Cavalieri di San Giovanni (Ospitalieri).
In ogni caso questo strano corpo incarnava il meglio dello spirito cavalleresco dell’epoca impegnandosi a difendere la fede fino al sacrificio della propria vita.
Eppure, a neppure un anno dalla istituzione, avevano bisogno di nuovi spazi tanto che, nel 1120, ne presentarono richiesta a Baldovino II.
Il pretesto ufficiale fu che i cavalieri stavano facendo un grande proselitismo.
Al contrario, sembra che essi avevano appena realizzato uno scopo ben preciso che non rientrava proprio tra i loro fini istituzionali, al punto della loro evoluzione la grande Maestria dell’ordine si sentiva in grado di assumere la direzione delle sorti dell’impero d’occidente.
Non è un caso che lo sviluppo dei Templari segua di pari passo quello dell’ordine cistercense e proprio mentre fra’ Bernardo assumeva il priorato del convento di Citeaux, Hugh de Payns assunse il ruolo di "defensor fidei".
Comunque Baldovino II non era in condizioni da guardare tanto per il sottile. Colse al volo l’occasione e li ospitò in un’ala del suo palazzo (la moschea di Al-Aqsa) che contrassegnava il luogo in cui si era trovato il Tempio di Salomone.
Ma come si era evoluto l’Ordine?
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I TEMPLARI NELLA STORIA:
LA FINE DELL'AVVENTURA, DAL RIENTRO IN EUROPA AL PROCESSO PER ERESIA

La dèbacle di S. Giovanni d’Acri del 1291, segnò la fine dell’avventura templare in Terrasanta ma anche la fine delle Crociate.
Il loro ritorno in Europa segnò per l’Ordine un periodo di grande prosperità ma, al tempo stesso, di grandissima involuzione.
Infatti i costumi dei Templari furono totalmente sovvertiti al punto che la loro principale attività divenne, da quel momento, quella del prestito a usura. Per tale via i Templari accumularono non solo immensi cespiti finanziari ma soprattutto fondiari (terreni ed immobili). In tutta Europa edificarono circa novemila castelli, chiese ed edifici 
(8).
Sta di fatto, però, che il potere acquisito dai Templari non risultò gradito né al potere politico francese né al papato.
Nel 1307, Filippo il Bello, con la connivenza di Papa Clemente V, li fece imprigionare con l’accusa di eresia e di immoralità (sodomia). Per i Templari era l’inizio della fine. Nel 1312, a seguito del Concilio di Vienne, una bolla papale soppresse l'ordine.
I Templari di Francia furono quasi tutti arrestati e sottoposti a giudizio dinanzi al Tribunale dell’Inquisizione quali rei confessi.
Due anni più tardi, nel 1314, tuttavia il Gran Maestro Jacques de Molay finalmente si decise a prendere una posizione consona al ruolo; per effetto di ciò i cavalieri sopravvissuti ritrattarono le confessioni perché estorte sotto tortura.
La conseguenza di questo tardivo ripensamento fu disastroso: da rei confessi divennero "reprobi" e, conseguentemente furono condannati al rogo e passati al braccio secolare che, nel 1315, a Parigi eseguì la sentenza sull’isola di S. Luigi (attuale Notre Dame).
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I TEMPLARI NELLA STORIA:
ONORIO II ED IL CONCILIO DI TROYES, L'ACCETTAZIONE DEI TEMPLARI

Sette anni dopo la loro istituzione (1127) Hugh de Payns si era presentato ad Onorio II per indurlo ad accettare fra gli ordini regolari quello monastico-militare dei Cavalieri del Tempio.
Le cose non andarono molto lisce perché il papa conferì al cardinale Matteo di Albano di occuparsi del caso. Ma Hugh de Payns nel contempo aveva interessato della questione Bernardo di Clairvauz.
Durane il Concilio di Troyes, il 14 gennaio 1128, Hugh de Payns venne convocato per un esame congiunto della questione.
L’Ordine, nonostante la parola del vangelo, esaltava la gloria di Cristo nel sangue degli infedeli; eppure l’Ordine venne ratificato. Probabilmente la ragion di stato prevalse sui problemi di carattere etico.
Il Concilio rivestiva un’importanza straordinaria atteso che vi prendevano parte due arcivescovi, otto vescovi, quindici abati, un segretario, vari chierici ed alte personalità del potere civile fra le quali Teobaldo IV, Conte di Champagne (guarda caso!) e Guglielmo II di Nevers.
Hugh de Payens e fra’ Bernardo svolsero indubbiamente un ruolo determinante ed il Concilio non fece che apportare poche innovazioni rispetto allo schema presentato. Sostanzialmente l’ipotesi iniziale venne accettata.
Si sostiene che il Concilio non dette una regola, in quanto questa già esisteva; essa sarebbe stata solo "ritoccata" (l’autore del maquillage naturalmente fu Bernardo di Clairvaux).
Ma cosa successe dopo il Concilio di Troyes?
I Cavalieri del Tempio si recarono in varie regioni dell’Europa all’evidente scopo di farsi riconoscere e fare, in un parola, del proselitismo e realizzare sostegni economici e finanziari. C’è da dire che il successo fu notevole, soprattutto quanto a donazioni di terre. In pochi anni questo compito fu assolto almeno in Linguadoca, Inghilterra, Spagna e Portogallo.
Viene spontaneo pensare che la rapidità del successo fosse dovuta - come per i cistercensi - ad una decisione assunta altrove, ma ai più alti livelli.
Il rischio di una invasione da parte dell’Islam (specie in Spagna e Portogallo) agevolava il sostegno di un Ordine che si presentava portatore integro, leale dei più alti ideali della cavalleria.

 
 
 
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